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IL CONDIZIONAMENTO. Da InfoTdG wall.kill : Vittime di Vittime.

Ultimo Aggiornamento: 27/09/2008 18:33
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26/09/2008 21:59
 
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Condizionamento e vittime di vittime.
Propongo questo interessante commento di wall.kill evidenziando in grassetto le parti che trovo accettabili.:



Si si avevo colto la citazione. Ma ciò non cambia la mia solo parziale accettazione del termine "vittima".

Mi spiego: da una parte il termine "vittima" descrive bene le situazioni che conosciamo, soprattutto con riferimento al contesto di cui stiamo parlando (vittime di vittime, per riferirsi alla buona fede nell'errore).

Inoltre il termine vittima riesce a descrivere (forse non abbastanza anzi) la situazione di sofferenza che purtroppo molti hanno patito o continuano a patire tuttora.

Personalmente però preferisco non utilizzare il termine "vittima". Non perchè non mi sia mai sentito tale o perchè non riconosca che esso sia più che adeguato per descrivere certe situazioni deprecabili di cui siamo stati testimoni o protagonisti.

Semplicemente perchè molti tdG non sono affatto vittime, nè credo sia giusto vederli necessariamente come tali.
Inoltre perchè mi auspico che lo status di "vittima" sia al più presto sostituito da posizioni più positive.


Credo, ed è mia ferma opinione, che finchè ci sentiremo vittime di qualcosa continueremo effettivamente a esserlo.

Se sono stato vittima di qualcosa preferirei non continuare a esserlo anche nel presente e nel futuro.
Penso che l'aver abbandonato il gruppo religioso dei tdG sia solo l'inizio di un percorso verso un nuovo equilibrio.

Di conseguenza penso che lo smettere di pensare a se stessi come a "vittime" sia un passo importante in questo percorso.

Senza escludere ovviamente che persone diverse abbiano percorsi diversi, intendiamoci!

Riassumendo quindi, confermo la mia posizione iniziale: il termine vittima rende bene il concetto e sino a un certo punto lo condivido. Tuttavia nell'utilizzarlo sento che è importante apportare anche qualche doverosa precisazione.

Appena lessi il libro di Franz sottoscrissi al volo l'espressione. A distanza di due anni la sottoscriverei comunque, ma moderando un pò la posizione in merito.

[SM=g1660862]


Ci sono diversi spunti di notevole interesse.Sarebbe interessante sviluppare questo soggetto.

Pyccolo

[Modificato da pyccolo 26/09/2008 22:00]
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26/09/2008 22:34
 
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Ve ne racconto una.

Tanti anni fa, nella sala d' attesa dell' ufficio Naturalizzazioni di Zurigo, c' erano due italiani in attesa di sottoporsi all' esame (e al pagamento) che li avrebbe fatti "diventare" svizzeri.

Per ingannare l' attesa, come spesso accade qui tra noi bravi italiani, si misero a parlar male degli svizzeri.

Eh ma sono proprio dei bastardi razzisti, non capiscono che noi siamo la loro fortuna, ma sono proprio animali, ci chiamano zingari mentre abbiamo alle spalle una storia unica al mondo e al presente una cultura che loro possono solo sognare, ecc. ecc....

Finalmente venne il turno del primo dei due.

Dopo lunga attesa, il secondo appena lo vide uscire gli si getto' addosso tutto apprensivo:

"dai racconta, come e' andata"?

E l' altro, in tedesco:

EH??????

MA COME TI PERMETTI, SPORCO ZINGARO!!!

Stai al tuo posto!


Realta' o barzelletta?
Sinceramente non lo so, ma guardando quel "forum".....


Ciao
Claudio





“Non esiste delitto, inganno, trucco, imbroglio e vizio che non vivano della loro segretezza. Portate alla luce del giorno questi segreti, descriveteli, rendeteli ridicoli agli occhi di tutti e prima o poi la pubblica opinione li getterà via. La sola divulgazione di per sè non è forse sufficiente, ma è l'unico mezzo senza il quale falliscono tutti gli altri”.
Joseph Pulitzer (1847-1911), Fondatore Premio Pulitzer
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27/09/2008 10:40
 
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SUPERARE IL CONDIZIONAMENTO



Da tempo mi ero proposto di intavolare l'argomento del famigerato
CONDIZIONAMENTO.

Questa volta sono stato preceduto dall'illuminante ed opportuna sagacia del commento,
peraltro necessario ed urgente per chiunque ami la libertà di pensiero,
dell'amico Wall.kill.


wall.kill:

Semplicemente perchè molti tdG non sono affatto vittime, nè credo sia giusto vederli necessariamente come tali.
Inoltre perchè mi auspico che lo status di "vittima" sia al più presto sostituito da posizioni più positive.


Credo, ed è mia ferma opinione, che finchè ci sentiremo vittime di qualcosa continueremo effettivamente a esserlo.

Se sono stato vittima di qualcosa preferirei non continuare a esserlo anche nel presente e nel futuro.

Di conseguenza penso che lo smettere di pensare a se stessi come a "vittime" sia un passo importante in questo percorso.

Senza escludere ovviamente che persone diverse abbiano percorsi diversi, intendiamoci!
[SM=g1660862]



Dobbiamo innanzitutto intenderci sul senso da dare al termine CONDIZIONAMENTO.
Può avere molteplici accezioni, per cui è indispensabile stabilire un criterio unico di applicabilità e di verificabilità.
E' necessario perchè, diversamente, in senso lato, siamo tutti condizonati e condizionabili.
Se vogliamo, poichè la nostra esistenza dipende da molteplici fattori, non possiamo sottrarci dal condizionamento del cibo, dell'aria che respiriamo, del preposto al neonato, del vicinato ed in genere dalle leggi della società civile, dal lavoro, dalla scuola, da internet e, se vogliamo, potremmo continuare a lungo riempiendo intere pagine di un'intera biblioteca.

Comincio con il dire che il CONDIZIONAMENTO cui noi vogliamo riferici
assume due varianti:

1 - CONDIZIONAMENTO deciso dall'IO, vale a dire da un atto della mia propria sola ed esclusiva volontà, perciò consapevole, deliberato, continuamente al vaglio del mio giudizio critico sia nel subirlo che nell'abbandonarlo.

2 - CONDIZIONAMENTO deciso dall'IO e volontariamente accettato, ma indotto, si solito in buona fede, alcune rarissime volte in malafede, dall'abile persuasione di volontà terzi, reali o astratti.

Nel primo caso si tratterà di condizionamenti che si accettano o con soddisfazione, o subendoli a malavoglia, con la consapevolezza di poterli liberamente abbandonare in ogni momento sulla base di nostre decisioni. E' ciò che si avvicina al concetto di libero arbitrio.
IO decido di autocondizionarmi sapendolo ed io decido di sottrarmene, accettandone la responsabilità.

Nel secondo caso si tratta della decisione di accettare volontariamente e convincentemente CREDENZE,
di formulazione umana o astratta (religiose, politiche, filosofiche), per via del fatto che ne siamo stati persuasi dalla convinzione altrui (apologia), o da autoconvincimento che assume l'identikit della superstizione (paura del topo, del ragno etc. ed in genere ogni altro infondato timore e credenza).

Una prima considerazione è che il condizionamento non può essere imposto o deciso da terzi se non è accettato e condiviso dall'IO, dopo essersi lasciato persuadere.

CHI SI ACCORGE DELL'IMPOSIZIOINE NON PUO' ESSERE CONDIZIONATO PER NESSUNA RAGIONE AL MONDO.

Vedete dunque come sia assurdo parlare di imposizione di una volontà non gradita. Quando una condizione è rifiutata è già iniziato il conflitto, che non potrà che condurre, prima o poi, a sottrarsi dal persuasore e dalla sua comunità. Oppure, se si accetta di restare in quello stato, entriamo nel primo caso del condizionamento, ovvero quello di subire sapendo di subire, ma non è più condizionamento.

In un certo senso è come se 10 rappresentanti volessero vendere ad uno stesso utente 10 auto diverse e, per circostanze (spiegabili) che attengono la personalità e le vedute dell'acquirente, solo un rappresentante riuscirà a vendergli la sua, vendita ottenuta un pò dalla persuasione ed un pò dai criteri di giudizio dell'acquirente.
Poi però si dice, se l'auto non dovesse risultare nel tempo gradita,
che il povero acquirente sia stato condizionato dal venditore.
Perchè, però, non si è lasciato condizionare da altri venditori altrettanto bravi persuasori?
Perchè, comunque sia, ciascuno finisce per scegliere qualcosa che più lo soddisfa.
Idem accade per il discorso religioso.
Sono molti gli elementi che entrano in gioco per una scelta, che poi è definita condizionamento.

Comprendiamo che in questo senso potremmo essere tutti condizionabili, in fondo lo scegliamo noi: possiamo scegliere di diventare cattolici, TdG, buddisti, portestanti, comunisti, democratici di Casini o di Veltroni, forzisti di Berlusconi, psicanalisti secondo Jang piuttosto che secondo Lacan, ingegnieri, medici ed in genere tutto, assolutamente tutto quello che volete.
Quante volte nasce l'attrito fra genitori e figli per la scelta del coniuge?
Non si dice, nel caso la scelta non soddisfi i genitori, che il figlio sia stato condizionato, plagiato addirittura, (fatturato?)?

Insomma, credo si sia compreso.

Vorrei parlare però del CONDIZIONAMENTO VERO E PROPRIO, QUELLO CHE SCOMPONE E MANDA IN CRISI, CHE CREA SOFFERENZA E FA SENTIRE VITTIME DI VITTIME.

Sarà l'argomento del prossimo post.

Intanto vorrei chiedere a Wall.kill. cosa ne pensa.

Saluti e buona domenica [SM=g1660863] [SM=g1660863] [SM=x1061920] [SM=x1061920] [SM=x1061920] [SM=x1061959]

Pyccolo
































[Modificato da pyccolo 27/09/2008 10:52]
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27/09/2008 11:48
 
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Penso che tu abbia pienamente ragione!

Rendersi conto che l'unica cosa che ci può condizionare siamo noi stessi e non gli altri, ci può davvero mettere in grado di superare problemi enormi.

L'errore di tutti i tdG che abbandonano (errore sul quale si può insistere nel tempo o che si può abbandonare prima o poi) è quello di concentrarsi soltanto sull'idea di aver subito un torto, di essere stati derubati, di essere stati danneggiati da persone spregevoli.

Questo non solo è profondamente sbagliato ma è anche inutile e dannoso!

E' inutile è dannoso perchè fintanto che una persona fa dipendere il proprio malessere e la propria sofferenza da cose su cui non ha assolutamente influenza, scaricando la responsabilità su altri, facendosi scudo sulla propria condizione di vittima, non riuscirà mai ad avere pieno controllo della sua vita emotiva futura.

Nel momento in cui mi rendo conto che per anni sono stato IO e non altri a condizionare me stesso, perchè l'ho voluto fare, e non perchè mi è stato imposto con la forza (benchè persuaso in ore e ore di regolare attività), mi impadronisco della chiave che mi permette di agire effettivamente sulle ragioni del mio malessere. Mi permette di FARE qualcosa e non semplicemente SUBIRE. E mi permette anche di uscire dalla orribile condizione di chi ha bisogno di sostenere la propria fragile emotività attaccando a denti stretti e occhi chiusi quello che fino a poco tempo fa era una sua ferma credenza e convinzione.
E' così che si passa da un attacco puro e semplice, a una diesamina non di una religione, ma di se stessi nei confronti sia della religione che delle proprie scelte in merito ad essa e alla propria vita.

Concordo quindi con le tue considerazioni sul condizionamento: esse sono utili per chi vuole diventare davvero padrone della propria vita, parte attiva di una crescita e non solo pedina passiva e impotente.



-----------------------------------------
Gianluca
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27/09/2008 14:31
 
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E' inutile è dannoso perchè fintanto che una persona fa dipendere il proprio malessere e la propria sofferenza da cose su cui non ha assolutamente influenza, scaricando la responsabilità su altri, facendosi scudo sulla propria condizione di vittima, non riuscirà mai ad avere pieno controllo della sua vita emotiva futura




Esattamente quello che penso io Will, e questo porta solo frustrazione, solo rimuovendo questa gabbia, e mettendo da parte l’ autocommiserazione si potrà finalmente vedere oltre, con cpnsapevolezza e serenità.

[SM=g1660863]






Nounou
*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*
Il cuore ha delle ragioni che la ragione non conosce.
Blaise Pascal


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27/09/2008 17:06
 
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Grazie di questa tua significativa disamina.



Rendersi conto che l'unica cosa che ci può condizionare siamo noi stessi e non gli altri, ci può davvero mettere in grado di superare problemi enormi.



Rendersi conto è il binomio fondamentale, più importante in assoluto, il più ostico per venir fuori dal proprio condizionamento.
E' il binomio vincente, che tuttavia, per quanto banale, è il più duro da accettare, perchè deve superare il muro dell'orgoglio e dell'affermazione della propria concezione di verità.

Rendersi conto = RENDERE A SE STESSI IL CONTO = AVVEDERSI = PRENDERE ATTO DI ...= ACCORGERSI = VENIRE A CONOSCENZA DI QUALCOSA SCONOSCIUTA PRIMA = SPIEGARSI (come un tessuto prima piegato e che poi viene aperto (spiegato) e si vede cosa c'è fra le pieghe, che prima non si vedeva).

Spiegare a se stessi che cosa?
Rendere il conto a se stessi di che cosa?
Venire a conoscenza di qualcosa a noi prima sconosciuta.
E cos'era a noi prima sconosciuto?

Woll-Kill rivela:

"... che l'unica cosa che ci può condizionare siamo noi stessi e non gli altri"

Mica cosa da poco rendersi conto che autori del nostro condizionamento siamo stati primariamente ed essenzialmente noi stessi.
Abbiamo deciso noi di ascoltare l'altro. Ascoltare quel discorso era gradevole al nostro udito. Belle le promesse che ci proiettavamo anticipatamente nella loro immaginaria realizzazione.

Come quando il papà dice al suo piccolo che se si impegnerà a scuola lui gli acquisterà una bicicletta nuova fiammante.
Il bimbo si vede già in sella e, magari, la sogna persino di notte, ne parla con convinzione con tutti, conta le settimane ed i mesi che passano; man mano che si avvicina il tempo dell'adempimento della promessa si riempie di aspettativa.

La promessa del padre diviene per lui verità. Da quel momento lui segue il corso del comportamento da tenere per ottenere la realizzazione della promessa.
HA CONCESSO FIDUCIA AL PAPA' E LA PROMESSA DEL PADRE E' DIVENUTA LA SUA CERTEZZA, IL SUO CREDO.
Niente mai lo potrà distogliere.

Non fa un ragionamento di probabilità, di eventi che potrebbero mandare in aria la promessa, di possibilità che la promessa non si realizzi. Non spiega a se stesso, ovvero non guarda fra le pieghe di quella promessa, se potrebbe esserci l'eventualità della realizzazione della promessa, ma anche, allo stesso modo, l'eventualità che non si verifichi.

LUI HA ACCETTTO DI SUBIRE IL FASCINO DEL SOGNO DELLA REALIZZAZIONE DELLA PROMESSA.

Ma gli sfugge che la promessa non dipende da lui, ma dal padre.
IL padre diventa il terzo responsabile della promessa e lui non può non credere nel papà. Lo sente nel sangue e vive assolutamente tranquillo.

Dissuaderlo da quella credenza è oltretutto controproducente, perchè si arrabbierebbe e diffiderebbe di voi.

Potrebbe uscire da quel condizionamento solo mettendo in forse l'eventualità che la promessa si verifichi.
Ma come, in che modo ... per chi si è convinto della verità di quella promessa?
Noi qui stiamo parlando del rapporto fra un padre ed un figlio, ovvero un solo passaggio fra il proprio IO e l'autorità terza.
Pensate un pò se la realizzazione della promessa al figlio fosse dal padre attribuita alla buona salute dei nonni ed a sua volta, la buona salute dei nonni alla volontà divina: Dio premia sempre i buoni, quindi, il piccolo viene invitato a pregare Dio che faccia star bene i nonni che, stando bene, consentiranno al padre del piccolo di concentrarsi sulla promessa.

Questo è anche il discorso religioso. O si pensa che un discorso religioso, politico, filosofico, si instaurino in modo difforme da come si instaura la promessa della bicicletta nuova fiammante nella mente e nelle certezze del bambino?

Naturalmente il discorso può apparire semplicistico, però dovrebbe essere sufficiente per capire come il condizionamento si determina soprattutto in virtù e grazie alla nostro OK, alla nostra disponibilità a farci persuadere di qualcosa nella quale, senza alcun altro elemento di verifica, cominceremo a riporre la nostra fiducia, la nostra speranza, il nostro futuro e le regole con le quali dovremo condurre la nostra esistenza.

Immaginate però se il padre non dovesse mantenere la promessa.
In una situazione del genere lo scontro per l'inadempimento sarebbe duro fra padre e figlio, con una caduta della stima per il papà.
Se poi ci fosse in mezzo anche il nonno e Dio che lo dovrebbe tenere in buona salute, la caduta di fiducia si ripercuoterebbe sul nonno ed anche su Dio.

In genere però Dio viene fatto salvo ed allora si recrimina sul nonno e sul papà. Ma perchè viene fatto salvo Dio?
Perchè il coinvolgimento di Dio è stato determinato, secondo il bambino, da una cattiva interpretazione della volontà divina. Dato che il nonno è uomo, può essersi sbagliato. Dio resta sempre il suo punto di riferimento, perchè se perdesse anche Dio come punto di riferimento, rischierebbe di diventare ateo o agnostico e chi gli potrebbe più offrire spiegazioni sul senso della vita, da dove siamo venuti, cosa ci stiamo a fare su questo pianeta e che cosa ci riserva il futuro?

Questa è la condizione di chi, in qualche modo, SI ACCORGE che tizio che l'aveva persuaso ed il sommo pontefice con tutte le sue dottrine e promesse che ne aveva rafforzato la persuasione, sono venuti meno nelle loro promesse o gli hanno insegnato cose che ora non lo convincono più.

Di solito a questo punto è l'inizio del conflitto.

Inizia un'altra forma di persuasione, di solito dettata dalla repressione delle sue libertà di decidere di abbandonare il credo senza conseguenze, repressione che puntualmente si concretizza con l'espulsione ed una forma di forte discriminazione: Da qui la convinzione che sotto sotto ci sia stato l'inganno, la malafede, interessi finanziari, la volontà di usarlo per fini propri.

Quando quel "bambino" che scelse in autonomia, ma scelse senza guardare fra le pieghe, lasciandosi persuadere dai suoi desideri che corrispondevano al sogno della bicicletta nuova e fiammante, proprio come la promessa del venditore di automobili, SENZA RENDERSENE CONTO, PROCEDE AL SUO AUTOCONDIZIONAMENTO.

Questo è il più pericoloso dei condizionamenti.

Chi è sottoposto a condizionamento è verificabile da quanto ha delegato terzi per le sue decisioni e da quanto sa o meno rinunciare all'autorità di terzi nel determinare le sue scelte di vita.

Se voi chiedete al bimbo quanta certezza ha di ricevere la bicicletta e, lui, risponde che ha la certezza assoluta, siamo in presenza, molto probabilmente, di condizionamento, che esclude la capacità di decidere per sè senza aver prima interrogato l'autorità terza.
Questo tipo di condizionamento è il più pericoloso nel momento che ci si accorge che, in qualche modo, può venir meno il papà ed il nonno.

Ho cercato di rendere il pensiero molto semplicisticamente.
D'altra parte non è facile liquidare certi argomenti con un commento.
A me interessava far capire i meccanismi.

Se dopo essersi conto d'aver intrapreso un sentiero a proprio modo storto e, invece di cambiare percorso, riappropriandosi della propria autonomia di pensiero, si comincia a ricercare il vecchio colpevole, trascurando la dura realtà che il responsabile primo è lui stesso, inizierà un processo di ulteriore autocondizionamento che sarà dettato dall'idea che, altri, hanno in precedenza tramato per portarlo in quelle condizioni.

E' il classico caso delle "vittime di vittime".

Per queste ragioni sono in sintonia con il successivo commento di
Wol-Kill:


L'errore di tutti i tdG che abbandonano (errore sul quale si può insistere nel tempo o che si può abbandonare prima o poi) è quello di concentrarsi soltanto sull'idea di aver subito un torto, di essere stati derubati, di essere stati danneggiati da persone spregevoli.

Questo non solo è profondamente sbagliato ma è anche inutile e dannoso!

E' inutile è dannoso perchè fintanto che una persona fa dipendere il proprio malessere e la propria sofferenza da cose su cui non ha assolutamente influenza, scaricando la responsabilità su altri, facendosi scudo sulla propria condizione di vittima, non riuscirà mai ad avere pieno controllo della sua vita emotiva futura.

Nel momento in cui mi rendo conto che per anni sono stato IO e non altri a condizionare me stesso, perchè l'ho voluto fare, e non perchè mi è stato imposto con la forza (benchè persuaso in ore e ore di regolare attività), mi impadronisco della chiave che mi permette di agire effettivamente sulle ragioni del mio malessere. Mi permette di FARE qualcosa e non semplicemente SUBIRE. E mi permette anche di uscire dalla orribile condizione di chi ha bisogno di sostenere la propria fragile emotività attaccando a denti stretti e occhi chiusi quello che fino a poco tempo fa era una sua ferma credenza e convinzione.
E' così che si passa da un attacco puro e semplice, a una diesamina non di una religione, ma di se stessi nei confronti sia della religione che delle proprie scelte in merito ad essa e alla propria vita.

Concordo quindi con le tue considerazioni sul condizionamento: esse sono utili per chi vuole diventare davvero padrone della propria vita, parte attiva di una crescita e non solo pedina passiva e impotente.




Pyccolo [SM=g1660863] [SM=g1660863] [SM=x1061918] [SM=x1061918]




[Modificato da pyccolo 27/09/2008 17:20]
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27/09/2008 17:39
 
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Re: Grazie di questa tua significativa disamina.
pyccolo, 27/09/2008 17.06:




Rendersi conto che l'unica cosa che ci può condizionare siamo noi stessi e non gli altri, ci può davvero mettere in grado di superare problemi enormi.



Rendersi conto è il binomio fondamentale, più importante in assoluto, il più ostico per venir fuori dal proprio condizionamento.
E' il binomio vincente, che tuttavia, per quanto banale, è il più duro da accettare, perchè deve superare il muro dell'orgoglio e dell'affermazione della propria concezione di verità.

Rendersi conto = RENDERE A SE STESSI IL CONTO = AVVEDERSI = PRENDERE ATTO DI ...= ACCORGERSI = VENIRE A CONOSCENZA DI QUALCOSA SCONOSCIUTA PRIMA = SPIEGARSI (come un tessuto prima piegato e che poi viene aperto (spiegato) e si vede cosa c'è fra le pieghe, che prima non si vedeva).

Spiegare a se stessi che cosa?
Rendere il conto a se stessi di che cosa?
Venire a conoscenza di qualcosa a noi prima sconosciuta.
E cos'era a noi prima sconosciuto?

Woll-Kill rivela:

"... che l'unica cosa che ci può condizionare siamo noi stessi e non gli altri"

Mica cosa da poco rendersi conto che autori del nostro condizionamento siamo stati primariamente ed essenzialmente noi stessi.
Abbiamo deciso noi di ascoltare l'altro. Ascoltare quel discorso era gradevole al nostro udito. Belle le promesse che ci proiettavamo anticipatamente nella loro immaginaria realizzazione.

Come quando il papà dice al suo piccolo che se si impegnerà a scuola lui gli acquisterà una bicicletta nuova fiammante.
Il bimbo si vede già in sella e, magari, la sogna persino di notte, ne parla con convinzione con tutti, conta le settimane ed i mesi che passano; man mano che si avvicina il tempo dell'adempimento della promessa si riempie di aspettativa.

La promessa del padre diviene per lui verità. Da quel momento lui segue il corso del comportamento da tenere per ottenere la realizzazione della promessa.
HA CONCESSO FIDUCIA AL PAPA' E LA PROMESSA DEL PADRE E' DIVENUTA LA SUA CERTEZZA, IL SUO CREDO.
Niente mai lo potrà distogliere.

Non fa un ragionamento di probabilità, di eventi che potrebbero mandare in aria la promessa, di possibilità che la promessa non si realizzi. Non spiega a se stesso, ovvero non guarda fra le pieghe di quella promessa, se potrebbe esserci l'eventualità della realizzazione della promessa, ma anche, allo stesso modo, l'eventualità che non si verifichi.

LUI HA ACCETTTO DI SUBIRE IL FASCINO DEL SOGNO DELLA REALIZZAZIONE DELLA PROMESSA.

Ma gli sfugge che la promessa non dipende da lui, ma dal padre.
IL padre diventa il terzo responsabile della promessa e lui non può non credere nel papà. Lo sente nel sangue e vive assolutamente tranquillo.

Dissuaderlo da quella credenza è oltretutto controproducente, perchè si arrabbierebbe e diffiderebbe di voi.

Potrebbe uscire da quel condizionamento solo mettendo in forse l'eventualità che la promessa si verifichi.
Ma come, in che modo ... per chi si è convinto della verità di quella promessa?
Noi qui stiamo parlando del rapporto fra un padre ed un figlio, ovvero un solo passaggio fra il proprio IO e l'autorità terza.
Pensate un pò se la realizzazione della promessa al figlio fosse dal padre attribuita alla buona salute dei nonni ed a sua volta, la buona salute dei nonni alla volontà divina: Dio premia sempre i buoni, quindi, il piccolo viene invitato a pregare Dio che faccia star bene i nonni che, stando bene, consentiranno al padre del piccolo di concentrarsi sulla promessa.

Questo è anche il discorso religioso. O si pensa che un discorso religioso, politico, filosofico, si instaurino in modo difforme da come si instaura la promessa della bicicletta nuova fiammante nella mente e nelle certezze del bambino?

Naturalmente il discorso può apparire semplicistico, però dovrebbe essere sufficiente per capire come il condizionamento si determina soprattutto in virtù e grazie alla nostro OK, alla nostra disponibilità a farci persuadere di qualcosa nella quale, senza alcun altro elemento di verifica, cominceremo a riporre la nostra fiducia, la nostra speranza, il nostro futuro e le regole con le quali dovremo condurre la nostra esistenza.

Immaginate però se il padre non dovesse mantenere la promessa.
In una situazione del genere lo scontro per l'inadempimento sarebbe duro fra padre e figlio, con una caduta della stima per il papà.
Se poi ci fosse in mezzo anche il nonno e Dio che lo dovrebbe tenere in buona salute, la caduta di fiducia si ripercuoterebbe sul nonno ed anche su Dio.

In genere però Dio viene fatto salvo ed allora si recrimina sul nonno e sul papà. Ma perchè viene fatto salvo Dio?
Perchè il coinvolgimento di Dio è stato determinato, secondo il bambino, da una cattiva interpretazione della volontà divina. Dato che il nonno è uomo, può essersi sbagliato. Dio resta sempre il suo punto di riferimento, perchè se perdesse anche Dio come punto di riferimento, rischierebbe di diventare ateo o agnostico e chi gli potrebbe più offrire spiegazioni sul senso della vita, da dove siamo venuti, cosa ci stiamo a fare su questo pianeta e che cosa ci riserva il futuro?

Questa è la condizione di chi, in qualche modo, SI ACCORGE che tizio che l'aveva persuaso ed il sommo pontefice con tutte le sue dottrine e promesse che ne aveva rafforzato la persuasione, sono venuti meno nelle loro promesse o gli hanno insegnato cose che ora non lo convincono più.

Di solito a questo punto è l'inizio del conflitto.

Inizia un'altra forma di persuasione, di solito dettata dalla repressione delle sue libertà di decidere di abbandonare il credo senza conseguenze, repressione che puntualmente si concretizza con l'espulsione ed una forma di forte discriminazione: Da qui la convinzione che sotto sotto ci sia stato l'inganno, la malafede, interessi finanziari, la volontà di usarlo per fini propri.

Quando quel "bambino" che scelse in autonomia, ma scelse senza guardare fra le pieghe, lasciandosi persuadere dai suoi desideri che corrispondevano al sogno della bicicletta nuova e fiammante, proprio come la promessa del venditore di automobili, SENZA RENDERSENE CONTO, PROCEDE AL SUO AUTOCONDIZIONAMENTO.

Questo è il più pericoloso dei condizionamenti.

Chi è sottoposto a condizionamento è verificabile da quanto ha delegato terzi per le sue decisioni e da quanto sa o meno rinunciare all'autorità di terzi nel determinare le sue scelte di vita.

Se voi chiedete al bimbo quanta certezza ha di ricevere la bicicletta e, lui, risponde che ha la certezza assoluta, siamo in presenza, molto probabilmente, di condizionamento, che esclude la capacità di decidere per sè senza aver prima interrogato l'autorità terza.
Questo tipo di condizionamento è il più pericoloso nel momento che ci si accorge che, in qualche modo, può venir meno il papà ed il nonno.

Ho cercato di rendere il pensiero molto semplicisticamente.
D'altra parte non è facile liquidare certi argomenti con un commento.
A me interessava far capire i meccanismi.

Se dopo essersi conto d'aver intrapreso un sentiero a proprio modo storto e, invece di cambiare percorso, riappropriandosi della propria autonomia di pensiero, si comincia a ricercare il vecchio colpevole, trascurando la dura realtà che il responsabile primo è lui stesso, inizierà un processo di ulteriore autocondizionamento che sarà dettato dall'idea che, altri, hanno in precedenza tramato per portarlo in quelle condizioni.

E' il classico caso delle "vittime di vittime".

Per queste ragioni sono in sintonia con il successivo commento di
Wol-Kill:


L'errore di tutti i tdG che abbandonano (errore sul quale si può insistere nel tempo o che si può abbandonare prima o poi) è quello di concentrarsi soltanto sull'idea di aver subito un torto, di essere stati derubati, di essere stati danneggiati da persone spregevoli.

Questo non solo è profondamente sbagliato ma è anche inutile e dannoso!

E' inutile è dannoso perchè fintanto che una persona fa dipendere il proprio malessere e la propria sofferenza da cose su cui non ha assolutamente influenza, scaricando la responsabilità su altri, facendosi scudo sulla propria condizione di vittima, non riuscirà mai ad avere pieno controllo della sua vita emotiva futura.

Nel momento in cui mi rendo conto che per anni sono stato IO e non altri a condizionare me stesso, perchè l'ho voluto fare, e non perchè mi è stato imposto con la forza (benchè persuaso in ore e ore di regolare attività), mi impadronisco della chiave che mi permette di agire effettivamente sulle ragioni del mio malessere. Mi permette di FARE qualcosa e non semplicemente SUBIRE. E mi permette anche di uscire dalla orribile condizione di chi ha bisogno di sostenere la propria fragile emotività attaccando a denti stretti e occhi chiusi quello che fino a poco tempo fa era una sua ferma credenza e convinzione.
E' così che si passa da un attacco puro e semplice, a una diesamina non di una religione, ma di se stessi nei confronti sia della religione che delle proprie scelte in merito ad essa e alla propria vita.

Concordo quindi con le tue considerazioni sul condizionamento: esse sono utili per chi vuole diventare davvero padrone della propria vita, parte attiva di una crescita e non solo pedina passiva e impotente.




Pyccolo [SM=g1660863] [SM=g1660863] [SM=x1061918] [SM=x1061918]






Non posso che complimentarmi per la serietà e l'acutezza
delle argomentazioni di Pyccolo.

Ma oramai credo di conoscere virtualmente Pyccolo al punto di dire che queste sue splendide sortite si inseriscono nell'altissima media qualitativa dei suoi posts e che non mi stupiscono più di tanto.

[SM=x1061918]

Maria Pignatelli Cortes.










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Re:
wall.kill, 27/09/2008 11.48:


Nel momento in cui mi rendo conto che per anni sono stato IO e non altri a condizionare me stesso, perchè l'ho voluto fare, e non perchè mi è stato imposto con la forza (benchè persuaso in ore e ore di regolare attività), mi impadronisco della chiave che mi permette di agire effettivamente sulle ragioni del mio malessere. Mi permette di FARE qualcosa e non semplicemente SUBIRE. E mi permette anche di uscire dalla orribile condizione di chi ha bisogno di sostenere la propria fragile emotività attaccando a denti stretti e occhi chiusi quello che fino a poco tempo fa era una sua ferma credenza e convinzione.
E' così che si passa da un attacco puro e semplice, a una diesamina non di una religione, ma di se stessi nei confronti sia della religione che delle proprie scelte in merito ad essa e alla propria vita.

Concordo quindi con le tue considerazioni sul condizionamento: esse sono utili per chi vuole diventare davvero padrone della propria vita, parte attiva di una crescita e non solo pedina passiva e impotente.




Queste parole sono la soluzione della RAGIONE!!! Semplicemente DIVINE [SM=g1394525] [SM=g1394525] [SM=g1394525]



omega [SM=x1061912] [SM=x1061912] [SM=x1061912]







O=============O===========O

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Re:
wall.kill, 27/09/2008 11.48:



Nel momento in cui mi rendo conto che per anni sono stato IO e non altri a condizionare me stesso, perchè l'ho voluto fare, e non perchè mi è stato imposto con la forza



Chi vuole sinceramente parlare dei TdG essendolo stato, non può che dire queste parole.
L'idea che ogni Sala del Regno sia un luogo in cui si manipolano mentalmente le persone può averla solo chi, dei TdG ha letto quello che viene scritto in InfoTdG. Chi TdG lo è stato, se lo scrive è in malafede.
Nessuno degli ex anziani presenti in infoTdg ha mai scritto di avere partecipato al condizionamento mentale. Loro erano bravi prima e lo sono ancora di più ora. Queste cose succedevano nelle altre congregazioni, non nelle loro. Guarda caso. [SM=x1061927]


wall.kill, 27/09/2008 11.48:


Mi permette di FARE qualcosa e non semplicemente SUBIRE.



E la cosa principale da fare è accettare la nuova situazione. Avete creduto in cose che adesso non credete più. Benissimo. Chiudete una volta per tutte questa porta e apritene un altra. Il mondo è pieno di religioni, dedicatevi a quella che più vi fà sentire vicina a Dio e smettetela di far guerra alla WTS.

[
[Modificato da operman 27/09/2008 18:35]
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