Cari amici,
Avevo anticipato, pochi giorni fa, alcune mie riflessioni, motivate dagli ultimi avvenimenti che mi avrebbero visto coinvolto in una“vicenda personale” che mi ha procurato forti emozioni.
Vorrei parlare del dialogo, come strumento di pace e della sua efficacia.
Alcuni, oggi, credendo di essere realisti, trovano difficile una possibilità di dialogo, soprattutto, quando le posizioni sono incompatibili e non sembrano lasciare spazio ad alcuna intesa.
Nel tempo, esperienze negative e forti contrasti sembrerebbero sostenere questa sempre più accettata opinione!
Mai come oggi penso che il dialogo, per mettersi d’accordo sia possibile ed in ogni caso realizzabile.
Purtroppo, quando non è stato possibile il dialogo, si è giunti allo scontro per dimostrare la forza delle proprie idee, senza per questo risolvere nulla per quanto riguarda i diritti contestati. Ecco perché, alla fine è il dialogo che si prospetta come il vero reale e convincente metodo risolutivo.
La mia considerazione verso la natura profonda dell’uomo è di conservare una sufficiente fiducia nella sua capacità d’essere ragionevole, nel suo senso del bene, nella sua possibilità di amore fraterno, mai totalmente negativi per desistere su una fattibile ripresa del dialogo.
Gli uomini possono essere capaci di superare le divisioni, i conflitti, anche le opposizioni che sembrano radicali, se credono al valore del dialogo, se accettano di ritrovarsi tra uomini per cercare una soluzione pacifica e ragionevole alle loro divergenze. Mai scoraggiarsi dei fallimenti e sempre disposti a ricominciare un vero dialogo, superando gli ostacoli. Questo è il solo cammino che conduce all’accordo, con tutte le sue esigenze e condizioni.
Ritengo utile richiamare le qualità di una proposta di dialogo, tra le persone e tra gruppi o comunità di persone, sul piano ideologico o religioso.
Il dialogo deve e può essere una ricerca comune, sotto l’aspetto di uno scambio, di una comunicazione tra gli esseri umani. La prova di quello che dico sta negli sguardi che ho incontrato in questi giorni, in un ospedale dove regnano il dolore, la sofferenza e la speranza, dove tutti gli esseri umani si accomunano.
Il linguaggio ci permette di cercare solidarietà, esigendo, in via preliminare, l’apertura e l’accoglienza verso le opinioni degli altri. Ogni parte esponga i propri elementi di testimonianza, ma sappia ascoltare anche l’esposizione contraria così com’è descritta dall’altra parte. E’ necessario saper comprendere i problemi degli altri, i loro diritti, le ingiustizie di cui ha coscienza, le soluzioni ragionevoli che propone.
Come potrebbe stabilirsi il dialogo, se una delle parti non si è neppure data pensiero di considerare le condizioni di esistenza dell'altra?
Pertanto, questo modo di dialogare suppone che ciascuno accetti le differenze e le specificità dell’altro, senza rinunciare per viltà o costrizione a ciò che sa essere giusto, senza pretendere di “ridurre” l’altro, ma stimandolo come soggetto intelligente, libero e responsabile.
Il dialogo e la solidarietà è ciò che resta comune agli uomini, credetemi, anche in mezzo alle tensioni, alla sofferenza o alle opposizioni.
In questo senso vuol dire fare dell’altro il proprio “prossimo”. Vuol dire accettare il suo contributo e condividere le responsabilità di fronte alla giustizia e verità. Vuol dire studiare tutte le formule possibili di conciliazione, con l’intento comune di difendere i diritti umani dell’individuo, specie quello in difficoltà.
Il dialogo è la ricerca del bene con mezzi pacifici. E’ un riconoscimento della dignità degli uomini e del rispetto della vita umana.
Il dialogo è una vocazione a camminare insieme, mediante un incontro tra uomini che sanno convergere le loro intelligenze ed i loro cuori verso uno scopo che non violi la dignità umana.
Irrigidirsi può impedire il dialogo per non concedere nulla a nessuno, con la pretesa di essere i soli ad avere la misura della giustizia.
Immodestamente mi considero un uomo esperto di comunicazione e mi accorgo spesso di tattiche imposte per abusare del linguaggio ricorrendo a tecniche anche raffinate per esasperare il dialogo fino a renderlo aggressivo.
Indirizzo, innanzi tutto, a chi ha responsabilità amministrative, un appello a permettere tutte le condizioni di dialogo e di accordo, equamente stabilite, senza compromettere ma piuttosto favorire il bene comune tra individui, da pari a pari.
Ci aspetta un lavoro di pazienza e di perseveranza.
Il dialogo è affare di tutti!
Pino Lupo
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