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E’ un’Italia di barbari: bambini a pane e acqua a Vicenza _Ringraziate la LEGA NORD

Ultimo Aggiornamento: 27/04/2010 21:52
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04/04/2010 16:26
 
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E’ un’Italia di barbari:
bambini a pane e acqua a Vicenza

 (apcom)Una vicenda “disumana” quella degli otto bimbi messi a pane ed acqua a Montecchio Maggiore, nel vicentino, perchè i genitori erano in mora con il pagamento della mensa scolastica.

Contro la decisione della giunta di centro destra si sono sollevati gli scudi sia dei vertici scolastici, sia della società civile: l’associazione Dossetti parla  di una “aperta violazione dei diritti dell’uomo e del fanciullo, riconosciuti dall’Onu e dalla nostra Costituzione”, ma il sindaco leghista, Milena Cecchetto, si difende: “Le regole sono regole per tutti e vanno rispettate. Il mondo non può essere dei furbi”.

“La barbarie dell’episodio riporta al Medioevo
– prosegue l’associazione Dossetti – Bisogna opporsi in tutti i modi ad un simile mezzo utilizzato per governare un comune italiano: una scelta, quella dell’amministrazione di Montecchio Maggiore, non in linea con i principi di un Paese civile come l’Italia”.

E intanto a Montecchio si mobilitano i bimbi, compagnetti di quelli messi a pane e acqua, che dividono il pasto con gli sfortunati e la Caritas di Vicenza si dice disposta a saldare il debito delle nove famiglie, sei straniere e due italiane, che sono morose nei confronti del Comune.

Intanto, stasera alle 19.30, davanti al municipio di Montecchio, riporta il Corriere della Sera, le associazioni degli immigrati hanno organizzato una simbolica cena a pane ed acqua. L’iniziativa è di Ousmane Condè, originario della Guinea, cittadino italiano da pochi mesi e candidato alle regionali in Veneto per Sinistra ecologia libertà. “L’umiliazione subita dai due bambini italiani e dai sei stranieri – prosegue l’associazione Dossetti – che si sono visti servire, davanti a tutti, pane ed acqua come punizione, perché i loro genitori non possono permettersi il pagamento di poche decine di euro, suscita una condanna morale senza appello.

La tanto declamata integrazione, che deve partire soprattutto nelle scuole dell’infanzia, è stata brutalmente violata in nome di un principio, quello economico, che è agli antipodi del concetto di tutela della dignità della persona umana”.
 
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11/04/2010 14:35
 
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Fonte:
Continua, implacabile, la
"Saga degli Imbe-Celtici"

Pensavamo di aver toccato il fondo, con l'episodio degli otto bambini messi a pane e acqua da due stronze leghiste [ ], prendendo spunto da uno scritto di Concita De Gregorio).


Ma con questa razza d'imbe-celtici non è mai finita. Non abbiamo ancora digerito l'episodio precedente, che ne arriva uno, se possibile, ancora peggiore. Protagonisti sempre questi stronzi che stanno avvelenando ciò che resta (e non è molto) di civiltà e di cultura dell'accoglienza e del sostegno ai ceti deboli.  L'episodio ce lo racconta il Manifesto. La genìa d'imbecilli alla quale appartengono i "personaggi ed interpreti" è sempre la stessa: leghisti doc, cresciuti alla scuola di chi fa pisciare i maiali sul terreno dove dovrebbe nascere una moschea. Quelli del "brutt terun torna a cà tua"; quelli che le panchine dai giardinetti le togliamo, perchè altrimenti gli immigrati hanno un posto dove sedersi dopo il lavoro.

Stronzi, stronzi, stronzi. Mille volte stronzi. Ma ancora più stronzi quegli italiani così a modo, così firmati, così cattolici, che li hanno fortemente voluti ai vertici di regioni e comuni della Patania (Mitteleuropa), per proteggere il loro miserabile benessere, fatto di villette coi sette nani di gesso, e di slogan talmente cretini che persino loro a volte se ne vergognano. Ma ecco la notizia, riportata solo dal [Manifesto]:


Mensa non pagata, bambini fuori dalla scuola

Neanche a pane e acqua, bensì fuori da scuola per due ore. Dove non si sa, non è questione che interessa l’amministrazione leghista di Adro. Siamo in Franciacorta, provincia di Brescia, e la guerra contro i bambini figli di famiglie che non pagano la mensa scolastica vede di nuovo protagonista un sindaco del Carroccio: Oscar Lancini.

Le polemiche contro un’analoga iniziativa adottata il mese scorso a Montecchio Maggiore, nel Vicentino, dove gli alunni morosi furono sfamati con panini imbottiti e una bottiglia di acqua, non hanno intaccato i primi cittadini in camicia verde. Così da stamattina 40 bambini dell’Istituto comprensivo di primo e secondo grado di via del Lazzaretto a Adro non saranno ammessi alla mensa scolastica.

 

La circolare che è stata recapitata ai genitori - tramite bambini, che si sono visti consegnare in classe una busta chiusa di cui tutti i compagni conoscevano già il contenuto, si può immaginare la vergogna - parla chiaro: «L’organizzazione scolastica non ha nessuna possibilità e risorsa strutturale ed economica per garantire agli alunni l’assistenza e soprattutto un pasto alternativo rispetto a quello fornito dall’amministrazione comunale con il servizio della mensa scolastica».

Insomma, scrive il dirigente scolastico Gianluca Cadei, la scuola non sa né come assistere, né cosa dare da mangiare ai bambini se non ci pensa chi ne ha la responsabilità, cioè il Comune.

Quindi l'unica soluzione è che i figli dei morosi durante le ore dei pasti escano da scuola. Ma siccome si tratta di minorenni la circolare specifica che «dovranno essere ritirati dalla scuola alle 12,10 e riaccompagnati dai genitori alle 14,10 per le lezioni del pomeriggio».

Ma come faranno i genitori che lavorano?
E la mensa non è forse orario scolastico obbligatorio?

Il sindaco Lancini non si fa, evidentemente, tante domande. Contro la decisione dell’amministrazione comunale di Adro si sono mossi la Caritas e lo Spi Cgil, che per stamattina annunciano un’iniziativa di protesta: volontari porteranno nella scuola di via Lazzaretto cibo, frutta e acqua per i bambini esclusi dalla mensa.

Ma da quanto è trapelato, il sindaco non ha intenzione di permettere l’ingresso nelle aule scolastiche dell’associazione cattolica e del sindacato dei pensionati.

 

Lancini è famoso per le sue iniziative contro gli immigrati extracomunitari: anni fa mise una taglia sui clandestini, ad Adro gli extracomunitari sono  sistematicamente esclusi dai bonus per le famiglie bisognose (...insomma, una merda doc...).


Ma dalla guerra agli immigrati, la politica dell’amministrazione leghista sta virando velocemente verso la guerra contro tutti coloro che si trovano in difficoltà economiche e sociali. L’esempio della mensa scolastica è lampante. La maggior parte di bambini esclusi è di origine straniera, ma non sono stati risparmiati i bambini italiani.

 

Spesso alle spalle hanno già il dramma della crisi economica e della perdita del lavoro dei genitori. Oppure solo una vita complicata, come nel caso di Ilaria Poli, la cui figlia che frequenta la quinta elementare è tra gli esclusi: «Cresco da sola tre figli - spiega - Ho sempre pagato, ma spesso in ritardo. Va anche detto però che a Adro la mensa si paga in anticipo: ti risarciscono se il bambino non frequenta».

Pur avendo un reddito basso, Poli paga il massimo della retta (100 euro al mese) perché non è residente a Adro, ma in un paese vicino. In pratica sconta la volontà della giunta leghista di negare ogni supporto ai non residenti, pur essendo italianissima.

Ad Adro la signora lavora, ci vive sua madre, e per questo ha iscritto sua figlia in quel Comune, pur essendo «straniera». Stamattina accompagnerà sua figlia a scuola: «Le ho parlato, ha sofferto per questa situazione. Ma a scuola andrà comunque. Non ci possono sbattere fuori».

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16/04/2010 13:33
 
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Digiuno e castigo: scene dalla nuova Italia

Quei bambini puniti e umiliati: altro che Paese cristiano

.

di Dario Fo e Franca Rame

.

Qualche giorno fa, stando davanti al video e seguendo un telegiornale, Franca ed io siamo rimasti sconvolti. La cosa si è ripetuta anche nei giorni successivi.


Siamo venuti a sapere che proprio qui, in Lombardia, in un complesso di scuole per l’infanzia, elementari e medie, ci sono dei bambini che al momento della distribuzione del cibo nella mensa si sono trovati con davanti un piatto, dentro al quale c’era un pezzo di pane, e un bicchiere d’acqua; mentre nel piatto degli altri bimbi c’era pastasciutta, e appresso formaggio e anche la frutta.

Perché?

Perché i genitori dei puniti non avevano pagato la retta, o anche solo erano in ritardo, e quindi i figlioli non avevano il diritto di mangiare! Digiuni per castigo dovevano restare! Pensiamo allo choc che devono aver provato questi ragazzini: fermi, davanti al panino, il bicchiere d’acqua; e gli altri che mangiavano. Sappiamo che alcuni fra i bambini, di quelli che avevano gli spaghetti, senza una parola ne hanno messo nel piatto vuoto dei compagni una o due forchettate.


Diciamo:

una società che produce un dolore, una mortificazione, un’umiliazione di questo livello a dei ragazzini innocenti
– ma che razza di società è?


Che razza di valori ha nel corpo, nel cuore e nel cervello?

Che cultura produce?

Quale dimensione sociale?


Ci siamo sentiti proprio male.

E’ da ricordare che questi che inscenano spettacoli del genere sono gente nostra, della nostra razza. Sono loro che hanno ordinato di togliere il cibo ai bambini poveri, in quanto indegni dei vantaggi comuni. S’è saputo poi, che questi genitori non hanno mancato per strafottenza o per un atto di inciviltà, ma solo perché non avevano i denari per pagare la retta! E’ gente travolta dalla crisi, quasi tutti causa la perdita di un lavoro, e quindi senza paga, disoccupati.


Ai gestori della cucina, ai gestori di questa economia e di questa scuola e del comune non importava niente.


Importava: “Non paghi, non mangi”: anche se sei un bimbo devi soccombere, essere punito.

Di colpo ci è venuto in mente Sant’Ambrogio.

Su di lui, il maggiore vescovo che la nostra città abbia avuto, abbiamo realizzato e messo in scena anche uno spettacolo al Piccolo Teatro di Milano, lo Strehler.


Siamo atei, ma abbiamo studiato profondamente la storia del cristianesimo. E abbiamo scoperto che Ambrogio possedeva un grande senso della collettività, che aveva preso parola, intervenendo con durezza al Senato di Milano, quando questa era stata eletta a Capitale dell’Impero d’Oriente e d’Occidente, portando avanti il diritto della dignità degli uomini: anche quando sono schiavi, anche quando sono privi di diritti.


Lui diceva:

“Ricco signore, non t’accorgi che davanti alla tua porta c’è un uomo nudo, e tu sei tutto assorto a scegliere i marmi che dovranno ricoprire i muri.

Quell’uomo chiede del pane e intanto il tuo cavallo mastica un morso d’oro.


Tu vai in visibilio contemplando i tuoi arredi preziosi, e quell’uomo nudo trema di freddo di fronte a te e tu non lo degni di uno sguardo, non l’hai nemmeno riconosciuto.

Sappi che ogni uomo affamato e senz’abito che viene alla tua porta è Gesù; ogni disperato è Gesù.

E lo incontrerai il giorno in cui si chiuderà il tempo del mondo e lui, quello stesso uomo, verrà ad aprirti e ti chiederà: ‘Mi riconosci?’.

“Voi, ricchi, dite: ‘C’è sempre tempo per pentirsi e pagare i debiti’.
Ma non c’è peggior menzogna. Ricchi, non vi è nulla nella vostra attività di uomini che possa piacere a Dio.


Anche se tenete appesa una croce sopra il letto e disponete di una cappella dove pregare soli e assistere alla messa.

Voi vi stringete ai vostri beni, gridando ‘È mio!’.


No, nulla è vostro su questa terra”. “Schiacciate le vostre regole di infamia e di ingiustizia. Ridate il diritto a chi non ne ha… il pane a chi non ne può masticare, impedito dalla vostra grettezza!

Distribuitene, finché siete in tempo, ai disperati, ai derubati dalla vostra insolente avidità.

Nessun lascito sostanzioso alla chiesa e al suo clero vi salverà”.

“Vi dirò”,

concludeva Ambrogio, “che non si può credere a un potere magnanimo, poiché chi lo possiede vuole tutto, anche le briciole.

Perciò io sono per la comunità dei beni; io sono per l’uguaglianza fra uomini diversi.

Perché solo il furto ha creato la proprietà privata”.

da il Fatto Quotidiano del 15 aprile

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17/04/2010 10:53
 
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Bravo raff , questo post mi piace [SM=x1061920]
[Modificato da ®@ffstef@n 19/04/2010 13:48]
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19/04/2010 13:58
 
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Fonte:
Muore bimba musulmana La Lega le nega la tomba
 
 

di Toni Fontana
 



L’appuntamento è per sabato, in piazza a Udine.
I seguaci di Bossi, come ha detto a suo tempo il capogruppo Luca Dordolo, ritengono gli islamici della terra friulana «irrispettosi dei sentimenti più intimi della maggioranza delle popolazione».

Lo scorso anno i cinquemila musulmani “friulani” hanno ottenuto ciò che chiedevano da una decina di anni. Il 28 settembre dello scorso anno la giunta di centrosinistra capitanata dal Furio Honsell, ex rettore dell’Università di Udine, ha deliberato (30 voti a favore, 7 contrari) la realizzazione di un un piccolo cimitero destinato ad ospitare 200 fosse scavate in senso obliquo, orientate sull’asse Nordest-Sudovest, in direzione della Mecca.

L’iniziativa, la prima in questa parte d’Italia, scatenò, fin dallo scorso anno, l’ira del leghisti,

Ci furono fiaccolate e raccolte di firme (ne furono raccolte 1700).

Anche il parroco di Paderno, periferia di Udine, luogo che ospita il cimitero, è sceso in campo ed ha affidato a “Il Giornale” le sue lamentele.

«Questa gente - dice il religioso riferendosi ai musulmani - dovrebbe laicizzarsi un po..’».

Cioè adeguarsi ai costumi e alle tradizioni della Chiesa cattolica.
comunità musulmana Ma i capi della comunità degli immigrati hanno fatto notare che non erano più in grado di sostenere i «costosi rimpatrii» delle salme nei paesi d’origine. Il progetto del comune è andato avanti; le proteste si sono raffreddate per qualche tempo.

Fino a pochi giorni fa quando, all’ospedale Santa Maria della Misericordia di Udine è morta una neonata figlia di una coppia di fedeli dell’Islam.

I genitori hanno deciso di tumularla a Paderno.

Raccontano testimoni che la piccola bara è stata sepolta e coperta con la terra dopo il funerale celebrato con rito islamico.

I leghisti e non solo loro, non hanno perso tempo ed hanno nuovamente dato fiato alle rimostranze. Sabato ci sarà una nuova raccolta di firme.

Del malumore per l’oltraggio alle tradizioni cattoliche, si fa interprete il capogruppo del Pdl Loris Michelini che affida il suo pensiero al “Gazzettino”: «Intendo verificare - dice l’esponente del partito di Berlusconi - se, come mi è stato riferito, nella sepoltura siano state commesse delle irregolarità, come il lavaggio di un luogo improprio di alcune parti della salma. Dal punto di vista cristiano ci sconvolge questo modo di iniziare un’epoca all’insegna dell’integrazione».

Dà manforte il leghista Dordolo secondo il quale «la giunta ha chinato la testa di fronte ad una richiesta degli islamici irrispettosa dei sentimenti più intimi della maggioranza della popolazione».

Per sabato la Lega convoca la piazza.
Resta appunto da vedere quale sarà il contenuto del volantinaggio.

Chiederanno di trasferire la salma della piccola musulmana altrove?

Sul Web molti commenti sul caso. Scrive un anonimo cittadino.
«Sarebbe un bel gesto se il parroco di Paderno, alla prima occasione, rivolgesse “un pensiero” ai quei poveri genitori, a quella bimba. Un gesto dettato da pietà e rispetto.

Davanti alla morte, davanti a Dio, e soprattutto alla nostra coscienza non siano tutti uguali?
».
[Modificato da ®@ffstef@n 19/04/2010 13:59]
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20/04/2010 23:08
 
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Punire dei genitori, per non aver pagato la retta della mensa, umiliando dei bambini, togliendogli il cibo, è un atto infame.

La cosa più grave, dopo che questo "provvedimento" idiota è che, una volta diventata una informazione pubblica, nessun politico è intervenuto.

Un imprenditore si è prestato per saldare il debito, mettendo fine ad una incresciosa pagina di cattiva gestione dei problemi.

Questo è il clima che si respira nel nostro paese!

Amarezza e schifo sono sentimenti che portano ad aumentare una rabbia sempre più forte.

[SM=x1061928] [SM=x1061928]





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21/04/2010 01:15
 
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Re:
parliamonepino, 20/04/2010 23.08:

Punire dei genitori, per non aver pagato la retta della mensa, umiliando dei bambini, togliendogli il cibo, è un atto infame.

La cosa più grave, dopo che questo "provvedimento" idiota è che, una volta diventata una informazione pubblica, nessun politico è intervenuto.

Un imprenditore si è prestato per saldare il debito, mettendo fine ad una incresciosa pagina di cattiva gestione dei problemi.

Questo è il clima che si respira nel nostro paese!

Amarezza e schifo sono sentimenti che portano ad aumentare una rabbia sempre più forte.

[SM=x1061928] [SM=x1061928]






MA PER LA PUTTANA DI UNA SANTISSIMA SEMPRE VERGINE SANGUINANTE...

L'IMPRENDITORIA...

CHIAMASI IMPRENDITORE/IA
CHI PAGA LA RETTA DI BIMBI INDIGENTI?


E LA CHIESA CATTOLICA...COSA CAZZO...

SI CAZZO,

SENZA LE X A SOSTITUIRE LA Z (ZETA)...MI RAPPRESENTA?


EGGIA'...L'8X1000
DI UN POPOLO IDIOTA E PRIVO DI INTELLETTO ?.




[Modificato da ®@ffstef@n 21/04/2010 01:18]
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25/04/2010 20:05
 
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Andro, la vera storia dei "bimbi morosi" e le bugie leghiste

di Maria Zegarellitutti


Torniamo a parlare del sindaco di Adro, comune del bresciano, che ha sospeso la mensa per i bambini le cui famiglie non avevano pagato la retta.

Ve lo ricordate?

È il leghista Silvano Lancini: «La mensa non è un obbligatoria, è un servizio che si paga». Maurizio Belpietro ha scritto un lungo editoriale al riguardo, rileggetevelo dopo aver raccolto qualche informazione in più su quelle famiglie.

Vi raccontiamo la loro dichiarazione dei redditi, lo stato di famiglia, che lavoro fanno e quanto lavoro hanno, poi tirate voi le somme.

I morosi all’inizio erano 40 scesi a 11 dopo la decisione del sindaco di sospendere il servizio mensa ai bambini. C’è chi li ha definiti «furbetti» e chi persone che vivono alle spalle di altri.

Ma chi sono questi irriducibili?

Nessun commerciante, neanche l’ombra di un impresa dove il proprietario dichiara meno del suo dipendente. Sono, invece, migranti arrivati qui da dieci, quindici anni, con un regolare permesso di soggiorno, alcuni hanno comprato una casa, altri non ce l’hanno fatta.
Sono tutti operai, con più di un figlio e chissà che non li si voglia rimproverare anche di questo.


I FUBETTI
La prima famiglia di «furbetti» è composta da un operaio in Cig da un anno, una moglie disoccupata e quattro figli di 8, 4, 3 anni e 8 mesi. Canone d’affitto 400 euro mensili, lettera di sfratto sul tavolo, reddito 2009 di 3mila euro. Sì, quattro figli e 3mila euro in un anno.

Furbetti numero due: operaio interinale, che non può usufruire della Cig, 13mila euro dichiarati nel 2009, coniuge disoccupata, 4 figli di 15, 10, 8 e 4 anni. Dunque, un figlio alle medie, uno alle elementari e uno alla materna, con un mutuo a tasso variabile di 400 euro al mese.

Il più «ricco» di tutti è un operaio che alterna periodi di lavoro a periodi di cassintegrazione, sua moglie è disoccupata, ha tre figli di 8, 5 e 1 anno e un genitore a carico. L’affitto è di 320 euro al mese e in un anno ha guadagnato 18mila euro.

Potremmo continuare così per tutti gli altri, la loro situazione è molto simile: storie di lavoro a singhiozzo, scarpe da comprare, libri, pannolini, affitto, mutuo, bollette. Sono storie in cui chissà quante famiglie dell’Italia che è meglio non raccontare si riconoscono.

I figli dei morosi di Adro parlano italiano, anzi dialetto bresciano, a scuola giocano con i bambini di quegli italiani che se la sono presa con il benefattore che ha versato 8600 euro al Comune per permettere che tutti insieme potessero continuare a mangiare insieme le stesse cose a scuola, come si fa nei paesi civili, normali.

Questo imprenditore, che porta lo stesso cognome del sindaco, ha pensato a loro e ha rotto quel muro di indifferenza e insofferenza che ha partorito la decisione del primo cittadino. Il quale è andato in bestia tanto che durante un’intervista ha detto che «questo signore deve smetterla di usare i suoi soldi per farsi propaganda politica con i bambini».

La sua di propaganda si fonda su altro: per esempio sul fatto che il bonus affitti vale solo per i cittadini italiani. Una discreta politica di allentamento di tutti gli altri, portata avanti con determinazione, come racconta Damiano Galletti, segretario della Cgil di Brescia: «Fino a quando la vicenda della mensa non ha acceso i riflettori della stampa, i servizi sociali neanche le ricevevano le famiglie immigrate.Il messaggio era chiaro: se ci sono fondi vanno agli italiani».

A rendere più lieve il peso di questa storia ci sono l’imprenditore benefattore con lo stesso cognome del sindaco - che ha versato 8600 euro per tutte le famiglie morose - e un padre missionario in Congo che ha spedito 600 euro a una sua amica bresciana per pagare la retta di uno di quei bambini.


Si chiede Galletti: «Fatta la conta dei “furbi” e di chi non paga anche se potrebbe (ma vale anche per l’evasione fiscale), è prevista una “quota di solidarietà tra chi ha più e chi ha meno?».

Giriamo la domanda agli urlatori. Quanto ai servizi sociali, non potranno più far finta di niente: le famiglie stanno presentando la documentazione per chiedere l’esenzione, siamo sicuri che la otterranno. Per chiudere, il sindaco ha lamentato di essere visto come «un orco verde».

Ci dimostri il contrario.


23 aprile 2010
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25/04/2010 20:13
 
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L'appetito della Lega


di Rinaldo Gianola
tutti



Nel 2009 il Veneto, che ha appena tributato un consenso elettorale record alla Lega, ha perso circa 52.000 posti di lavoro, il numero dei disoccupati ha raggiunto il livello di 126.500 persone.

Secondo l’agenzia Veneto Lavoro il prodotto interno lordo in questa regione chiave dell’economia nazionale è calato del 4,8% lo scorso anno, il prodotto pro-capite è sceso ai livelli di dieci anni fa e un recupero sulla media del 2008 sarà possibile solo nel 2015, se tutto andrà per il meglio.

I più colpiti, quelli che pagano gli effetti più duri della crisi, sono gli operai maschi, stranieri e con un contratto a tempo determinato.

Sono stati licenziati, difficilmente troveranno un’occupazione nel breve-medio periodo.


Questa è la realtà sociale ed economica del Veneto. Una realtà difficile come in molte altre regioni italiane.

Poi c’è la politica, ci sono le amministrazioni, ci sono i nuovi leader leghisti. Uno si aspetterebbe che davanti a una crisi spaventosa e dopo una vittoria elettorale senza condizioni gli amministratori di Bossi affrontassero questo momento delicato con piglio deciso e provvedimenti adeguati all’emergenza.

Ma, per ora, bisogna aspettare.

Anche gli uomini della Lega tengono famiglia e amano i piaceri del potere.

A Treviso i leghisti rifanno la sede della provincia come se fosse una reggia spendendo senza ritegno e comprando pure un tavolo di cristallo da 12mila euro ma poi negano i soldi alle scuole.

La presidente della provincia e sindaco di San Donà Francesca Zaccariotto, astro nascente della Lega, appena eletta si era aumentata lo stipendio.

Altri amministratori e sindaci leghisti, ad esempio ad Asolo e in altri comuni del trevigiano, hanno pensato che, crisi o non crisi, è giunto il momento di arrotondare stipendi e indennità perché non si vive solo di aria e di gloria politica.

Sono solo alcuni esempi della Lega di governo e di sottogoverno raccontati nell’inchiesta di Toni Fontana che offre un punto di vista diverso e alternativo sulla classe di governo di Bossi che, accanto ad amministratori abili e presentabili, propone il sindaco di Adro che non vuole dare da mangiare ai bambini delle famiglie morose o la giunta di Brescia che nega il bonus bebè ai figli degli immigrati.

Oggi che la Lega ha in mano la guida del Piemonte e del Veneto, e partecipa al governo in Lombardia puntando anche a Palazzo Marino a Milano, mostra sul territorio la sua faccia feroce coi più deboli e, su un livello più alto di potere, capitalizza il numero dei voti esigendo, come ha detto esplicitamente Bossi, «le banche del Nord, perché ce lo chiede il popolo» e punta a infilare i suoi uomini nei consigli di amministrazione delle grandi aziende di Stato e nelle municipalizzate.

Come si può contrastare questa Vandea?

Con la presenza, la testimonianza forte di una politica diversa. Tonino Guerra ha scritto al Corriere della Sera per proporre al presidente della Repubblica di scegliere come senatore l’italiano «che non ci sta», l’imprenditore Silvano Lancini che ha pagato i diecimila euro di rette arretrate della mensa dei bambini di Adro. Una speranza.

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25/04/2010 20:25
 
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«Un senatore ad Adro contro l’Italia feroce»


di Onide Donati
tutti


C’è sempre qualcuno più bravo di te, che può insegnarti tanto anche se si è vecchi e saggi, anche se si è maestri, anche se si è poeti e scrittori.

Tonino Guerra, magnifico neo novantenne, nella sua casa di Pennabilli, piena di libri e quadri, tiene in evidenza sul tavolo la lettera del
«figlio di un mezzadro che non aveva soldi ma un infinito patrimonio di dignità».

Lettera oramai famosa, scritta da un piccolo imprenditore di Adro, nel bresciano, per accompagnare il versamento di 10 mila euro al Comune, quanto basta per pagare le rette della mensa scolastica di quei bambini «morosi» (una quarantina) lasciati senza cibo dal sindaco leghista.

Ecco:
Tonino Guerra, l’aedo di Fellini, lo sceneggiatore di grandi registi, considera una sorta di eroe civile quel «figlio di un mezzadro». E, dice, è lui che merita di essere nominato senatore a vita. «Lui, non io, perché con quella lettera ha fatto un gesto straordinario».

Ieri, sul Corriere della Sera, Guerra ha in qualche modo «formalizzato» la sua proposta: «Non sarebbe male - ha scritto - se il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, chiamato a scegliere il nome per riempire il seggio attualmente vacante al Senato, dimenticasse la proposta generosa nei confronti del mio nome fatta da alcuni senatori e deputati (e altre segnalazioni di nomi ancor più prestigiosi) e assegnasse idealmente quel seggio all’italiano di Adro».

L’«italiano di Adro», al secolo Silvano Lancini, ancora ieri veniva violentemente attaccatto in un paese che sembra avere del tutto smarrito il lume della solidarietà.

Ai tanti che, nel migliore dei casi, hanno bollato come «diseducativo» il suo gesto «per quella gente lì», si sono aggiunti addirittura i preti di Adro: «Il bene non fa rumore e in questi giorni, in cui di rumore ce n’è fin troppo, ci siamo più che mai proposti di non lasciarci tirare per la giacchetta da nessuna parte».

In sostanza, un sindaco che toglie il cibo ai bambini e un cittadino che evita questa barbarie per quei sacerdoti pari sono.

Tonino Guerra è sconcertato. Non riesce a farsi una ragione «della durezza che è entrata nei cuori delle persone».

«A me ciò che ha fatto l’imprenditore di Adro sembra un gesto bello e nobile. No, non è una provocazione, non è un regalo a quella parte di comunità povera disprezzata da chi sta bene. È un regalo e, insieme, una lezione per l’intera società. Perché ci dice che anche nel fondo del tunnel dell’egoismo e della cattiveria si può vedere un po’ di luce. E perché tenta di risvegliare quel che è parte del patrimonio genetico dell’uomo e che ha fatto evolvere l’umanità: il valore del confronto, la ricerca del dialogo per risolvere i problemi. Lo sa quante volte con Fellini, con Antonioni, con Angelopoulos mi sono trovato di fronte a bivi difficili, a strade in apparenza chiuse? Cosa fai in quelle situazioni? Parli, discuti poi decidi. Nella vita, in fondo, non è diverso: a Adro - dove ho l’impressione che la gente non si parli più - c’era un problema, se ne doveva discutere e la soluzione si sarebbe trovata».

Anche perché, davvero, chi è senza peccato scagli la prima pietra.

Guerra, in particolare, è rimasto colpito dalla denuncia di illegalità che la lettera dell’imprenditore rivolge agli amministratori di Adro:

«Ci diano le loro dichiarazioni dei redditi... - scrive Lancini -. Tanto per farci capire come pagano le loro belle cose e case. Non vorrei che il loro reddito venga dalle tasse del papà di uno di questi bambini che lavora in fonderia per 1200 euro al mese».

E ancora:

«Per me quelli che non pagano sono tutti uguali, quando non pagano un pasto ma anche quando chiudono le aziende senza pagare i fornitori o i dipendenti o le banche. Anche quando girano con i macchinoni e non pagano tutte le tasse, perché anche in quel caso qualcuno paga per loro».

«Parole felici», chiosa Tonino Guerra sul Corriere. Al telefono aggiunge: «Quella lettera ha una struttura eccezionale, io non avrei saputo scriverla meglio. Mette ognuno di fronte ai suoi peccati. Ma resta il fatto che in questo paese se evadi le tasse generalmente non succede nulla mentre se non paghi la mensa scolastica c’è un bambino che non mangia».



19 aprile 2010 
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27/04/2010 21:52
 
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RECCO: MULTA DI 50 EURO A MENDICANTE, IL FRATE VUOLE PAGARE LUI, LA GENTE SI INDIGNA, IL SINDACO SI PENTE

L’ASSESSORE DELLA LEGA ORA SI DIMETTA, INVECE CHE SCARICARE LA COLPA SUI VIGILI: FORTI COI DEBOLI E DEBOLI COI FORTI ?…

I POVERI AIUTATELI, INVECE CHE RUBARGLI LE MONETINE DI TASCA….





Recco rischia di diventare famosa non solo per la squadra di pallanuoto e la focaccia al formaggio: da un paio di giorni è al centro di una polemica che travalica il contesto locale.
Amministrata da una giunta di centrodestra
(con un assessore leghista addetto alla sicurezza), la tranquilla cittadina rivierasca è stata scossa da una vicenda penosa per la classe politica locale che la dice lunga sulla nefasta presenza della Lega in certe amministrazioni locali.

Domenica scorsa, davanti alla chiesa dei frati francescani, una povera donna 50enne di origine maghebina, di nome Salima, chiede l’elemosina senza disturbare nessuno.

I fedeli che escono dalla chiesa vedono la poveretta che aveva raccolto qualche spicciolo alle prese con i vigili della locale sezione che le contestano il reato di accattonaggio, in base a una recente ordinanza che prevede la multa di 50 euro e il sequestro del corpo del reato.

Di fronte “all’efferatezza del crimine” i vigili sequestrano le monete e staccano la multa.

Salima non sa leggere e a Recco ci va di rado, nulla sapeva dell’ordinanza, implora di non farle la multa, i vigili tentennano, probabilmente chiamano l’assessore per sapere che fare.

Nel frattempo esce dalla chiesa padre Ilario, guardiano del convento, e cerca di convincere inutilmente i i vigili a soprassedere: alla fine prende lui il bollettino, la multa la pagherà lui.

I fedeli assistono indignati a questa “brillante e incisiva” azione di polizia urbana, contro il crimine “disorganizzato”, dei dipendenti dell’assessore leghista che tanto ha voluto l’ordinanza: la notizia fa il giro di Recco e finisce sui giornali locali e non.

Evidentemente il sindaco, Dario Capurro, fiuta l’aria e, memore dei suoi trascorsi “sociali” (ex Msi), ritiene che occorra porre rimedio alla brutta figura fatta e annuncia che la multa la pagherà lui.

Poi dichiara che “il senso del provvedimento non è colpire i poveri, ma l’accattonaggio molesto, in questo caso i vigili hanno dimostrato troppo zelo. L’ordinanza va applicata con equilibrio e in linea con gli obiettivi che si prefigge”.

Il sindaco annuncia che nei prossimi giorni riunirà i vigili e l’assessore competente, il pacioso leghista Senarega .

Il sindaco Capurro ci tiene a far sapere che lui la pensa come Fini e come Tettamanzi, quindi nessun dubbio che l’imput non è certo partito da lui.

Senarega tenta una timida difesa ( della sua poltrona) e ora si dice d’accordo con l’interpretazione del sindaco.

Peccato che la legge nazionale fosse chiara sin dall’inizio: è sanzionabile solo l’accattonaggio molesto e lo sfruttamento di minori.

E’ evidente che nel caso specifico ci sia stato accanimento, ma troppo facile ora scaricare la colpa sui vigili senza assumersi le responsabilità di chi li ha istruiti in merito.

Un consiglio: alla prossima riunione il sindaco tolga la delega alla sicurezza a chi ha sputtanato Recco in tutta Italia.

Recco torni a essere famosa per la pallanuoto non per le “palle a vuoto” di qualche aspirante Rambo in sovrappeso.

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