parliamonepino, 12/06/2008 1.57:
L'indifferenza è certamente legittima, è uno stato mentale, in alcuni casi patologico.
L'indifferenza è un distacco emozionale tra sé e gli altri; una mancanza d'interesse per alcuni eventi, alimentata dal desiderio di non essere coinvolti in alcun modo, né in amore né in lotta, né in cooperazione né in competizione.
Questi ambienti virtuali, poi, sono popolati da passanti distratti e noncuranti, affetti dall'indifferenza dell'uomo verso l'uomo, dotati di una moralità precaria e asservita all'interesse personale.
L'indifferenza è una cosa che non mi appartiene, non la vedo come una forma di saggezza, la vedo come una forma di degradazione dell'uomo rassegnato e sconfitto, che rinuncia a vivere.
L'indifferenza è inerzia morale, passività esistenziale, superficialità verso i valori più veri e profondi dell'uomo.
Riconosco, comunque, che ci sono argomenti o vicende mondane che mi lasciano totalmente indifferente.
Non riesco a trovare il senso nell'indifferenza, specie verso dei valori importanti come i Diritti Umani.
Carissimo Pino.
Hai sicuramente voluto toccare un punto, su cui ci sarebbe molto da dire, e molto da approfondire.
Ma avendo raccolto molta indifferenza in tutti questi anni, ho certamente potuto imparare ad apprezzare ugualmente i passi in avanti, che, almeno per quanto mi riguarda il caso da me portato in avanscoperta, sono stati raggiunti.
Anche se è vero, quello che tu sostieni, io non mi sento mai di affibbiare delle responsabilità, quando qualcuno non ha, non riesce, non capisce, che dovrebbe agire, piuttosto che rimanere fermo ad aspettare qualcosa, un evento, qualcuno.
Viviamo dentro ad un sistema, molto abilmente manipolato, che purtroppo, ha saputo creare quelle condizioni in cui, le nostre scelte, anche seppur giuste dal dover essere affrontate nell'immediato, sono minate da mille problemi, da mille preoccupazioni, da mille paure, da mille ostacoli.
Questa è la reale motivazione, per cui il più delle volte, molto più spesso, le persone tardano ad agire nella giustizia, nel modo corretto da dover perseguire, ecc.ecc.ecc.
Ma quali colpe, si possono attribuire, ad una persona che non riesce, per un motivo o per l'altro, a fare subito, la cosa giusta?
Proprio nessuna, in simili situazioni.
Per questo Gesù ci ha comandato, che non dobbiamo mai giudicare nessuno.
La propria capacità nel poter dare, chi il 30, chi il 60, chi il 100, è troppo soggettivo, per poter farne una regola standard, che sia uguale per tutti.
E' pur certo, comunque, che si arriverà ad un punto, che nessuno potrà mai tergiversare ad oltranza, per poter riuscire a sopravvivere nel sistema stesso.
Per quanto riguarda l'aspetto economico, se un povero arriva in povertà, e non riesce a trovare la forza di reagire, arriverà a morire di fame.
Per quanto esso possa mai tergiversare ad oltranza, ad esempio cercando un lavoro, trovandolo, potrà farlo solo fino a quando si renderà conto che se non opera, morirà.
A questo punto, quindi, dovranno subentrare altri fattori, che dovranno e potranno spingere la persona, ad agire, ad operare per poter sopravvivere lei stessa.
Dovrà arrivare ad un certo ed obbligato punto, in cui egli, si dovrà e si renderà conto da solo, che il cambiamento potrà sopraggiungere, solo se egli opera un cambiamento in esso, dentro a sè stesso.
Avrà imparato ad amare sè stesso, trovando la soluzione propria personale per salvarsi?
Prima o poi, solo con una "facciata contro al muro", può servire per farci cambiare direzione.
E per esperienza, ti posso dire, che di "lividi" ne ho visti parecchi, fino ad oggi.
E' l'imperfezione umana, che ci obbliga ad attendere l'inevitabile, per cambiare.
Su questo, pochi riescono a dar torto all'imperfezione.
Per questo, non sarebbe mai giusto, che noi ci interponessimo, od alleviando di forza, o aiutando chi rimane sotto la nostra osservazione, eliminargli i problemi, che loro stessi si sono causati, provocati a causa di "scelte non ancora fatte".
Potremmo considerare questo nostro intervento, un aiuto, o un "non aiuto".
Io lo considero un "non aiuto", ma credo fermamente, che anche Dio, operi così!
Per questo, il nostro creatore ha sempre sì, voluto avvertire anzitempo, di un Suo "non" intervento catastrofico, per consentire ai Suoi figli, di imparare la lezione.
"Chi è causa del suo mal, pianga sè stesso" una famosa frase dice e sostiene.
Lui non cambia mai, quando si tratta di dover insegnare.
E fino a che non arriveremo noi alla perfezione, a furia di commettere sbagli, prima o poi, impareremo al come trarre forza e coraggio, molto tempo prima, di doversi imbattere in catastrofi, che tra le altre cose, siamo noi stessi a causarci da soli.
Lui non cambia, noi "testoni", non cambiamo, ma alla fine, chi ci rimette, siamo sempre noi.
Che altro dire, Pino, amico mio?
Attendiamo questa ulteriore catastrofe economica, e poi vedremo il da farsi. [SM=x1061955]
Un abbraccio.
Enrico Frassinetti
[Modificato da ALPHACLUB 12/06/2008 11:58]