La questione della responsabilità è argomento importante per ogni essere umano.
Dicevamo in un altro thread che assumersi la responsabilità è diverso da assumersi la colpa.
Difatti, essere responsabile di qualcosa è diverso dall'essere colpevole.
Spesso, però, ai due termini si tende ad attribuire lo stesso significato.
Ho fatto questo preambolo per dire che, senza voler apparire come un bastian contrario, che condivido più o meno al 50% la lettera di Pino ... spero che non me ne voglia.
La
colpa è termine prevalentemente associato a concetti religiosi.
Rappresenta un atto, volontario o involontario, con il quale il credente viola o offende la morale o le leggi sacre.
Nella colpa il trinomio è rappresentato dall'
io, dall'
azione o atto compiuti o da compiere, dall'
autorità terza, che può essere una legge (precetto), un funzionario religioso, un dio, la natura o altro.
La responsabilità ha in sè stessa il significato.
Deriva infatti da responso, risposta.
Responsabile è perciò chi risponde di sè ad un interrogativo.
Dire "io sono responsabile" significa essenzialmente dire "io prendo decisioni in autonomia" e, a chi mi interroga, rispondo in prima persona (assunzione di responsabilità=la mia risposta è questa).
Per la colpa, invece, non si risponde a sè, ma a terze autorità.
Quando assistiamo all'esplosione di un autobus carico di persone per mano di un kamikze, sentiamo dire che "non è colpa mia, ma è la volontà di Dio ... io non l'avrei fatto, ma dato che a chiederlo è stato Dio l'ho fatto per compiacere a lui ... io non ho responsabilità, a meno che voi non vogliate ritenere responsabile Dio".
Fa lo stesso ragionamento il cristiano quando scomunica e discrimina un suo simile e, il resto dei credenti, fa la stessa cosa quando prende le distanze dagli scomunicati e , pensando di fare la volontà divina, discrimina, anche se egli, personalmente, non si sarebbe mai assunto quella responsabilità.
Tanto per dirne una in più: il TdG che tratta nei forum con ex si rende responsabile nei suoi stessi confronti, ma colpevole o poco maturo dal punto di vista della WT. Se egli risponde a sè non avrà sensi di colpa, ma se ritiene che sia giusto render conto alle norme che vietano di parlare con gli ex, potrebbe sentire i sensi di colpa.
SI potrebbero fare migliaia di esempi simili, che riguardano praticamente quasi ogni aspetto della vita dei credenti.
I credenti, nel loro agire religioso, non si sentono responsabili, ma lo è sempre qualcun altro, nei confronti del quale si sentono responsabili, ovvero tenuti a rendere conto di sè".
Fatta questa premessa ecco che il ragionamento di Pino coglie alcune volte nel segno, altre no ... ma, giustamente, non sono affari miei, a meno che se ne voglia parlare.
Con simpatia
Pyccolo
[Modificato da pyccolo 02/09/2008 22:24]