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Anoressia, è allarme

Ultimo Aggiornamento: 18/03/2009 14:23
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16/03/2009 14:02
 
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A benficio di chi voglia coglierne il valore menziono un'associazione che opera a livello nazionale per il disagio e disturbo mentale.

Noterete che si parla sempre di disagio e di disturbi e mai di malattia. Quest'associazione è sostenuta da esperti di salute mentale, ma non parlano mai della depressione o di disturbi d'ogni tipo come di malattia.
E' vero che una disagio può causare una malattia fisica conseguenziale, ma nessuno ne parla, nemmeno l'OMS, come di malattia.
Questo è importante per il da farsi per uscire fuori da quello stato che, se fosse una malattia, nulla o ben poco si potrebbe fare.

Questa è l'associazione:

"Siamo un'associazione di familiari di portatori di disagio e disturbo mentale nata il 12.09.1996.

La nostra sede è in via Marcantonio Colonna, 57

20149 Milano

tel.: 02/39265792 e fax 02/ 33006364

il nostro centralino risponde da lunedì a giovedì: 9 - 12; 15 - 17

e-mail: tartavela@fastwebnet.itIndirizzo e-mail protetto dal bots spam , deve abilitare Javascript per vederlo ,

sito web: www.tartavela.it"



Questi alcuni interessantissime notizie riportate nel loro sito:


"Il disagio e il disturbo mentale nel mondo

L'OMS calcola che nel mondo ci siano 450 milioni di persone che soffrono di disturbi mentali, neurologici o del comportamento, e che la gran parte di questi disturbi non siano nè diagnosticati nè trattati. A livello mondiale, i disturbi neuropsichiatrici sono causa di morte per 1.105.000 persone (anno 2002); in 13 mila casi la principale causa di morte è direttamente correlata alla presenza di disturbi depressivi. Secondo alcune ricerche le persone in condizione di disagio mentale sarebbero invece, secondo le stime più attendibili, oltre 900 milioni, circa il 13% della popolazione mondiale.

La somma delle persone in una condizione più o meno grave di sofferenza psichica risulta quindi di un miliardo abbondante di soggetti, cioè un quinto della popolazione globale.

Se riportiamo questi dati alla realtà del nostro paese, possiamo avanzare l'ipotesi che circa dieci milioni di italiani soffrano per un disagio o per un disturbo mentale.

I disturbi mentali più diffusi sono nell'ordine: depressione, schizofrenia e demenza.




Mente e corpo

Mente e cervello non sono la stessa cosa, anche se sono legati indissolubilmente.

Oltre cento miliardi di neuroni aprono e chiudono nel nostro cervello una miriade infinita di collegamenti, a seconda delle esperienze che facciamo e del significato che diamo loro.

Quando è una parte del corpo a dover essere curata è giusto che il paziente stia a letto, che i medici lo visitino, toccandolo, auscultandolo, facendo delle analisi per trovare la natura del male.

Ma la psichiatria si è separata dalla neurologia proprio per l'impossibilità di considerare i disturbi psichici esclusivamente come disturbi del cervello.

Non esiste una linea di confine assoluta fra salute e malattia mentale.


Sono quattro le diverse condizioni mentali che una persona può incontrare nel corso della vita:

* benessere mentale:

è la condizione in cui si vive quando esiste un buon livello di soddisfazione dei bisogni, insieme a una soddisfacente qualità della vita: equilibrio, serenità, tranquillità, accettazione del proprio stato individuale e sociale, ma allo stesso tempo curiosità e spirito di iniziativa contraddistinguono tale condizione.

Certamente non è uno stato che si raggiunge una volta per tutte e per tutti uguale: nelle alterne situazioni dell'esistenza, il benessere mentale è l'obiettivo verso cui l'individuo tende costantemente;

* disagio mentale:

è la condizione in cui si vive quando si avverte uno stato di sofferenza, connesso a difficoltà di varia natura (negli affetti, nel lavoro ecc.), che comunque si presentano nella vita. Tensione, frustrazione, aggressività o tristezza caratterizzano questa condizione, senza tuttavia che si instauri alcun sintomo specifico. È bene tenere presente che, insieme alla condizione di benessere, una quota di disagio è parte integrante di ogni esistenza;

* disturbo o malattia mentale:

è la condizione in cui il soggetto vive quando non trova risoluzione alla sofferenza in cui lo pone la condizione di disagio, ovvero quando essa raggiunge livelli di intensità molto elevati. Si passa dal disagio al disturbo quando alla sofferenza prolungata o intensa si accompagnano alterazioni mentali o dei comportamenti.
La sofferenza si "clinicizza", cioè insorgono sintomi psichiatrici specifici: deliri, allucinazioni, ossessioni ecc. Sebbene la condizione di disturbo mentale non rientri nella vita normale, tutti, in situazioni particolari, possiamo incorrere in tale condizione. La condizione di disturbo può essere temporanea se curata efficacemente e in maniera tempestiva;

* disturbo mentale stabilizzato:

è la condizione in cui il soggetto vive quando il disturbo si cronicizza:
dunque, perdurano nel tempo non solo le alterazioni mentali o del comportamento, ma anche la situazione che le ha determinate. Molto spesso il disturbo si stabilizza per non essere stato curato o per essere stato curato male.



Le quattro condizioni che abbiamo tratteggiato costituiscono il sistema di riferimento entro cui vanno riveduti e collocati i concetti tradizionali di malattia e di salute mentale. Infatti, la psichiatria moderna considera nettamente falsa e dannosa l'idea ampiamente diffusa nel senso comune, quella che divide la mente umana in due soli stati possibili, lo stato sano e lo stato malato, al quale immediatamente si collegano i pregiudizi della organicità, inguaribilità ecc. In realtà, quella che chiamiamo esistenza normale, comprende anche condizioni di disagio, che possono sfociare in veri e propri disturbi.

Si tratta sempre di passaggi sfumati e graduali, spesso reversibili.

Ciascuno di noi transita continuamente tra la prima e la seconda condizione, dal benessere al disagio e viceversa; qualcuno può trovarsi nella terza condizione, essere cioè soggetto a specifici disturbi; qualcuno può, infine, stabilizzarsi su un certo disturbo, ponendosi in una condizione di difficile reversibilità.

Si vede chiaramente che l'idea che alcune teorie rifiutano è frutto di un pregiudizio ulteriore, che potremo chiamare manicheo, o del bianco e nero: la tendenza a dividere il mondo in due parti, malattia e salute, folli e normali. Un modo di vedere le cose apparentemente semplice, evidentemente primitivo, sicuramente dannoso.



I principali disturbi mentali

Prima di descrivere i principali disturbi mentali è necessaria qualche premessa. Partendo dalla distinzione tra neurologia, che si occupa delle alterazioni organiche del sistema nervoso centrale e periferico, e psichiatria, che si occupa dei disturbi mentali o psichici, è bene tener presente che tra le due specializzazioni esistono ampie zone di sovrapposizione; ma che la distinzione resta fondamentale. I disturbi che descriveremo sinteticamente sono, dunque, quelli di ambito psichiatrico.

Molti nomi di disturbi psichici sono entrati nel linguaggio comune, col risultato che spesso vengono usati in modo vago o improprio. Talvolta si tratta di espressioni prive di ogni riferimento scientifico, come accade per il termine esaurimento nervoso, utilizzato per segnalare stati di disagio o disturbi in fase leggera.

Va detto che alla genericità e improprietà del linguaggio comune, corrisponde un certo disaccordo, sui termini e sulle classificazioni dei disturbi, anche nella comunità scientifica.

La premessa più importante, dunque, è la seguente: termini, classificazioni e descrizioni hanno un valore orientativo e consentono ai curanti la comunicazione rapida; men che mai devono essere presi alla lettera, o peggio ancora essere usati da inesperti per "proporre diagnosi" o etichettare situazioni in modo spesso inadeguato. "



Trovo molto franco, ragionevole, colto l'intero intervento di questa associazione.
Traetene le debite riflessioni. [SM=x1061918]

Pyccolo
16/03/2009 14:03
 
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Ad ogni modo,quando si parla di depressione,e' sempre d'uopo distinguere le varie forme,ci sono per esempio quelle gravi o cliniche (di tipo psicotico) , quelle di forma lieve (di natura nevrotica), fino a depressioni per cosi' dire "ordinarie" non considerate cliniche.

La depressione e' una'argomento cosi' complesso che e' difficile riuscire a darne una definizione esaustiva e soddisfacente perch' ancora non sono stati individuati tutte le cause scatenanti (solo alcune di esse) e poi perche' entrano in ballo fattori ambientali che sono una miriade.

Chissa' quando si riuscira' ad avere un quadro completo ed esaustivo.
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16/03/2009 14:24
 
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Re:
pcerini, 16/03/2009 14.03:

Ad ogni modo,quando si parla di depressione,e' sempre d'uopo distinguere le varie forme,ci sono per esempio quelle gravi o cliniche (di tipo psicotico) , quelle di forma lieve (di natura nevrotica), fino a depressioni per cosi' dire "ordinarie" non considerate cliniche.

La depressione e' una'argomento cosi' complesso che e' difficile riuscire a darne una definizione esaustiva e soddisfacente perch' ancora non sono stati individuati tutte le cause scatenanti (solo alcune di esse) e poi perche' entrano in ballo fattori ambientali che sono una miriade.

Chissa' quando si riuscira' ad avere un quadro completo ed esaustivo.



Un quadro completo?

Non ci sarà mai!

Ma ci sono molti studi avanzati sull'argomento.

Ci sono vari cicli della paranoia, schizofrenia, depressione, del disagio e così via.

Ho iniziato 25 anni fa, l'argomento, sugli scritti di Pierre Dacò.
Oggi, dopo 250 libri, non mi sono ancora fermato.....ma credo di essermi fatto una opinione. Infatti, presto, pubblicherò qualcosa.......

[SM=x1061948] [SM=x1061949]





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16/03/2009 14:48
 
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Re: Re:
parliamonepino, 16/03/2009 14.24:



Un quadro completo?

Non ci sarà mai!

Ma ci sono molti studi avanzati sull'argomento.

Ci sono vari cicli della paranoia, schizofrenia, depressione, del disagio e così via.
[SM=x1061948] [SM=x1061949]





Al presente più di qualche scuola di psicanalisi va abbandonando le classificazioni che sono frutto dell'osservazione ed a convincersi, a ragione, che la sofferenza psichica è unica, indipendentemente da come poi si esprime di fatto o si manifesta.
E' come l'infenzione da batteri. L'infezione è sempre e solo infezione che muove da colonie batteriche.
Poi i medici, a secondo della localizzazione, chiameranno quell'unica infezione (tralasciamo il tipo di batterio) polmonite se colpisce i polmoni, bronchite se i bronchi, meningite se le meningi, appendicite se l'appendice etc. etc. etc. ... stanno sempre e solo parlando di infezione che si origina in un certo modo e si guarisce ricorrendo magari allo stesso antibiotico.
Idem per il disagio.
Paranoia, schizofrenia, depressione, ansia, panico, claustrofobia, anoressia, bulimia etc. sono termini che, ricavati dall'osservazione, ci dicono come si traduce in questo o in quello il disagio, ma non ci dicono che un disagio sia differente da un altro.
Il disagio è lo stesso per tutti. Addirittura per alcuni quel disagio si muta in felicità, ma sempre disagio è alla base.
Esempio la conversione di un credente da una religione nella quale si sentiva prigioniero in una nella quale si sente libero.
Le guarigioni miracolose di disagi sono esempi di combiamento di rotta nel pensiero, cambiamento che va a trasformare un disagio in una condizione di benessere.

L'origine dei disagi o dei disturbi psicologici è sempre e solo lo stesso ed è connesso sempre ad una credenza ed al conflitto che questa pone con l'evolversi del suo pensiero e dei suoi dubbi, oltre che delle sue attese e dei suoi desideri.
Un senso di colpa, lo stesso, si può trasformare potenzialmente in ognuna delle condizioni di disagio che conosciamo.
Da alcuni sarà superato, in altri potrebbe trasformarsi in anoressia o bulimia, in altri ancora in depressione o in ansia o in panico o in una conversione religiosa (allora si grida al miracolo), in altri in isteria etc. etc. etc.
Per questo la forza della PAROLA di un esperto delle origini del disagio può dare l'imput per superarlo, ma sempre e solo se l'interessato lo vuole e vi si sottopone.
Molte volte è lo stesso individuo che, accorgendosene, pone rimedio alla sua sofferenza.

Spero di non apparire bastian contrario, ma come interessato di cuore al fenomeno.

Tanti saluti [SM=x1061918]

Pyccolo


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16/03/2009 16:59
 
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se ti interessa un'altro approccio allo stesso problema, ti ho già dato il link
www.fanep.org

le ragazze di cui ti sto parlando io pesano 26/30 kg e sono alte 1,60/1,70 m...stanno in ospedale ricoverate, perchè sono a rischio di morire, hanno la pelle desquamata, i reni che non funzionano, sono in amenorrea e non vanno di corpo. perdono i capelli e si spaccno le unghie. hanno colesterolo e trigliceridi alle stelle.
hanno crisi di pianto incontrollabili. spesso sono idratate artificialmente (flebo) e nutrite con il sondino nasogastrico (tutto solo per il tempo strettamente necessario a allontanare il pericolo di vita)
hanno mediamente dai 10 ai 18 anni.

forse le strutture a cui ci riferiamo affrontano fasi diverse delle stesso problema
forse lo affrontano in modo diverso
speriamo siano utili entrambe

mi sembra di sentire una certa aggressività nei tuoi discorsi che non capisco, quindi mi fermo qua.
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16/03/2009 17:23
 
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Re:
un@ltrame, 16/03/2009 16.59:

se ti interessa un'altro approccio allo stesso problema, ti ho già dato il link
www.fanep.org

le ragazze di cui ti sto parlando io pesano 26/30 kg e sono alte 1,60/1,70 m...stanno in ospedale ricoverate, perchè sono a rischio di morire, hanno la pelle desquamata, i reni che non funzionano, sono in amenorrea e non vanno di corpo. perdono i capelli e si spaccno le unghie. hanno colesterolo e trigliceridi alle stelle.
hanno crisi di pianto incontrollabili. spesso sono idratate artificialmente (flebo) e nutrite con il sondino nasogastrico (tutto solo per il tempo strettamente necessario a allontanare il pericolo di vita)
hanno mediamente dai 10 ai 18 anni.

forse le strutture a cui ci riferiamo affrontano fasi diverse delle stesso problema
forse lo affrontano in modo diverso
speriamo siano utili entrambe

mi sembra di sentire una certa aggressività nei tuoi discorsi che non capisco, quindi mi fermo qua.




Mi spiace davvero per queste giovani vite.
Ma quale aggressività da parte mia?
Aggredire perchè poi?
Come vedi non c'è univocità nel mondo scientifico.
Arrivare a quel punto è davvero disastroso.
Ma dimmi:
Di queste giovani vite che versano nelle condizioni che descrivi non ne hai mai vista una riprendersi e venir fuori dal quel tunnel?
MI farebbe piacere sentire se hai esperienze del genere.
Ti pregherei di leggere con più attenzione ogni mio intervento, evitando quel certo non so che di preclusione e di pregiudizio.
La verità può essere laddove meno si sospetta...è sempre importante l'apertura mentale, piuttosto che la chiusura.
Quando ad uno stato depressivo si associa uno stato di malnutrizione esasperata il quadro della persona si aggrava molto e si trova a dover lottare sul fronte della salute fisica e di quella psicologica.
Auguro a queste ragazze che ritrovino la loro serenità e la gioia di riaffacciarsi alla vita.
Il nostro è un approccio culturale e sociale al problema, non è un approccio medico, approccio che si rende indispensabile e fondamentale nella situazione che tu riporti.

Dimmi inoltre, a parer tuo, se credi che la volontà del paziente sia fattore importante per ritrovare la strada della normalità.

Ad ogni modo ho dato una prima scorsa al link che hai segnalato, in particolare sul tema dei disturbi alimentari:
www.fanep.org/unitaOperativa/prevenzioneDCA.php
Se fai caso non è menzionato nemmeno una volta il termine malattia come riferito ai disturbi dell'alimentazione, per cui, a lettura ultimata, non posso che dirti di trovarmi sostanzialmente d'accordo con l'approccio al problema. D'altra parte non trovo nulla che si scosti dall'approccio al problema dell'associazione da me menzionata.
Forse parliamo della stessa cosa, con la sola differenza dei termini più idonei a rappresentarla ... come dal link da te riportato a me pare più confacente al problema parlarne in termini di disagio e non di malattia, salvo che tu per malattia intenda la risultante di un percorso che porta una giovane vita a perdere anche la salute fisica, ma questo l'ho detto ed è un altro discorso.


Un caro saluto e complimenti per il tuo impegno. [SM=x1061918]

Pyccolo



[Modificato da pyccolo 16/03/2009 17:41]
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16/03/2009 17:42
 
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mi scuso, avrò male interpretato. a volte succede, scrivendo e leggendo non arrivano le sfumature.

sì, per fortuna ne ho viste moltissime uscire dalla fase acuta e riprendere una vita da normale e quasi normale.
considera che non vengono dimesse perchè "guarite" ma perchè hanno risolto i problemi fisici più importanti e sembra abbiano intrapeso un percorso positivo
nella struttura dove vado, si parla di guarigione dopo 5 anni senza ricadute significative. le ragazze vengono seguite dal ns centro per un anno dopo il ricovero, poi inviate a strutture e psicologi della loro città.
proprio all'ultimo incontro di aggiornamento è intervenuto un ragazzo che è stato ricoverato nel 2003 e ora sta bene, anche se ha avuto alcuni momenti difficili

certamente la volontà di uscire dal problema è fondamentale. ma a volte si deve lottare a lungo per farla scattare
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16/03/2009 21:32
 
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Re:

un@ltrame, 16/03/2009 17.42

sì, per fortuna ne ho viste moltissime uscire dalla fase acuta e riprendere una vita da normale e quasi normale.



Questa è davvero una buona notizia, confortante, una notizia che dà speranza. Da quel tunnel, dunque, si può uscire.


considera che non vengono dimesse perchè "guarite" ma perchè hanno risolto i problemi fisici più importanti e sembra abbiano intrapeso un percorso positivo



Dunque, la positività, che non è un farmaco, ma un modo di pensare più consono alla dignità umana ed all'amore per sè, produce il ritorno alla normalità. La positività rimuove il disagio e rende più piacevole e gratificante ogni giorno di vita vissuta.


nella struttura dove vado, si parla di guarigione dopo 5 anni senza ricadute significative. le ragazze vengono seguite dal ns centro per un anno dopo il ricovero, poi inviate a strutture e psicologi della loro città.



Anche qui, com'è evidente, è di nuovo LA PAROLA che lenisce la sofferenza e l'ex disagiato viene affidato non ai farmaci, ma alla parola dello psicologo.
Naturalmente il tempo lo dovrà rendere autonomo nel modo di ragionare e concepire l'esistenza, dipendendo non più dalla parola altrui, ma dalla sua autonomia di pensiero.


proprio all'ultimo incontro di aggiornamento è intervenuto un ragazzo che è stato ricoverato nel 2003 e ora sta bene, anche se ha avuto alcuni momenti difficili

certamente la volontà di uscire dal problema è fondamentale. ma a volte si deve lottare a lungo per farla scattare



Molto bello. Quando la volontà scatta interagisce con chi ti dà una mano e collabora, rendendo più piana la strada da percorrere ... quando poi ci si accorge dell'origine del proprio disagio è vittoria, perchè è il momento in cui non si può non abbandonare il disturbo, perchè esso non risulta più utile.
Quando l'anoressia non risulta più utile all'economia del disagiato viene immediatamente abbandonata.
Prima di giungere a rendersi conto dell'inutilità dell'anoressia ci vuole volontà, fatica ed infine rinuncia al proprio credo, ma ne sarà valsa la pena. [SM=x1061918]

Pyccolo


18/03/2009 12:30
 
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Novita' sul campo delle forme gravi di depressione totalmente resistenti ai farmaci.

da it.notizie.yahoo.com/7/20090318/tts-depressione-una-pila-per-curare-la-f-c8ab...

Depressione, Una 'Pila' Per Curare La Forma Più Grave

Milano, 18 mar. (Adnkronos Salute) - Hanno tentato più volte il suicidio, sperimentato le cure più invasive, fino all'elettroshock, senza alcun risultato. Oggi per le persone colpite da gravi forme di depressione, resistenti ai farmaci, c'è un'altra possibilità per provare a sconfiggere il mal di vivere: due elettrodi di spugna collegati a una 'pila' che rilascia corrente continua a bassa intensità ed è in grado di modulare l'attività cerebrale. Il dispositivo è stato messo a punto, brevettato e realizzato da Newronika, spin-off nato dalla collaborazione di due enti pubblici: l'università degli Studi e la Fondazione Policlinico di Milano.

La società, con un investimento inferiore a 50 mila euro, ha sviluppato la tecnologia necessaria per mettere in pratica la metodica studiata dal docente di neurologia Alberto Priori, direttore del Centro clinico per la neurostimolazione del Policlinico, culla del progetto. La pila è stata sperimentata su 14 pazienti reclutati nella clinica Villa Santa Chiara di Verona. E i risultati sono stati pubblicati ieri sull'edizione online del 'Journal of Affective Disorders'. Dopo un ciclo di due stimolazioni quotidiane per cinque giorni, tutti i pazienti hanno mostrato evidenti miglioramenti, ancora presenti a diverse settimane di distanza.

I risultati, spiegano i medici che hanno partecipato al progetto, indicherebbero una nuova via per trattare soprattutto quelle forme di depressione che resistono o non rispondono bene ai farmaci. Forme che affliggono il 30% dei 5 milioni di italiani alle prese con il mal di vivere. Circa 1,5 milioni di persone potrebbero dunque beneficiare di questa novità. Di queste, circa 500 mila hanno una forma di depressione totalmente resistente ai farmaci: "Casi in cui si sono registrati almeno tre tentativi consecutivi falliti di trattamento con molecole differenti", precisa Carlo Altamura, direttore dell'Unità operativa di psichiatria del Policlinico.

Il nome tecnico è 'Stimolazione transcranica con correnti dirette' e, assicurano gli esperti, non ha nulla a che vedere con l'elettroshock. Il trattamento dura pochi minuti e non ha effetti collaterali se non, in alcuni casi, un lieve arrossamento della parte in cui vengono piazzati gli elettrodi. E il leggero sapore metallico che i pazienti avvertono in bocca quando vi si sottopongono. Niente di più. Il trattamento determina modificazioni funzionali cerebrali che persistono anche quando la corrente è stata interrotta. "I miglioramenti sono poi evidenti anche a distanza di mesi", assicura Priori, parlando del trattamento: una sorta di "rivisitazione della pila di Galvani", in grado di "garantire un campo elettrico costante e di modificare la carica delle membrane".

Alla fine del trattamento i pazienti - 13 donne e un uomo, di cui 6 con un elettroshock alle spalle e 6 con uno o più tentativi di suicidio all'attivo - sono stati sottoposti a diversi test, spiega Priori, "che non hanno mostrato alcuna alterazione cognitiva o di memoria, fenomeni tipici invece della terapia elettroconvulsiva". Il trattamento non è invasivo, non richiede la presenza di un anestesista, dura solo cinque giorni.

L'85% dei pazienti studiati, riferisce Mario Giacopuzi della clinica Villa Santa Chiara di Verona, una casa di cura privata convenzionata con il Ssn dove si trattano casi perlopiù gravi, "presenta un miglioramento significativo. Quando Priori ce l'ha proposto eravamo scettici. Dopo abbiamo dovuto ricrederci. E adesso abbiamo già applicato il protocollo a 250 nuovi pazienti". Il Policlinico, annuncia infine Altamura, aspetta ulteriori dati che arriveranno da Verona su questa tecnica per ora sperimentale, e ha in programma di avviare una sperimentazione. L'obiettivo è saperne di più anche sulle forme di depressione più sensibili al trattamento e sulle differenze di reazione dei pazienti, per perfezionare l'indicazione della terapia.
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RE

Se ho ben capito si tratterebbe come se fosse un pace-maker celebrale selettivo. E' così???

omega [SM=x1061914]



O=============O===========O

Se la vita ti sorride,ha una paresi.(Paco D'Alcatraz)

Il sonno della ragione genera mostri. (Goya)

Apocalisse Laica

Querdenker evangelico anticonvenzionale del 1° secolo. "Maiori forsan cum timore sententiam in me fertis quam ego accipiam!" g.b.--In nece renascor integer ./Satis sunt mihi pauci,satis est unus,satis est nullus. Seneca-Ep.VII,11


Vivo fra lo Stato Sovrano della Fica e la Repubblica Popolare del Cazzo
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