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Anoressia, è allarme

Ultimo Aggiornamento: 18/03/2009 14:23
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La prima causa di morte per malattia tra le giovani donne

È il killer numero uno delle giovani italiane di età comprese tra i 12 e i 25 anni: l'anoressia nervosa (associata alla bulimia) colpisce oggi 150-200 mila donne e rapprensenta un'emergenza socio-sanitaria.

Sono i dati emersi dal convegno sui disturbi alimentari al Policlinico Umberto I di Roma. «I disturbi del comportamento alimentare sono patologie gravi, invalidanti e con elevato indice di mortalità» ha spiegato Roberto Ostuzzi, presidente della Sisdca, Società italiana per lo studio dei disturbi del comportamento alimentare.

La richiesta della Sisdca è rivedere le procedure per attivare «il Trattamento sanitario obbligatorio nell'anoressia e nella bulimia nervosa». «La difficoltà di accettare un cura è uno dei più importanti fattori di cronicizzazione» di queste malattie, ha detto Ostuzzi.
Proprio per questo, per garantire cure salvavita e continuità terapeutica, gli specialisti chiedono nuove modalità nella gestione dei Tso.
Ma chi sono i soggetti più a rischio? Ragazzine che all'improvviso rinunciano al piatto di pasta, ma anche giovani donne trentenni alle prese con i problemi di casa e lavoro, «che cercano di controllare la precarietà di vita, privandosi del cibo».

L'età delle vittime scende sempre di più. «Bambine di 10-12 anni, ma anche trentenni» ha detto Giovanni Spera, ordinario di endocrinologia e malattie metaboliche dell'Università Sapienza di Roma. «Abbiamo la sensazione che si allarghi il ventaglio delle donne afflitte da questo disordine alimentare.

Il rischio si percepisce già a 7-8 anni, quando cambia all'improvviso il modo di comportarsi a tavola. Non c'è più entusiasmo di fronte al piatto preferito, le bambine non aumentano di peso.

Ecco i genitori devono fare attenzione a questi segni e allarmarsi, perchè questo problema se mal gestito può scivolare verso il disordine alimentare». Sotto accusa anche l'ossessione delle madri per i chili di troppo. «Vedere una mamma sempre a dieta, o che si lamenta del peso e non riesce a dimagrire, influisce sul modo delle bambine di pensare al proprio corpo» ha aggiunto Spera.

Fra le vittime aumentano anche i giovani maschi, «secondo le stime sono ormai 15 mila i pazienti in Italia»

Fonte






Nounou
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15/03/2009 07:22
 
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RE x NOUNOU

Mia diletta,che brutta cosa è l'ignoranza!!!!
La prima volta che sentii il termine ANO-RESSIA pensai ad una malattia che chiudeva il culo, poi ho capito che chiudeva la bocca......
[SM=x1061910] [SM=x1061910] [SM=x1061910] [SM=x1061910] [SM=x1061910] [SM=x1061910] [SM=x1061910] [SM=x1061909] [SM=x1061909] [SM=x1061909] [SM=x1061909] [SM=x1061909] [SM=x1061909] [SM=x1061909] [SM=x1061909]


Buona domenica! [SM=g1380275]


omega [SM=x1061912] [SM=x1061912] [SM=x1061912]



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15/03/2009 08:59
 
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io passo moltissimo tempo con ragazze e ragazzi affetti da disturbi del comportamento alimentare, ricoverati in ospedale.
il tso mi sembra una soluzione molto superficiale per 2 motivi: anoressia e bulimia sono forme depressive dalle quali si guarisce o con le quali si può imparare a convivere, ma i tempi sono lunghissimi. il tso serve solo a reidratare il corpo, non certo a risolvere il problema.
non ci sono strutture idonee.
a bologna il centro presso il quale presto servizio è nella pediatria: nessun luogo pubblico è abilitato adospitare donne con questo problema. prima di parlare di ricoveri obbligatori, bisognerebbe avere i reparti e le professionalità necessarie.

sulla banale legame mamma-dieta-anoressica stenderei un pietoso velo
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15/03/2009 12:09
 
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Re:

un@ltrame, 15/03/2009 8.59]

anoressia e bulimia sono forme depressive dalle quali si guarisce o con le quali si può imparare a convivere, ma i tempi sono lunghissimi.


Anch'io da qualche mese ho contatti con anoressiche e bulimiche.
Sono forme di disagio alimentate originate da un modo di pensare scorretto, che non trova sbocco in pensieri alternativi che sostituiscano quello fermo e ricorrente ... per dirla in altri termini, ancorchè impropri, sono forme depressive, assodato che la depressione non è una malattia da cui guarire, ma un disagio esistenziale su cui ricredersi ed abbandonare.


nessun luogo pubblico è abilitato adospitare donne con questo problema. prima di parlare di ricoveri obbligatori, bisognerebbe avere i reparti e le professionalità necessarie.



Quelli che ci sono rappresentano poche isole nell'oceano ... d'accordo anche su reparti e professionalità necessarie.



sulla banale legame mamma-dieta-anoressica stenderei un pietoso velo



Certamente non è un teorema. Può però esserci un fondo di verità ... ricorderai il detto "qualis pater, talis filius", ad indicare un nesso, a volte o spesso, causale fra genitori e figli.
Anche la società può essere chiamata in causa.
Certamente non è un disagio che piomba addosso da oggi a domani, come batteri e virus per una malattia.
C'è sicuramente il modo per evitare che un certo processo porti a concludere a favore dell'anoressia ... molto è legato con il desiderio e la volontà del disagiato.
Non è tuttavia un argomento di semplice trattazione.

Pyccolo







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15/03/2009 14:24
 
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Certamente non è un disagio che piomba addosso da oggi a domani, come batteri e virus per una malattia.
C'è sicuramente il modo per evitare che un certo processo porti a concludere a favore dell'anoressia ... molto è legato con il desiderio e la volontà del disagiato.
Non è tuttavia un argomento di semplice trattazione.



infatti il più delle volte te ne accorgi quando ormai è tardi. e tornare indietro è dura, come è dura capire l'angoscia che porta a questa tremenda malattia che può portare alla morte.

come ben dice Francesca,non esistono strutture adatte per queste ragazze e medici competenti.








Nounou
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15/03/2009 15:04
 
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Re:
@nounou@, 15/03/2009 14.24:


Certamente non è un disagio che piomba addosso da oggi a domani, come batteri e virus per una malattia.
C'è sicuramente il modo per evitare che un certo processo porti a concludere a favore dell'anoressia ... molto è legato con il desiderio e la volontà del disagiato.
Non è tuttavia un argomento di semplice trattazione.



infatti il più delle volte te ne accorgi quando ormai è tardi. e tornare indietro è dura, come è dura capire l'angoscia che porta a questa tremenda malattia che può portare alla morte.

come ben dice Francesca,non esistono strutture adatte per queste ragazze e medici competenti.



Ma, insomma, dire che ci si accorge quando è ormai tardi è troppo per significare che non ci sia stata nessuna avvisaglia.
30 kg e oltre non si perdono dall'oggi al domani. E' un processo graduale. Se si soprassiede e diventa tardi è perchè c'è distrazione o è perchè si sottovaluta il calo di peso.
Sono tante le avvisaglie, solo che, molto spesso, la stessa persona o chi le sta vicino non è pronto a coglierle, per inesperienza.
Fra le ragazze che ho conosciuto ve n'è una che è passata dall'anoressia alla bulimia. Oggi ha trenta kili di troppo. Sarà ricoverata. Io ho parlato con lei.
Vi racconto com'è accaduto.
Era arrivata a 33kg. e non faceva nulla per riprendersi da questo disagio.
Poi improvvisamente giunge a portata di mano una motivazione.
Frequenta un ragazzo che in men che si dica la mette incinta.
Il ragazzo poi sparisce.
Lei, nonostante i pareri contrari, non abortisce e partorisce uno splendido ragazzo ... Alessandro.
L'affetto per questo bimbo, ancor mentre era in grembo, fu tale che portò lei a preoccuparsi dell'alimentazione del suo bimbo. Per amore del frutto del suo ventre inizia a mangiare.
Inizio il processo inverso.
Per paura che il suo bimbo soffrisse di denutrizione è spinta a mangiare in eccesso, fino a passare da 33Kg a 90 kg.
Poi dà alla luce questo bimbo che ora ha circa due anni.
E' la sua vita e la sua gioia. Il padre raramente si fa vivo per vederlo.
Lei è senza lavoro e vive con la madre.
L'eccesso di peso la porta spesso a perdere occasioni di lavoro ... lei è cameriera.
Per non ingrassare eccessivamente è caduta nella bulimia: mangia e va a vomitare.
Problema opposto al precedente.
La vedrò fra pochi giorni.
So che le hanno suggerito il ricovero in un centro apposito, ma teme di lasciare solo il bimbo. D'altro canto per amor suo è disposta anche a ricoverarsi. Questo è il dilemma che sta cavalcando in questi giorni.

Questa esperienza dimostra come l'anoressia e la bulimia siamo modi scorretti di concepire l'esistenza e la propria persona.
E' sufficiente trovare un imput giusto e se ne può venir fuori alla grande.
Non è semplice, ma nemmeno impossibile, bisogna aver più fiducia nelle proprie risorse. [SM=x1061918] [SM=x1061918] [SM=x1061918] [SM=x1061918]

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15/03/2009 15:25
 
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Ma, insomma, dire che ci si accorge quando è ormai tardi è troppo per significare che non ci sia stata nessuna avvisaglia.




Le avvisaglie ci sono, ma per incompetenza, o incapacità di affrontare il problema, a volte si preferisce chiudere gli occhi.


Fra le ragazze che ho conosciuto ve n'è una che è passata dall'anoressia alla bulimia. Oggi ha trenta kili di troppo. Sarà ricoverata. Io ho parlato con lei



Auguro a questa ragazza di uscire fuori dal suo malessere, ha già dimostrato coraggio portando avanti la sua gravidanza, può essere forte.

Tienimi al corrente Pyccolo, se puoi, e complimenti per quanto stai facendo per lei!

[SM=x1061916]






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15/03/2009 16:31
 
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è un processo assolutamente frequente il passaggio attraverso a una fase bulica dopo una anoressica.

dai DCA si può guarire e prima si affrontano meglio è. purtroppo fanno paura, ai genitori, che si sentono colpevoli, ai medici, che non sono sempre aggiornati, alle strutture ospedaliere: un paziente dca è un lungodegente (alti costi-basso indice di successo) e ha una malattia di cui si vede solo il sintomo.

alcuni centri ci sono, a bologna si fa un lavoro enorme per questi pazienti. e non certo io, che provo solo a distrarli un po'
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Re:
un@ltrame, 15/03/2009 16.31:

è un processo assolutamente frequente il passaggio attraverso a una fase bulica dopo una anoressica.

dai DCA si può guarire e prima si affrontano meglio è. purtroppo fanno paura, ai genitori, che si sentono colpevoli, ai medici, che non sono sempre aggiornati, alle strutture ospedaliere: un paziente dca è un lungodegente (alti costi-basso indice di successo) e ha una malattia di cui si vede solo il sintomo.

alcuni centri ci sono, a bologna si fa un lavoro enorme per questi pazienti. e non certo io, che provo solo a distrarli un po'




anche solo "distrarli un pò" aiuta, grazie per il tuo contributo Francesca [SM=g1660862]






Nounou
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15/03/2009 18:31
 
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un@ltrame, 15/03/2009 16.31]è un processo assolutamente frequente il passaggio attraverso a una fase bulica dopo una anoressica.



Per appunto.


dai DCA si può guarire e prima si affrontano meglio è.



Poichè non si tratta di malattia, ma di disagio, non se ne può parlare in termini di guarigione, ma di cambiamento di rotta, o, per dirla con parole tue, di distrazione che non sia solo momentanea, ma duratura.


... purtroppo fanno paura, ai genitori, che si sentono colpevoli,


Così rischiando di cadere vittime di forme di disagio similari.
L'umore, buono o cattivo che sia, è contagioso e, se perdura, come per l'anoressia o la bulimia, può condurre ad un percorso da cui sarà sempre più difficile uscirne con le sole proprie forze.
E' invece il momento di far sentire il proprio calore alle vittime del disagio, ma senza sentirsi in colpa se il risultato non si facesse sentire.

ai medici, che non sono sempre aggiornati, alle strutture ospedaliere: un paziente dca è un lungodegente (alti costi-basso indice di successo) e ha una malattia di cui si vede solo il sintomo.



Non è che i medici non siano aggiornati ... è che gli aggiornamenti sono spesso lungi dall'essere risolutivi, come - per fare un paragone - per gli aggiornamenti sul cancro o sul parkinson.
Se fosse solo questione di preparazione ed aggiornamento avremmo risolto tutti i problemi connessi a quei disagi.
Il vero problema è che, spesso, la psicanalisi è ancora lontana dal comprendere come si originano certe sofferenze, così da esterpirparle sul nascere.
Il problema ancor più grosso è quasi sempre l'indisponibilità del paziente a collaborare, perchè è convinto della sua verità e, quella verità, non è disposta a metterla in discussione.
La convinzione di un'anoressica è, esattamente, potente come la convinzione di verità delle persone religiose.
Nessun religioso fermo nelle sue credenze sente la necessità d'essere aiutato a distrarsi dalle sue convinzioni.
Finisce così, per l'anoressico, come per qualunque altra credenza e superstizione, che le convinzioni inducono l'essere umano ad essere il peggior nemico di se stesso.
L'uscita dal problema è possibile, sì, con l'aiuto di personale competente, ma solo nella misura in cui il paziente intravvede l'urgenza di uscire da quel tunnel e lascia che altri mettano in dubbio le sue convinzione ... diversamente è molto dura, praticamente quasi quasi impossibile.


alcuni centri ci sono, a bologna si fa un lavoro enorme per questi pazienti. e non certo io, che provo solo a distrarli un po'



Distarli non è cosa da poco, e fai bene a farlo, anche perchè è possibile inserire argomenti di riflessione che, per chi ha il disagio, possono rappresentare un appiglio per abbandonare la propria credenza.


Pyccolo



15/03/2009 20:28
 
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E' colpa del lavaggio del cervello televisivo. Che vergogna, conosco un sacco di persone totalmente rimbambite e controllate da quella scatola satanica che io non guardo più da anni. Mi dispiae per loro, poveri plagiati...
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Re:
83pico@live.it, 15/03/2009 20.28:

E' colpa del lavaggio del cervello televisivo. Che vergogna, conosco un sacco di persone totalmente rimbambite e controllate da quella scatola satanica che io non guardo più da anni. Mi dispiae per loro, poveri plagiati...




Potrei dire la stessa cosa dei poveri plagiati dalle religioni, che io non seguo più da anni.

E purtroppo anche io ne conosco tanti...

[SM=g1660863]

Kelly




La cattiva notizia è che Dio non esiste. Quella buona è che non ne hai bisogno.
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Re:
83pico@live.it, 15/03/2009 20.28:

E' colpa del lavaggio del cervello televisivo. Che vergogna, conosco un sacco di persone totalmente rimbambite e controllate da quella scatola satanica che io non guardo più da anni. Mi dispiae per loro, poveri plagiati...




Pietro, parlare di lavaggio del cervello delle TV, mi sembra riduttivo,tra i motivi dell'anoressia e bulimia, a mio avviso, ci possono essere anche problemi di relazione in famiglia o con compagni di scuola.
che ne pensi?

[SM=g1660863]






Nounou
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16/03/2009 08:32
 
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Poichè non si tratta di malattia, ma di disagio, non se ne può parlare in termini di guarigione, ma di cambiamento di rotta, o, per dirla con parole tue, di distrazione che non sia solo momentanea, ma duratura

non sono d'accordo. è una malattia, come lo è la depressione.
questo è quello che mi hanno insegnato alcuni tra i maggiori esperti nazionali di DCA in un anno di corso e 4 aggiornamenti nell'anno sucessivo.

sono pazienti soggetti ad ossessioni, e il distrarli può andare nella direzione di opporsi alle loro ossessioni o più semplicemente di alleggerire la loro tensione. io che sono solo un volontario senza preparazione medica, offro il secondo tipo...

la tv c'entra nella misura in cui crea isolamento e mancanza di relazione in famiglia.

sapete qual è il fattore scatenante che ho incontrato più frequentemente nelle mie ragazze? il fallimento di un obiettivo sportivo (danza classica, ritmica, atletica) o scolastico.
attenzione, ho detto fattore scatenante, perchè la complessità della mente umana non si giustifica mai con un solo evento
e gli studi attuali portano verso l'ipotesi sempre più accreditata che anche la depressione abbia un fondamento genetico...

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16/03/2009 11:53
 
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Re:

un@ltrame, 16/03/2009 8.32

non sono d'accordo. è una malattia, come lo è la depressione.
questo è quello che mi hanno insegnato alcuni tra i maggiori esperti nazionali di DCA in un anno di corso e 4 aggiornamenti nell'anno sucessivo.



Più che dire di non essere d'accordo, dovresti citare in quale convegno o in quale pubblicazione l'esperto tra i maggiori nazionali abbia dichiarato che la depressione sia una malattia.
Poichè frequento anch'io un centro che si occupa di queste problematiche, e, poichè ho personalmente parlato più di una volta con la psichiatra, la psicoterapeuta, la psicologa ed il nutrizionista del centro e tutti sono concordi nel dire che trattasi di disagio e non di malattia, mi preme e mi interessa sapere il pensiero di questo luminare.
E' importantissima la differenza.
Si dovrebbe anche capire perchè.
Se trattasi di malattia che è giunta a mia insaputa, allora io non posso farci niente, non ne sono responsabile.
Se trattasi di disagio dovuto ad un modo errato di pensare o ad un condizionamento, allora il responsabile son io e, così come il disagio è giunto ed io l'ho accolto, allo stesso modo lo posso ricacciare indietro e rifiutarlo per sempre.





sapete qual è il fattore scatenante che ho incontrato più frequentemente nelle mie ragazze? il fallimento di un obiettivo sportivo (danza classica, ritmica, atletica) o scolastico.
attenzione, ho detto fattore scatenante, perchè la complessità della mente umana non si giustifica mai con un solo evento




Con questo pensiero concordo, ma è esattamente agli antipodi ed in contraddizione con il concetto di malattia e di cura per guarire.
L'unico rimedio possibile, al di là di pillole che sedano ma non ottengono il risultato di far cessare il disagio, E' LA PAROLA ben detta, opportuna ed al momento giusto, per appunto, una distrazione qualificata messa in atto da personale qualificato, ma, soprattutto ed innanzitutto, dalla determinazione di chi soffre, che dev'essere disponibile a mettere in discussione, con la parola, la sua verità.


e gli studi attuali portano verso l'ipotesi sempre più accreditata che anche la depressione abbia un fondamento genetico...



Assolutamente fantasioso ... se ne parlerà, semmai accadrà, ad ipotesi dimostrata. Non mettiamo anche dentro le ipotesi, ancorchè indimostrate, altrimenti è vero anche il paradiso e l'inferno.

Pyccolo

[Modificato da pyccolo 16/03/2009 11:56]
16/03/2009 12:47
 
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Io ho fatto una breve ricerca in rete sugli studi dei fattori genetici correlati a quelli ambientali,e' venuto fuori qualcosa:


XIV Congresso internazionale di genetica psichiatrica,Cagliari,2006, secondo il quale la depressione ha una predisposizione genetica per la depressione (anche sa da sola non e' sufficiente a scatenarla)

l'americano Martin Keller ha fatto uno studio sulla relazione geni - ambiente nella depressione,

uno studio dei ricercatori dell'Universita' della California di Los Angeles ha messo in luce come l'ansia e la depressione abbiano fattori genetici in comune,

lo studio di Ballesteros e di G.Martinez secondo cui un allele della serotonina sarebbe coinvolto negli episodi depressivi in correlazione con fattori ambientali

lo studio dell'australiano Nick Martin



[Modificato da pcerini 16/03/2009 12:49]
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16/03/2009 13:44
 
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Re:
pcerini, 16/03/2009 12.47:

Io ho fatto una breve ricerca in rete sugli studi dei fattori genetici correlati a quelli ambientali,e' venuto fuori qualcosa:


XIV Congresso internazionale di genetica psichiatrica,Cagliari,2006, secondo il quale la depressione ha una predisposizione genetica per la depressione (anche sa da sola non e' sufficiente a scatenarla)

l'americano Martin Keller ha fatto uno studio sulla relazione geni - ambiente nella depressione,

uno studio dei ricercatori dell'Universita' della California di Los Angeles ha messo in luce come l'ansia e la depressione abbiano fattori genetici in comune,

lo studio di Ballesteros e di G.Martinez secondo cui un allele della serotonina sarebbe coinvolto negli episodi depressivi in correlazione con fattori ambientali

lo studio dell'australiano Nick Martin



Le ipotesi possono essere tante, ma non trovano d'accordo un vasto mondo di esperti che si occupa del problema.

Se fosse un difetto genetico, va da sè che la cura dovrà essere di tipo medico o genetico.
A che servono dunque gli interventi di psicologi e psicanalisti?
Perchè non vengono ricoverati in normali strutture ospedaliere, piuttosto che in strutture che mettono a disposizione LA PAROLA?

Se la depressione fosse una malattica con origini genetiche a che serve sperare di guarire?
Difatti la guarigione sarebbe possibile solo se si scoprisse il gene responsabile e se si trovasse l'antidoto adatto.
Se fosse una malattia allora a che pro il fatto di accorgersene in tempo? Perchè chi se ne accorgerebbe in tempo avrebbe possibilità di guarire e chi ritardasse nell'accorgersene cadrebbe sotto i colpi della depressione?
Quali sono le medicine che servono a rimettere chi se ne accorge in tempo?
Perchè non funzionerebbero, nel caso ci fossero, con chi se ne accorge in ritardo?


Pyccolo



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per pyccolo:
il centro a cui mi riferisco è l'unità operativa di neuropsichiatria infantile della pediatria dell'ospedale sant'orsola di bologna, il cui primario è il prof. emilio franzoni.
se vuoi entrare in contatto con loro e leggere i resoconti dei convegni puoi andare su www.fanep.org (spero non sia un problema citare questo sito sul forum)
le professionalità che seguono i pazienti dca sono neuropsichiatri, psicologi, nutrizionisti, dietisti, infermieri specificamente addestrati in strettissima collaborazione tra loro

non intendo affatto dire che il centro dove operi tu sia in errore, io non ho le competenze per dare valutazioni di questo tipo, riporto solo la mia esperienza.

e non credo nemmeno che nelle malattie che coinvolgono la mente, ci sia una sola strada possibile

per quanto riguarda genetica e depressione, ti ha risposto pcerini.

con stima

francesca
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Nella sostanza mi trovo d'accordo con Pyccolo!

Una situazione di disagio può innescare, nel corso del tempo, delle patologie che poi sfociano nella depressione e man mano che diventa acuta, anche in paranoia, fino ad arrivare alla schizofrenia.

Ci sono diversi passaggi prima di arrivare alla malattia vera e propria, naturalmente, per chi è competente, si può parlare di segnali, di avvisaglie, che poi scaturiscono nella patologia.


[SM=x1061950]




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16/03/2009 13:59
 
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Re:
un@ltrame, 16/03/2009 13.47:

per pyccolo:
il centro a cui mi riferisco è l'unità operativa di neuropsichiatria infantile della pediatria dell'ospedale sant'orsola di bologna, il cui primario è il prof. emilio franzoni.
se vuoi entrare in contatto con loro e leggere i resoconti dei convegni puoi andare su www.fanep.org (spero non sia un problema citare questo sito sul forum)
le professionalità che seguono i pazienti dca sono neuropsichiatri, psicologi, nutrizionisti, dietisti, infermieri specificamente addestrati in strettissima collaborazione tra loro

non intendo affatto dire che il centro dove operi tu sia in errore, io non ho le competenze per dare valutazioni di questo tipo, riporto solo la mia esperienza.

e non credo nemmeno che nelle malattie che coinvolgono la mente, ci sia una sola strada possibile

per quanto riguarda genetica e depressione, ti ha risposto pcerini.

con stima

francesca



Per motivi personali, ho collaborato 10 anni con una neuropsichiatra infantile.
Il campo pedagogico è assai vasto ed in continua evoluzione nelle varie correnti di pensiero.
Ho letto molto sull'argomento. Ho sperimentato diverse metodologie, sempre basate sulla comunicazione, ottenendo, nel corso del tempo, risultati estremamente confortanti ma non definitivi.


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