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- ORP - LA MULTINAZIONALE DEI PELLEGRINAGGI - CHIESA LADRONA -

Ultimo Aggiornamento: 01/04/2010 21:08
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23/03/2010 16:13
 
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LA MULTINAZIONALE DEI PELLEGRINAGGI



L’Orp, l’ente turistico del Vaticano, muove cinque miliardi di euro l’anno.

Un business garantito anche dal non essere sottoposto al fisco italiano. Ecco come ha consolidato una posizione dominante

di Lorenzo Miele

 

Immaginate una grande azienda che operi nel settore del turismo.

I suoi uffici sono sparsi in diversi Paesi del mondo, con una predilezione

particolare per quelli che ospitano mete del pellegrinaggio mariano.


Questa azienda, per dimensione e per
fatturato, può essere definita una multinazionale: ogni anno, infatti, i suoi bilanci milionari si intrecciano con un volume d’affari che si aggira intorno ai 5 miliardi di euro, ovvero alla cifra che ruota attorno al turismo religioso prodotto dalla Chiesa di Roma.

Gli aerei di
sua proprietà decollano e atterrano ogni giorno da decine di aeroporti europei mentre i pullman che gestisce trasportano centinaia di persone ogni ora per le strade selciate di un’importante capitale del Vecchio continente.

Pensate, ora, se
questa azienda operasse sul territorio di uno Stato sovrano, l’Italia ad esempio, senza essere soggetta alle norme fiscali a cui è sottoposto chi svolge analoghe attività.

Non c’è più bisogno di molta
immaginazione per capire che l’azienda

che avete in mente esiste già: si chiama Opera romana pellegrinaggi.


L’Orp, così viene chiamata informalmente,
è stata fondata esattamente 75

anni fa ed è oggi la mano operativa della Santa sede per la gestione del turismo religioso, e non solo, in mezzo pianeta.


Sul suo sito ufficiale si autodefinisce «attività
del vicariato di Roma, un organo della Santa sede, alle dirette dipendenze del cardinale vicario del papa» che svolge un «servizio pastorale volto a evangelizzare

attraverso lo strumento del pellegrinaggio e a promuovere quei valori

che esaltano la dignità dell’uomo e il suo essere creatura di Dio».

Il sito internet
non aiuta, però, chi vuole cercare dati e bilanci della sua attività, non essendo obbligato dalle leggi italiane a quelle elementari regole di trasparenza che regolano le società dei Paesi europei.

A
una lettura superficiale, quindi, l’Opera romana potrebbe sembrare un piccolo servizio del Vaticano offerto ai pellegrini per facilitare lo spostamento dei fedeli presso i principali santuari d’Europa, da Lourdes a Fatima, da Santiago De Compostela a Czestochowa, fino a San Giovanni Rotondo e, oltre i confini comunitari, a Gerusalemme, Betlemme e Guadalupe.
Non è così. Basta imbattersi
nei dati economici legati alla sua attivitàper rendersene conto.

Guidata dal presidente Agostino Vallini,vicario di Benedetto XVI, dal vicepresidente Liberio Andreatta e dall’ad padre Caesar Atuire, stella nascente della curia romana, l’Orp è
un’organizzazione
ramificata in tutto il mondo che ha stipulatoconvenzioni con 2.500 agenzie di viaggio.

Detiene la proprietà, insieme
a Poste italiane, della Mistral air, una compagnia aerea low cost fondata nel 1981 dall’attore Bud Spencer che,come ricordato in un’inchiesta di qualche anno fa di Curzio Maltese,
fu «salvata
durante il governo Berlusconi con un’operazione giudicata fuori mercato perfino da alcuni parlamentari della de-stra e ancora oggi avvolta nel mistero».
I suoi aerei gialli e bianchi, con le insegne
del Vaticano stampate sui fianchi esulle poltrone interne, solcano i cieli di mezza Europa trasportando non menodi 150mila pellegrini ogni anno.

L’Opera
romana gestisce, inoltre, il servizio di pullman turistici di “Roma cristiana”, grossi open bus panoramici che svolgono tour della città toccando i principali monumenti di Roma: Vaticano, Colosseo, Fori e basiliche maggiori.

Co
queste diverse attività, è stato calcolato in una recente indagine Trademark, la Chiesa cattolica, in particolare attraverso il contributo decisivo dell’Orp, muove un traffico annuo di 40 milioni di presenze e 19 milioni di pernottamenti con 250mila posti letto in circa 4.000 strutture, molte di sue proprietà.

Il volume
d’affari di oltre 5 miliardi di euro l’anno fa drizzare i capelli a quanti ancora ricordano la missione evangelica e pauperistica della Chiesa delle origini.
Ma non è tutto. Perché l’Opera romana
pellegrinaggi, essendo un “ente” del Vaticano gode di importantissimi vantaggi fiscali: i suoi uffici sono protetti dallo scudo dell’extraterritorialità e quindi sono esentati da Ici e Irap.

La “registrazione”
presso il Vaticano esenta l’Orp anche dal pagamento dell’Ires, l’imposta sul reddito delle società.

Inoltre nei
confronti dell’Opera non si può applicare il diritto italiano, anche in caso di ricorso di nostri connazionali, a favore della legge fondamentale del Vaticano.
La conseguenza di questa eccezionale
situazione aziendale, a partire dal trattamento tributario, fa sì che l’Orp abbia consolidato negli anni una posizione dominante nel mercato turistico italiano.
Facciamo due esempi:
le tariffe
concorrenziali dei pullman panoramici “Roma cristiana” rispetto agli open bus delle altre compagnie come la Trambus di proprietà del Comune (16 euro contro i 20 del servizio locale, che deve sosteneren uscite fiscali e costi occupazionali più alti), e i prezzi scontati delle offerte turistiche in vendita presso la sua agenzia di riferimento, ovvero la QuoVadis travel di Roma.

Una vacanza a Sharm el
Sheikh, nello stesso periodo e nello stessoalbergo, alla QuoVadis si trova a 690 euro, mentre con un noto tour operatornazionale costa 880.

Sorprende
che chi entra alla QuoVadis non sia obbligato ad acquistare un tour da pellegrino ma possa anche scegliere una vacanza nel resto del mondo, dagli «itinerari missionari» di Giappone, India, repubbliche baltiche, Cina o Etiopia, fino alle poco cristiane Cayman, Maldive e Phuket e le mondane Capri e Cortina.

L’ultima novità del business legato all’Orp
ha invece un nome storico: via Francigena.La vecchia via Romea era uno dei più importanti percorsi di pellegrinaggioin epoca medievale e collegava Canterbury a Roma.

La strada esiste ancora
e intorno al suo sfruttamento turistico,soprattutto quello legato ai pellegrini del nuovo millennio, si sta giocando una nuova corsa all’oro i cui capofila sono le regioni italiane da essa attraversate: Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna,Toscana e Lazio.

Ed ecco, allora,
un fiorire miracoloso di accordi speciali.
Malgrado il Veneto sia attraversato solo
dalla via Francigena dell’Est, Venezia ha velocemente aderito al Gruppo europeo di iniziativa economica (Geie) e al progetto “I cammini d’Europa”, affidato dal Geie all’Orp.

Una dichiarazione
d’intenti è stata, invece, siglata tra Orp e Umbria:
un pacchetto di
azioni e progetti comuni nel settore del turismo religiosocon particolare attenzione alla via Francigena  di San Francesco.
In via di
perfezionamento l’atto che prevede di utilizzare la scalo aereo di Sant’Egidio di Perugia come punto d’arrivo per i Paesi interessati a portare pellegrini in visita ai luoghi sacri dell’Umbria.

Il Lazio non
fa eccezione: oltre a ospitare alla Fiera di Roma il Festival internazionale del turismo religioso, la giunta Marrazzo ha stipulato accordi con l’Orp per facilitare il transito di pellegrini nella regione.
Stretti anche i rapporti con il Campidoglio,
sia con l’attuale sindaco Alemanno, recentemente pellegrino a Lourdes, sia quando a comandare era Veltroni.

Non
a caso fu proprio quest’ultimo a facilitare il varo dei pullman “Roma cristiana” che - contrariamente a quelli di Trambus, il cui ricavato va interamente al Comune - portano il 50 per cento degli incassi nelle già ricche casse dell’Opera romana.

Con buona pace dei messaggi
evangelici:

«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli».



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01/04/2010 21:08
 
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La struttura organizzativa della Chiesa si basa su un presidente e amministratore delegato, il papa, e su un consiglio di amministrazione, la curia cardinalizia. Da loro dipendono una serie di direzioni generali, le congregazioni e i consigli. Uno schema che si ritrova in ogni multinazionale


di Giuseppe Perrotta


La cultura confessionale tende ad accomunare fedeli e gerarchie ecclesiastiche in un unico insieme, definito Chiesa cattolica, nel quale origini divine, pratiche soprannaturali e meccanismi organizzativi umani si armonizzano magicamente.

Chi, però, guarda le cose del mondo con occhio esclusivamente laico, come accade a tanti di noi, e che ha dimestichezza con le logiche spesso assai complesse delle strutture tipicamente umane, senza intervento di alcun dio, non può non distinguere tra l’organizzazione gerarchica clericale da un lato e i fedeli, presunti o veri, dall’altro.

La prima appare, allora, come una grande azienda multinazionale, e gli altri come la sua clientela.

Questa affermazione può apparire a prima vista superficiale, quasi una boutade da mangiapreti; essa è invece suffragata da riflessioni attente e puntuali basate su un’analisi, appunto laica, di tutto il contesto.


Come ogni multinazionale che si rispetti, l’organizzazione cattolica si basa su un prodotto di successo, del quale è riuscita ad accaparrarsi la privativa.

Nel caso di specie, si tratta della redenzione, uno strumento capace di lavare il peccato originale, inventato anch’esso alla bisogna, e assicurare la vita eterna a chi la acquista.

La genialità dell’inventore del prodotto sta nel fatto che la redenzione si compra da vivi e viene consegnata nell’aldilà, dal quale ancora nessuno è tornato a dire se veramente funzioni.

Si superano in tal modo non solo l’obsolescenza della merce, ma anche la necessità di rispondere ai reclami degli scontenti, e ai risarcimenti dei danni, bestie nere del conto profitti-perdite delle multinazionali terrene.
Sarebbe interessante approfondire attraverso quali intuizioni, aggiustamenti, battaglie commerciali vinte e perse, l’organizzazione sia giunta alle dimensioni e alla struttura attuale. Ma ciò deve necessariamente formare oggetto di una riflessione specifica, che esula dagli obiettivi e dalle dimensioni di queste pagine.

 

Qui interessa schematizzare per grandi linee quali siano oggi gli inquietanti parallelismi tra le potenti strutture che vendono nel mondo petrolio, automobili, ristorazione o turismo, e la Chiesa cattolica apostolica romana.

Parliamo, nello specifico, di struttura organizzativa, gestione del personale, rapporti con le consociate, strategia commerciale, struttura delle forze di vendita, controllo della concorrenza, politiche promozionali e gestione della finanza.


La struttura organizzativa centrale della Chiesa si basa su un presidente e amministratore delegato, il papa, e su un consiglio di amministrazione formato dalla curia cardinalizia; da loro dipende una serie di direzioni generali che sono le congregazioni e i consigli.

Questi organi operativi sono coadiuvati da altre strutture centrali:
le commissioni, gli uffici, le istituzioni, le fondazioni e le accademie.

L’organizzazione periferica che a tale struttura riporta è fatta di diocesi, vere e proprie filiali, e di parrocchie, che sono gli uffici che da esse dipendono e i punti di contatto più capillari nei rapporti con la clientela. Uno schema organizzativo, questo, che si ritrova in ogni multinazionale.

Il personale ecclesiastico si articola in una piramide del tutto analoga a quella di ogni grande azienda. Al vertice sono i direttori centrali, cioè i cardinali titolari di una congregazione o preposti a dirigere un consiglio; nello strato più basso i dirigenti, i vescovi titolari di diocesi o di organizzazioni centrali minori, e alla base il personale impiegatizio, costituito progressivamente dai parroci, assimilabili del tutto ai quadri, seguiti dai presbiteri e dai diaconi, paragonabili ai primi livelli, e da ultimo i coadiutori nelle varie funzioni liturgiche, quali il lettorato e l’accolitato, che formano quello che nelle aziende commerciali è il livello di base.

 

Come ogni multinazionale, l’organiz-zazione si avvale, poi, a supporto degli obiettivi dell’azienda madre, di consociate, per penetrare in modo più efficace nel mercato. Si tratta di consociate religiose, cioè degli istituti di vita consacrata quali i Benedettini, i Domenicani, i Francescani e tanti altri, e laiche quali Comunione e liberazione, Opus dei, Legionari di cristo e altre.

Come accade nelle più sofisticate strutture impegnate nei mercati, la strategia commerciale è centrata sulla segmentazione della clientela per fasce di bisogni, e sulla conseguente diversificazione del prodotto, la cui materia base è sempre la redenzione, ma confezionata diversamente in funzione di bisogni spontanei o indotti delle singole fasce di attuali potenziali fruitori.


La struttura di vendita, come impone la diversità dei mercati, è anch’essa articolata; nei Paesi a maggioranza cattolica, dove l’entry configuration del prodotto, il battesimo, è entrato nell’uso comune, non è necessario sforzarsi troppo per mantenere la fidelizzazione della massa dei clienti, cioè dei sedicenti cattolici.

Questi fanno quasi automaticamente la prima comunione, la cresima, si sposano e celebrano la propria morte in chiesa. è quindi sufficiente il normale personale impiegatizio che opera nelle parrocchie in modo routinario.

Dove, però, la concorrenza si fa più sentire, e dove la clientela potenziale è ancora assai vasta, sono necessarie strutture di vendita più sofisticate; allora si ricorre, per esempio, all’attrezzaggio di servizi essenziali per la vita, quali l’erogazione del cibo, dell’alloggio e dell’istruzione, per vendere inscindibilmente nello stesso pacchetto anche la redenzione.

 

L’attenzione alla concorrenza è altresì pari a quella di ogni altra struttura di vendita laica; è stata oggetto nel tempo di grandi sforzi organizzativi, e ancora oggi impegna a fondo le strutture centrali. La concorrenza che attualmente fa più paura è quella che opera in modo aggressivo nei mercati di conquista, come l’islam, o quella che attacca pesantemente mercati una volta captive, come le sette protestanti in Sudamerica.

Quanto alle iniziative promozionali, esse, lungi dallo svolgersi solo all’interno delle capillari strutture dell’organizzazione, si avvalgono, al pari di quanto avviene per ogni grande operatore commerciale, del supporto massiccio di tutti i media.



Nella finanza, infine, il parallelismo con chi commercializza anziché redenzione, beni durevoli, di consumo o servizi, è ancora più stringente, anche se per scoprirlo occorre portare avanti un’attività di investigazione non sempre facile, perché sui suoi bilanci la Chiesa cattolica stende un velo all’apparenza leggero, ma nella sostanza assai poco penetrabile.


Questa carrellata dovrebbe fare inorridire il credente di fronte alla spregiudicatezza di chi manovra questa grande macchina, ma normalmente egli non si ribella, assuefatto com’è fin dai primi vagiti alle sue distorsioni e assurdità.

Quanto al libero pensatore, la constatazione di questo parallelismo produce una sorta di ribellione interiore, simile a quella che generò secoli addietro la reazione illuminista.

Se però egli, anziché essere francese o tedesco, è, disgraziatamente, italiano o peggio romano, c’è il caso che venga colto da una sindrome di campanilismo del tutto schizofrenica rispetto alla sua coscienza laica.

È pur vero che la Chiesa cattolica, essendo una multinazionale, aggrega nel suo Stato maggiore uomini di tutte le razze, come accade a ogni azienda cui si da questo titolo; ma così come la Coca Cola è impostata su una cultura statunitense, con la sua specifica tecnica di tenere i conti, di fare previsioni e di ragionare, il Vaticano poggia su radici italiche, ha sede in Roma, parla latino, ed è l’espressione di una cultura politica che, per quanto assai criticabile, è nel nostro dna.

Gli italiani, piccola e poco qualificata minoranza nel mondo, sono nella Curia in maggioranza relativa, così come gli americani nelle multinazionali da loro generate. E tutto questo può sconvolgere la mente, e il sentimento può rischiare di schiacciare la ragione.

Quando i grandi del mondo vengono convocati a Roma e fanno la fila a piazza San Pietro per baciare l’anello al papa, il nauseante barocchismo della cerimonia passa in seconda linea, così come il ridicolo musicale dell’inno di Mameli, o la volgarità troppo spinta di certe espressioni del Belli.

Su tutto prevale il campanilismo.


La Chiesa, che porta con sé i peggiori difetti delle multinazionali, tutti e anche di più, diventa “nostra”; siamo noi che ci sentiamo in pole position nella gara di potere con gli americani e i cinesi nel terzo millennio.

 

È la testardaggine dei latini, arricchita dalle raffinatezze degli etruschi, e dall’intelligenza dei greci che risorge ancora dalle ceneri, come l’araba fenice, nelle forme più strane. Secoli addietro si è manifestata nel Rinascimento, adesso riappare con i pretoni. Sarebbe stato molto meglio che avesse trovato una dimensione meno arrogante, ma purtroppo è andata così.


A nostro avviso questo schizofrenico campanilismo va combattuto, e lo si può fare passando dalla carrellata di queste pagine a un’analisi più approfondita delle logiche di comportamento e dei numeri attraverso i quali si esprimono i singoli settori della struttura vaticana; analisi che pensiamo di proporvi nei numeri a venire. Può essere una cura salutare per la nostra laicità, e un antidoto contro l’inquietante pericolo del suo arrugginirsi.
 

 

24 aprile 2009

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