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Una pessima figura di Delemme

Ultimo Aggiornamento: 23/04/2011 00:41
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Nuova risposta dal forum di Delemme a nome del moderatore csssstrinakria:



Risposta ad un negazionista di nome "Polymetis"
Dopo la pubblicazione del mio post relativo alla querelle fra Polymetis e Filippo Delemme, ho ricevuto uno scritto dell'anonimo cattolico il quale afferma:
"Veramente ho scritto che né la Bibbia né la Traditio parlano dell’omosessualità perché l’idea che esista l’omosessualità ha appena due secoli."
Il resto dello scritto non lo prendo in considerazione per le banalità apologetiche prive di riferimenti del Polymetis e per le varie arroganze tipiche degli sbruffoni. Non ho le stesse frequentazioni di questo tizio, grazie a Dio...

Noi testimoni di Geova non abbiamo motivo di stiracchiare la vasta documentazione tramandataci dalla storia e dalla letteratura teologale. Che cosa ha stabilito Dio in merito all'omosessualità?
In principio Dio creò i cieli e la terra.... un uomo ed una donna. Non crea due uomini o due donne. La creazione di un uomo e di una donna per essere marito e moglie è il modello o paradigma di base di ogni rapporto approvato da Dio e secondo natura.(Genesi 2:24)
Gesù stesso cita questo modello quando spiega che poligamia e divorzio sono condannati da Dio, poiché Egli disapprova i rapporti sessuali al di fuori del matrimonio monogamo ed eterosessuale - quindi anche i rapporti omosessuali e adulterini.
Nell'Antico Testamento, Dio dice al suo popolo: “Non avrai relazioni carnali con un uomo, come si hanno con una donna” (Lev. 18:22).
Le scritture greche o Nuovo Testamento confermano: “Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami, poiché anche le loro donne hanno mutato la relazione naturale in quella che è contro natura. Nello stesso modo gli uomini, lasciata la relazione naturale con la donna, si sono accesi nella loro libidine gli uni verso gli altri, commettendo atti indecenti uomini con uomini, ricevendo in se stessi la ricompensa dovuta al loro traviamento” (Romani 1:24-28).

Un passo particolarmente esplicito è 1 Corinti 6:10: “Non v'ingannate: né i fornicatori, né gli idolatri, né gli adulteri, né gli effeminati, né gli omosessuali, né i ladri, né gli avari, né gli ubriaconi, né gli oltraggiatori, né i rapinatori erediteranno il regno di Dio.”

Il sig. Polymetis afferma che l'omosessualità non è contemplata né dalla Traditio né dalla Bibbia.
Naturalmente per sostenere questa tesi non farà altro che congetture e riferimenti privi di significati oggettivi. In buona sostanza inventerà qualche alchimia per arrogarsi delle ragioni che non ha, come ha sempre fatto.



Mia replica:



“Noi testimoni di Geova non abbiamo motivo di stiracchiare la vasta documentazione tramandataci dalla storia e dalla letteratura teologale. Che cosa ha stabilito Dio in merito all'omosessualità?
In principio Dio creò i cieli e la terra.... un uomo ed una donna. Non crea due uomini o due donne. La creazione di un uomo e di una donna per essere marito e moglie è il modello o paradigma di base di ogni rapporto approvato da Dio e secondo natura.(Genesi 2:24) “



Oltre al fatto del tutto risibile che Dio non ha creato affatto Adamo ed Eva perché si tratta di un’eziologia metastorica sapienziale, non si vede proprio dove questo passo contenga una condanna dell’omosessualità. Il testo dice semplicemente che lo scopo della coppia eterosessuale è procreare. E allora? Chi l’ha mai negato? Dio ha dato all’uomo e alla donna il compito di procreare, ma questo non ci dice nulla su cosa abbia previsto Dio per il rapporto tra due uomini e il rapporto tra due donne, infatti, che il testo genesiaco dica qual è il compito del rapporto uomo e donna, non implica nulla a proposito di quale potrebbe essere il rapporto tra due uomini, di cui non si parla. Non si può cioè dedurre da un silenzio una condanna.


“Gesù stesso cita questo modello quando spiega che poligamia e divorzio sono condannati da Dio, poiché Egli disapprova i rapporti sessuali al di fuori del matrimonio monogamo ed eterosessuale - quindi anche i rapporti omosessuali e adulterini. “



Veramente Gesù non dice nulla del genere. In primis non avrebbe potuto condannare la poligamia sulla base di questo passo perché altrimenti avrebbe dovuto condannare la pratica poligama di diversi patriarchi, come Abramo. Non c’è nessun passo gesuano che condanni la poligamia. Il più citato è quello che dice che l’uomo e la donna diverranno nel rapporto una carne sola, ma non si vede quale sia la rilevanza. Infatti il marito può divenire una carne sola con la prima moglie, e in seguito divenire una carne sola con la seconda moglie. Non esiste inoltre alcuna condanna del sesso pre-matrimoniale. I TdG si illudono di trarre una condanna del sesso pre-matrimoniale dal fatto che Gesù condanni la fornicazione, ma è un’illusione, perché bisogna vedere cosa significhi fornicazione, e soprattutto se il termine italiano sia una resa decente dell’originale greco. Il termine tradotto con fornicazione è porneia, che non è necessariamente il sesso fuori dal matrimonio, per quello esiste un termine specifico, cioè moicheia. Porneia, secondo l’intepretazione della Bible de Jerusalem ad esempio, è un rapporto proibito dalla legge mosaica perché incestuoso. Sicché quando in Matteo si legge che è lecito divorziare in caso di porneia, che i TdG intendono come fornicazione (cioè sesso adultero), in realtà Cristo starebbe dicendo che si può divorziare nel caso si sia sposata una parente stretta. Quel matrimonio infatti anche se celebrato era già proibito dalla legge, e dunque era nullo sin dal principio. Non esiste dunque una condanna di Gesù del sesso pre-matrimoniale. Ciò non vuol dire che questa condanna non sia lecita. Io stesso posso ritenere lecita la condanna del sesso pre-matrimoniale sulla base di altre motivazioni, il problema è che esse non c’entrano nulla con le coppie gay. Infatti la condanna del sesso pre-matrimoniale è data alle coppie eterosessuali, cioè quello che possono sposarsi, non ha senso una condanna del sesso pre-matrimoniale delle coppie gay per il banalissimo motivo che i gay non possono sposarsi, e dunque non esiste alcun pre-matrimonio per loro. Se non esiste alcun matrimonio gay, non può esistere la condanna del sesso pre-matrimoniale gay, perché non è il percorso dei gay sposarsi. Ricapitolando:
1)Gesù non condanna la poligamia.
2)Gesù condanna la porneia, termine ambiguo reso da molte traduzioni con fornicazione, nel senso di un rapporto sessuale fuori dal matrimonio, ma che per gli esegeti cattolici si riferisce invece alle unioni illecite perché incestuose.
3)Non esiste alcuna condanna del sesso pre-matrimoniale in Gesù, proprio perché non c’è alcun bisogno di intendere porneia nel senso di fornicazione, termine che tra l’altro è ambiguo anche in italiano.
4)Se anche esistesse una condanna del sesso pre-matrimoniale, non riguarderebbe i gay, perché i gay non si sposano, e dunque non può esistere una condanna del sesso pre-matrimoniale all’interno dei rapporti gay. Non si vede da che necessità discenda il fatto che le regole per le coppie etero siano le stesse che hanno le coppie gay, visto che esse hanno una composizione diversa e dunque finalità diverse. Se ad esempio esiste un etica diversa per uomini e donne, ed infatti i TdG attribuiscono diritti e doveri diversi a uomo e donna, non si vede proprio perché delle regole scritte in riferimento alle coppie eterosessuali debbano valere anche per le coppie omosessuali.


“Nell'Antico Testamento, Dio dice al suo popolo: “Non avrai relazioni carnali con un uomo, come si hanno con una donna” (Lev. 18:22). “



Quando qualcuno vuole smentirmi, dovrebbe avere la decenza di leggere quello che scrivo. Questo è un rapporto omosessuale? No. Dov’è scritto? Cosa vuol dire omosessuale? Omosessuale è chi prova attrazione verso le persone del proprio sesso. Questo concetto, cioè che esista qualcosa come “l’orientamento sessuale”, è ciò che manca nella Scrittura, che dunque vede uomini che vanno con altri uomini, ma non può saperli omosessuali, proprio perché il concetto di omosessualità ha meno di due secoli. Sicché, visto che per comprendere un testo bisogna studiare la mentalità storica dell’agiografo, si può tranquillamente dire che l’autore del brano vede due uomini che, per motivo che poi andrò a spiegare e che nulla hanno a che fare con l’omosessualità, copulano tra di loro. Vale a dire che l’agiografo li inquadra come una perversione perché, pur ignorando che esista l’orientamento sessuale, crede di vedere uomini normalmente attratti da donne che, ciononostante, per loro gusto perverso, vanno a letto con altri uomini. Il Catechismo Cattolico della Conferenza Episcopale Olandese (l’equivalente della nostra CEI) riassume così il problema:

“La Scrittura si esprime con estrema severità nei confronti dei contatti omosessuali (Gn 19; Rom 1). Ma non interpretiamola erroneamente. La Scrittura non intende bollare il fatto che certe persona privino quella inclinazione innaturale senza alcuna colpa da parte loro. La Scrittura intende stigmatizzare il compiacimento volontario di una perversione sessuale ormai di moda e che andava diffondendosi fra molti i quali, in realtà, si sentivano normalmente attratti dall’altro sesso.” (Il Nuovo Catechismo Olandese, Torino, 1969, Elledici, p. 468)

Detto questo, cioè che Mosè o chi ha scritto il Levito dell’omosessualità non sapeva nulla, dobbiamo indagare chi sono questi uomini che giacciono con altri uomini, non che la cosa sia rilevante ovviamente, perché la condanna mosaica si giustifica nella percezione che Mosè aveva dell’evento, cioè due uomini normali che ciononostante vanno a letto tra di loro, uno sguardo cioè impossibilitato a fare un distinguo che invece oggi è possibile.
In realtà questo versetto non dovrebbe interessarci, perché i cristiani non sono sotto la legge mosaica, che così come definisce due uomini che giacciono abominio definisce con lo stesso termine il magiare crostacei (Lev 11,10). Ne dobbiamo dedurre che la gravità dei rapporti omosessuali sia la stessa di chi mangia un fritto misto? E allora perché la WTS non espelle tutti coloro che vivendo sul mare si riempiono di gamberetti? La verità è che non li espelle perché questa è una legge mosaica, e dunque non vincola i cristiani: non si vede perciò sulla base di che cosa si condannino gli omosessuali sulla base di questo versetto, a meno che non si dimostri che la condanna dell’omosessualità sia reiterata anche nel NT, ma se, come vedremo, neppure il NT parla di omosessualità, allora una condanna della stessa sulla base di un ipotetico accenno nell’AT sarebbe privo di senso. Il testo comunque parla di una cosa ben diversa, ed è la collocazione nel Codice di Santità a rendercene edotti, vale a dire condanna i rapporti tra maschi perché in quel contesto culturale e geografico richiamavano l’idolatria della prostituzione sacra, da cui Israele era chiamato a distinguersi. Per brevitas cito uno studioso che riassume il problema: “Ma che cosa vuole dire questo testo nel suo contesto storico?

Il Codice di Santità del Levitico [NdR: l’insieme delle norme rivolte a Israele perché si mantenesse “santo”; tali norme occupano i capitoli dal 17 al 26 del libro del Levitico] vieta le pratiche omosessuali maschili per motivi religiosi e non sessuali. La preoccupazione è quella di impedire a Israele di partecipare a pratiche comuni presso i popoli pagani.

Il sesso fra maschi è vietato perché è associato ad attività pagane (la prostituzione cultuale), all'idolatria e a una identità pagana. Il tema, nel Levitico, è religioso, non etico o morale. Vale a dire, non ci si pone la questione se il sesso in sé sia giusto o sbagliato: ogni interesse è rivolto a conservare una forte identità Ebraica.

Pertanto, è abusare della Bibbia il citare il Levitico come una risposta alla questione etica moderna se l'omosessualità sia giusta o sbagliata. Il Levitico non si rivolgeva questa domanda.

La preoccupazione nel Levitico, il contesto culturale di quel testo, e il significato del rapporto omosessuale maschile nell'antico Israele sono tutti molto estranei alla situazione attuale. Il problema odierno e quello del Levitico sono semplicemente due cose diverse.
“ (David Eck Ashevill, pastore luterano)



“Le scritture greche o Nuovo Testamento confermano: “Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami, poiché anche le loro donne hanno mutato la relazione naturale in quella che è contro natura. Nello stesso modo gli uomini, lasciata la relazione naturale con la donna, si sono accesi nella loro libidine gli uni verso gli altri, commettendo atti indecenti uomini con uomini, ricevendo in se stessi la ricompensa dovuta al loro traviamento” (Romani 1:24-28). “



Sono lieto di regalarvi un articolo di vasta erudizione dove si illustra che non avete capito nulla del passo. Visto che trangugiate intere riviste propinatevi dallo Schivo opera di anonimi biblisti dilettanti senza alcuna erudizione antichistica, sono sicuro che vorrete fare uno sforzo maggiore per un articolo scritto da un biblista competente. Se non vorrete leggerlo, pazienza, l’importante è che esso stia lì, come una stele d’infamia a vostro carico, con inscritto al suo interno la spiegazione del perché la vostra esegesi paolina non sta né in cielo né in terra ed è un goffo tentativo astorico. Ciò che conta è che chiunque voglia conoscere la verità potrà leggerselo in santa pace. Questo articolo non è lungo: per un pezzo scientifico è la misura standard, ma mi rendo conto che per chi sia abituato ai pacchiani articoli della WT che in tre pagine liquidano dei temi che richiederebbero dei volumi forse la misura è eccessiva. Ciononostante io mi baso sulla percezione di quello che uno studioso trova lungo, e non sulla percezione di quello che un TdG trova lungo, sicché eccovi l’articolo.











(J. Alison, Fede oltre il risentimento, Ancora, 2007, pp. 152-174)



“Un passo particolarmente esplicito è 1 Corinti 6:10: “Non v'ingannate: né i fornicatori, né gli idolatri, né gli adulteri, né gli effeminati, né gli omosessuali, né i ladri, né gli avari, né gli ubriaconi, né gli oltraggiatori, né i rapinatori erediteranno il regno di Dio.”



Esplicito, e per chi? Per voi che pensate in italiano e non potete leggere il greco forse, impossibilitati a vedere cosa c’è dietro quel termine tradotto con “omosessuale”. Il termine impiegato è arenokoites, ed indica l’uomo che, nel rapporto omosessuale ha la parte attiva, cioè che penetra, il termine si riferisce nella letteratura greca la maschio adulto pederasta che va a caccia di ragazzini, cioè la pratica tipica greca dell’andar con fanciulli in quanto, essendo non ancora a loro spuntata la barba, si poteva considerarli non ancora uomini.
Ad essere condannata non è l'omosessualità, che Paolo neppure sa cosa mai, ma un particolare tipo di attività tra due uomini legata ad un contesto pederastico pagano.

Ad maiora



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Ά όταν έκτιζαν τα τείχη πώς να μην προσέξω.
Αλλά δεν άκουσα ποτέ κρότον κτιστών ή ήχον.
Ανεπαισθήτως μ' έκλεισαν απο τον κόσμο έξω
(Κ. Καβάφης)
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