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GESU’: RIVOLUZIONARIO ARMATO? UNA FAVOLA!

Ultimo Aggiornamento: 05/11/2011 16:45
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Venaria Reale, 28 giugno 2003

“A questo, infatti, siete stati chiamati, poiché Cristo soffrì per voi, lasciandovi un esempio perché seguiate le sue orme; egli non commise peccato, né fu trovato inganno nella sua bocca; insultato, non restituiva l’insulto, soffrendo, non minacciava ma si affidava a colui che giudica rettamente”.
(I Pietro 2:21-23)

Mi chiamo Adriano Baston. Sono un ex testimone di Geova. Dopo più di 40 anni di appartenenza al gruppo mi sono dissociato dallo stesso in seguito ad un confronto con la letteratura cristiana dei primi secoli. E’ stato un confronto sofferto da una crisi durata alcuni anni per scoprire alla fine che il cristianesimo che seguivo non era quello autentico, ma quello settario privo di fondamento. Quello che segue è una breve critica di un credente al libro “L’altro Gesù” di A. S..
Questo scritto non ha lo scopo di giudicare il suo autore e le sue convinzioni filosofiche, Dio ci ha creati liberi, liberi anche di negarlo, ciò che a Lui non è concesso. A Gesù Cristo il verdetto!
Se nello scritto si trovano espressioni un po’ forti, esse sono motivate dall’amore per le Scritture e il loro Protagonista, Maestro e Salvatore del mondo, anche se A. non si trova d’accordo.


Signor A., o don S.?
La domanda è scaturita alla prima lettura del libro: “L’altro Gesù” - che mi è stato dato dall’amico G. D. A. - una specie di girone dantesco, un Cristo ridotto in poltiglia e una demonizzazione del sacro. Che cosa è accaduto per aver determinato nella sua vita un cambiamento così profondo nei confronti di Gesù?
Mi sono domandato subito come A. possa conciliare le sue tesi e le sue convinzioni su Gesù a capo di un movimento rivoluzionario armato, con la celebrazione del mistero dell’Eucarestia che amministra tutti i giorni da buon sacerdote agli ignari fedeli.
Non gli passa per la testa che sta ingannando se stesso e, ancor più grave, la fede di “questi miei piccoli” che si affidano a lui per ricevere il dono di Dio?
Non sarebbe da parte sua doveroso - dopo una sì lunga riflessione condotta nel suo libro - sbarazzarsi di tutto, specialmente della veste che porta, e trovare così il coraggio della sua scelta?
Che cosa è successo nella sua vita perché abbiano trovato posto nel suo cuore le cose che ha scritto?
Che cosa lo trattiene nell’essere ancora legato alla Chiesa se nutre questi pensieri?
Ha paura dell’isolamento? E’ assediato dal dolore dal quale non riesce a liberarsi?
Ha paura dell’ignoto dell’esistere?
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