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E a Torino crollano i ricoveri in ospedale

Ultimo Aggiornamento: 11/02/2009 19:12
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Gli extracomunitari e il timore di essere denunciati
MAURIZIO TROPEANO
TORINO
Forse è presto per fare una statistica matematica, ma il dato dei passaggi di cittadini extracomunitari dai Dipartimenti di emergenza degli ospedali cittadini fa registrare nello scorso fine settimane un calo delle richieste di pronto soccorso.

La notte tra sabato e domenica, alle Molinette, sono stati curati solo 3 stranieri, «nell’arco di tutta la giornata ne abbiamo visitati al massimo otto, su circa 250 passaggi», spiega Valerio Gay, primario del Dea.
Numeri che rappresentano il 3,2% dei ricoveri totali contro una percentuale media che si aggira sull’8%. Sabato 8 e domenica 9 febbraio sono stati i primi due giorni non lavorativi dopo l’approvazione da parte del Senato del decreto legge sulla sicurezza che dà a medici e infermieri la facoltà di denunciare, dopo l’assistenza, gli stranieri irregolari e clandestini.

Alle Molinette «c’è stato un crollo a fronte di un numero altissimo di prestazioni su cittadini italiani», spiega Gay. Di fatto un dimezzamento. Nel resto degli ospedali cittadini è andata meglio: al Sant’Anna (ginecologico) e al Maria Vittoria gli stranieri curati senza tessera sanitaria classificati come Stp è calato di circa il 20 per cento. In pratica, uno su cinque ha preferito non rivolgersi al pronto soccorso.

Al Sant’Anna il raffronto tra il fine settimana precedente l’approvazione del decreto e quello successivo fa segnare un saldo negativo di meno 9 persone, da 46 a 37.
Al Maria Vittoria hanno raffrontato gli ultimi dieci giorni di gennaio e i primi di febbraio, 75 passaggi contro 57.

Stabili i passaggi al Martini e al San Luigi di Orbassano. Al Regina Margherita (pediatrico) e al San Giovanni Bosco, struttura che serve la zona Nord di Torino e quartieri con una forte presenza di cittadini extracomunitari, hanno fatto registrare un aumento dei controlli sanitari. Il 6 per cento nel primo e l’8 nel secondo.

Cali giudicati «fisiologici» si sono registrati nel centro di informazione Salute Immigrati dell’Asl To2. Allarmata per i dati delle Molinette, l’assessore alla Salute della Regione, Eleonora Artesio, ha chiesto ai direttori generali di Asl e Aso del Piemonte di raccogliere gli elementi per fare una prima valutazione della situazione.
Ieri i report dei manager hanno occupato buona parte della riunione che si è svolta nella sede dell’assessorato. Ogni direttore ha fatto il punto sull’andamento dei passaggi dai dipartimenti di emergenza. Qualcuno ha portato numeri, altri il punto di vista e le opinioni dei responsabili del pronto soccorso.

La sintesi tocca all’assessore: «A parte la realtà di Torino dal resto della Regione non sono arrivati preoccupanti segnali di allarme sulla disaffezione dei cittadini extracomunitari.
Questo però non ci ha tranquillizzato per il futuro». La Regione così ha deciso di schierarsi a fianco degli ordini professionali dei medici e del collegio infermieri. Gli stessi che hanno appoggiato le iniziative al Centro traumatologico di Torino, che hanno attaccato sui camici la loro ribellione: «Non siamo spie». D’accordo con la Federazione degli Ordini dei medici, chi lavora nel Trauma center del Piemonte giura: «Non denunceremo nessuno».
Iniziativa replicata dagli uomini e dalle donne del «118» del Piemonte.

Nei prossimi giorni sarà organizzata una grande assemblea pubblica in difesa delle regole della deontologia professione: «Abbiamo deciso di preparare, in accordo con gli ordini professionali - spiega Artesio - una campagna di comunicazione per cercare di far modificare il decreto alla Camera e per spiegare che è possibile farsi curare senza paura di essere denunciati».

La Stampa






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Il cuore ha delle ragioni che la ragione non conosce.
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"Il grande rischio è di bloccare tutta l’attività di prevenzione"
Dottor Paolo Simone: «E’ insensato lasciare a noi la scelta, si crea solo incertezza»

MARCO ACCOSSATO
TORINO

«Il calo di passaggi in ospedale non mi stupisce affatto. La norma passata in Senato è illogica e irrazionale». Il dottor Paolo Simone, chirurgo oncologo, è stato referente per l’Università di Torino in tema di bioetica al sesto Programma europeo. Nei giorni scorsi ha scritto al presidente degli ordini dei medici per chiedere come dovrà comportarsi d’ora in poi: «Mantenere fede al giuramento di Ippocrate o ubbidire al Governo pro tempore e denunciare i clandestini?», scrive testualmente.

Perché definisce la norma illogica e irrazionale?
«Illogica perché non ha alcun senso lasciare la discrezionalità della segnalazione ai medici. Se si deve si deve, oppure valga il contrario. Dire che “si può” non ha senso. Irrazionale perché spinge gli extracomunitari a non curarsi».

Nessuno, però, ha detto che negherà le cure in pronto soccorso a un irregolare.
«Non è solo un problema di pronto soccorso. Io penso a tutti quei disturbi che, se analizzati in tempo permettono di diagnosticare gravi malattie prima che si aggravino o prima che si espanda un contagio».

A quali patologie pensa, in particolare?
«Ad esempio alla tubercolosi, ma anche ai tumori, il campo di cui mi occupo. Chiunque avrà un disturbo e tema che rivolgendosi a un medico sarà rimpatriato, eviterà di chiedere aiuto».

La clandestinità è un reato, dottore.
«Non lo nego, e posso anche essere d’accordo sul fatto che chi è irregolare debba essere rimpatriato. Ma non posso accettare che il medico faccia il poliziotto. Soprattutto, non accetto che il clandestino sia considerato a priori un delinquente».

Resta il fatto che la clandestinità è un reato. Sostiene An: si protegge il «fuorilegge» mettendo in pericolo il cittadino italiano.
«La clandestinità si combatte con la prevenzione, con la dissuazione, con l’espulsione. Non con la delazione del medico. E’ il nostro giuramento ed è tra i princi europei di etica medica approvati a Parigi nell’97: il medico deve garantire al malato il segreto totale».

La Stampa






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