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Trasfusione sbagliata

Ultimo Aggiornamento: 04/03/2013 07:08
02/03/2013 21:18
 
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TORINO 19/01/2010 - «Lo rifarei e non accetterei di fare la trasfu­sione di sangue ancora una volta, secondo la mia coscienza di testimone di Geova». Sono le parole convinte di Maria Liperoti, paziente sessantenne, originaria di Crotone e residente a Venaria, che lo scorso 13 gennaio è uscita dal reparto di Pneumologia dell’ospedale Moli­nette dove le è stato trapiantato un nuovo polmone senza trasfusione di sangue, proprio perché testimone di Geova.
Maria Liperoti è la seconda paziente in Europa (la prima è tedesca, testimone di Geova an­ch’essa) e prima in Italia che ha beneficiato di un trapianto al polmone senza trasfusione. E i medici hanno fatto il possibile per evitare una pratica non prescritta dalla sua religione.
Patologia conclamata: fibrosi polmonare al polmone destro, diagnosticata nel 2006. E dal momento che la mortalità per questa patologia è del 50-60% dopo quattro anni, per Maria ci sarebbe stato ancora un anno di vita utile senza il trapianto.
Dal 2008 Maria soffriva di insufficienza respi­ratoria ed era stata sottoposta ad ossigenotera­pia. Nell’estate del 2009 era stata messa in lista d’attesa di trapianto.
Poi il 10 gennaio alle 18 l’arrivo della telefona­ta dal reparto di Pneumologia dove era in cura «Cara signora, è arrivato l’organo. Si prepari per l’intervento». La felicità di Maria, di suo marito e dei suoi tre figli. Il tempo di una doccia e la donna alle 23 era già in sala operatoria.
Tre ore di trapianto, eseguito dal professor Mauro Rinaldi, direttore della Cardiochirur­gia delle Molinette, e dalla sua equipe (l’orga ­no è stato donato da una ragazza torinese di 29 anni, morta all’ospedale di Novara per la rot­tura di un aneurisma cerebrale) e per Maria ricominciava una nuova vita.
Però, quindici giorni dopo l’intervento, in fase di riabilitazione, a Maria riscontrarono una riduzione di globuli rossi del 50% e un’insuf­ficienza respiratoria. Trasfusioni di sangue erano necessarie per evitare anche la morte. Ma la donna fu inamovibile. «Non accettai» spiega oggi seduta sul divano di casa «mi sentivo serena e convinta. Perché quando si fa una scelta, si porta avanti fino in fondo». «E io - ha continuato la figlia Rossella, 23 anni - ho appoggiato la sua scelta. Come mio padre. Al posto di mia madre avrei fatto la stessa co­sa ».
Così ecco l’alternativa al sangue. «Abbiamo stretto i denti con ferro ed eritropoietina a dosi massicce per evitare la trasfusione» spiega oggi il professor Mauro Rinaldi, soddisfatto dell’intervento. «L’operazione è riuscita - rife­risce il professor Sergio Baldi, direttore della Pneumologia - e il merito va al chirurgo che ha evitato emorragie durante l’intervento e ha rispettato il credo religioso della paziente fino in fondo».
Oggi Maria e la sua famiglia ringraziano i medici e la famiglia dei donatori che le hanno salvato la vita.

www.cronacaqui.it/news-trapianto-record-senza-trasfusioni-salva-pensionata-_...
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