Tu, caro Pino, dici:
Dobbiamo trattare gli altri come noi vogliamo essere trattati.
Mt 7:12 dice:
"“Tutte le cose dunque che volete che gli uomini vi facciano, anche voi dovete similmente farle loro"
Innanzitutto andrebbe letto il contesto, dal quale si desume più o meno il senso delle parole del Maestro, e solo per quel contesto.
Che poi il ricorso a quell'espressione sia diventata una specie di dogma, un'aforisma, è altra cosa. Da sola quella frase, in assenza del contesto, può dar adito ad ogni sorta di ragionamento.
Ti potrei fare un'infinità di esempi.
Un esempio:
Se io voglio che l'educatore di mio figlio utilizzi con mio figlio sonore sculacciate all'occasione giusta, anche io ricorrerò alle sculacciate con il figlio dell'educatore di mio figlio.
Questo è il principio della guerra santa...non per nulla definita santa.
Non è detto da nessuna parte che i miei desideri o ciò che voglio che gli uomini facciano a me siano anche i desideri e le aspirazioni degli altri.
Tu poi, come ho riportato sopra, dici qualcosa di essenzialmente diverso.
Dici di trattare gli altri come vorremmo che gli altri trattassero noi.
Se, ad esempio, in caso peccassi io gradissi che gli altri mi trattassero con durezza, anch'io dovrei trattare gli altri, in circostanze simili, con durezza?
Non è questo il principio su cui si fonda la discriminazione di molti cristiani allorchè vengono scomunicati?
Allora è giusto trattare gli altri con la legge del taglione, dell'occhio per occhio e dente per dente?
Io credo che il Maestro abbia fatto riferimento a ben specificate accezioni, com'è evidente dal contesto, e che non volesse attribuire a quella sola frase la veste del dogma da utilizzare come cacio su ogni tipo di salsa.
C'è poi un'altra cosa:
Il bene che è tale per i cristiani, non lo è per i mussulmani, per i buddisti, per i taoisti, per gli atei etc. e viceversa.
Non può essere perciò nemmeno un principio universale, ma, giustamente, un principio legato a chi vi si dichiara d'accordo, avendo così le parti gli stessi desideri e le stesse aspirazioni.
Se noti attentamente è scritto che quello che uno
VUOLE che gli venga fatto, deve
SIMILMENTE farlo agli altri, nel senso che gli altri lo
DEVONO VOLERE PER LORO e non semplicemente perchè lo voglio io per loro.
In questo la traduzione dei TdG, che ho preferita, con "similmente" cancella ogni dogmatismo dal concetto espresso rispetto al dubbio che permane con la traduzione cattolica della CEI...
come dire che se io voglio che qualcosa venga fatta per me devo imporla ad altri, indipendentemente dalla loro volontà.
Un'ultima considerazione:
I diritti umani fondamentali non si ispirano ad un particolare status religioso, ma ad un accordo unanimemente raggiunto a livello globale.
Non possiamo tirare fuori il principio religioso per farlo valere per tutti.
Difatti, dalla lettura del post di Sonny, ben fatto per certi versi, quando tocca la corda atea, diventa intollerante e fastidioso, discriminatorio che di più non si può
Un carissimo saluto, estensibile anche alla tua dolce metà.
Pyccolo