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CASO ELUANA: carità o quattrini e dietro interessi delle strutture private

Ultimo Aggiornamento: 16/02/2009 12:48
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15/02/2009 11:53
 
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La storia che viene raccontata dai fautori della cosiddetta "vita"
(non la vita di qualcuno, che ne dispone liberamente, ma la "vita" in generale, che non è di nessuno, tanto che nessuno ne può disporre)
è che Eluana è stata sottratta alle amorevoli cure delle suore misericordine, che l'avrebbero protetta e coccolata fino alla fine "naturale" dei suoi giorni.

Proprio in nome di tale carità si sono sprecati gli insulti a Beppino Englaro e a chiunque sostenesse il diritto di interrompere la non vita, in nome di un'autodeterminazione sulla propria vita e il proprio corpo che
ogni Stato laico dovrebbe tutelare.


Potrebbe essere allora significativo esaminare un po' più a fondo come si esprima e che cosa sia davvero questa carità, visto che siamo alle soglie dell'approvazione di una legge sul testamento biologico che ha tutte le probabilità di essere scritta secondo i più sfrenati sogni bagnati dei cosiddetti difensori della vita.

C'è infatti da pensare che l'intera vicenda di Eluana, la chiamata alle armi della maggioranza, la mobilitazione di tutto il mondo cattolico ossequiente con il suo corollario di atei devoti, servano proprio a definire in questo nome una normativa estremamente stringente sul fine vita, con modalità fortemente prescrittive.


Sembra già chiaro, insomma, che i trattamenti nutrizionali non potranno in alcun caso essere sospesi, e che andranno protratti nel tempo senza alcuna possibilità di metterli in discussione.

Ciò significa che, visto che la legge dello Stato ne imporrà l'erogazione, saranno le finanze pubbliche a farsene carico, attraverso i servizi sanitari. Servizi che agiscono ormai da tempo in pieno regime di sussidiarietà, secondo il principio per cui, nella fornitura di un bene o di un servizio di pubblico interesse, il pubblico e il privato possono erogarlo allo stesso modo, atteso il loro adempimento rispetto a standard di qualità e di costo.


In altre parole, visto che la nutrizione assistita di un paziente in stato vegetativo permanente non è un'operazione particolarmente complessa dal punto di vista medico, e che non richiede personale particolarmente qualificato, c'è da aspettarsi che, seguendo questa legge, la domanda di strutture per l'accoglienza di questi pazienti registri una forte crescita, anche perché non ha molto senso tenerli in strutture mediche ad alta intensità, destinate a bisogni più urgenti e più complessi.

Del resto, quella che è la prassi comune, anche se non sancita da leggi, in tutti gli ospedali italiani, si troverà improvvisamente illegale: non sarà più possibile decidere di interrompere un trattamento medico e, per evitare guai e denunce da parte dei numerosi colleghi ansiosi di fare carriera grazie all'obbedienza ai dettami religiosi, saranno ben pochi i medici in grado di fermare forme ben più invasive di accanimento terapeutico.

Torniamo allora alle suore misericordine e alla loro carità, che resterà per poco prive di oggetto, e chiediamoci come potrebbe funzionare la questione con la nuova legge.

Stando a indiscrezioni raccolte in rete , la degenza di Eluana costava circa 3.800 euro al mese; un paio di riscontri con medici e dirigenti sanitari stimano comunque in più di 100 euro al giorno il costo di ospedalizzazione in una residenza sanitaria assistita di un paziente in stato vegetativo.

È, del resto, noto che le suorine, i fraticelli e i tanti volontari che si prodigano a mostrare il loro amore non prendono stipendio, tanto che i religiosi risultano essere tra i maggiori destinatari della celebre social card dell'amato Tremonti (e chissà se anche le loro carte sono completamente vuote, o se nel loro caso la Provvidenza ha provveduto a dotarle di fondi), come è noto che contributi, straordinari e tutela dei dipendenti, per non parlare di corsi di formazione permanente e verifiche della qualità, sono poco meno che bestemmie di fronte a tanta carità.



Insomma, tra esenzioni fiscali, immobili di proprietà, donazioni e il dumping sociale esercitato dalle strutture sanitarie religiose, è chiaro chi si prenderà cura dei pazienti e a vantaggio di chi saranno i nuovi oneri sanitari.

Anche una piccola struttura con una dozzina di letti, come quella magnificata recentemente in una trasmissione del limpido Bruno Vespa, insomma, potrà tranquillamente raccogliere cinque-seicentomila euro all'anno; mettiamoci uno di quei medici di chiara fama presso la parrocchia locale, che faccia da direttore sanitario e magari anche da direttore amministrativo e, perché no, da imprenditore a capo della struttura, un po' di glucosio e soluzione fisiologica, ed ecco che ci troviamo con un guadagno netto sui due-trecentomila euro puliti.

Moltiplichiamo il tutto per il boom di ricoveri garantito da una legge ad hoc, ed ecco che viene quasi la voglia di diventare caritatevoli anche noi.

(di Nane Cantatore - aprileonline 12 Febbraio 2009)

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15/02/2009 13:16
 
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RE

Incredibilmente vero!!!!
Grazie Raffaè


E' quasi una profezia!!!!!


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15/02/2009 13:25
 
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E con questo che significa ? che ogni malato deve essere terminato perche ci sono le spese ? anche loro anno la funzione di far guadagnare qualcosa ad altri , devono papparsi tutte cose i politici? è meglio di no



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Discendiamo all'inferno fin che siamo vivi (cioè riflettendo su questa terribile realtà) - diceva Sant'Agostino - per non precipitarvi dopo la morte".
nell'aldilà

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15/02/2009 14:41
 
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Re:
Jon Konneri, 15/02/2009 13.25:

E con questo che significa ? che ogni malato deve essere terminato perche ci sono le spese ? anche loro anno la funzione di far guadagnare qualcosa ad altri , devono papparsi tutte cose i politici? è meglio di no




Gli errori dei medici li ricopre la terra, quelli dei ricchi il denaro

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16/02/2009 10:33
 
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Chi ha pagato i manifestanti….

…che con il rosario in mano pregavano per la tortura infinita di Eluana ?
Tutti, o quasi, sanno che durante i giorni di agonia di Eluana Englaro davanti alla casa di riposo “La Quiete” di Udine c’erano gruppi di preghiera: preci, canti, rosari e, come diceva la maitresse, chi più ne ha più ne metta.

Gli udinesi avevano immaginato che si trattasse di gente venuta da fuori. La conferma, a funerale avvenuto, arriva oggi. Vi riporto più in basso l’articolo uscito sul “Messaggero Veneto giornale del Friuli”.

Gigi
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Viaggio e spese pagati per manifestare alla Quiete

La Comunità Papa Giovanni XXIII ha rimborsato le decine di volontari che per
giorni si sono mobilitate in via Sant’Agostino

Sono state diverse le associazioni cattoliche che hanno voluto “presidiare”
l’ingresso de “La Quiete” (foto) negli ultimi giorni di vita di Eluana
Englaro, ma quella che è riuscita a “mobilitare” il maggior numero di fedeli
è stata la Comunità Papa Giovanni XXIII. Solo il giorno dell’arrivo di
Eluana in Friuli, sono giunti a Udine furgoni dell’Associazione fondata da
don Oreste Benzi provenienti da tutta Italia: da Rimini, sede principale, ma
anche da Piemonte, Toscana, Veneto, Lazio.

Complessivamente sono stati più di 200 i “volontari a tempo pieno” che si
sono riuniti nel capoluogo friulano. Un’onda che si è potuta muovere anche
grazie al sostegno fornito dall’associazione: tutte le spese pagate,
compresi i pasti e le consumazioni nei bar e nelle pizzerie vicini alla
Quiete. Già perché tutti gli operatori della Comunità - spiega il referente
regionale Mario Marini - sono volontari. Nessuno stipendio quindi. E nemmeno
contributi pubblici. “Per mantenere le cinque case famiglia presenti in
regione - spiega Marini -, oltre alle rette versate dai comuni per i servizi
di accoglienza garantiti ai minori e a persone con gravi difficoltà fisiche
o mentali su proposta dai servizi sociali o sanitari, facciamo ricorso
soltanto alla provvidenza che arriva in ogni forma e ci consente di aiutare
attualmente una ventina di persone”.

Con lo stesso principio è stato
organizzato il “presidio” davanti alla Quiete. E con lo stesso principio
opera l’intera Comunità Papa Giovanni XXIII, nata nel 1973 e oggi presente
in 15 regioni italiane, con oltre 250 case famiglia e con strutture di
accoglienza di altre tipologie (comunità terapeutiche, capanne di Betlemme,
case di preghiera, cooperative sociali) e anche in altri 25 Paesi grazie
soprattutto ai progetti della Ong Condivisione Fra i Popoli.

Ogni giorno alla tavola della Comunità siedono più di 38mila persone, mentre i
componenti effettivi dell’Associazione sono circa 1.850.

Un vero e proprio esercito della solidarietà che ha voluto stringersi attorno a Eluana.
Dopo la prima fiaccolata nel giorno dell’arrivo di Eluana, una decina di
volontari sono rimasti sempre a pregare fuori dalla Quiete. E proprio nel
giorno in ["cui" n.d.c.] Eluana è morta era in programma un’altra preghiera
alla quale hanno partecipato più di 50 volontari arrivati da tutta Italia.

Sempre a spese della Comunità. “Non abbiamo mai smesso di vegliare su
Eluana” riferisce ancora Martini. “Abbiamo organizzato un digiuno e anche
una preghiera a staffetta coinvolgendo tutta la Comunità. E anche adesso che
Eluana non c’è più continuiamo a pregare”.

Cristian Rigo

http://www.nessundio.net/blog/2009/02/16/885/



VENIVANO PAGATI ?

VERGOGNA!
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16/02/2009 11:25
 
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Non credo che ci sia sulla terra un uomo che non abbia motivo di cui vergognarsi!




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16/02/2009 12:48
 
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Vecio adagio:
Chi dà retta al cervello degli altri butta via il suo
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