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GESU’: RIVOLUZIONARIO ARMATO? UNA FAVOLA!

Ultimo Aggiornamento: 05/11/2011 16:45
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Pag. 186-188: “Se il cucciolo era simile alla madre, era perché aveva partorito un figlio simile a sé. Di qui la conseguenza che se l’uomo era fatto in quella determinata maniera lo era perché era stato fatto a immagine e somiglianza di dio”.
“Ecco la frase di Genesi: <<Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza.>> Dunque il dio e l’uomo erano simili e si rassomigliavano. Di modo che come il maschio si unisce alla femmina, così avveniva tra gli dei. Abbiamo varie tradizioni. Abbiamo il dio Elyon (l’Altissimo)sposato alla dea Berut. Questi ebbero due figli: El (Dio) e Iahweh (Signore). Questi in seguito spodestarono il loro padre, prendendo il suo nome come un epiteto che sottolineasse una loro caratteristica, sicché abbiamo El-Elyon (Dio altissimo) e Iahweh-Elyon (Signore Altissimo)”.
Mi sovviene che da molto tempo gli studiosi della critica testuale della Bibbia non prendono più alla lettera la Genesi e tutti gli altri racconti del testo sacro! A. conosce che la Genesi specialmente è nata ed è stata composta con i generi letterari del tempo, usando il mito, che non è favola, come genere letterario per spiegare il sacro e il mondo soprannaturale della cultura mesopotamica. I termini che il redattore della Genesi usò li usò in senso funzionale, in modo che al di là della figura della rappresentazione mitica del mondo e della ripetizione ciclica dell’evento in cerimonie sacre vi fosse la memoria dell’archetipo cioè del primo modello: il mondo della divinità. E come mostra Mircea Eliade ne “Il mito dell’eterno ritorno” il <<tempio>>, la <<Gerusalemme>> terrestre hanno i loro archetipi celesti, per portare un esempio.
Nell’introduzione all’Antico Testamento così spiega il significato del mito lo studioso S.A.Sogin: “Il mito è un genere letterario narratio che si trova in una forma o nell’altra in tutte le religioni. Negli studi biblici e in quelli del vicino Oriente antico il genere usato per le imprese di dei ed eroi, imprese indipendenti da un qualche contesto storico-geografico e cronologico perché di solito, almeno nelle origini, legate allo schema ciclico della natura e della sua fertilità…orbene, è un’opinione diffusissima, che gli scrittori biblici, a causa dell’impostazione monoteistica e storica del loro pensiero, abbiano tentato di eliminare dai loro testi la visione mitica dell’universo e che in massima parte vi siano riusciti. Dio, in altre parole, si rivelerebbe, come visto, nella storia e non, come in tutte le altre religioni, in narrazioni mitiche”.
“Naturalmente si potrebbe considerare mitica la nozione stessa di una divinità trascendente che interviene nel mondo degli esseri umani, ma il problema non è questo: il linguaggio religioso si esprime per forza di cose in categorie come appunto le divinità, la sua trascendenza ed i suoi interventi, l’origine dell’universo e la sua fine escatologica.” (Paideia Ed. Brescia 1987, pag. 82-86)
Nella Genesi “si afferma così implicitamente anche la dottrina della totale appartenenza del mondo a Dio; esso è creazione della sua volontà ed egli ne è il Signore…Dal punto di vista della storia delle religioni non si può contestare un’affinità di queste concezioni con le credenze magiche (infatti anche il dio Marduk, nel poema babilonese della creazione, dimostra la sua potenza davanti agli dei pronunciando efficaci parole magiche A O T, 117)”.
“Ma è pure pacifico che in Israele, nella secolare tradizione sacerdotale, esse hanno subito una purificazione teologica fin dagli ultimi residui di carattere magico. E’ questo un chiaro esempio di come spesso, pur essendoci un’affinità storico-religiosa di concetti e di idee che sembra evidente, non si creda al di là di una certa somiglianza formale”. (Gerard Von Rad, Antico Testamento, Genesi, Paideia Ed., Brescia 1978, pag.60).
Pertanto dagli studiosi emerge il fatto che gli autori del testo sacro per stendere i loro scritti si sono serviti dei generi letterari comuni alla loro cultura, a quella mesopotamica, ma adottandola però al loro sistema. Si tratta appunto di “somiglianze formali”.
Se poi, come sostiene A., l’uomo è fatto ad immagine di Dio in senso proprio, se le cose stanno così, imperfetto è pure lo stesso Dio che lo creò a sua immagine!
Naturalmente, A. da’ per scontato che i sacri autori abbiano usato i miti babilonesi in senso proprio, ma questa tesi non va d’accordo con la seria ricerca scientifica, come è dimostrato da una sterminata letteratura.


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