C'è una bella risposta di Nicolotti che centra bene o male tutte le questioni che stiamo affrontando, comprese queste ultime, ve la rigiro:
Cari amici,
non vorrei dare troppo l'idea di stare qui per fare il paladino del cattolicesimo. Non è il luogo più adatto.
Però quando leggo degli interventi che trattano della Chiesa cattolica, in quanto persona "informata", più che come cattolico, sento una certa necessità di intervenire per fare alcune sottolineature che mi paiono opportune.
Si sta parlando di Chiesa, si parla di Watch Tower Society, si paragonano le cose, sembra si faccia il conteggio delle malefatte per vedere chi è più buono.
Ma prima di abbandonare se questi conteggi, forse occorrerebbe che verificare se questi due elementi di paragone sono adatti ad essere tali, o se vi sono delle differenze sostanziali.
Quando io volli imparare che cosa erano i testimoni di Geova e che cos'era la società torre di guardia, semplicemente lessi le pubblicazioni e domandai ai Testimoni (o ex testimoni) più informati che potessero capitarmi a tiro. Ho discusso più volte di questo argomento nel gruppo di discussione, ho cercato più volte di vedere se vi fossero dei paragoni legittimi tra l'istituzione della Chiesa cattolica e l'istituzione della società torre di guardia.
Allo stesso modo sarebbe bene che quando si parla di Chiesa cattolica si domandasse ai cattolici che cosa intendono per Chiesa, si cercasse la definizione sui libri di teologia, perché non c'è nessun altro che possa spiegare meglio una cosa di chi ne è parte.
Comincerei con il dire che cosa è la Chiesa per i cattolici e per gli ortodossi. Genericamente, Chiesa visibile è l'insieme di coloro che ritengono Gesù il Cristo, che cioè ne accettano la chiamata e cercano di vivere come figli di Dio. Capo e fondatore della Chiesa è Cristo. Paolo la descrive analogicamente come corpo di Cristo, ed è anche detta sposa di Cristo, popolo di Dio, casa di Dio, comunità dei credenti, nuovo Israele. La Chiesa
non è il regno di Dio, ma è colei che lo attende; non è Cristo, ma è in unità con lui. L'appartenenza alla Chiesa è segnata dal battesimo, quella al regno di Dio dallo stato di grazia e armonia con Lui. La Chiesa è realtà umana e divina nel contempo, fatta di uomini fallibili che tramandano e custodiscono verità infallibili; c'è una Chiesa come struttura, il complesso delle grazie di salvezza ricevute da Cristo e da essa distribuite, e una Chiesa organizzata fisicamente, che è la comunità dei credenti, la quale di queste grazie ha bisogno. Dono e missione, divino e umano, istituzione e comunità sono in essa misticamente unite. La teologia considera la Chiesa come “segno miracolo”, ovvero un segno visibile di una grazia che è invisibile.
Solo per far capire quanto il concetto sia articolato, si potrà meglio ricorrere ad un manuale di ecclesiologia o agli scritti dei Padri.
Tutto ciò evidentemente è fede, è quanto la Chiesa dice di sé stessa.
In questa prospettiva, la Chiesa cattolica non coincide con il clero. Ogni cristiano è parte della Chiesa e ne è al contempo figlio. Tra tutti i membri della Chiesa, alcuni di essi ricevono il compito di amministrarne i sacramenti e custodirne la fede: i vescovi, in quanto successori degli apostoli, aiutati
dai presbiteri e dai diaconi. Essi sono e restano membri della Chiesa come chiunque altro, avendo però una diversa funzione in essa; in quanto sacerdoti, però, realmente sono intermediari per la dispensazione della grazia (sacramenti). In quanto uomini, sono come chiunque altro, soggetti ad errore. Quando peccano, sbagliano non in quanto Chiesa, ma in quanto individui che ne sono membri; difficilmente si potrebbe pensare che qualsiasi membro di una comunità ecclesiale possa avere una tale importanza da trasferire la propria responsabilità personale sull'istituzione di cui fa parte; sarebbe come accusare lo Stato italiano di furto se c'è qualche ministro ladrone, o accusare l'umanità di genocidio a causa di Milosevic.
Un prete può celebrare validamente una messa pur essendo un assassino, ed i fedeli ne ricevono la grazia, in quanto ciò che il prete fa sull'altare non lo fa a nome suo, come persona, ma a nome della Chiesa di cui è membro ordinato (sacramentorum validitas ex opere operato, non ex opere operantis).
La Chiesa non è il papa. La Chiesa non è l'insieme dei sacerdoti. La Chiesa non è il vaticano. La Chiesa non è la gerarchia. Tutti costoro ne sono membri con funzioni particolari, ma non ne costituiscono l'essenza. Senza di essi, la Chiesa esiste lo stesso; la Chiesa esisterebbe anche se restassero due cristiani sulla terra.
Quando si parla delle malefatte dei preti, e si dice “la Chiesa ha fatto, ha detto, etc.”, si opera una confusione tra clero e Chiesa. Dicendo “la Chiesa ha fatto” si accusa tutta una comunità di credenti, laici e sacerdoti, che si ritiene parte di una comunità mistica, in cui il fattore spirituale e invisibile non è secondario, e alla quale Cristo ha promesso l' indefettibilità (Le porte degli inferi non prevarranno su di essa… tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato anche nei cieli, etc.).
Io sono il primo a parlare male del clero, papa compreso, se lo ritengo opportuno. Perché il prete è un fratello cristiano come me, e merita il mio fraterno rimprovero come io lo merito da lui. Molti santi si sono scagliati contro autorità ben più importanti di loro; alcuni cristiani zelanti sono andati a gridare alla soglia di Pietro per domandare giustizia.
Ma non parlavano o non accusavano la Chiesa, ma la sua gerarchia (e non tutta la gerarchia, ma questo quest'altro membro della gerarchia). E' risaputo e inevitabile che degli uomini sbaglino come e quanto gli altri: saranno giudicati come tutti, Dio non fa favoritismi. Ma la Chiesa, la Chiesa secondo il concetto cattolico tradizionale, da ciò non viene sfiorata. Se il papa dà un calcio nel sedere ad un passante, o se va a donne, è un peccatore come me: ma quando ordina un vescovo, dice messa o insegna verità di fede, è indefettibile (questo, è ovvio, solo per i credenti, ma se questo è quanto la Chiesa dice di sé stessa, io mi attengo alla sua definizione, non ne invento un'altra).
Apprezzo le critiche costruttive al clero: siano messe in piazza e smascherate. Ma non si dica Chiesa al posto di clero, come non si dovrebbe dire stato al posto di ministro tal dei tali o sindaco tal dei tali (anche se qui manca l'elemento soprannaturale). Si scriva quindi quello che si vuole, solo preferirei si cambiassero i termini.
Ora, mi riferisco ad alcuni passi che ho letto in alcuni interventi:
Innanzitutto per la teologia cattolica tutti i vescovi sono vicari di Cristo in terra. Il Papa è il primo dei vescovi, in quanto è vescovo della sede fondata sul martirio di Pietro, ma non è un "supervescovo". Ha certe prerogative sue personali, che però sono legate ed interpretate alla luce del suo essere membro della Chiesa, e non del suo essere fuori dalla chiesa.
Egli si ritiene un uomo come gli altri; nelle formulazioni ufficiali si autodenomina "servo dei servi di Dio" (che non vuol dire schiavo di schiavi, ma è un modo semitico per dire "servo più umile tra i servi di Dio"). Se il Papa sbaglia, è responsabile di se stesso. La Chiesa non è responsabile del Papa.
Se il Papa prende una decisione, la sua decisione avrà certo un'importanza, ma non è quasi mai una decisione insindacabile.
Si tira di mezzo l'infallibilità, quasi come se le decisioni dei papi fossero infallibili.
Ma ancora una volta occorrerebbe cercare di capire qual è la vera dottrina cattolica sull'infallibilità papale, e si scoprirebbe ad esempio che Giovanni Paolo II non ha mai detto nulla di infallibile, e nemmeno Giovanni Paolo I, e nemmeno Paolo VI, e nemmeno Giovanni XIII, etc.
l'infallibilità è una prerogativa riservata a certe definizioni di fede che sono assolutamente rare ed emesse in caso di un certo bisogno, che necessitano di un oggetto ben preciso, di una formulazione ben precisa, di una volontà ben precisa.
Tutto il resto, tutto quello che il Papa svolge durante il suo pontificato è materia di pastorale, altissima pastorale, ma non infallibile. Se il Papa sbaglia nella sua pastorale, non viene considerato infallibile e può tranquillamente essere criticato. Ci sono stati papi che sono stati dichiarati eretici dagli altri membri della Chiesa, perché la Chiesa non è una piramide, e anche colui che sta più in alto tra gli uomini può sbagliare come colui che sta più in basso.
In quanto membro della Chiesa non accetto che nessuno mi dia del colpevole o colpevolizzi l'istituzione di cui sono parte, in quanto, fino a prova contraria, le responsabilità degli uomini sono personali e non collettive. Il popolo tedesco non è genocida e antisemita, lo furono quegli ESSERI UMANI individuali che vollero esserlo, che oltre ad essere maschi o femmine, giovani o vecchi, buoni o cattivi, erano anche tedeschi invece che spagnoli.
Quando si dice che il Papa ha chiesto scusa per gli errori della chiesa, come se la Chiesa errasse, si dimostra di non avere mai letto quello che il Papa ha detto [infatti si parla degli errori dei figli della Chiesa, non della Chiesa N.d.R.] (questo documento tra l'altro non è papale ma è della Commissione Teologica Internazionale; in quanto documento non infallibile potrebbe anche essere non condiviso dai cristiani; io ad esempio sono uno di quelli che non condivide quel documento, non perché sia sbagliato, ma perché lo ritengo inopportuno).
Inviterei chi interessato a leggerlo, e vedere in che modo la Chiesa può guardare al proprio passato
Per i paragoni tra WT e CC, occorrerebbe prima chiedersi perché il papa in materia non definita può sbagliare e io glielo posso dire se lo ritengo giusto, e nessuno mi scomunica, e perché il CD non può essere sottoposto a giudizio, e se sbaglia sbaglia solo quando esso dice di sbagliare, e se non sono d'accordo mi disassocia. E nello stesso tempo dice di essere infallibile.
Questo mi interessa, più che contare le malefatte degli uni e degli altri, che sinceramente non sono di mia responsabilità, ma di chi le fa.
Ciao a tutti
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Diceva Rabbi Yeudà in nome di Rav:"Dodici ore ci sono nel giorno: nelle prime tre il Santo, benedetto sia, si dedica alla Torà; nelle seconde tre giudica tutto il mondo e, quando vede che questo meriterebbe la distruzione, si alza dal trono del Giudizio e si siede su quello della Misericordia...(b'Avodà zarà 3b)