Un conto è l'articolo di un giornalista, diversa è la reale testimonianza di Leonardo....
di Stefano Bolognini
Leonardo Ranieri, ex-Testimone, aveva raggiunto nelle loro gerarchie il grado di "vescovo".
Scopertosi gay, gli è toccato il "cartellino rosso" e ha deciso di raccontare e denunciare l'omofobia, le violenze psicologiche subite, e il dramma dell'abbandono della sua confessione.
E ha aperto uno spiraglio sulla silenziosa sofferenza di coloro che non trovano la forza di uscirne.
Come sei diventato Testimone di Geova?
Nel 1974 mia madre si è avvicinata ai Testimoni di Geova, attratta dalle parole che le davano conforto. Ero piccolo, avevo solo sette anni, e le ero molto legato. Tentavo di fare tutto ciò che potesse piacerle, per un senso di rispetto. Ho incominciato a frequentarli.
Prova a immaginare un bambino in un ambiente che lo esclude da tutto ciò che non riguarda il mondo dei Testimoni. Vennero, lentamente, tagliati i ponti con parenti, amici, compagni di scuola, e da allora ho frequentato solo Testimoni. Sono diventato forzatamente uno di loro.
Nel 1981 mi sono battezzato, e lentamente ho fatto carriera all'interno del gruppo: prima come Servitore di Ministero (una sorta di diacono) poi sono diventato un Anziano di congregazione, diplomato attraverso un corso. Corso che prepara i giovani single al servizio missionario e di profonda evangelizzazione.
È uno dei livelli "alti" nella loro "gerarchia" una sorta di "vescovo"...
Sì, ero Oratore pubblico, ed ero tra coloro che gestiscono la Sala del regno e risolvono i problemi di potere interno.
Tenevo anche conferenze in altri Paesi.
Ero addetto all'insegnamento biblico, alla confessione, e avevo compiti giudiziari per i loro tribunali interni...
...Tribunali interni?
Sono organi che dirimono le controversie interne e hanno il compito di espellere quei Testimoni che non seguono la dottrina.
Sono composti da tre o quattro Anziani.
È un vero e proprio tribunale con prove, accuse e difesa.
Come vivevi la tua scelta di testimone di Geova?
Oddio, non è una scelta. Ti lasci trasportare. Sei escluso dal mondo e li frequenti moltissimo, anche per evangelizzare. Diventano tutto il tuo mondo e non stavo male: ero gratificato anche per il ruolo che avevo raggiunto. Ero qualcuno.
Quando la tua fede è forte, riesci anche a reprimerti, con una fatica immane, ma nella teorica certezza di essere gratificato da altro.
E l'omosessualità?
Sono omosessuale da sempre, ma le spinte della mia pulsione erano temprate dalla gratificazione per il livello che avevo raggiunto. Per trent'anni mi sono represso.
Cosa intendi?
Vivevo di finzioni. Consideravo satanica la mia omosessualità.
Non ne ho mai parlato con nessuno e sono arrivato al punto di frequentare due diverse donne. Un pastore necessita di una famiglia.
Fortunatamente non sono riuscito a sposarmi.
Ma cosa pensano i Testimoni dell'omosessualità?
Un Testimone può essere omosessuale, ma deve essere casto.
In veste di pastore ho tenuto anche lezioni sull'omosessualità... mi sentivo un verme. Dovevo condannarla.
La condanna è diversa da quella della Chiesa cattolica o di altre confessioni. Se la pratichi, sei espulso, attraverso il tribunale a cui accennavo, e l'espulsione t'impedisce il dialogo con amici e parenti Geova.
È vero che esercitano un controllo stretto su ogni singolo Testimone?
Ogni singolo Testimone viene addestrato a riferire ogni cosa che si verifica agli altri.
Abito in un palazzo nel quale vive una famiglia di Testimoni.
Sono controllato tuttora, e qualsiasi movimento in casa mia è segnalato agli Anziani.
Come hanno scoperto che sei gay?
Due anni fa sono esploso. Mi sono innamorato e ho deciso di vivere normalmente il mio amore.
Mi ero reso conto del fatto che non ragionavo con la mia testa e che non potevo esprimere alcun giudizio.
In più ero entrato in conflitto con altri Pastori: essendo così addentro nelle loro gerarchie mi erano molto chiari i giochi di potere e di denaro che si facevano alle spalle degli aderenti della setta.
Ho mollato tutto.
Ho confessato di essere omosessuale e subìto un tribunale interno. Sono stato immediatamente destituito dai miei incarichi.
Successivamente mi hanno espulso.
Cosa comporta l'espulsione?
Espulsione significa emarginazione totale.
Dal 15 settembre 2003 non posso più vedere i miei parenti Testimoni. Se un Testimone venisse a trovarmi o fosse visto in mia compagnia sarebbe espulso. Posso vedere mia madre, ma solo perché è inferma e ne sono il tutore.
Da quel 15 settembre i miei amici, coloro con cui avevo vissuto per trent'anni, mi evitano, e hanno moti di repulsione quando mi vedono. Nessuno di loro mi rivolge la parola.
Lavoravo come contabile per un Testimone... mi ha licenziato da un giorno all'altro.
Li ho denunciati: mi hanno anche mosso accuse terrificanti, e con alcuni di loro sono in causa per diffamazione.
Vivo nella zona dove c'è la Sala del regno, il luogo nel quale si riuniscono per pregare, e sono additato come omosessuale. Persino la parrucchiera ha saputo di me, attraverso gli altri Geova...
Per loro sono un nemico da emarginare. Il demonio...
Anche la mia famiglia è stata emarginata. Quando sono in casa di mia madre e passa un Testimone a salutarla, devo uscirne.
Nessun Testimone ti è stato vicino?
Pochi, e con estrema discrezione, per evitare l'espulsione.
Ne vedo qualcuno clandestinamente. Vengono a trovarmi a tarda notte.
Che cosa hai fatto, appena espulso?
Appena espulso ho tentato il suicidio.
Non trovo parole per spiegare il senso di emarginazione, di vuoto e solitudine che provavo.
Ero da mia zia Testimone per pranzo e le hanno telefonato per farmi cacciare dalla sua casa.
Mi hanno battuto fango addosso.
Non parli più con nessuno di coloro che ti hanno circondato per trent'anni. Non hai un numero di telefono da comporre. Nulla. Sei completamente solo.
Il primo periodo lo trascorri in estrema solitudine. Non avevo amici esterni ai Testimoni. Il mio mondo era il loro mondo.
Poi ho cercato di ricostruirmi una esistenza. Da zero. Sono stato fortunato, e grazie alla mia attività, ora ho amici "freschi". Ma non ho più un passato.
Perché rispetti la regola di non rivolgere loro la parola?
Ma se si girano dall'altra parte e se ne vanno, cosa devo fare?
L'emarginazione è voluta.
L'estrema solitudine che provi serve ai Testimoni per farti tornare sui tuoi passi, perché senti il bisogno del gruppo, dei tuoi amici.
Quanti non ce l'hanno fatta e sono tornati indietro... Non erano pentiti: erano solo tremendamente soli.
Cosa provi oggi nei confronti dei Testimoni?
Inizialmente provavo astio. Sono arrivato ad odiarli.
Poi mi sono reso conto che, solo due anni fa, pensavo che l'espulsione fosse giusta e che non avrei mai rivolto la parola ad un espulso. Ora comprendo che non è la loro volontà: è un'imposizione.
Se mi rivolgessero la parola vivrebbero la stessa emarginazione che vivo io.
Conosci altri Testimoni omosessuali?
Certo! La mia prima relazione è stata con un Testimone di Geova che ha negato tutto davanti al tribunale. È sposato con figli.
Diversi ragazzi "Geova", poi, sono omosessuali e fanno una vita disastrosa. Molti sono in cura da analisti e prendono psicofarmaci.
Cosa consigli agli omosessuali che vogliono uscire dai Testimoni?
Devono affrontare la situazione e farsi forza. Superato il primo periodo si può vivere con dignità.
Essere omosessuali e Testimoni è ipocrita.
Recentemente un mio amico è stato espulso con la stessa motivazione. Si è fatto sei mesi di psicofarmaci e una depressione allucinante. Ora però sta meglio.
A distanza di due anni come ti senti?
Non posso dirti "sereno": ho tanti ricordi e mi mancano le persone a cui ho voluto bene, e il contatto umano.
Se mia madre mancasse non potrei nemmeno ricevere le condoglianze da degli amici. Per loro sono un peccatore, un problema...
Ogni tanto accompagno mia madre alla Casa del regno ma nessuno mi guarda in faccia o mi parla. Eppure erano i miei amici...
Sono però fiero della scelta di dignità che ho fatto.
E a volte qualcuno, forte del sentimento del passato, mi abbozza un sorriso o mi fa pervenire notizie personali tramite mia madre: credo sia stato difficile anche per loro, dopo trent'anni, non aver più rapporti con me.
Credimi, a volte quel sorriso ti dice tante cose...
[Modificato da Ilaria M. 15/01/2009 09:30]