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Una pessima figura di Delemme

Ultimo Aggiornamento: 23/04/2011 00:41
05/04/2011 22:17
 
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Non si vede proprio che cosa dovrebbe provare quest’articolo, se non il fatto che, ancora una volta, tu non sai valutare quel che leggi, non sai cioè valutare né l’attendibilità degli autori, né l’attendibilità dei posti dove pubblicano, né la coerenza tra quanto enunciato e il modo che si usa per dimostrarlo.

Il posto dove è pubblicato l'articolo è lo stesso dove tu ti sei iscritto.Quindi… parla per te poly. parla per te.

Il titolo dell’articolo parla di verità scientifica, ma non cita alcun studio, e trae delle conclusioni arbitrarie da premesse deboli. La cosa più grave però è che tu, leggendolo, abbia pensato di potervi ricavare qualcosa in merito alle tue sordide teorie.

Le tue inclinazioni nate dagli ormoni di chi crede di leggere l’altrui pensiero,non sono certo migliori di sordide teorie

Forse non ti sei accorto che l’autore di questo articolo non mette in relazione l’estrema promiscuità del mondo omosessuale maschile in relazione al fatto che i suoi protagonisti siano gay, bensì la mette in relazione al fatto che siano due maschi. Il ragionamento dell’autore è che le relazioni gay durino di meno, o anche una sola notte, non perché siano gay, ma perché sono una coppia composta da due uomini.

Hai perfettamente ragione. (tu non sai valutare quel che leggi)

Si sa che l’uomo è cacciatore, meno incline alla monogamia delle donne, mentre le femmine tendono a volere relazioni più stabili. Se nelle coppie è il maschio l’elemento disgregante, perché la sua biochimica lo spinge a cercare il nuovo, allora nelle coppie gay questo elemento è duplicato, mentre nelle coppie lesbo è azzererato, col risultato che le coppie gay maschili durano di meno, quelle etero mediamente, e quelle lesbiche più di quelle etero.

Chissà di cosa sta parlando l’autore dell’articolo.mahhh...

Si vede dunque che ciò è causato non dal fatto che i maschi gay siano malati, o amino meno di quelli etero, ma proprio dal fatto che in una coppia gay maschile di maschi ce ne sono due.

in una coppia gay maschile di maschi ce ne sono due  

Riflessione profonda e perfettamente equilibrata.

Ciò indica che quest’articolo non ha nulla da dire sull’omosessualità e le sue caratteristiche, ma rientra semplicemente negli articoli descrittivi sulle teorie di genere, e in questo caso sui comportamenti del maschio. Come lui stesso scrive: “Quindi poche balle la promiscuità, etero o gay che sia, non è tanto qualcosa che serve a ridurre il rischio di estinzione della specie. La promiscuità è quello a cui il maschio tende per natura”.

Professor Polymetis,Non crede che i suoi “svarioni” vadano approfonditi? Vorrebbe mica darci ad intendere che un gay è una persona che si sente donna nel corpo di un uomo ?

Riguardo tutta l’altra pappardella che hai scritto, visto il continuo reiterare di concetti che ormai avrai imparato a memoria (il pappagallo di Porto Bello faceva altrettanto) e visto la tua perenne altezzosità nell’accostare qualsiasi articolo e/o articolista a quella che tu chiami spazzatura internettiana, evito osservazione che spettano ai diretti interessati.

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Intanto, prima di riprenderti da dove ti ho lasciato, ti omaggio di altro copia/incolla



DAGLI OMOSESSUALI CONSUMATORI DI DROGHE AFRODISIACHE PROVIENE CIRCA IL 60% DEI PAZIENTI AFFETTI DA AIDS.

Circa il 60% dei pazienti americani affetti da AIDS sono maschi omosessuali sopra i 20 anni. Questi provengono dai gruppi a rischio di coloro che hanno rapporti sessuali con un grande numero di partners (Centers for Disease Control, 1982; Jaffe et al., 1983b; Darrow et al., 1987; Oppenheimer, 1992), che spesso superano una media di 100 all'anno ed hanno superato i 1.000 nell'arco di alcuni anni (Mathur-Wagh et al., 1984; Newell et al., 1985a; Turner et al., 1989; Callen, 1990).

Le seguenti prove indicano che queste attività sessuali e le corrispondenti malattie veneree convenzionali sono direttamente proporzionali al consumo di stimolanti sessuali tossici, tra cui nitriti ed etilcloruri inalanti, cocaina, anfetamine, metaqualone, acido lisergico, fenilciclidine ed altri (Blattner et al., 1985; Shilts, 1985; Lauritsen e Wilson, 1986; Darrow CI al., 1987; Haverkos, 1988a; Rappoport, 1988; Raymond, 1988; Adams, 1989; Turner et al, 1989; Weiss, S.11., 1989; Ostrow et al., 1990; Lesbian and Gay Substance Abuse Planning Group, 1991a).

Uno dei primi studi dei CDC su 420 uomini omosessuali che frequentavano cliniche per malattie sessualmente trasmesse a New York, Atlanta e San Francisco, riportava che l'86,4% aveva frequentemente fatto uso di amil e butilnitriti come stimolanti sessuali. La frequenza dell'uso di nitriti era proporzionale al numero di partners sessuali (Centers for Disease Control, 1982).

Nel 1983 Jaffe et al., studiarono i fattori di rischio di AIDS di 170 maschi omosessuali tra i pazienti di cliniche per malattie sessuali, tra cui 50 con sarcoma di Kaposi e polmonite e 120 senza AIDS. In questo gruppo il 96% erano consumatori abituali di nitriti inalanti e il 35:50% di etilcloruri inalanti. Inoltre il 50:60% aveva fatto uso di cocaina, il 50:70% di anfetamine, il 40% di fenilciclidina, il 40:60% di acido lisergico, il 40:60% di metaqualone, il 25% di barbiturici, il 90% di marijuana e il 10% di eroina (Jaffe et al., 1983b). Più del 50% aveva anche fatto uso di farmaci. Circa l'80% di questi uomini aveva avuto o aveva gonorrea, il 40:70% sifilide, il 15% mononucleosi il 50% epatite ed il 30% diarrea da parassiti. Quelli con il sarcoma di Kaposi avevano una media di 61 partners sessuali all'anno e quelli senza manifestazioni di AIDS di circa 26.

Lo studio sottolinea che "l'esposizione nel corso della vita ai nitriti...(e) l'uso di varie droghe "da strada"... era maggiore per i casi «di AIDS» che per quelli di controllo." Fu riportato che il dosaggio di droghe assunte nell'arco della vita dai casi Studiati era due volte maggiore di quello dei portatori asintomatici di HIV (Jaffe et al, 1983b).

Uno studio su un gruppo di 359 uomini omosessuali di San Francisco riporto nel 1987 che l'84% aveva fatto uso di cocaina, l'82% di alchilnitriti, il 64% di anfetamine, il 51% di metaqualone, il 41% di barbiturici, il 20% di droghe iniettate e il 13% aveva condiviso gli aghi (Darrow et al., 1987). Circa il 74% aveva avuto o aveva infezione da gonococco, il 73% da virus dell'epatite B, il 67% da HIV, il 30% da amebe e il 20% da treponema (Darrow et al., 1987). Questo gruppo era stato scelto a caso da una lista di omosessuali che si erano presentati volontari per essere studiati relativamente all'infezione da virus dell'epatite B e per donare antisiero al virus dell'epatite B tra il 1978 e il 1980. Per questo stesso gruppo il "tasso di progressione" del 50% dall'HIV all'AIDS si stimò fosse sugli 8:11 anni (Tavola 2) (Moss et al., 1988; Lemp et al., 1990) - e fu riportato che era rilevante per "la popolazione (infetta da HIV) nel suo insieme" (Moss et al., 1988)!

Uno studio che analizzava i fattori di rischio di AIDS tra omosessuali francesi riportò che il 31% di quelli con l'AIDS, ma solo il 12% di quelli senza AIDS, aveva raggiunto "più di 100 inalazioni di nitriti" (Messiah et al., 1988). Lo studio comprendeva 53 pazienti affetti da AIDS omosessuali, ossia il 45% di tutti quelli registrati in Francia fino al 1987.

L'incredibile consumo orale di droghe tra gli omosessuali maschi a rischio di AIDS fu confermato nel 1990 dalla più ampia indagine di questo tipo. Questa riporta che l'83% di 3.916 uomini omosessuali americani autoidentificatisi aveva fatto uso di una droga e circa il 60% di due o più droghe associate alle attività sessuali durante i 6 mesi precedenti (Ostrow et al., 1990). Un simile consumo di droga è stato riportato anche per gli omosessuali europei a rischio di AIDS (van Griensven et al., 1987).

Un'indagine su uomini omosessuali di Boston, condotta tra il 1985 e il 1988, documentava che tra 206 HIV-positivi il 92% aveva fatto uso di nitriti inalanti, il 73% di cocaina, il 39% di anfetamine, il 29% di acido lisergico, oltre ad altri 6 farmaci psicoattivi, come stimolanti sessuali; tra 275 HIV-negativi di controllo il 71% aveva fatto uso di nitriti, il 57% di cocaina, il 21% di anfetamine, il 17% di acido lisergico, sempre oltre ad altri 6 farmaci psicoattivi (Seage et al., 1992). Un'indagine simile su 364 uomini omosessuali HIV- positivi di Berlino condotta tra il 1983 e il 1987 affermava che 194 (53,3%) avevano fatto uso di nitriti inalanti (Deininger et al., 1990).

Secondo Newell et al. (1985b) i nitriti volatili avevano penetrato "ogni angolo della vita gay" entro il 1976. Indagini che studiavano l'uso dei nitriti inalanti trovarono che a San Francisco il 58% degli uomini omosessuali ne erano consumatori nel 1984 e il 27% nel 1991, rispetto a meno dell'1% tra gli eterosessuali e le lesbiche dello stesso gruppo di età (Lesbian and (Gay Substance Abuse Planning Group, 1991b).

Diversi ricercatori hanno sottolineato che i nitriti inalanti, e forse altri farmaci, sono preferiti dai maschi omosessuali come afrodisiaci poiché facilitano il rapporto anale rilassando la muscolatura liscia (sezione 4.4.1) (Mirvish e Haverkos, 1987; Newell et al., 1985b; Ostrow et al., 1990; Lesbian and Gay Substance Abuse Planning Group, 1991a; Seage et al., 1992). "I nitriti venivano usati principalmente per aumentare la stimolazione sessuale durante l'attività sessuale riducendo le inibizioni sessuali e sociali, prolungando la durata, aumentando l'eccitazione sessuale, rilassando lo sfintere anale durante il rapporto anale e prolungando l'orgasmo" (Newell et al., 1985b).
[Modificato da ®@ffstef@n 05/04/2011 22:27]
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