AVV. L. FARAON: Quindi le voci cominciavano quando sentivano che le donne gridavano, o c'erano prima le voci?
IMPUTATO E. SEBAI: No, erano loro che ad un certo punto mentre bevevo mi portano.
AVV. L. FARAON: Non ho altre domande per questo o-micidio. Facciamo per blocchi giudice?
GUP V. INGENITO: Come ritenete. L'avvocato propone di fermare le sue domande su questo omicidio per consentire al Pubblico Ministero di fare domande. E` questo?
AVV. L. FARAON: Sì, mi sembra un sistema più logi-co.
GUP V. INGENITO: Come ritenete.
AVV. L. FARAON: Mi sembra che su questo omicidio abbia già dato abbastanza chiarimenti, anche perché poi gli accertamenti hanno fatto ritrovare la pi-stola e quant'altro. Quindi mi sembra che le situa-zioni qui siano chiare. Se il Pubblico Ministero vuole...
GUP V. INGENITO: E’ una modalità un po' particola-re, se siete d'accordo, possiamo procedere in que-sta maniera, altrimenti lei completa il suo esame su tutti i fatti e poi procede con il controesame il Pubblico Ministero. Come ritenete.
IMPUTATO E. SEBAI: A proposito dell'omicidio, se volete sentire: erano le 12 e mezza quando c'è sta-to l'omicidio.
GUP V. INGENITO: Sta parlando della signora LUDOVI-CO Pasqua?
IMPUTATO E. SEBAI: Sì. E poi di là sono uscito con questa borsa qua e con le cose, e sono andato di-rettamente alla stazione dove non c'era per fare i biglietti e si fanno solo nel treno. Ho fatto un biglietto sul treno per Foggia, invece appena sono arrivato in quel treno là, alla stazione di Bari, ho sentito le voci che nel binario... non so che binario, che stava in partenza il treno regionale per Foggia. E quindi subito ho preso quel treno, ma non sono sceso a Foggia come ho detto ma sono sceso in campagna.
GUP V. INGENITO: Il Pubblico Ministero è interessa-to a questo omicidio?
PM P. MONTANARO: Volevo solo un chiarimento, perché ha già reso dichiarazioni. A proposito di questo signor FORTUNATO, visto che è un elemento di novità che non abbiamo...
IMPUTATO E. SEBAI: A me non è che interessa molto lui, a me mi interessano molto gli omicidi.
PM P. MONTANARO: Sebai, però può interessare a noi. Questo signor FORTUNATO...
IMPUTATO E. SEBAI: Abbiamo già parlato di lui in carcere.
PM P. MONTANARO: Con me no.
IMPUTATO E. SEBAI: Nel carcere abbiamo già parlato di lui. Anche il mio avvocato mi ha invitato di ri-spondere per dire il suo nome, insieme ai due Cara-binieri.
AVV. L. FARAON: Quel giorno lì non abbiamo appro-fondito questo argomento. Sebai, io non mi ricordo.
IMPUTATO E. SEBAI: Nel 2006 quando sono venuto da... abbiamo parlato di questo FORTUNATO.
AVV. L. FARAON: Non mi sembra, Sebai.
PM P. MONTANARO: Verifichiamo. Signor Sebai, questo FORTUNATO lei ha detto che vive nel centro di Ceri-gnola, è così?
IMPUTATO E. SEBAI: Sì.
PM P. MONTANARO: Lei quando aveva bisogno di lui, visto che ha detto che si recava spesso da lui...
IMPUTATO E. SEBAI: Ma non solo io.
PM P. MONTANARO: Vabbè, parliamo di lei Sebai. Quando lei aveva bisogno di lui, dove andava a cer-carlo? Dove lo trovava?
IMPUTATO E. SEBAI: Lo trovo sempre in una strada larga, dove c'è il “bar Franco”. Il bar ha un nome inglese, non mi ricordo, bar... comunque “bar Fran-co”. E` un anziano che da una vita che fa... è l'u-nico bar che si trova nella strada larga.
PM P. MONTANARO: Questo signor FORTUNATO lei ha detto che ha circa una quarantina d'anni, è così?
IMPUTATO E. SEBAI: C'è la strada principale, poi c'è la strada larga. E’ l'unica.
PM P. MONTANARO: Sebai, lei ha detto che quando si rivolgeva a lui all'epoca dei fatti, aveva circa una quarantina d'anni questo FORTUNATO. Poco fa ha detto così.
IMPUTATO E. SEBAI: Sì, o anche poco più.
PM P. MONTANARO: Aveva tre figli, lei ha detto poco fa?
IMPUTATO E. SEBAI: Sì.
PM P. MONTANARO: E c'era un bambino piccolo che si portava sempre dietro?
IMPUTATO E. SEBAI: Un bambino piccolo. Però mi ha detto lui che il suo primo figlio è alto quanto lui.
PM P. MONTANARO: Ce lo vuol descrivere questo si-gnor FORTUNATO? Fisicamente come era fatto?
IMPUTATO E. SEBAI: Un po' magro, non era tanto al-to... una persona diciamo...
PM P. MONTANARO: Biondo, bruno, capelli bianchi, capelli scuri? Come era?
IMPUTATO E. SEBAI: Un poco scuro, né bianco... un poco scuro.
PM P. MONTANARO: I capelli?
IMPUTATO E. SEBAI: I capelli ce li ha, ma non tan-ti.
PM P. MONTANARO: Era biondo o era bruno?
IMPUTATO E. SEBAI: No, aveva i capelli neri.
PM P. MONTANARO: Aveva i capelli neri all'epoca. Lei ha detto che lo trovava sempre in questo bar, giusto?
IMPUTATO E. SEBAI: Sì.
PM P. MONTANARO: Questo bar Franco e ha detto che stava lì?
IMPUTATO E. SEBAI: Sì.
PM P. MONTANARO: Ma quando doveva dargli qualcosa, o prendere qualche cosa, per andarlo a cercare ave-va un punto di riferimento, aveva una zona di...
IMPUTATO E. SEBAI: Sta sempre là. Io con questo FORTUNATO... lui organizza a me... io sono andato parecchie volte. Noi andavamo sempre in una diga verso Potenza di notte, lui portava le cose, porta-va le brande, dormivamo, portavamo carni, la le-gna... (chi porta una cosa, chi porta un'altra, e-ravamo una decina di persone). Mi sono messo con loro, portavamo tutto: birra, vino... anche d'esta-te portavamo...
PM P. MONTANARO: Vabbè, avevate questi rapporti.
IMPUTATO E. SEBAI: Passiamo tutta la notte, e loro mettono le cose nella diga. Passavamo le notti co-munque là.
PM P. MONTANARO: Sebai, lei quando gli ha consegna-to la pistola, perché ha detto che gli ha consegna-to questa pistola per farsela aggiustare dove glie-l'ha portata?
IMPUTATO E. SEBAI: L'ho portato io stesso a casa mia.
PM P. MONTANARO: Cioè lui è venuto a casa sua?
IMPUTATO E. SEBAI: Sì, e mi ha visto anche il vici-no di casa.
PM P. MONTANARO: Il suo vicino di casa?
IMPUTATO E. SEBAI: Il mio vicino di casa si chiama Leonardo, è un anziano. Anche questo anziano a casa sua vende prodotti alimentari, birra, etc..
PM P. MONTANARO: E questo vicino di casa che cosa ha visto?
IMPUTATO E. SEBAI: Ha visto che FORTUNATO entrava nella mia casa.
PM P. MONTANARO: Solo quella volta FORTUNATO è en-trato nella sua casa?
IMPUTATO E. SEBAI: Sì.
PM P. MONTANARO: O anche altre volte?
IMPUTATO E. SEBAI: No, l'altra volta ero insieme ad un certo Mohamed tatuato, conosciuto, ed abita con Erminio SCALERA, un tunisino, stava con me a casa; mi ha portato tutto, compreso questi 100 proietti-li... me l'ha dato nella mia stanza. Nella mia stanza c'è l'entrata, c'è la tavola e poi c'è la camera da letto. Mi ha tirato verso la camera da letto e mi ha detto: "Vedi...". Io non ho parlato.
PM P. MONTANARO: Quindi questo FORTUNATO è venuto a casa sua quando lei gli ha consegnato la pistola?
IMPUTATO E. SEBAI: E` venuto a casa la seconda vol-ta solo a riportarmi la pistola e mi ha detto che funziona, che può uccidere anche... Mi ha detto: "Anche se metti una persona dopo l'altra, queste persone...". Può uccidere anche 5-6 persone.
PM P. MONTANARO: Sebai, perché lei ha fatto aggiu-stare questa pistola?
IMPUTATO E. SEBAI: L'ha fatto lui.
PM P. MONTANARO: Lei perché l’ha fatta aggiustare? Gliel'ha chiesto? Cioè lei gliel'ha data?
IMPUTATO E. SEBAI: C'era un altro Antonio, un bevi-tore che abita sempre vicino a me là, in città vec-chia, a Cerignola, e vado io da Antonio, che lui non ha niente, è divorziato. Questo Antonio prima lavorava come... aiutava i pescatori che lavorano nei mercati, però riesce sempre a prendere un po' di pesce. Lui fa il pesce, compravamo le birre e facevamo le serate. Questo Antonio qua mi ha chie-sto una pistola, se conosco una persona che... Io ho detto: "Vedi io non so... ho una pistola però dobbiamo chiedere a FORTUNATO", (che FORTUNATO è amico anche suo, amico di questo Antonio). Era ami-co di tutti FORTUNATO.
PM P. MONTANARO: Che c'entra questo Antonio con la pistola che lei avrebbe dato?
IMPUTATO E. SEBAI: Io ho portato FORTUNATO a casa mia e gli ho detto: "Vedi, questa qua è vera o non è vera?" subito mi ha detto che è vera. "E questi proiettili -ho detto- sono veri o no?" e ha detto lui: "Sì". Perché lui costruiva sia pistole vere che giocattoli.
PM P. MONTANARO: E poi perché gli ha chiesto di ag-giustarla?
IMPUTATO E. SEBAI: Lui stesso si è messo a muovere. Ha visto che non funziona, ha preso tutto lui, mi ha chiesto una asciugamano, l'olio, tutto...
PM P. MONTANARO: Allora gliel'ha aggiustata a casa sua?
IMPUTATO E. SEBAI: A casa mia l'ha aggiustata.
PM P. MONTANARO: Ma se poco fa ha detto che poi è ritornato a casa per riportargliela?
IMPUTATO E. SEBAI: No, dopo, quando se n'è andato l'ha portata via insieme a lui.
PM P. MONTANARO: Quindi l'ha aggiustata prima a ca-sa sua, poi se l'è portata via e poi gliel'ha ri-portata?
IMPUTATO E. SEBAI: Se l'è portata via e mi ha det-to: "Dopo ti faccio sapere se funziona o no". Mi ha detto: "Qua non posso sparare perché sente la gen-te".
PM P. MONTANARO: Però l'ha riparata a casa sua?
IMPUTATO E. SEBAI: Sì. Poi l'ha portata.
PM P. MONTANARO: E poi gliel'ha riportata a casa?
IMPUTATO E. SEBAI: Di pomeriggio me l'ha portata, ma non a casa mia, davanti ad un bar. Mi ha fatto salire vicino a lui in macchina, mi ha detto: "Vedi che questa è così, così e così". Mi ha raccontato tutto.
PM P. MONTANARO: Quindi non gliel'ha ridata a casa sua?
IMPUTATO E. SEBAI: No, a casa mia mi ha portato i proiettili dopo. Prima mi ha dato la pistola, per-ché questa è quella che gli ho dato io, però mi ha detto che funziona soltanto con i proiettili che fa lui.
PM P. MONTANARO: Volevo solo capire se questa pi-stola poi gliel'ha riportata a casa o no. Lei ha detto che gliel'ha riportata vicino al bar, va be-ne?
IMPUTATO E. SEBAI: Sì. Ma questi 100 proiettili me li ha portati a casa.
PM P. MONTANARO: Invece i proiettili a casa.
IMPUTATO E. SEBAI: Che sicuramente li avete trovati tutti e 100, perché io non ho mai usato la cosa. Lui mi ha detto: "Così ogni volta...", perché noi quando andavamo in questa diga, chi porta una pi-stola, chi porta una cosa, chi porta un'altra, chi porta un oggetto, che è sempre una pistola, per sparare. Noi sparavamo di notte in questa diga lon-tana dalla gente, dalle abitazioni.
PM P. MONTANARO: Lei sparava Sebai?
IMPUTATO E. SEBAI: Io ho provato soltanto una volta a sparare. Lui mi ha detto: "Questa è una zappone-ta, però è un fucile, stai attento". Mi sono messo così, mi ha detto: "Tu fai così e così e spari ver-so la diga". Questa è la prima prova. Non avevo provato nessuna pistola ancora. La mia pistola non l'ho portata mai da loro, è stata sempre nascosta là. Però io quando ho sparato quella prima volta, non ho mai più sparato. Anche perché io appena pre-sa questa “zapponeta”, l'ho tolta, l'ho girata, ho messo le cartucce dentro e appena ho fatto così, da sola, senza tirarla, è caduta da sola; appena ho toccato la cartuccia, la zapponeta mi ha toccato qua. Per fortuna la cartuccia è andata avanti, però mi ha toccato qua e mi ha lasciato un buco qua.
PM P. MONTANARO: Sebai, lei ha detto che in realtà questa pistola l'aveva fatta aggiustare anche per-ché la voleva prestare a questo Antonio?
IMPUTATO E. SEBAI: La dovevo dare a lui.
PM P. MONTANARO: E perché poi non gliel'ha data? Gliel'ha data?
IMPUTATO E. SEBAI: Dopo non me l'ha chiesta più e non l'ho data più. Anche FORTUNATO una volta mi ha detto: "Se vuoi vendere quella cosa lì, c'è qualcu-no che è pronto a darti anche 500 mila". Ho detto: "Vedi che io l'ho già regalata, non voglio lasciare niente a casa mia".
PM P. MONTANARO: Invece non era vero?
IMPUTATO E. SEBAI: Invece non so perché, io in quel momento, sinceramente parlando, pensavo "che un giorno la porterò di nascosto al mio paese". Quella era la mia idea.
PM P. MONTANARO: E se l'è conservata?
IMPUTATO E. SEBAI: Me la ero conservata. Ho detto: "Il giorno in cui torno al mio paese me la porterò con me".
PM P. MONTANARO: Va bene, questa è la storia della pistola. Un'ultima domanda, tanto lei ha già reso interrogatorio su questo punto: dove l'ha buttato il coltello?
IMPUTATO E. SEBAI: Di chi?
PM P. MONTANARO: Quel coltello che aveva utilizzato per l'omicidio?
IMPUTATO E. SEBAI: Di quale?
PM P. MONTANARO: Stiamo parlando dell'omicidio di LUDOVICO Pasqua.
IMPUTATO E. SEBAI: In un cassonetto della spazzatu-ra, sotto la villa là, al giardino del centro. Nel centro proprio, perché sono andato dritto dritto a casa sua, sono uscito girando, lasciando la fontana a sinistra, girando verso la strada principale che porta alla stazione dritto dritto e sono andato di-rettamente alla stazione. Anche se quel giorno ero un po' sporco di sangue -mi è uscito tanto sangue qua dal naso e avevo già messo a casa sua... non so cosa ha messo, carta igienica nel mio naso come garza per far fermare...- perché ogni volta che succedono questi omicidi qua, mi viene il sangue dal naso. Questo problema lo avevo già da bambino. Ho fatto almeno cento volte la causticazione del mio naso, però ho sempre avuto questo problema. Per fortuna da quando ho smesso in carcere di bere, non ho più avuto questo problema che avevo da piccolo.
PM P. MONTANARO: Che ne ha fatto dei soldi che era-no in quella busta?
IMPUTATO E. SEBAI: Lei sa com'è: vivo, mangio, be-vo, di tanto in tanto mando qualcosa a casa, lavo-ro... Solo se non c'è lavoro...
PM P. MONTANARO: non ha acquistato niente di parti-colare?
IMPUTATO E. SEBAI: Appena finisco di lavoro, me ne torno subito a casa, se ho qualcosa... quando cuci-no di notte lascio sempre la metà per il mezzogior-no appena torno da lavoro. Poi mangio subito qual-cosa, riscaldo, mi faccio la doccia, mi vesto, se ho qualcosa di buono di vestito, mi vesto quasi sempre perbene la sera e vado. Se non ho la giorna-ta del giorno dopo... Naturalmente passo per la piazza, il datore di lavoro, gli operai mi conosco-no, per garantirmi... se la giornata già si sa che abbiamo un lavoro di 20 giorni, non vado in piazza, inizio subito a bere. Subito inizio con qualche bicchiere di superalcolici, o liquore o whisky, poi inizia il vino, poi la birra. Quasi sempre mi siedo al bar chiosco, là...
PM P. MONTANARO: Io su questo punto non ho altre domande.
IMPUTATO E. SEBAI: In tutti i paesi in cui sono co-nosciuto, sono stato in quasi tutti i bar, anzi è difficile che c'è un bar in Puglia che io non sono stato, oltre a Lecce che non sono stato molto e a Brindisi. Ma soprattutto a Lecce. Una sola volta, due volte sono stato a Lecce al centro e poi sono tornato.
GUP V. INGENITO: Lei ha sempre abitato in Vico Ma-tera numero 1 o ha cambiato qualche abitazione?
IMPUTATO E. SEBAI: No, prima abitavo in via Taran-to, la prima casa che mi ha trovato un uomo...
GUP V. INGENITO: A Cerignola?
IMPUTATO E. SEBAI: Sì, a Cerignola.
GUP V. INGENITO: Mi può dire i periodi?
IMPUTATO E. SEBAI: ... era un uomo che ho conosciu-to.
GUP V. INGENITO: In via Taranto in che periodo era?
IMPUTATO E. SEBAI: Il periodo era settembre del 1988, (io sono entrato il 15 luglio del 1988 in I-talia).
GUP V. INGENITO: In questa casa, invece, in Vico Matera numero 1 da che epoca abitava?
IMPUTATO E. SEBAI: Poi ho avuto un'altra casa in via Po, non mi ricordo il numero.
GUP V. INGENITO: Fino a quale periodo, si ricorda?
IMPUTATO E. SEBAI: Fino agli anni 1993. Poi sono scappato dal 1994 e sono andato ad abitare a Stor-narella con un certo Camel.
GUP V. INGENITO: Stornarella?
IMPUTATO E. SEBAI: Stornarella, vicino Cerignola.
GUP V. INGENITO: Nel 1994?
IMPUTATO E. SEBAI: Nel 1994.
GUP V. INGENITO: E poi?
IMPUTATO E. SEBAI: Poi quando è successo il fatto a Foggia... per la prima volta che mi tornano vera-mente... la prima volta che mi trovo in Tunisia con la testa era Foggia, era gennaio del 2004.
GUP V. INGENITO: Quando arriva in questa casa Vico Matera numero 1?
IMPUTATO E. SEBAI: Nel 1996, dopo aver fatto l'omi-cidio di Ginosa.
GUP V. INGENITO: Dal 1996 lei ha abitato in Vico Matera?
IMPUTATO E. SEBAI: Io ho ammazzato la donna di Gi-nosa il giorno 9, che era un venerdì sera. Mi ri-cordo che il giorno 12 era un lunedì...
GUP V. INGENITO: Lei il ricordo dell'abitazione lo collega agli omicidi?
IMPUTATO E. SEBAI: Sono ritornato dopo molto tempo a Cerignola. Sono scappato da Cerignola, sai per-ché? Perché c'è stato un tunisino, questo tunisino era l'unico tunisino che...
GUP V. INGENITO: Ma perché lei per ricordare dov'è la sua casa pensa agli omicidi?
IMPUTATO E. SEBAI: Non è che penso agli omicidi, perché sono stato sempre...
GUP V. INGENITO: Perché come si ricorda bene le da-te degli omicidi? Io non sto parlando degli omici-di, sto parlando della sua casa. Lei è in Vico Ma-tera numero 1, ha detto, dal 1996.
IMPUTATO E. SEBAI: Io dopo il fatto di Foggia ho avuto paura, ho fatto una aggressione, pensavo che la donna era morta, in un bar di giorno. Stavo be-vendo la mattina presto... sono entrate direttamen-te queste donne dentro al bar, appena l'ho vista...
GUP V. INGENITO: Chi gliel'ha data questa casa? Vi-co Matera numero 1 come...
IMPUTATO E. SEBAI: C'è stato un mediatore, Pasquale si chiama, è un anziano che non ha niente da fare, che però conosce tutta la gente.
GUP V. INGENITO: Come si chiamava il padrone della casa di Vico Matera numero 1?
IMPUTATO E. SEBAI: E` uno che con sua moglie abita a Milano, però sua sorella e sua madre abitano a Cerignola. Anche questo Leonardo che sta vicino a casa mia...
GUP V. INGENITO: Non mi interessa Leonardo, voglio sapere...
IMPUTATO E. SEBAI: E` parente di questo proprieta-rio di casa.
GUP V. INGENITO: Come l'ha conosciuta lei questa persona?
IMPUTATO E. SEBAI: La sorella del proprietario di mia casa, sta sempre a casa di questo Leonardo. E-rano familiari.
GUP V. INGENITO: Lei questa persona com'è che l'ha conosciuta?
IMPUTATO E. SEBAI: L'ho conosciuta in piazza.
GUP V. INGENITO: Lei abitava già a Cerignola?
IMPUTATO E. SEBAI: Tante ne ho conosciute in piaz-za. Chi vende questo, chi vende oro, chi traffi-ca...
GUP V. INGENITO: Prima di abitare in Vico Matera numero 1, lei abitava già a Cerignola?
IMPUTATO E. SEBAI: No.
GUP V. INGENITO: Dove abitava?
IMPUTATO E. SEBAI: Quando sono tornato là, ho abi-tato qualche giorno con tunisini che abitano là vi-cino alla chiesa grande. Hanno una casa là con un certo...
GUP V. INGENITO: Vabbè, non mi interessa.
IMPUTATO E. SEBAI: Li conosco tutti. E` uno che ha dei fratelli, il padre si chiama Angelo e il cogno-me adesso non mi viene. Comunque è scritto.
GUP V. INGENITO: Quindi dal 1996 lei abita in Vico Matera numero 1, è così?
IMPUTATO E. SEBAI: Sì. Quando sono tornato dopo l'omicidio di Ginosa, dopo qualche giorno ho preso subito la casa dopo qualche giorno...
GUP V. INGENITO: L'omicidio di Ginosa quale sareb-be, quello di chi?
IMPUTATO E. SEBAI: Quello di Anna o Maria...
GUP V. INGENITO: VALENTE?
IMPUTATO E. SEBAI: Non è VALENTE, Anna STANO... o qualcosa del genere.
GUP V. INGENITO: Quando lei poi è andato in carce-re, abitava ancora in Vico Matera numero 1?
IMPUTATO E. SEBAI: Sì.
GUP V. INGENITO: La prima volta che è andato in carcere abitava ancora in quella casa, o l'aveva lasciata? Abitava ancora in Vico Matera numero 1 quando è stato arrestato?
IMPUTATO E. SEBAI: Sono rimasto sempre... abito sempre là, però sono sempre fuori Cerignola.
GUP V. INGENITO: Le sue cose stavano lì quando l'hanno arrestata? Lei quand'è che è stato arresta-to?
IMPUTATO E. SEBAI: E` normale che dormo a casa mia. Ma soprattutto lavoro là, ho lavorato i pomodori...
GUP V. INGENITO: Quella era casa sua ancora?
IMPUTATO E. SEBAI: E` tornato il mio lavoro. Sono scappato a Cerignola sai perché? Perché nel 1994 sono scappato e non sono più tornato a Cerignola; solo nel 1996 dopo l'omicidio di Ginosa, perché il tunisino è l'unico tunisino che è stato presente e ha testimoniato contro di me nell'omicidio di Ceri-gnola, e si chiama “ADELTA VAI” (fonetico), dall'89 che vive a Cerignola. Questo qua mi ha detto, dopo 3-4 giorni che ho fatto questa faccenda a Foggia, lui mi ha detto: "Vedi che i Carabinieri stanno cercando un marocchino, un tunisino che a Foggia ha strangolato una donna e la donna è morta". Quando mi ha detto così, io il giorno dopo ho preso la mia roba da Stornarella, (ce l'avevo là da questo Ka-mel), e di là sono partito direttamente verso Ca-sertana, perché conoscono un mio paesano che stava là e lavora là.
GUP V. INGENITO: FAIOLO Vincenzo e TINELLI Giuseppe quando li ha conosciuti?
IMPUTATO E. SEBAI: Io FAIOLO Vincenzo l'ho cono-sciuto i primi tre giorni quando sono stato messo nelle sezioni. E` una persona che mi bestemmiava...
GUP V. INGENITO: FAIOLO Vincenzo?
IMPUTATO E. SEBAI: Sì, mi minacciava, mi bestemmia-va in modo brutto, mi diceva tutte le parolacce e raccontava sempre a tutti e dice: "Da quando hanno arrestato lui, non è stata più uccisa nessuna don-na". E mi bestemmiava sempre.
GUP V. INGENITO: Si ricorda che epoca era? Quand'è che l'ha conosciuto? In che anno?
IMPUTATO E. SEBAI: Io stavo sempre zitto, facevo finta che non...
GUP V. INGENITO: Si ricorda quando l'ha conosciuto? In che anno e in che carcere?
IMPUTATO E. SEBAI: All'inizio del 1998, perché i primi mesi li ho passati in isolamento.
GUP V. INGENITO: Lei che condanne aveva avuto nel 1998? Era stato condannato per qualche...
IMPUTATO E. SEBAI: No, ero ancora sotto indagini. Era appena da 4-5 mesi che ero stato arrestato.
GUP V. INGENITO: Per quali omicidi?
IMPUTATO E. SEBAI: Io sono stato arrestato per l'o-micidio di Palagianello, Lucia...
GUP V. INGENITO: E perché FAIOLO diceva che lei a-veva ucciso tutte queste persone se ancora lei sta-va in carcere per l'omicidio di una sola persona?
IMPUTATO E. SEBAI: Come in carcere?
GUP V. INGENITO: Lei poco fa ha detto che FAIOLO diceva che lei uccideva queste signore. E’ così?
IMPUTATO E. SEBAI: Io tutti gli omicidi li ho com-messi prima di essere arrestato.
GUP V. INGENITO: Lei poco fa ha detto che FAIOLO ce l'aveva con lei. E’ così?
IMPUTATO E. SEBAI: Sì.
GUP V. INGENITO: Prima ancora che lei poi dices-se...
IMPUTATO E. SEBAI: Non lo so perché, perché hanno parlato molto di me e lui pensa che sono stato io ad uccidere quelle donne.
GUP V. INGENITO: Lei FAIOLO ha detto che l'ha in-contrato nel 1998?
IMPUTATO E. SEBAI: Sì. Non ho parlato nel 1998, gli ho parlato dopo a Foggia, a Porto Azzurro nel 2003.
GUP V. INGENITO: Quindi non era nel 1998 che FAIO-LO...
IMPUTATO E. SEBAI: FAIOLO è arrivato a Porto Azzur-ro, parlava con tutti, era con me, aveva un altro pugliese insieme a lui, parlava con tutti della sua licenza...
GUP V. INGENITO: Ha conosciuto anche il fratello di FAIOLO?
IMPUTATO E. SEBAI: Parlava sempre dalla mattina al-la sera della sua innocenza con tutti i detenuti. Parlava sempre di me, che sono io il colpevole.
GUP V. INGENITO: Ha conosciuto anche il fratello?
IMPUTATO E. SEBAI: Il fratello non mi ha mai... l'ho conosciuto, non è proprio di fronte a me nella cella, era di là.
GUP V. INGENITO: Dove?
IMPUTATO E. SEBAI: Al carcere di Foggia nelle se-zioni.
GUP V. INGENITO: In che anno?
IMPUTATO E. SEBAI: Sempre nel 1998.
GUP V. INGENITO: E che cosa faceva questa persona?
IMPUTATO E. SEBAI: Non mi ha mai... non mi guarda neanche in faccia.
GUP V. INGENITO: E perché ce l'aveva con lei nel 1998 il fratello?
IMPUTATO E. SEBAI: Non mi guarda neanche in faccia, non mi saluta e neanche io lo saluto. Non è come FAIOLO. FAIOLO ogni volta che mi vede o quando pas-sa davanti a me, alla mia cella...
GUP V. INGENITO: La ignorava il fratello di FAIOLO nel 1998?
IMPUTATO E. SEBAI: Non conosco neanche la sua voce, non ho mai parlato.
GUP V. INGENITO: Però lei quando è stato sentito dalla dottoressa MONTANARO, diceva: "Al carcere di Taranto suo fratello, il fratello di questo Vincen-zo, mi bestemmiava sempre"?
IMPUTATO E. SEBAI: No, sto parlando del FAIOLO?
GUP V. INGENITO: No, lei parla del fratello di FAIOLO. Così ha detto davanti al Pubblico Ministe-ro.
IMPUTATO E. SEBAI: Parlo del fratello di Orlando, che è FAIOLO Vincenzo.
GUP V. INGENITO: Al carcere di Porto Azzurro in che epoca è arrivato lei?
IMPUTATO E. SEBAI: Io sono arrivato là nel 2002.
GUP V. INGENITO: E qui ha incontrato di nuovo FAIO-LO?
IMPUTATO E. SEBAI: No, solo là, a Porta Azzurro. Anzi, siamo arrivati anche al punto che lui mi man-dava le persone e mi invitava di andare a confessa-re.
GUP V. INGENITO: TINELLI Giuseppe l'ha mai incon-trato in carcere?
IMPUTATO E. SEBAI: L'ho visto soltanto una volta appena sono stato portato da Foggia, nel maggio del 2001, da Foggia al carcere di Lecce, in cui appena sono arrivato sono stato massacrato e torturato. Hanno fatto il modo per convincermi a stare là, in questa sezione, così -mi hanno detto- sarò solo, invece io da un lato, sempre nella stessa sezione precauzionale, io da un lato...
GUP V. INGENITO: Ha parlato di qualcosa con TINEL-LI?
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