TORINO 16/05/2009 - cronacaQui
Ha abusato sessualmente della nipote di appena 7 anni. Lo ha fatto per quattordici mesi con una frequenza quasi giornaliera. Fino a quando la bimba, ormai stravolta dall’accaduto, ha trovato la forza per raccontare la sua atroce vicenda ad un conoscente.
Con l’accusa di violenza sessuale aggravata su minore, un sessantenne del ciriacese è stato condannato in via definitiva, l’altro giorno, a cinque anni di reclusione.
I carabinieri della compagnia di Venaria, su ordine della Procura di Torino, hanno così prelevato il pensionato pedofilo dalla propria abitazione per la traduzione presso il carcere delle Vallette. Un arresto giunto dopo che la corte suprema di cassazione ha respinto il ricorso, presentato dai legali dell’uomo, contro la sentenza a cinque anni di carcere emessa in primo grado e confermata dal tribunale torinese anche in appello.
I fatti risalgono al 2001. Sara (nome di fantasia) si fida dello zio appena andato in pensione e trascorre molti pomeriggi in sua compagnia. Non può sapere che quell’uomo è in realtà un orco senza un briciolo di ritegno.
I due entrano sempre più in intimità, solo che l’affetto dell’allora cinquantenne non si limita ai normali canoni: ogni volta che i due restano da soli, lui cerca di convincere la bambina a subire ogni tipo di rapporto sessuale. E Sara, che ha appena sette anni, finisce col cedere di fronte alle insistenze dello zio. Per lei si apre un calvario drammatico: quattordici lunghi mesi nei quali l’uomo, approfittando forse di una situazione famigliare non troppo limpida, abusa della bimba quasi ogni giorno.
Uno zio modello che, da persona insospettabile, si trasforma tra le mura di casa in un pedofilo senza pietà. Talmente insospettabile il suo atteggiamento che nessuno si rende conto delle violenze perpetrate ai danni della nipote.
La svolta arriva solo quando Sara trova il modo di raccontare tutto ad un amico di famiglia. Potrebbe essere un racconto inventato dalla bimba ma, purtroppo, i particolari dei rapporti sessuali sono così agghiaccianti che una pargoletta di appena sette anni non può arrivare nemmeno ad immaginare cose simili. Scatta la denuncia alla Procura dei minori. Gli investigatori torinesi mettono sotto torchio lo zio che prima nega anche l’evidenza poi è costretto a cedere di fronte alle prove schiacchianti e ai racconti forniti, per il processo, dalla bambina stessa. Arriva la condanna in primo grado, nel 2005, poi confermata, tre anni dopo, al termine del processo d’appello.
L’uomo, ex operaio, incensurato, sposato e padre di quattro figli, sa benissimo di essere nel torto ma tenta comunque la carta del ricorso in Cassazione: ricorso puntualmente rigettato con conseguente conferma della pena a cinque anni e arresto immediato. Per l’orco si aprono finalmente le porte del carcere. Inutile dire che nemmeno i cinque anni di galera dello zio potranno ridare a Sara la sua vita, ormai devastata da questa storia così scabrosa.
Alessandro Previati
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ricorso in cassazione???
ma ci devi marcire in galera!
Nounou
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Il cuore ha delle ragioni che la ragione non conosce.
Blaise Pascal