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Manovra economica del malgoverno ITALIANO - Crisi & Tasse -

Ultimo Aggiornamento: 09/06/2010 15:09
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26/05/2010 13:36
 
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I SACRIFICI SI CHIEDONO SOLO DOPO AVERLI FATTI PER PRIMI: UNA CLASSE POLITICA CHE NON SA DARE ESEMPI

 


IN PARLAMENTO BUVETTE CON PASTI A 3 EURO,  ASCIUGAMANI DA 88 EURO, 70 MILIONI PER VOLI DI STATO, 3.000 DIPENDENTI, DIVISE DEI COMMESSI DA 1.800 EURO: DIPENDENTI IN PENSIONE A 8.000 EURO AL MESE A 52 ANNI…NEL 1946 CAMERA E SENATO FUNZIONAVANO CON 4 PALAZZI, ORA SONO PIU’ DI 30… CONSULENZE IN AUMENTO E SPESE  REGIONALI  SENZA CONTROLLI




Chiedere sacrifici agli italiani si può, ma reclamarli in nome della crisi internazionale, quando si continua a far finta di non vedere le mille contraddizioni di uno Stato che sputtana soldi a milionate ogni giorno, non può essere un alibi valido.

Il centrodestra sta governando questo Paese da ben sette degli ultimi nove anni: tempo più che sufficiente per imprimere un cambiamento che non c’è stato.

Se l’elettorato deluso diserta le scadenze elettorali e l’astensionismo ha raggiunto vette impensabili, occorre anche saper fare autocritica: è segno che il cittadino ha percepito la mancanza di una svolta.

Di tagli si parla solo per gli stipendi degli statali, mentre il potere d’acquisto è diminuito, la soglia di povertà assorbe sempre più milioni di italiani e la corruzione dilaga come in passato.

Di fronte a una crisi che il governo ha sempre voluto ridimensionare, una classe politica adeguata avrebbe dovuto dare l’esempio, non attraverso spottoni inveritieri, ma con comportamenti reali adeguati.

Dati alla mano, le auto blu sono aumentate, le consulenze pure, i deficit di molte regioni e comuni sono prossimi alla bancarotta, come d’altronde la sanità.


Eppure sul Titanic, ovvero nel Parlamento italiano in agonia, mentre molti cittadini comuni tagliano tutte le spese possibili, l’orchestra suona sempre la stessa musica.


Alla buvette un primo costa sempre un euro, un secondo due euro, si comprano 50 asciugamani a 88 euro l’uno, quando su internet gli stessi identici si trovano a 5 euro ciascuno.

Si continua a spendere cifre incredibili come 70 milioni l’anno di aerei di Stato, si incrementa il parco di auto blu, si presentano leggi per dare il vitalizio anche ai sindaci e agli assessori comunali.

Pensate che nel 1946 Camera e Senato, per il loro funzionamento, necessitavano di 4 palazzi, mentre ora non ne bastano 30. 


Il tutto mentre il Parlamento oggi ha 3.000 dipendenti e una divisa da commesso costa allo Stato 1.800 euro, una cifra con la quale una madre di famiglia veste marito e figli tutto l’anno.

Siamo un Paese dove ancor oggi un commesso parlamentare va in pensione a 52 anni con 8.000 euro al mese di vitalizio per 15 mensilità e in cui un dipendente di Camera o Senato ha una retribuzione di 15 volte superiore a chi ha lavorato altrove.


Un Paese dove nessuno fa una legge che vieti il cumulo delle pensioni dei parlamentari con altri incarichi, dove gli enti locali e i ministeri ogni anno aumentano le consulenze, invece che ridurle.

In Regione Sicilia abbiamo 50.000 forestali, 1 dirigente ogni 6 dipendenti, un capufficio ogni due impegati, 2.200 manager con stipendi da favola.

A Palermo abbiamo 1.000 giardinieri e sono state ancora assunte 50 persone con il compito di controllare i tombini e altre 20 persone per controllare i 50 che dovrebbero controllare i tombini.

Immaginiamo già i federalisti: ecco il Sud sprecone.

Ma come mai i governi centrali non sono mai intervenuti commissariando?

Il problema è lo Stato latitante, le istituzioni complici, il ceto politico degradato, non le formulette federaliste uso gonzi.

Il problema sta nella politica come centrale affaristica e non come servizio per il proprio popolo, sta nella mancanza di esempio, di stile, di etica, di disinteresse.

Una destra seria ha il dovere di porsi queste domande, se vuole davvero interpretare il Paese reale: non si vive a lungo di spot e sondaggi, di manipolazione dell’informazione televisiva e di bugie.

Se non si sa vivere in sintonia con il proprio popolo e  progettare un futuro, non solo non si va lontano, ma si fa soprattutto un danno a una concezione di destra vera, sociale e moderna che vive invece nelle speranze di tanti italiani.

 
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26/05/2010 14:13
 
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Per qualche auto blu



In Italia abbiamo raggiunto il primato mondiale di 624.330 auto blu e continuano ad aumentare, come le Province, le Comunità Montane, le ciroscrizioni, i consulenti inutili o gli enti inutili.


Negli Usa (5 volte più popoloso dell’Italia) le auto blu sono appena 72.000 (9 volte meno dell’Italia),
in Francia 61.000,
nel Regno Unito 55.000,
in Germania 54.000,
in Turchia 51.000,
in Spagna 42.000,
in Giappone 30.000,
in Grecia 29.000 e
in Portogallo 22.000.



Credete che Tremonti ne abbia tagliata qualcuna?



Qualcuno ha calcolato che costano all’ erario la bellezza di 43 MLD di euro l’ anno.

Basterebbe abolirle o limitarle alle massime cariche, ed ecco trovati i 26 o 29 MLD senza lacrime e sangue!


Se si calcola il costo dell’ autista (uno, anche se in molti casi sono due), il deprezzamento del 10% annuo di un’ auto dal valore medio di 50.000 (per stare bassi), l’ assicurazione la manutenzione su una media di 20.000 km/anno, una macchina costa allo stato intorno i 67.400 € l’anno, moltiplicate per 645.000 e si arriva ad un costo di 43,5 MLD di euro.

Come mai dicono che non sanno dove trovare i soldi per creare un welfare da paese civile???



Troppo difficile?!


di: viviana vivarelli

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28/05/2010 21:21
 
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Varata la manovra sacrifici e... il mega yacht di Piersilvio

Giovedì 27 Maggio 2010 07:30


di Andrea Doi


E meno male che eravamo fuori dalla crisi. E meno male che era finito il tempo dei sacrifici.

Già, i sacrifici: una parola che il "nostro" premier Silvio "Gran Puttaniere" Berlusconi ha pronunciato per ben due volte, all'inizio della conferenza stampa congiunta con Giulio Tremonti, tenutasi ieri per presentare la nuova manovra finanziaria.

Il condottiero Silvio, quello che dice alla televisione, quasi a reti unificate, assomiglia ad un grido di battaglia: «Ce la faremo anche questa volta».
Poi però il guerriero de noialtri inciampa su di una sfortunatissima frase: «Siamo tutti sulla stessa barca».

Ma a quale barca si riferiva il premier?

Forse al mega yacht da 37 metri del figlio Piersilvio.
Già, una "barchetta" costata circa venti milioni di euro.
A bordo quattro suite per gli ospiti e una sala fitness.

Il nuovo giocattolo di casa Berlusconi è stato varato ad Ancona proprio ieri, mentre veniva varata la manovra "dei sacrifici".

I tempi Silvio... hai sbagliato i tempi.

Non siamo sulla stessa barca; noi siamo su ben altra nave.

Infatti mentre sul mega yacht di famiglia scorreranno fiumi di champagne e dolci donzelle danzeranno sul ponte, agli italiani toccherà darsi da fare con i secchi, per svuotare dall'acqua la bagnarola "Italia" che sta affondando sempre più velocemente.

Bon voyage Piersilvio & Family bon voyage!
[Modificato da _Rossini_ 28/05/2010 21:22]
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30/05/2010 16:08
 
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QUELLI CHE ACCUSANO
ROMA LADRONA E POI GIRANO SU AUTO BLU DA 100 MILA €


Ecco quelli che accusano Roma ladrona e poi vanno in giro con una macchina da 70 mila euro, 100 se è blindata con autista e relativo spreco.

Non potrebbe andarci con la sedia rotelle spinta da una badante?

Sono andate 259 auto blu al funerale degli alpini, semplicemente per afre passerella. La maggior parte di loro se ne frega dei soldati morti a casusa loro, altrimenti cesserebbero le stupide guerre che fanno in giro per il mondo.

Con che faccia chiedono sacrifici alla gente?

E Bossi che minaccia rivoluzioni se cancellano la provincia di Bergamo?

Voglio vederla, neh falla sta rivolziione scemo di guerra che non sei altro.

Ma come possono tollerare gli italiani di essere guidati da questa marmaglia politica??

gg
 
Scandalo Auto Blu
Leggi anche : Auto blu più di 650 mila
 


Al funerale romano dei due alpini uccisi a Herat c'è una bambina.
Tiene la madre per mano: "Voglio andare più vicino", dice a voce alta. Ma non appena ci prova, un poliziotto fa segno di no: "Per cortesia, rimanete indietro. Ci facciamo male, qui devono entrare le auto blu".

Ed ecco che in un mattino di lutto nazionale, nell'Italia in ginocchio per la crisi economica, chi lavora a pieno ritmo è il posteggiatore dei soliti eccellenti: allontana la folla e fa spazio alle ammiraglie, il simbolo della supremazia di politici e grand commis scivolato indenne lungo le due Repubbliche.

Sulle note del Silenzio, la carovana di Audi A6, Lancia Thesis, Alfa 166 e Bmw scure sfreccia con i lampeggianti accesi e scarica ministri e dirigenti, funzionari e generali, crocerossine e portaborse sul sagrato di Santa Maria degli Angeli: "Onore', da questa parte".

Così, mentre nella chiesa romana si onora il sacrificio del sergente Massimiliano Ramadù e del caporal maggiore Luigi Pascazio morti in Afghanistan, fuori va in scena l'ingorgo delle vetture di Stato.

Alla faccia dei tagli annunciati e del rigore invocato dal ministro Giulio Tremonti, lo spettacolo ha inizio alle 9 del mattino: un puzzle blu e grigio riempie lentamente la piazza, fino a disegnare sui sampietrini la mappa dell'italico privilegio.

Sui parabrezza collezioni di pass e permessi speciali: dalla Ztl, a Palazzo Chigi, al Senato, ai vari ministeri. Fra l'altro tutti palazzi a poche centinaia di metri dalla basilica.

A guardar bene, c'è un ordine che regna in quel disordine: più sei potente, più l'automobile sarà vicina quando dovrai ripartire.

"Vede laggiù? Quelli sono di Palazzo Madama.
Quello più alto invece sta con Fini,
l'altro laggiù coi capelli brizzolati è un uomo del premier.

È sempre così, in questi casi", racconta un vigile urbano, veterano delle grandi occasioni. E la scure? "Macché, si guardi attorno".

In effetti se giri la testa, la scena non cambia. Ce n'è dappertutto.

Una cinquantina di macchine sono sistemate a destra della fontana delle Naiadi, altrettante a sinistra, altri due spiazzi riservati stanno di fronte all'hotel Exedra, un quarto parcheggio vip s'affaccia su via Nazionale.

Solo davanti alla facciata della chiesa "L'espresso" conta 156 auto blu, senza considerare volanti e gazzelle.

Ma lo spazio non basta per tutti.

Anche il posteggio di fronte alle terme di Diocleziano è segnato con il nastro giallo. Una ventina di Audi sono schierate davanti al Grand Hotel, una decina in via Parigi e ancora sul viale che porta alla stazione Termini e nelle strade lì attorno. Fanno 259 in meno di un chilometro quadrato, una densità da concessionaria.

Tutte in attesa che la "personalità" riaccenda il cellulare e dia il segnale: è ora di imboccare un'altra preferenziale.

Alle 9 e 45 arriva pure il ministro Renato Brunetta, il grande censore dello spreco pubblico.

Scende da una Bmw grigio chiaro metallizzato e tira dritto verso la navata principale.

Peccato, perché se soltanto si fosse voltato un attimo si sarebbe fatto un'idea sull'annunciato censimento delle vetture di servizio.

A dimostrare che in Italia gli sprechi a quattro ruote sono fuori controllo, basta un dato: nemmeno il governo sa quante ce ne siano. Tanto che sta cercando di fare una radiografia con la promessa di dimezzare i costi.

Intanto, però, i numeri crescono ogni anno.
A colpi di milioni di euro per le casse dello Stato.

Le ultime gare assegnate dalla Consip, la Spa del ministero dell'Economia, sforano i 100 milioni fra noleggi di berline piccole e grandi, acquisti di mezzi commerciali e basse cilindrate, city car e modelli 4x4.

Una decina di forniture comprese fra i 5 e i 33 milioni di euro l'una. Senza contare la gara per le ammiraglie della flotta blu, che è ancora in corso ed elenca una serie di optional di lusso che vanno dal satellitare ultima generazione ai sedili in pelle chiara.

Sarà che l'auto in Italia è la seconda casa di politici e potenti vari.
Ma secondo la stima dell'associazione Contribuenti italiani nel 2010 s'è toccata quota 624.330, con un incremento del 2,7 per cento proprio negli ultimi mesi.

Quelli a cui fanno riferimento le gare Consip.

Fra proprietà e leasing lo Stato, le Regioni, le Province, le Asl e i Comuni battono ogni record, surclassando i grandi della Terra.

Un confronto è sufficiente per verificarlo: negli Stati Uniti non si arriva a 73 mila auto di servizio, in Francia sono meno di 63 mila, in Gran Bretagna appena 56 mila. In media una contro dieci.

Da noi basta fare due passi in piazza per rendersi conto che così fan tutti. La sfilata di Pantalone si apre con il ministro Carlo Giovanardi, che trattiene l'autista dell'A6 qualche istante in più per recuperare il trench dal sedile posteriore.

Poi è la volta di un gruppo di ufficiali alpini, con penna bianca e vettura scura, seguito dai vertici della Marina e dal ministro della Difesa, Ignazio La Russa, che si presenta alle esequie con quattro auto in fila indiana.

Seguono un paio di Thesis per un paio di generaloni, un'Alfa 166 per Piero Fassino, il codazzo di Gianfranco Fini e quello di Umberto Bossi.

Poi avanti così per quasi un'ora.

Bis all'uscita, con gas di scarico e rombo di pistoni in anticipo di dieci minuti: "Che vuole fare?

Fa caldo e dobbiamo raffreddare l'abitacolo", spiega un autista piuttosto navigato.

Il vizio è antico e ha contagiato tanto Roma quanto il Nord leghista.

Al punto che non sembra ancora esserci un vaccino davvero efficace.

Quel 20 maggio nemmeno il governatore del Veneto, Luca Zaia, s'è fatto mancare la passerella a motore. Alle 9 attraversava la hall dell'hotel Exedra a due passi dalla chiesa. Poi è salito sulla Lancia di rappresentanza, inghiottito per una manciata di minuti nel traffico romano, ed è riapparso in gran spolvero assieme agli altri governatori all'ora stabilita.

Abitudini di "Roma ladrona", recitano gli slogan del Carroccio, eppure fra i primi provvedimenti del neo governatore leghista c'è proprio un'auto di servizio concessa al portavoce contravvenendo ai diktat del Senatùr sui tagli alla pubblica amministrazione.

La delibera è del 20 aprile, pochi giorni dopo la vittoria elettorale.
Una goccia nel mare, si dirà. Ma pur sempre acqua. Visto che è dal 1997 che la politica promette di domare l'onda blu e invece la marea delle prebende si alza a ogni chiaro di luna.

Ci provò Romano Prodi, che inserì i tagli in Finanziaria.
Bastarono pochi mesi, però, perché il regolamento attuativo che doveva mettere in pratica la norma, di fatto aprisse le porte alle deroghe. Finendo per ripristinare molti dei privilegi abrogati dal governo.

All'epoca fu Maurizio Gasparri a sparare sull'Ulivo accusando il centrosinistra di mentire. Ma quattro anni dopo, quando Palazzo Chigi passò al centrodestra, il numero delle auto blu s'impennò.

Nel 2007 si sforò per la prima volta quota 500 mila e furono varati altri tagli. Rimasti anche stavolta sulla carta, visto che solo il ministero dell'Ambiente ridusse davvero il parco macchine in cortile.

Alle vetture romane si aggiungono le abbuffate degli enti locali.

Già prima dell'ultimo raid nelle concessionarie, le Regioni avevano a disposizione 52 mila vetture, 51 mila le Province, 72 mila i Comuni.

Numeri che rivelano i costi reali del catalogo del lusso posteggiato quella mattina di fronte alla basilica romana. Dominano le Thesis in versione scura e chiara. Grigio, nero, antracite con interno in pelle beige, nera, addirittura bordeaux. Ce ne sono oltre 50, cilindrata media 3 mila benzina, rigorosamente full optional. Fra i ministri e gli alti ufficiali prevale invece il marchio tedesco dell'Audi, ormai al top della gerarchia del potere. Quasi tutte A6 nuove di zecca. Se ne contano almeno 40 solo nel parcheggio centrale.

La targa più vecchia è immatricolata nel 2004, la più recente non ha macinato un mese di asfalto. Interni deluxe, radiche e vetri oscurati.
 
Il meglio del meglio, se non si fa caso alle due Maserati Quattroporte e otto cilindri, con sedili regolabili in 14 posizioni come sa bene il sottosegretario Gianni Letta. Non mancano nemmeno le Alfa Romeo. Ci sono una trentina di 159 come assaggio, per poi passare alle più prestanti 166 nere, alternate ogni tanto a qualche Volvo S60, più diffusa fra gli alti gradi dell'esercito. Passano quasi inosservate, invece, Hyundai Lantra e Fiat Marea, pronte a incollarsi al paraurti dei politici e fare da scorta con l'aiuto dei lampeggianti, summa degli status symbol nel traffico della capitale.

Troppo, tuona proprio Brunetta giurando che stavolta la crociata contro il parco degli sprechi partirà davvero. Ma sull'esito i dubbi restano. Anche perché capita che gli annunciati tagli alla fine si traducano in maggiori costi anziché in risparmi.

È il caso del Friuli, dove il presidente del consiglio regionale Edouard Ballaman qualche giorno fa ha fatto il beau geste e rinunciato alla potente Audi in dotazione per rimettersi alla guida della sua vecchia e sgangherata Rover verde padano.

Un annuncio cui, però, è seguita la beffa. Il regime di rimborso spese della Regione autonoma risulta addirittura più caro dell'auto di servizio. E così da quest'anno l'ente pagherà 3.210 euro in più al mese proprio al presidente senza autista, che finirà per costare il doppio di prima.

Non bastasse l'aver centrato il primato mondiale di ammiraglie, i politici ora bramano per lanciarsi a tutta velocità sulle affollate strade italiane. Ogni giorno divieti di sosta, fretta, sensi unici in contromano si traducono in multe salate. Così ci hanno provato di nuovo.

Il deputato del Pdl, Giuseppe Consolo, ha tuonato contro il Comune di Roma, reo di inviare pacchi di contravvenzioni agli stakanovisti di Montecitorio. E ha chiesto l'impunità per gli autisti: "A noi", ha precisato, "che veniamo qui per lavorare e non certo per bighellonare".
Una bella trovata nel paese dove l'auto dell'ex ministro Ferri fu fermata a tutta birra dopo il famigerato decreto che riduceva a 110 all'ora il limite in autostrada.

Alla fine il colpo di spugna non è arrivato, anche se un bonus per i crediti delle patenti di servizio ci sarà. E così le auto blu, oltre a proliferare in numero e cilindrata, miglioreranno anche le prestazioni su strada. Alla faccia del rigore dei conti e degli automobilisti in coda.



(27 maggio 2010)  da L'Espresso
 
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09/06/2010 15:07
 
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Pensate se non erano missioni di pace. 



Manovra finanziaria "Lacrime e Sangue", "dovremo fare tutti dei sacrifici", ci ripete Alfano al telegiornale, e si tagliano enti di ricerca indipendenti, pardon, "inutili", e si tagliano i finanziamenti alla scuola pubblica, e nei tribunali si fanno le collette per i toner della stampante, quando c'è la stampante, ed agli statali stipendi bloccati per anni, ma che nessuno tocchi le "Spese per gli Armamenti", non sia mai, armiarmiarmiarmiarmi, previsti 71 programmi di armamento, ecco cosa acquisteremo: 


131 Cacciabombardieri F-35 dagli Usa.
15 miliardi di Euro.

2 Sommergibili di nuova generazione.
915 milioni di Euro.

8 Aerei a pilotaggio dall'alto.
1,3 miliardi di Euro.

Sistemi Anticarro di terza generazione.
120 milioni di Euro.

Dotazione di nuovi sistemi digitali per le forze di terra.
12 miliardi diEuro.

Totale: 30 miliardi di €


Sessantamilamiliardidivecchielire, una cifra monster, ci pagheremo tranquillamente l'attuale manovra finanziaria "lacrime e sangue", e avanzerebbero ancora 4-5 miliardi per cominciare alla grande, che ne so, i lavori al centro dell'Aquila, ad esempio. Sì, lo so che non si può ragionare così [o forse sì?], ma spendiamo in armamenti 3 miliardi e mezzo l'anno, cifre megagalattiche e destinate a salire in maniera massiccia, e per fortuna che
"ripudiamo la guerra", e per fortuna che siamo in "missione di pace". Ad esempio. Dodici miliardi per "nuovi sistemi digitali", roba tecnologica, lì si spende e si spande: mica come per la Banda Larga in Italia, diosolosa quanto ne avremmo bisogno, la crescita zero si esorcizza a partire da lì. Prima le menzogne da "800 milioni di Euro e 2 mega di banda per tutti dal 2010", Brunetta, tutto congelato in attesa di tempi migliori, poi quei 20 milioni a mò di mancetta per i ragazzi, quasi uno sberleffo, cifra che è 1/600 di quella assicurata per l'acquisto di quei "nuovi sistemi digitali" per l'Esercito, un seicentesimo, e vabbè, consoliamoci con 131 Caccia in più.
  
[Modificato da ®@ffstef@n 09/06/2010 15:09]
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