: Dodicenne contrae l’Hiv e il Ministero le regala un iPad
TORINO 19/01/2010 - «Lo rifarei e non accetterei di fare la trasfusione di sangue ancora una volta, secondo la mia coscienza di testimone di Geova». Sono le parole convinte di Maria Liperoti, paziente sessantenne, originaria di Crotone e residente a Venaria, che lo scorso 13 gennaio è uscita dal reparto di Pneumologia dell’ospedale Molinette dove le è stato trapiantato un nuovo polmone senza trasfusione di sangue, proprio perché testimone di Geova.
Maria Liperoti è la seconda paziente in Europa (la prima è tedesca, testimone di Geova anch’essa) e prima in Italia che ha beneficiato di un trapianto al polmone senza trasfusione. E i medici hanno fatto il possibile per evitare una pratica non prescritta dalla sua religione.
Patologia conclamata: fibrosi polmonare al polmone destro, diagnosticata nel 2006. E dal momento che la mortalità per questa patologia è del 50-60% dopo quattro anni, per Maria ci sarebbe stato ancora un anno di vita utile senza il trapianto.
Dal 2008 Maria soffriva di insufficienza respiratoria ed era stata sottoposta ad ossigenoterapia. Nell’estate del 2009 era stata messa in lista d’attesa di trapianto.
Poi il 10 gennaio alle 18 l’arrivo della telefonata dal reparto di Pneumologia dove era in cura «Cara signora, è arrivato l’organo. Si prepari per l’intervento». La felicità di Maria, di suo marito e dei suoi tre figli. Il tempo di una doccia e la donna alle 23 era già in sala operatoria.
Tre ore di trapianto, eseguito dal professor Mauro Rinaldi, direttore della Cardiochirurgia delle Molinette, e dalla sua equipe (l’orga no è stato donato da una ragazza torinese di 29 anni, morta all’ospedale di Novara per la rottura di un aneurisma cerebrale) e per Maria ricominciava una nuova vita.
Però, quindici giorni dopo l’intervento, in fase di riabilitazione, a Maria riscontrarono una riduzione di globuli rossi del 50% e un’insufficienza respiratoria. Trasfusioni di sangue erano necessarie per evitare anche la morte. Ma la donna fu inamovibile. «Non accettai» spiega oggi seduta sul divano di casa «mi sentivo serena e convinta. Perché quando si fa una scelta, si porta avanti fino in fondo». «E io - ha continuato la figlia Rossella, 23 anni - ho appoggiato la sua scelta. Come mio padre. Al posto di mia madre avrei fatto la stessa cosa ».
Così ecco l’alternativa al sangue. «Abbiamo stretto i denti con ferro ed eritropoietina a dosi massicce per evitare la trasfusione» spiega oggi il professor Mauro Rinaldi, soddisfatto dell’intervento. «L’operazione è riuscita - riferisce il professor Sergio Baldi, direttore della Pneumologia - e il merito va al chirurgo che ha evitato emorragie durante l’intervento e ha rispettato il credo religioso della paziente fino in fondo».
Oggi Maria e la sua famiglia ringraziano i medici e la famiglia dei donatori che le hanno salvato la vita.
www.cronacaqui.it/news-trapianto-record-senza-trasfusioni-salva-pensionata-_...