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FAUSTO MARINETTI E LA FICTION "DON ZENO - L'UOMO DI NOMADELFIA

Ultimo Aggiornamento: 28/05/2008 18:25
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Da: f a u s t o
Inviato: martedì 27 maggio 2008 9.48
Oggetto: fiction don zeno



Cari Amici,

vi rendo noto che qs sera e domani sera, alle 20.30, andrà in onda, su RAI 1, la fiction su don Zeno Saltini.

Qui di seguito la presentazione del mio libro su di lui.

Cari saluti, fausto marinetti





Zeno racconta Zeno

Zeno, obbedientissimo ribelle - Truffatore per il Ministro degli Interni, eretico per il Nunzio, babbo per 4.000 figli. "Autobiografia" di don Zeno Saltini redatta da Fausto Marinetti. Edizioni La Meridiana, Molfetta 2006.



Marinetti scrive la vita di don Zeno, dopo aver fatto il giro della morte nel sud del mondo; dopo aver denunciato le strutture di male con libri-testimonianza: se ci sono popoli crocifissi, ci sono popoli crocefissori. Dopo tutto questo, Fausto ritorna là dove è nato: l'esperienza vissuta con don Zeno dal 1969 al 1979. Perché il suo messaggio, qualora accolto, affratella nord e sud, est e ovest. Le idee si possono contestare, le opere, no. Ed egli ha al suo attivo quattromila figli salvati dall'abbandono. La sua comunità, Nomadelfia, è una proposta di vita senza ricchi e poveri, padroni e servi.

Zeno, un uomo che ha scelto per fissa dimora l'utopia. Non tifoso delle vittime ma inquilino a vita. Negli anni '50 pretende svuotare gli orfanotrofi, liberare i carcerati, fare la politica di Dio. Per i politici è un illuso, temerario, truffatore. Gli ecclesiastici parlano di eresia della carità, apostasia, demagogia; "crediamo che sia difficile raggiungere un grado maggiore di insensatezza" (L'Osservatore Romano, 14,24,28.2.1953; 3.3.1954). Il biografo ufficiale gli dà dell'esagerato, facilone, estremista.

Impossibile maneggiare le sue "contraddizioni"? Bastian contrario per natura e per grazia. Personalità dirompente, carattere vulcanico, indomato e indomabile, ligio e ribelle. Votato, corpo e anima, alla sua causa: la nuova civiltà. Una doppia personalità? Quella mansueta del papà, quella intransigente del fondatore in cerca di vocazioni eroiche per costruire un esempio di nuova società. Prete contadino, pretende arare il Vaticano, convertire il S. Offizio. Attacca, denuncia, scuote le fondamenta di San Pietro: "Le opere di Dio per loro natura portano lo scompiglio nelle coscienze" (22.1.1953). E al papa: "Io sono Paolo di Tarso…" (22.7.1951); "La rivoluzione incomincia dall'alto…". Invano gli si s'imporrà di dire "basta" agli abbandonati.

Marinetti sostiene, che solo Zeno può raccontare Zeno. Lui stesso glielo anticipava, in trattoria, davanti ad un bicchiere di vino: "Vedi? Io sono come i bambini, i quali non hanno il senso della profondità dello spazio. Credo che il bicchiere sia qui e faccio il gesto di afferrarlo, invece mi sfugge. Così è per il mio sogno di un mondo fraterno. Penso che sia qui, già realizzato, invece è là, in fondo alla storia…". Fausto tenta un'operazione originale: cucire insieme le sue parole, gli scritti, i ricordi. Risultato? Il romanzo di un uomo innamorato dell'uomo. O il romanzo dell'uomo per Dio?

E' Zeno, quindi, che ci porta per mano davanti alle vittime della società. Sono loro a fargli sentire la nausea dell'assistenza, a trasmettergli la passione per il cambiamento di rotta: non vuol essere né al di sopra né al di sotto ma alla pari. L'elemosina è umiliante, l'assistenza inadeguata. Tra disuguali ci si aiuta, tra fratelli si condivide. I figli di nessuno lo inducono a farsi loro padre; a scoprire che per Cristo la maternità non è un fatto biologico; che la fraternità è il segno-sacramento dell'amore del Padre. "Quando arriva un accolto lo consegniamo ad una mamma come ha fatto Gesù sulla croce: "Donna ecco tuo figlio, figlio ecco tua madre".


Perché non essere fratelli anche come famiglie? Per 17 anni lo propone al popolo, poi, con i "figli", occupa l'ex-campo di concentramento di Fossoli, dove nasce la città dell'amore. La comunità cresce a dismisura e lo fa sognare alla grande, rischiando l'accusa di megalomania. Ma lui precisa: "megalomane è la missione, non la mia persona". Un chiodo fisso: la santità sociale, dimostrare che il lievito del vangelo trasforma famiglia, lavoro, società; che la fede ci è data solo per fare le cose impossibili: superare i vincoli del sangue, fraternizzare le famiglie, produrre e gestire i beni in comune, creare una nuova società.
La vicenda di Zeno non è storia passata. Basta leggerla con gli occhi dei crocefissi di tutti i tempi. I figli abbandonati di ieri, oggi sono i popoli di nessuno alla deriva del mercato globale. Oggi, egli griderebbe dai tetti della Banca Mondiale: "Bisogna fare i conti con le periferie della storia; o la giustizia è globale o non è giustizia; l'unica maniera per sopravvivere è vivere da fratelli in quanto popoli. Come essere alla pari se vi sono economie giganti ed economie nane? La salvezza o sarà planetaria o non sarà salvezza". Zeno continua a gridare sulla piazza della storia: "Fate due mucchi. Da una parte i popoli arricchiti, dall'altra i popoli impoveriti". E alla sua Chiesa ripete senza sosta: "Sui Calvari del terzo mondo, Cristo ti affida i popoli crocifissi: "Donna, ecco i tuoi figli; figli, ecco vostra madre". Che aspetta a prenderli con sé, come hanno fatto tutte le Marie, tutti gli Zeni?







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"UFFICIO STAMPA RAI: DON ZENO SALTINI, L’UOMO DI NOMADELFIA"


Pubblicato da: Ufficio Stampa Rai
www.ufficiostampa.rai.it/UFFICIO_STAMPA_MAIN_DETTAGLIO_APPROFONDIMENTO.aspx?IDSCHEDAARCHIVIONEWS=54029&IDAPPROFONDIME...

PRESENTAZIONE


La vita avventurosa di Don Zeno Saltini, il sacerdote fondatore della comunità di Nomadelfia, sarà rievocata su Raiuno martedì 27 e mercoledì 28 maggio in prima serata con Giulio Scarpati protagonista, per la regia di Gianluigi Calderone.

Don Zeno.

L’uomo di Nomadelfia racconta in due serate l’avventura umana di un prete che per salvare i bambini abbandonati nella miseria e nella disperazione e farli diventare persone libere e oneste, dovette fare i conti con due guerre, con il fascismo, con il nazismo, con la democrazia, con la Chiesa. E con se stesso.

Il vero motore della storia - spiegano gli autori Nicola Badalucco, Giuseppe Badalucco e Franca De Angelis - è il carisma di Don Zeno, insieme al suo grande senso dello spettacolo e all’importanza attribuita alla comunicazione; dal 1945 iniziò a filmare tutto quello che faceva e per raccogliere fondi insegnò ai suoi ragazzi a cantare e a ballare.

La fiction su Don Zeno ha avuto la collaborazione dei Nomadelfi.

Dice il regista Gianluigi Calderone: La generosità della gente di Nomadelfia è stata grande.

Hanno capito quanto sia importante che Don Zeno e il suo messaggio giungano a quante più persone possibili.


Il produttore Mario Rossini spiega: Sono rimasto affascinato dalla figura carismatica e controversa di Don Zeno.

Di un sacerdote che ha combattuto contro tutto e tutti per difendere le sue idee e i suoi ideali.


Le riprese della fiction si sono svolte in Italia in varie località fra Carpi, Mirandola, Modena e in Bulgaria, dove sono state girate le scene relative al periodo bellico.

Alle riprese hanno partecipato 100 attori tra italiani e bulgari, molti della zona di Modena, 1500 figuranti e sono stati utilizzati 700 costumi di varie epoche.

Le riprese si sono concluse nei pressi di Grosseto dove attualmente è attiva la comunità di Nomadelfia, in cui vivono circa 50 famiglie, 350 persone che come le prime comunità cristiane mettono ogni bene in comune, accolgono bambini in affido, non adoperano il denaro, lavorano e studiano nella cittadella dell’Utopia.

Zeno Saltini era nato in un paese agricolo dell’Emilia nel 1900.

La sua famiglia (come quella di Vito Pucci, ndr) era cattolica.

Il nonno, in contraddizione con i tempi, aveva trasformato il suo vasto podere in una comunità dove non si faceva differenza fra padroni e dipendenti.

Veniva da questo insegnamento la vocazione di Zeno per la vita religiosa e per la difesa dei più deboli, soprattutto dei bambini.

Dopo la terribile esperienza della Grande Guerra (aveva diciotto anni) Zeno prese i voti e si dedicò alla fondazione di una piccola comunità cristiana, con l’entusiasmo e l’allegria di chi ama la vita ed è pronto a battersi per le sue idee.


Prima dovette scontrarsi coi latifondisti, poi fu perseguitato dai fascisti (subì anche un processo dal Tribunale Speciale).

Durante la seconda guerra mondiale, quando metà dell’Italia era occupata dagli alleati occidentali e metà dai nazisti, traversò con grandi rischi la linea del fuoco, fra morti e macerie, per raggiungere il Sud ormai libero, e da lì risalire con i liberatori verso il Nord, cioè verso il suo piccolo paese.

Dopo la guerra fondò nel vecchio campo di concentramento di Fossoli una comunità unica al mondo, e che in tutto il mondo diventerà famosa: NOMADELFIA.

Ebbe tutti contro: la gente avida di ricchezza, il Governo – pur democratico – che si sentiva scavalcato, e persino, dopo la morte del vescovo Pranzini, suo ispiratore e sostenitore, gran parte della gerarchia ecclesiastica, al punto da essere costretto ad abbandonare la tonaca.

Solo quando diventò vecchio e la indossò nuovamente, Don Zeno Saltini ebbe da Giovanni Paolo II grandi parole di elogio.

Finalmente la Chiesa riconosceva che Nomadelfia è una comunità cristiana in cui regnano uguaglianza e solidarietà.


Morì nel 1981.

Don Zeno. L’uomo di Nomadelfia è una produzione Rai Fiction – Red Film prodotta da Mario Rossini.




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Estemporanea di Zeno SALTINI MARINETTI/Candido Maffeis/Adelaide Roncalli/Nazzareno Dalla Libera/Pino Lupo/Luigi Fallacara/Emo-Marco Piccioni/Stefano LORENZI/Annamaria FRANZONI e di tutti i singoli ostracizzati rispetto alle minacciose Istituzioni civili e religiose che, per la loro stessa sopravvivenza, tendono illegalmente a negare i diritti umani fondamentali dei singoli fedeli/cittadini



[Modificato da Vito.Pucci 28/05/2008 11:45]
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"DOMANDA SERIA A RAFFAELE CATENACCI E A TUTTI I FORISTI: COSA PENSATE VERAMENTE DI DON ZENO SALTINI?"


Postato da: Raffaele Catenacci/Raffstefan il 28/05/2008 7.57, 7.58 14.31
freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=7555352
freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=7528154&p=3
freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=7555351

"LA SANTISSIMA TRINITA'"

La santissima trinità vince un viaggio premio.

Devono decidere dove andare.

Dio: vorrei andare nel corno d'Africa, un ritorno alle mie origini.

Gesù: vorrei andare in Palestina, dove sono stato da giovane.

Spirito Santo: io vorrei andare in Vaticano.

E perché? - chiedono - Perché non ci sono mai stato.


******

"PAROLA DI CARABINIERE: UN TERREMOTO DELLA MADONNA!"

FONOGRAMMA N° 1059

DA MINISTERO ESTERI – SERVIZIO PROTEZIONE CIVILE AT COMANDO STAZIONE CARABINIERI ROCCA CANNUCCIA – STOP

URGONO NOTIZIE PRESUNTO SISMA, SOSPETTO EPICENTRO VOSTRA ZONA – STOP
CALCOLARE DANNI PROVOCATI MOVIMENTO TELLURICO ET CONTROLLARE SCALA PERCALLI – STOP

RISPONDERE IN FINE STESSO MEZZO, RIPORTANDO GRADI ESATTI – STOP
RACCOMANDASI MASSIMA URGENZA – STOP

RISPOSTA

DA COMANDO STAZIONE CARABINIERI ROCCA CANNUCCIA AT MINISTERO ESTERI – SERVIZIO PROTEZIONE CIVILE – STOP

IDENTIFICATO FINALMENTE SISMA. TRATTASI DI SISMA GIUSEPPE, FU GAETANO, NATO A NAPOLI 5. 6. 45 ET QUI RESIDENTE, NOTO PREGIUDICATO PER REATI CONTRO PATRIMONIO ET PERSONA – STOP

PER QUANTO RIGUARDA EPI CENTRO, NON RISULTA NEL NOSTRO ELENCO ANAGRAFICO NÉ IN QUELLO DEI COMUNI VICINI A NOI – STOP

POTREBBE TRATTARSI, SE C’È STATO ERRORE NELLA VOSTRA BATTUTA TELEX, DI BEPI CENTRO CONOSCIUTO ET STIMATO MAESTRO ELEMENTARE – STOP

IL MOVIMENTO TELLURICO NON HA PROVOCATO NESSUN DANNO PERCHÉ QUESTA LOCALE CASERMA TIENE SOTTO CONTROLLO TUTTI I MOVIMENTI, COMPRESO QUELLI POLITICI, SINDACALI ET RELIGIOSI – STOP

NON ABBIAMO POTUTO CONTROLLARE LA SCALA DEL SIG. MERCALLI, POICHÉ LO STESSO SI È ALLONTANATO DAL SUO DOMICILIO ET SCONOSCESI SUO ATTUALE RECAPITO – STOP

PER NOI CARABINIERI I GRADI SONO GLI STESSI DI PRIMA. IO SONO APPUNTATO ED IL MIO COLLEGA CARABINIERE SEMPLICE – STOP

IN FINE CI SCUSIAMO PER NON AVER RISPOSTO PRIMA PERCHÉ QUI C’È STATO UN TERREMOTO DELLA MADONNA - STOP



******


"ALESSANDRO PASQUINELLI: STORIA DI UN PRETE INNOCENTE"

«Quello che importa alla Chiesa è controllare la gente, portare avanti una sorta di evangelizzazione che non ha niente a che vedere con Cristo.

Quello che vogliono è portare tutti sotto il grande mantello della Chiesa, in modo da avere potere e continuare ad averlo.

È un potere che dura da duemila anni.

Questo è il senso che danno all’evangelizzazione.

E anche il sacerdote stesso è una vittima di questa mentalità, che gli viene inculcata fin da bambino, una vittima di plagio.

Nessuno crede veramente in questo sistema.

Certo, si può anche incontrare il prete che crede veramente in Dio e ha trovato il modo, togliendo la Chiesa di mezzo, di vivere il suo sacerdozio con una carità concreta. Ma quanti sono?

La Chiesa che vuole il Vaticano, la Chiesa che vogliono i vescovi, è la Chiesa delle messe, delle processioni, dei battesimi, dei matrimoni, delle confessioni, la messa quotidiana, binare…»

«Binare? Che cosa vuol dire binare?»

«Vuol dire celebrare due messe nello stesso giorno.

La metà delle offerte ricevute la si deve dare al vescovo.

C’è una quota minima ben precisa, quindici euro, che il fedele paga per mandare in paradiso il proprio caro defunto.

Quindi se si celebrano due messe al giorno, al vescovo vanno almeno quindici euro al giorno.

In una diocesi come quella dov’ero io, con trecento preti, i soldi che arrivavano al vescovo se li immagina?

È un sistema per far soldi.

Un vescovo si arricchisce, con queste cose.

Tanto chi lo va a controllare?

Il vescovo può fare tutto quello che vuole.

C’è l’economo diocesano, è vero, ma solo per quanto riguarda i beni immobili della diocesi. Il denaro sfugge.

È chiaro che se ci son debiti, il Vaticano deve intervenire per evitare lo scandalo, ma non è che controlli cosa fa ciascun vescovo.

Il vescovo di suo ha già uno stipendio molto alto, sui tremila euro, a fronte di un prete che ne guadagna tra i settecento e gli ottocento.

Il vescovo va nelle parrocchie ogni sabato e ogni domenica, celebra a destra e a manca, e ogni volta perché venga bisogna mettergli in una busta cento, centocinquanta euro.

Quindi tra stipendio, binazioni, offerte che prende in giro, non si ha idea di quel che guadagna un vescovo: quando un vescovo va in pensione, ha denaro sufficiente per sé e, se avesse dei figli, per i suoi figli e i suoi nipoti.

Sono soldi personali del vescovo, soldi suoi.

Non è obbligato a metterli in diocesi.

Può per esempio comprare un palazzo e regalarlo.

O tenerlo anche per sé. Chi lo controlla?

Tant’è che il vescovo può permettersi il personale di servizio, o cambiar macchina ogni due o tre anni.

Il mio ne ha cambiate quattro o cinque in pochissimo tempo!

Senza contare che il personale di servizio del clero, una cameriera, un autista, un giardiniere, ricevono dal vescovo solo lo stipendio netto: i contributi glieli paga la Conferenza episcopale italiana, con i fondi dell’otto per mille».

«Ma se una diocesi è in difficoltà, il vescovo non ha il dovere di intervenire?»

«Certo, ma sempre con i fondi dell’otto per mille, non con i suoi soldi.

Il vescovo gestisce un potere economico infinito, perché gestisce i soldi che vanno a lui, e questi sono tutti suoi.

Poi ci sono i soldi della diocesi, le rendite dei palazzi, degli appartamenti, degli altri immobili, le libere offerte, l’otto per mille …

E sono tutti soldi che il vescovo gestisce a sua discrezione».

Perché la maggioranza dei preti si fa pagare (o comunque è incline ad accettare un pagamento) per celebrare un matrimonio o qualche altra cerimonia sacramentale? …



Carissimo Raffaele,

Anch'io desidero complimentarmi per l'apporto quantitativo e, soprattutto qualitativo che, nelle ultime settimane, stai apportando a "SOCCORSO SPIRITUALE - TESTIMONI DI GEOVA NOSTRI FRATELLI".

La sottile ironia sui Carabinieri e/o sul dogma della santissima trinità, seppure col sorriso sulle labbra, fanno riflettere molti che, onestamente, come l'asino cattolico della favola non è assolutamente libero di dire "cornuto" al bue Testimone di Geova.

Mi sembra assolutamente appropriato che la lungimirante Kelly70 abbia subito pensato di rubarti tali gag per aggiungere qualche ulteriore prezioso mattoncino all'edificio dell'Apocalisse Laica che, insieme a Max e Claudio Cava (e altri), sta pazientemente costruendo qui accanto.

E' ora che tutti ci si renda conto che la vera differenza tra le diverse persone, a prescindere dai diversi credi religiosi e/o politici, è una differenza "trasversale" e giammai "verticale": i bravi ci sono in ogni formazione sociale mentre i luridi ed i corrotti si nascondono anche all'interno del Vaticano.

Quale credente, cristiano Cattolico e Testimone di Geova con la "mentalità aperta al pluralismo" ho in Dio la speranza che, con il tempo, ogni cosa sarà completamente chiarita, sia in senso positivo che in senso negativo.

Colgo l'occasione per rivolgerti una specifica domanda: vediti (vediamoci) la seconda puntata della Fiction TV intitolata: "DON ZENO SALTINI, L'UOMO DI NOMADELFIA" in onda in prima serata, questa sera su Rai Uno, e domani fammi sapere il tuo parere approfondito e circostanziato.

Per me don Zeno è stato un "santo". Tu che ne pensi?.

A presto, Vito




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[Modificato da Vito.Pucci 28/05/2008 18:25]
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