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LA VICENDA DEI FRATELLI PAPPALARDI, DELLA MAMMA E DEL PADRE

Ultimo Aggiornamento: 07/04/2008 19:31
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"FAMIGLIA PAPPALARDI: OCCORRE PUNIRE TUTTI COLORO CHE HANNO ACCUSATO INGIUSTAMENTE FILIPPO PAPPALARDI MENTRE I BAMBINI STAVANO SOFFRENDO NEL CENTRO DELLA CITTA' DI GRAVINA! - FILIPPO PAPPALARDI DISCRIMINATO ANCHE IN CARCERE"


Postato su La Gazzetta del Mezzogiorno il 10/3/2008
www.lagazzettadelmezzogiorno.it/GdM_dallapuglia_NOTIZIA_01.asp?IDNotizia=196634&IDCat...


"ANCORA IN CARCERE IL PAPA' DI CICCIO E TORE"

BARI – Slitta a domani, martedì 11 marzo, la decisione del gip Giulia Romanazzi sulla richiesta di scarcerazione di Filippo Pappalardi.

Lo ha reso noto il presidente della sezione gip del tribunale di Bari, Giovanni Leonardi.

Le motivazioni dello slittamento della decisione non sono state rese note.

Il presidente dei gip baresi ha detto soltanto che il giudice «ha voluto prendere un altro giorno prima di depositare la decisione e le motivazioni».

Filippo Pappalardi, in carcere da tre mesi e mezzo con l’accusa di aver sequestrato e ucciso i figli Francesco e Salvatore, e di averne nascosto i cadaveri.

Lo slittamento potrebbe essere determinato danche alla richiesta della difesa di tenere conto nella decisione dei primi risultati degli esami autoptici: in questo caso la decisione potrebbe anche essere rinviata ancora di alcuni giorni giacché è previsto che domani sia consegnata in procura una prima relazione sugli esami istologici compiuti dai medici legali.

Si dovrebbe quindi attendere che la procura li trasmetta all’ufficio del gip e che il giudice poi li esamini.

Intanto, per chiedere la scarcerazione di Pappalardi, ieri sera un migliaio di persone ha compiuto una fiaccolata per le vie del paese, a Gravina, passando anche dinanzi alla grande casa padronale nelle cui viscere sono stati trovati, per caso, il 25 febbraio scorso, Ciccio e Tore Pappalardi, a 20 mesi dalla loro scomparsa.

In testa alla fiaccolata, la compagna di Pappalardi, Maria RICUPERO, e parenti dell’uomo: si sono anche levate urla di protesta contro gli errori compiuti nelle ricerche che si sono appuntate – ha gridato Maria Ricupero – «dentro casa di Pappalardi, mentre i bambini stavano soffrendo nel centro della citta».





Postato su: Repubblica.it il 10 marzo 2008
www.repubblica.it/2008/02/sezioni/cronaca/gravina-2/slitta-decisione-gip/slitta-decisione-...


BARI - E intanto in una nota il sindacato autonomo di Polizia Penitenziaria (Sappe) della Puglia si esprime contro il trasferimento di Pappalardi nel carcere di Velletri, nel quale è attualmente detenuto, un carcere fuori regione scelto, come è stato spiegato, per tutelarne l'incolumità personale.

"Deve essere chiaro per tutti - scrive il Sappe - che il detenuto Pappalardi poteva rimanere presso l'istituto di Bari o in altri penitenziari della regione in quanto c'erano e ci sono tutte le condizioni per garantirne l'incolumità, poiché sia nel penitenziario barese, sia in quelli pugliesi; fanno regolarmente ingresso persone accusate di reati particolarmente orribili ed efferati senza che accadano episodi spiacevoli".

Con questo trasferimento, secondo il Sappe, "è stata presa una decisione inopportuna e punitiva, considerato che (Pappalardi) poteva essere tradotto in strutture limitrofe al capoluogo e comunque in regione".




[Modificato da Vito.Pucci 10/03/2008 12:44]
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"FILIPPO PAPPALARDI NON E' STATO SCARCERATO: UNA DECISIONE CHE HA SORPRESO TUTTI!" di Giusi Fasano

Video servizio postato su: Corriere della Sera.it l'11 marzo 2008
mediacenter.corriere.it/MediaCenter/action/player?uuid=bb721d5a-ef5a-11dc-872b-0003...




Estemporanea di Filippo Pappalardi e delle Istituzioni giudiziarie di Bari




Postato da: Pino Lupo l'11/03/2008 23.57
freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=7345682


"PERCHE' INFIERIRE ANCORA SU FILIPPO PAPPALARDI?"

La tragedia, nella famiglia Pappalardi, non è finita.

Non c'è pietà, né comprensione, né umanità!

Solo l'applicazione fredda della legge, che continua ad infierire su una persona che oltre a non essere colpevole di omicidio, è la terza vittima di questo orribile caso.

Un uomo "ucciso" due volte, privato della dignità e della libertà, con l'accusa più infamante.

Ma non è finita, le accuse sono state trasformate, ma restano sempre pesanti come macigni.

Con i "ma" e con i "se" non si può tenere in carcere, per 100 giorni, una persona con l'accusa di aver assassinato i propri figli.

E' vero che ci sono casi di omicidi famigliari ma si parla di persone che hanno perso il lume della ragione.

Filippo Pappalardi è una persona sana di mente.

Se hanno deciso di affidare i figli al padre è perché non si tratta di un "carnefice".

Non può essere diventato un "carnefice" all'improvviso!

Possibile che i giudici non riescono a prendere in considerazione la dinamica della disgrazia?





"IL PROVVEDIMENTO INTEGRALE DEL GIUDICE CHE HA DISPOSTO LA SCARCERAZIONE"


Postato da: Corriere della Sera.it l'11 marzo 2008
www.corriere.it/cronache/08_marzo_11/gravina_provvedimento_integrale_gip_b82daec0-ef5f-11dc-872b-0003ba99c6...

BARI - Questo il testo integrale del provvedimento del gip del tribunale di Bari, Giulia Romanazzi, sulla richiesta di scarcerazione di Filippo Pappalardi:

«Il giudice per le indagini preliminari, ravvisata la fattispecie delittuosa dell'abbandono di persone minori o incapaci seguito dall'evento morte, ex articolo 591 comma 3 codice penale, così riqualificata la originaria imputazione di duplice omicidio doloso aggravato; ritenuta la caducazione delle ipotesi delittuose di sequestro di persona ed occultamento di cadaveri; revoca la misura della custodia cautelare in carcere nei confronti di Pappalardi Filippo, e ne ordina la immediata scarcerazione se non detenuto per altra causa.

Dispone l'applicazione della misura degli arresti domiciliari dello stesso Pappalardi presso il domicilio, con sede in Gravina, alla via(...), ordinando allo stesso di non allontanarsene senza l'autorizzazione del giudice che procede, con espresso divieto di colloqui fonici e visivi con persone diverse da familiari, conviventi, sanitari e difensori.

Autorizza il trasferimento, senza scorta e senza ritardo, nel luogo di detenzione domiciliare.

Delega per l'esecuzione ed i controlli la stazione dei carabinieri territorialmente competente, con facoltà di subdelega.

Manda alla cancelleria per gli adempimenti e la comunicazione all'autorità incaricata dei controlli»





"LA NUOVA IMPUTAZIONE A CARICO DEL PADRE: L'ACCUSA PASSA DA SEQUESTRO E OMICIDIO AD ABBANDONO DEI MINORI CON CONSEGUENTE MORTE"


Postato da: Corriere della Sera.it l'11 marzo 2008
www.corriere.it/cronache/08_marzo_11/scheda_imputazione_abbandono_minori_d1818784-ef55-11dc-872b-0003ba99c6...

BARI - La decisione del giudice per le indagini preliminari di Bari, Giulia Romanazzi, sposta il capo di imputazione a carico del padre dal sequestro di persona, omicidio e occultamento di cadavere (le accuse mosse dalla procura a carico di Filippo Pappalardi al momento dell'arresto, nel novembre 2007) a quello di abbandono di minore.

IL CODICE PENALE - Quest'ultimo reato è regolato dall'articolo 591 del codice penale secondo cui «chiunque abbandona una persona minore degli anni quattordici, ovvero una persona incapace, per malattia di mente o di corpo, per vecchiaia, o per altra causa, di provvedere a se stessa, e della quale abbia la custodia o debba avere cura, è punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni».

Lo stesso articolo, in un successivo comma, precisa che «la pena è della reclusione da uno a sei anni se dal fatto deriva una lesione personale, ed è da tre a otto anni se ne deriva la morte. Le pene sono aumentate se il fatto è commesso dal genitore, dal figlio, dal tutore o dal coniuge, ovvero dall'adottante o dall'adottato».

LA NUOVA ACCUSA - Filippo Pappalardi non è dunque stato scagionato per la morte dei due figli (e infatti per lui sono stati disposti gli arresti domiciliari).

La loro morte, però, secondo la nuova imputazione non sarebbe dovuta ad un omicidio, volontario o preterintenzionale, bensì alla conseguenza di un comportamento negligente.





"ECCO PERCHE' FILIPPO PAPPALARDI NON E' STATO SCARCERATO DEFINITIVAMENTE"


Postato da: La Gazzetta del Mezzogiorno.it l'11 marzo 2008
www.lagazzettadelmezzogiorno.it/GdM_dallapuglia_NOTIZIA_01.asp?IDNotizia=196707&IDCat...
www.lagazzettadelmezzogiorno.it/GdM_cronache_NOTIZIA_01.asp?IDCategoria=273&IDNotizi...

«Immeritevole della scarcerazione»

BARI – Filippo Pappalardi può inquinare le prove e reiterare il reato (di abbandono): per questo motivo nei suoi confronti il gip Giulia Romanazzi ha disposto gli arresti domiciliari ritenendo l'uomo «immeritevole del beneficio della scarcerazione».

I suoi figli trovati morti in un pozzo abbandonato di Gravina in Puglia.

E' stato il presidente della sezione gip del tribunale di Bari Giovanni Leonardi a comunicare ai giornalisti la decisione del gip Giulia Romanazzi che ha disposto la scarcerazione di Filippo Pappalardi, attualmente recluso presso il carcere di Velletri, ordinanandone il trasferimento ai domiciliari nella sua abitazione a Gravina.

L'accusa è stata cambiata e Filippo Pappalardi viene posto ai domiciliari per il reato di abbandono seguito da morte (art.591 comma 3 del codice penale) Filippo Pappalardi per la tragica fine dei suoi due bambini.

Filippo Pappalardi può inquinare le prove e reiterare il reato (di abbandono): per questo motivo nei suoi confronti il gip Giulia Romanazzi ha disposto gli arresti domiciliari ritenendo l’uomo «immeritevole del beneficio della scarcerazione».

Esaminando i comportamenti tenuti dall’indagato, la cui personalità viene definita estremamente negativa, il giudice scrive che Pappalardi continua ad avere «la pervicace ed ostinata volontà», manifestata anche nel corso dell’ultimo interrogatorio, di «gelosa custodia della propria colpa».

Inoltre in lui è assente «qualunque segnale di ravvedimento operoso, persino all’esito di un accadimento così terrificante, qual è stato quello del ritrovamento cadaverico dei propri figli; per cui neppure “il senso di colpa” è riuscito ad avere la meglio sull'esigenza di tutela della propria linea difensiva (ovviamente finalizzata a scagionare se stesso)».

Il giudice ritiene che Pappalardi possa inquinare le prove sia perchè sono in corso indagini sia perchè sta per essere compiuto un incidente probatorio per raccogliere il racconto del teste-chiave; «poichè Pappalardi – ragiona il gip – ha offerto pessima prova in ordine alla capacità di astenersi da comportamenti “contaminanti ed adulteranti”, anche per questa ragione appare immeritevole del beneficio della scarcerazione».

«E' pur vero – conclude – che l’ambiente familiare è stato “istigatore”; tuttavia, la presenza di due ragazze non figlie naturali dell’indagato e protette dalla Ricupero, e di una bambina in età ancora precoce per provocare reazioni aggressive, inducono a ritenere che la detenzione domiciliare non sia del tutto inconfacente».

«TARDO' A DARE L'ALLARME»

«Non valeva la pena “per una bravata da ragazzini” mettere a repentaglio la propria reputazione di “buon padre di famiglia”, e dunque rischiare la perdita dell’agognata potestà genitoriale in via esclusiva»: per questo Filippo Pappalardi, la sera del 5 giugno 2006, tardò nel dare l’allarme alla polizia dopo la scomparsa di Ciccio e Tore e successivamente fornì dichiarazioni false agli investigatori.

Lo sostiene il gip Giulia Romanazzi nel provvedimento con cui ha concesso gli arresti domiciliari all’indagato.

«In questa prospettiva – argomenta il giudice – occorreva altresì eclissare la figura di Maria Ricupero, da cui aveva ottenuto il presupposto (la convivenza) per l’affidamento esclusivo dei figli; in questa prospettiva trova idonea collocazione la “causale” del “Buon Padre di Famiglia” che diventa elemento catalizzatore delle altre circostanze indizianti e chiave di lettura delle stesse; in questa prospettiva si inserisce anche il fatto di essersi mostrato disposto a correre il rischio di una deviazione delle indagini».

Solo col passare dei giorni - prosegue il giudice – quando «aveva cominciato a prendere corpo e spessore l’ipotesi di un accadimento ben più serio, il Pappalardi si era adoperato, ormai tardivamente, per fornire proficui spunti investigativi, non attribuendosene comunque mai la paternità della conoscenza».

«L'impostazione sin qui seguita – aggiunge – trova anche una maggiore ed adeguata confacenza al contenuto delle conversazioni telefoniche ed ambientali captate. A prescindere dall’idioma utilizzato, criptico nella sua stessa semantica, si ritiene che le “captazioni incriminanti” si spiegano tutte nell’ottica del tentativo maldestro di occultare il mendacio e le reticenze profuse, e nella esigenza di non esporsi al rischio di essere colpevolizzati».




[Modificato da Vito.Pucci 12/03/2008 18:11]
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"IL SINDACO RINO VENDOLA ACCUSA GRAVINA: «SOLO INDIFFERENZA E VOLGARITA'»" di Giusi Fasano


Postato da: Corriere della Sera.it l'11 marzo 2008
www.corriere.it/cronache/08_marzo_11/gravina_sindaco_fasano_09405f6c-ef36-11dc-872b-0003ba99c6...


GRAVINA IN PUGLIA (Bari) - L'esordio della chiacchierata la dice già lunga.

Rino Vendola, 61 anni, diessino, accende una sigaretta e attacca: «Sa cos'è che uccide più della morte stessa? L'indifferenza e la volgarità.

Ecco, qui a Gravina non si può dire che la gente sia omertosa, no. Ma si può dire che questa è una comunità indifferente, spesso volgare.

Di quella volgarità che nasce da ignoranza, sciacallaggio, incultura».

C'è da accertarsi di aver capito bene.

«Sindaco, davvero sta parlando male dei suoi cittadini?».

«La grande maggioranza dei miei cittadini tiene un comportamento sociale e civile che mi offende, mi turba. Sono così in ogni cosa e lo sono stati anche in questi giorni per il caso di Ciccio e Tore. Mi fermano in mille, per strada, per sottopormi le questioni più minute, dal bidone della spazzatura al passo carraio. Ci sono stati giorni, soprattutto appena li hanno ritrovati, che la tragedia di quei due bambini te la sentivi addosso. Ma loro niente. Dritti per la loro strada come se tutto gli scivolasse addosso. Nessuno che mi abbia detto una parola di dolore per quei due bambini, nessuno che mi abbia fatto una proposta qualsiasi per fare tesoro di quella storia così drammatica…».

Se la prende, il sindaco Vendola.

Si accalora come quando è in aula a fare l'avvocato penalista, a tratti si addolcisce, come quando scrive le poesie raccolte nei suoi libri.

Chi lo conosce racconta che lui è così, uno che non te la manda a dire, che non conosce la diplomazia e che si illude continuamente di poter cambiare il mondo.

«Io sono un poeta e credevo di poter segnare lo spartiacque nella vita di questo paese, conferma lui.

Invece vedo che la gente deve ancora imparare a crescere, a partecipare. È una delusione continua».

Ci ha pensato un milione di volte a mollare la poltrona e arrivederci a tutti.

«Ma questa storia di Ciccio e Tore mi ha convinto a non abbandonare il campo, non ancora».

Come se volesse fare l'ultimo tentativo di «umanizzare», come dice lui, la gente di Gravina, di «aiutare la comunità a risalire la china».

Ma poi ci pensa meglio: «A dire la verità la comunità non c'è, c'è la città. E io sono il sindaco della città, un'entità silenziosa che non è quella volgare che si piazza dietro le telecamere per apparire, non è quella che strumentalizza la tragedia di Ciccio e Tore per averne vantaggi personali».

E come la mettiamo con la mobilitazione popolare per Pappalardi e il ricordo dei bambini?

«Lasciamo stare. La sola manifestazione spontanea in tutta questa storia è stata quella degli studenti».

L'avvocato Vendola ha conosciuto Filippo Pappalardi, il padre dei due bambini.

«Venne da me quando seppe di essere indagato perché voleva che lo difendessi ma io sono anche sindaco, ci sarebbe stato un problema di incompatibilità. Così rifiutai.

Ricordo che gli dissi: "Non ti agitare. Più ti agiti più sospetteranno di te. E secondo me uno di questi giorni verranno ad arrestarti"».

Non lo si può dire spaventato dall'idea che il nome del suo paese sia legato per sempre al pozzo della morte, quello che ha custodito per un anno e mezzo i corpi senza vita di Ciccio e Tore.

«Probabilmente sarà così» ammette, come rassegnato a quest'altra vittoria dell'odiata volgarità e indifferenza.

«Tutta questa è ingratitudine verso i gravinesi e gli elettori?

Io dico che sono loro che dovrebbero essermi più grati.

Meno male che fra due anni al massimo finisce questa commedia.

Certo non sarò rieletto…».





"COMUNICATO STAMPA DEL SINDACO VENDOLA IN RIFERIMENTO ALL'INTERVISTA PUBBLICATA SUL CORRIERE DELLA SERA"


Postato da: Ansa/Francesco Dipalo/Gravinaonline martedì 11 marzo 2008
www.gravinaonline.it/gravina/informa/3378.html

RINO VENDOLA/DS, SINDACO DI GRAVINA - Verifico come una intervista pubblicata sul Corriere della Sera di oggi – dal titolo arbitrario e fuorviante - abbia dato la stura a ciò che invece volevo denunciare e stigmatizzare all’opinione pubblica nei confronti di una parte politica.

Per essere chiaro ho grandissimo rispetto per la stragrande maggioranza dei miei concittadini.

Per essere chiaro, però, non posso tacere il pericolo che pochi avventurieri in cerca di fortuna a buon mercato cambino la faccia di questa Comunità.

Per essere chiaro sono e sarò il Sindaco di una città laboriosa e commossa.

Per essere chiaro combatterò senza tregua le furbizie e i furbetti, gli sciacallaggi e gli sciacalli. Anche in queste ore di lutto.

Il Sindaco, Rino Vendola





[Modificato da Vito.Pucci 12/03/2008 13:50]
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"GIALLO PAPPALARDI: QUESTO SINDACO NON RAPPRESENTA LA CITTA' ED E' DOVEROSO CHE SI DIMETTA" - Comunicati stampa


Postato da: Ansa/Francesco Dipalo/Gravinaonline martedì 11 marzo 2008
www.gravinaonline.it/gravina/informa/3381.html
www.gravinaonline.it/gravina/informa/3380.html


"LE FORZE DEL CENTRODESTRA ESPRIMONO ESTREMA INDIGNAZIONE ALLE PAROLE DEL PRIMO CITTADINO"

È con estrema indignazione che le forze del centrodestra del Comune di Gravina in Puglia hanno preso atto dell’articolo apparso oggi a pag. 21 del Corriere della Sera, in un’intervista a firma Giusi Fasano.

In tale articolo il sindaco Rino Vendola dipinge la città che dovrebbe rappresentare, come una comunità “indifferente, volgare ed ignorante”, composta di sciacalli e di gente senza cultura.

Queste parole, offensive per ogni singolo cittadino di Gravina in Puglia, provengono da quello che è anche il nuovo segretario politico del Partito Democratico di questa città.

Non si può rimanere inerti in presenza di un siffatto attacco gratuito, immotivato e privo di fondamento che giunge proprio quando tutta la comunità gravinese è sconvolta dagli ultimi fatti di cronaca.

Un attacco che giunge da chi si erge a paladino della moralità ma non fa costituire parte civile il Comune in due processi per mafia, quando per noi è necessario farlo.

Le parole di questo individuo offendono noi gravinesi; sono in spregio al dolore ed alla commozione, alla solidarietà ed alla dignità di questa città che era città di cultura e di moralità e, per la gente che ci vive, lo è ancora.

La città può ben fare a meno di questo individuo.

Questo sindaco non ci rappresenta, non rappresenta la città ed è doveroso che si dimetta per il nostro essere popolo a cui lui, date le parole che ha detto contro Gravina, non appartiene.

Popolo della Libertà - UDC - Gravina nel Cuore

I consiglieri comunali:

Prezzano Giuseppe - Lorusso Michele - Vicino Leonardo - Petrone Vitantonio - Masiello Antonio - Lamuraglia Michele - Cornacchia Nicola




SALVATORE GRECO/UDC - E’ bizzarro che il più presenzialista della vicenda inviti oggi tutti al proprio posto: stia lui al suo posto, anzi lo lasci dimettendosi.

Lo dichiara l’on. Salvatore Greco (UDC) a proposito delle gravi affermazioni del sindaco di Gravina in Puglia, Rino Vendola.

Vendola – sostiene Greco- troppe volte ha cercato visibilità in questa drammatica vicenda e oggi dice che gli inquirenti vanno lasciati in pace.

Ma non è stato lui a sostenere per mesi la cosiddetta pista romena?

E non sono sue, in quanto sindaco, le responsabilità dello stato di pericolo generato da quell’edificio abbandonato a poche centinaia di metri dal municipio?

Piuttosto che continuare a pontificare -conclude il deputato Udc- il sindaco farebbe bene a onorare la memoria dei piccoli Ciccio e Tore smettendo di parlarne.

Gli insulti di cui ha fatto oggetto i suoi concittadini, quegli stessi che l’hanno eletto, sono il colmo.

Si dimetta: almeno così quelle morti non saranno state vane, e chi ha responsabilità sia pure indirette in questa vicenda comincerà a pagare.

On.le Salvatore Greco - UDC Gravina in Puglia




RAFFAELE FITTO/PDL - Un oltraggio alle Istituzioni, alla politica, alla sensibilità umana e alla intera comunità di Gravina.

Solo così si può definire la scelta del Sindaco Vendola di umiliare, insultare e mortificare la città che lo ha scelto come egli oggi ha fatto sul primo quotidiano nazionale.

E’ come se avesse deciso di infliggere il colpo mortale ad una comunità già distrutta dalla tragedia dei fratellini Pappalardi, tanto che molti cittadini tormentati dal senso di colpa il giorno dopo il ritrovamento dei corpi avevano affisso in città un manifesto con cui chiedevano perdono ai due bambini per non aver sentito le loro urla dall’interno della cisterna.

Questa è l’immagine di Gravina che il Sindaco di quella città, nonché segretario cittadino del Partito Democratico, dovrebbe avere cuore di presentare all’Italia dalle pagine nazionali del Corriere della Sera.

Sarebbe curioso sapere cosa pensa il segretario regionale del Partito Democratico di queste esternazioni, se le condivide o se non ritiene doveroso, piuttosto, prenderne subito le distanze.

Perché ciò che rende questa intervista ancora più disdicevole è il candore con cui il Sindaco dice di non vedere l’ora che tra due anni finisca la sua esperienza amministrativa.

Nessuno lo obbliga a restare, anzi dopo queste assurde offese ai suoi cittadini, sarebbe obbligato a dimettersi.

On. Raffaele Fitto
Coordinatore Regionale Forza Italia Puglia




TOMMASO FRANCAVILLA/AN: “Vergognose le dichiarazioni del Sindaco di Gravina, che tentano di coprire le sue ingerenze fantasiose e le sue omissioni nella tragica vicenda di Ciccio e Tore.

Gravina non merita di essere governata da chi non la rispetta”

Il Gruppo Consiliare di AN (Saccomanno, Attanasio, Congedo, Lospinuso, Marmo, Ruocco, Silvestris) ha diffuso la seguente nota:

“Le dichiarazioni al principale quotidiano nazionale del Sindaco di Gravina Vendola, che offendono pesantemente la comunità che ha avuto il torto di eleggerlo definendola affetta da “ignoranza, sciacallaggio, incultura”, nel quadro di un’intervista delirante in cui si auto-gratifica –anche lui!- dell’appellativo di “poeta”, rappresentano un intollerabile affronto non soltanto alla popolazione gravinese ma anche all’intera Regione.

Un modo francamente ignobile per far dimenticare le sue ingerenze, a fini smaccatamente mediatici, nelle indagini per la scomparsa di Ciccio e Tore, che le ha fatte dirottare perfino in Romania quando invece i bambini erano nel cuore della sua Città, a pochi passi da dove erano stati visti per l’ultima volta.

Dopo questo tragico epilogo, ci saremmo attesi non tali gravissime esternazioni, esse sì sciacallesche, ma dignitose dimissioni, che oggi diventano assolutamente indilazionabili.

In mancanza, attendiamo una doverosa reazione da parte della Comunità gravinese e dei suoi rappresentanti, a qualsiasi partito o coalizione appartengano, che sortiscano lo stesso, inevitabile ed urgentissimo effetto.

Un analogo gesto ci attendiamo dal “Partito democratico” gravinese, che questo signore lo ha investito anche della sua guida.

Perché Gravina non merita di essere governata da chi non la rispetta e l’intera Puglia di essere pubblicamente svillaneggiata da un suo rappresentante istituzionale che in realtà non ha saputo difenderla”.

Tommaso Francavilla




ADRIANA POLI BORTONE/AN: “Il Sindaco di Gravina, invece di offendere la sua Città, avrebbe dovuto dimettersi”.

L’On. Adriana Poli Bortone, Coordinatrice Regionale AN e Capolista del PDL al Senato, ha diffuso la seguente nota: “Da ex-Sindaco, posso affermare con certezza che non avrei mai connotato negativamente i miei concittadini, e men che mai in un momento in cui Gravina dovrebbe sentirsi vicini gli animi ed i cuori dei Pugliesi e degli Italiani tutti.

Sentirsi criminalizzata e tacciata di ignoranza e di sciacallaggio è l’ultimo affronto che una Comunità segnata da tanto dolore avrebbe dovuto attendersi, per di più da un Sindaco che avrebbe dovuto semmai scusarsi per le evidenti omissioni nella salvaguardia della sicurezza dei suoi Cittadini nonché per le parate mediatiche che non ha mancato di concedersi nella drammatica vicenda dei due fratellini, e magari anche trarne dignitose quanto doverose conseguenze.

Né lo giustifica certamente il suo auto-referenziarsi come poeta, che in Puglia sta diventando un vezzo per chi proprio non è capace di governare.

ALLEANZA NAZIONALE invita i rappresentanti istituzionali di tutti i Partiti gravinesi -o, in mancanza, il Popolo di Gravina- a trarre le inevitabili conclusioni di queste incredibili esternazioni, liberando chi evidentemente non rispetta la propria Gente dall’onere di amministrarla”.




GABRIELLA CARLUCCI/PDL - Il Sindaco accusa Gravina: ha il dovere di dimettersi.

“Sono saltata sulla sedia leggendo le parole del sindaco di Gravina, riportate questa mattina dal Corriere della Sera.

Rino Vendola, in sostanza, accusa i suoi concittadini di essere ignoranti, volgari ed indiffrenti di fronte alle tragedie.

Un eletto dal popolo che pensa queste cose dei suoi elettori e, peggio ancora, dei suoi amministrati ha il dovere di dimettersi immediatamente.

Vendola avvocato poeta e ateo convinto non è nuovo a queste intemerate.

I cittadini di Gravina ricorderanno senz’altro l’ordinanza comunale numero 33 del 6 giugno 2006, che con la scusa di “uniformare i manifesti funebri”, vietava la pubblicazione di immagini sacre.

Insomma, Rino Vendola si dimostra un bell’esempio d’intolleranza verso la libertà di espressione e di culto dei propri concittadini.

D’altro canto, questa, è l’anima vera e profonda della sinistra e del PD, di cui il Sindaco – non a caso – è segretario comunale.

Vero che mancano ancora due anni alla fine del suo mandato comunale, ma se si allontanasse con largo anticipo dalla città che definisce “insensibile e volgare” dubito che i gravinesi mostrerebbero rammarico”.

On. Gabriella Carlucci




[Modificato da Vito.Pucci 12/03/2008 13:46]
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"FILIPPO PAPPALARDI RITORNA A CASA. E' TUTTA COLPA DEI GIUDICI: E' LUI LA TERZA VITTIMA DI QUEL POZZO!" di Giuliano Foschini


Postato su: Repubblica.it il 12 marzo 2008
www.repubblica.it/2008/02/sezioni/cronaca/gravina-2/pappalardi-casa/pappalardi-c...

GRAVINA - Uscì da mostro, all'alba del 27 novembre, avvolto dal cappuccio di una tuta sbiadita, con un poliziotto che gli spingeva la testa in una volante e una città che lo additava come il peggiore degli assassini.

È rientrato da eroe, alle otto della sera, duecento persone ad applaudirlo, giubbotto e scarpe nere, pantaloni marroni, elegante e alto nello sguardo mentre chiude la portiera della Mercedes che dal carcere di Velletri lo ha portato a casa sua, via Casale, Gravina.

Piange Filippo Pappalardi quando non è arrivato ancora sul pianerottolo di casa, terzo piano, sale le scale perché non c'è l'ascensore, e sua figlia più piccola, cinque anni, gli salta al collo e gli dice "Mi sei mancato papà".

Piange, Filippo PappalArdi, quando abbraccia Maria Ricupero, sua moglie e le sussurra che "noi non potremo mai più essere una famiglia felice come prima: quando sono uscito da questa casa avevo ancora la speranza che un giorno Ciccio e Tore sarebbero tornati. Ora questa speranza non ce l'ho più".

È ritornato a casa Filippo Pappalardi, 102 due giorni dopo esserne uscito.

Non ritorna da uomo libero, ma non è più l'assassino dei suoi figli.

Il suo avvocato Angela Aliani è andato a prenderlo in carcere.

Hanno atteso la decisione del giudice insieme. Alla notizia Pappalardi ha pianto, ha urlato, uno sfogo.

"Io non li ho abbandonati, però, avvocato. Non è vero quello che sta scritto qua. Io volevo bene a Ciccio e Tore. Perché non mi hanno voluto credere? Glielo avevo detto che dovevano cercare dalle parti di via Ianora. Non mi hanno voluto credere, non mi hanno voluto credere".

Fa il buon padre di famiglia, Pappalardi.

La stessa immagine che -secondo il gip Giulia Romanazzi- avrebbe voluto dare agli investigatori subito dopo la scomparsa dei due bambini, depistando però così le indagini.

"Un padre violento" lo descrivono gli inquirenti.

"Un padre meraviglioso" giura in lacrime Maria Ricupero, la sua nuova moglie, con accanto ad annuire le due figlie che la donna ha avuto dal primo matrimonio e che da sempre vivono con loro qui in via Casale.

È barocca, curata, il marmo per terra splendente, casa Pappalardi.

Appena si entra ci sono le calate di una tenda rosa tenue che toccano terra.

Fotografie ovunque, Filippo e Maria al matrimonio, per strada, centinaia di bambole di ceramica, e poi le foto di Francesco e Salvatore in tutti gli angoli.

Due gigantografie nel corridoio che portano alla zona notte, quelle che sono da due anni su tutti i giornali.

"Appena posso voglio andare a vedere quella casa, voglio andare a salutare i miei due bambini" ha detto Pappalardi prima all'avvocato Aliani e poi all'altro legale che lo segue, Serafino Picerno, che lo aspettava a casa.

Pensa ai funerali che ci saranno non prima della fine del mese: già si prospetta una nuova guerra con l'ex moglie, Rosa Carlucci, la mamma di Ciccio e Tore, su chi dovrà organizzarli.

"Speriamo - dice l'avvocato Aliani - che anche in questo caso a decidere non debba essere un giudice".

Piange, Filippo Pappalardi. Nella sua stanza da letto, il copriletto bianco panna, c'è la statua di Padre Pio sotto la quale sua moglie ha trascorso tutta la mattinata.

Al collo, la statua porta la fotografia di Pappalardi.

Un'altra è sul cassettone con il profilo sinistro di Filippo, in posa da studio fotografico.

Maria la bacia, come fosse quella di un santo.

I giudici dicono che Pappalardi è un bugiardo, un genitore violento.

Ma Francesco, il padre di Filippo, dice che "è tutta colpa dei giudici. Lo ha detto anche la televisione: mio figlio è la terza vittima di quel pozzo".


Ringrazia la sua città, Pappalardi.

"La gente del paese in questi giorni ci è stata molto vicina. Ha capito il nostro dolore", dice sua moglie.

"Ora voglio stare in pace, vivere il nostro dolore, il calore della famiglia, ho perso due bambini" ripete lui al suo avvocato, con la casa assediata dalle telecamere.

Per poi continuare: "Non ci ho voluto credere quando alla televisione ho sentito dei miei due bambini, ero in cella e ho messo il lenzuolo sulla faccia. Non era possibile: ho in testa le vacanze a Margherita di Savoia, come erano contenti Ciccio e Tore".

Entra nella stanza dei bambini, il millepiedi del Milan sul letto senza una piega, il computer, i libri e i temi della scuola.

La televisione manda le immagini della sua ex moglie, Rosa Carlucci, che racconta di quanto Ciccio e Tore avessero paura del padre.

Le uniche parole che aveva detto durante il viaggio, Filippo, erano sempre le stesse: "Gli volevo bene, gli volevo bene. Ora come faccio?".

Dalla strada qualcuno urla "Filippo, Filippo".

Le televisioni riprendono i manifesti funebri accanto al portone: "Francesco e Salvatore Pappalardi. La famiglia dispensa dalle visite".






Estemporanea di Filippo Pappalardi e delle Istituzioni giudiziarie di Bari




"FILIPPO PAPPALARDI RITORNA A CASA: ECCO I PUNTI CHIAVE DEL PROVVEDIMENTO DI SCARCERAZIONE" di Giusi Fasano

Postato su: Corriere della Sera.it il 12 marzo 2008
www.corriere.it/cronache/08_marzo_12/omissioni_indugi_bugie_5d52ffb8-f00f-11dc-a686-0003ba99c6...

«Omissioni, indugi e bugie. Condotta ripugnante: non ha aiutato le ricerche»

«Le dichiarazioni raccolte nell’imminenza degli accadimenti sono contraddistinte dalla reticenza»


BARI - Pappalardi, la sua compagna, Maria Ricupero, la sua famiglia, la gente di Gravina.

La dottoressa Romanazzi ne ha per tutti.

Dice a pagina 12 della sua ordinanza: «Si è profilato sin dalla primissima fase delle indagini, un groviglio di omissioni, reticenze, bugie, indugi, con inevitabili ripercussioni negative sull’attività investigativa».

Ecco i punti-chiave del provvedimento.

L’indagato e la compagna

Si parla della «pista materna», dei sospetti iniziali sulla madre di Ciccio e Tore, Rosa Carlucci.

«La coppia Pappalardi-Ricupero -scrive il gip- aveva indotto a concentrare i sospetti sulla Carlucci, nei cui confronti l’ex marito nutriva sentimenti di rivalsa e di profondo disprezzo».

Pappalardi non parlò con Rosa «neppure il giorno della scomparsa dei figli.

I contatti telefonici furono realizzati dalla Ricupero, la cui presenza nella vita del Pappalardi aveva facilitato l’affidamento dei figli, appagato il proprio bisogno di riscatto e consentito di crearsi un "recinto" che, a onta del suo reale contenuto, doveva apparire integro».

Il gip ipotizza (ed è la prima volta) che Maria Ricupero fosse accanto al suo uomo quando lui, secondo i testi-chiave, trovò Ciccio e Tore in piazza e li caricò sulla macchina.

Ma la Ricupero, dice il provvedimento, «doveva apparire estranea all’ultimo avvistamento dei fanciulli» altrimenti sarebbe stato come ammettere di aver assistito al rimprovero del padre e alla fuga dei ragazzini.

Invece serviva «una simulazione familiare da difendere a tutti i costi.

Non restava -scrive la dottoressa Romanazzi- che confezionare una narrazione familiare in cui la Ricupero veniva eclissata dalla scena del primissimo giro per il paese, assieme a Pappalardi».

Segue un elenco di dichiarazioni e contraddizioni, di Pappalardi, Ricupero e delle due figlie di lei, sul fatto che la donna fosse uscita col compagno a cercare i bambini: subito, non quando lui rientrò a casa dopo un primo giro del paese.

«Il tutto -si legge- funzionale a escludere una eventuale compromettente pericolosità della condotta della Ricupero (...).

L’occasione della scomparsa dei fanciulli non doveva offrire il destro né a screditare la figura della Ricupero, né a uno svilimento del nucleo familiare».

Il verbale contestato

A pagina 15 è scritto che «le dichiarazioni raccolte nell’imminenza degli accadimenti da persone informate dei fatti (peraltro una quantità immane) sono contraddistinte da una costante: la reticenza, spiegabile nell’ottica di un ambiente provinciale in cui tutti sanno tutto ma nessuno vuole assumersi la responsabilità del proprio sapere; è la logica dell’individualismo endemico, per cui si preferisce il silenzio al rischio di un proprio coinvolgimento, sia pure oggettivamente innocuo».

E il gip svela anche un giallo che nei giorni scorsi ha fatto ipotizzare alla difesa di Pappalardi un possibile falso: il verbale firmato dall’uomo il 17 giugno 2006 con il quale riferiva di aver saputo che i suoi figli erano stati visti, il 5 sera, nella zona delle quattro fontane.

Su quel verbale il mese era stato corretto a penna: agosto.

Ma ora il gip rivela: «Si accede senza sforzi all’assunto difensivo secondo cui effettivamente Pappalardi informò le forze dell’ordine fin dal 17 giugno dell’avvistamento alle quattro fontane».

Le responsabilità

Pagina 27: «I bambini, verosimilmente per sottrarsi alla consueta aggressività paterna e una prevedibile punizione avrebbero istintivamente preferito la fuga.

Il Pappalardi li avrebbe inseguiti a bordo della sua autovettura e poi persi di vista».

L’uomo «evitando (la sera del 5) di riferire il suo avvistamento non ha fatto intervenire persone idonee a evitare lo stato di pericolo dei fanciulli».

E ancora: «La sorte avversa favorita dall’abbandono ha realizzato il più mostruoso ed agghiacciante epilogo: la morte agonizzante di due inseparabili fratellini».

Pappalardi ha agito, secondo il gip, con modalità «particolarmente ripugnanti», la sua personalità è «connotata da estrema negatività».

Prima di scrivere che gli avrebbe concesso i domiciliari, Giulia Romanazzi gli ha ricordato che «ha offerto pessima prova perché non ha saputo astenersi da comportamenti contaminanti e adulteranti».



[Modificato da Vito.Pucci 12/03/2008 19:35]
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Le responsabilità



Non resta che sentire il superteste, il ragazzino che lo ha visto quella sera..






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"GRAVINA NON HA PIU' IL SINDACO!"


Postato da: Dipalo Francesco/Redazione di Gravinaonline giovedì 13 marzo 2008
www.gravinaonline.it/gravina/informa/3389.html


"FRASI CHE OFFENDONO PROFONDAMENTE LA DIGNITA' DELLA CITTA'"

“Una comunità indifferente, spesso volgare ... è una delusione continua ... la grande maggioranza dei miei cittadini tiene un comportamento sociale e civile che mi offende, mi turba”.

Queste sono le parole che chi rappresenta Gravina oggi ha voluto utilizzare per raccontare la nostra identità all’Italia intera.

Non uno sfogo a microfoni spenti, ma un convinto disprezzo verso la comunità gravinese riversato sulle prime pagine del Corriere della Sera.

Frasi assai gravi che offendono ancora una volta la dignità di tutti i gravinesi.

Forti come uno schiaffo giungono queste riprovevoli offese a chi guidato dal senso civico e morale, si impegna con grandi sacrifici, con professionalità, con positività e determinazione per diventare studenti diligenti, educatori modello, padri e madri esemplari, lavoratori onesti in una difficile realtà.

Gente convinta che migliorando se stessa può migliorare la comunità di cui è parte, ma che oggi ha ricevuto l’ennesima sconfitta da una politica inumana e sfacciatamente opportunista.

L’avv. Vendola si dice poeta, ma se queste sono le sue poesie, avremmo preferito che restassero inedite.

Ha dato l’immagine di una Gravina indifferente alla tragedia di Ciccio e Tore, e lo ha fatto proprio quando la Città mai come in questo momento è stata “Comunità”.

Ci si chiede dove abbia trovato il coraggio l’avv.Vendola di affermare che la gente di Gravina ha reagito “come se tutto gli scivolasse addosso”?

Dire che “nessuno abbia espresso una parola di dolore per quei due bambini”, che “nessuno abbia fatto una proposta qualsiasi per fare tesoro di quella storia così drammatica”?

Dove ha trovato il coraggio per rendersi sordo e cieco quando la comunità ha gridato il suo dolore e quando la stessa ha intriso centinaia di fogli con idee, proposte e suggerimenti per fare di quella tragedia un insegnamento per tutti?

Dopo il ritrovamento dei fratellini sono apparse sul nostro portale centinai di messaggi, di mail e di articoli a dimostrazione di come la comunità con coscienza e dolore abbia affrontato uno dei momenti più cupi della sua storia.

Nel forum e sulle prime pagine non si è discusso di passi carrai e di rifiuti, ma sono venute fuori migliaia di valide idee e profondi pensieri di commozione.

Si è proposto alla cittadinanza di affiggere un fiocco bianco su ogni portone della città; sono stati presentati progetti affinché il luogo dell’orrore diventi un luogo di crescita; qualcuno ha pensato una raccolta fondi per realizzare un monumento ai fratellini.

Per il sindaco purtroppo la voce del cittadino conta solo quando spettegola, solo quando urta i suoi sentimenti e quindi egli non ha remore a definire luoghi di libero confronto “vomitatoi”.

Ha occhi per vedere solo i suoi concittadini che ostentano se stessi dietro le telecamere ed è triste pensare che lei, sindaco, sia davvero indifferente a quella comunità che merita di esser ascoltata.

Quella comunità è Gravina, che soffre, che si esprime con cultura e sentimento e prospetta.

Ma se questa non è la sua Città, allora lei non ne è il sindaco!

Oggi, però sulle pagine di questo portale non c’è più la voce intenerita e affranta della comunità, ma c’è la voce adirata di un popolo offeso da chi con spudoratezza pretende di “umanizzarlo”.

Con un comunicato ieri il sindaco ha cercato di correggere invano “la rima” riuscita male, spiegando di esser anche lui caduto nel gioco dei giornalisti speculatori e che in realtà oggetto della sua critica non era l’intera comunità ma una minoranza politica.

“La grande maggioranza dei cittadini”, ”nessuno che mi abbia detto una parola di dolore”: non sono frasi travisate dal giornalista, ma parole virgolettate e ci riesce difficile comprendere come nelle intenzioni del poeta la “grande maggioranza dei cittadini” il giorno dopo possa trasformarsi in una “parte politica”.

Dice che dovremmo essergli tutti più grati per il suo operato, ma proprio in questi mesi in cui l’amministrazione è fantasma al Palazzo di Città, ci riesce difficile apprezzarlo come sindaco e ci riesce impossibile stimarla come autore di una poesia con la quale ha diffamato Gravina di fronte all’Italia intera.

Dipalo Francesco
Redazione di Gravinaonline









Estemporanea di Filippo Pappalardi e delle Istituzioni giudiziarie di Bari






Postato da: Gianni Matera/Movimento Civico Gravinese mercoledì 12 marzo 2008
www.gravinaonline.it/gravina/informa/3385.html


In qualità di cittadino di Gravina e di presidente del Movimento Civico Gravinese ho il dovere di prendere le distanze dalle affermazioni rilasciate dal Sindaco di Gravina, avv. Rino Vendola, al Corriere della Sera.

In tale intervista siamo stati etichettati come “gente volgare ed ignorante”.

Sinceramente non capisco le motivazioni di tali affermazioni.

Vorrei sperare che quello che il Sindaco ha detto è solamente legato alla necessità di voler, a tutti i costi, apparire ed essere al centro del clamore mediatico.

La nostra è una comunità lacerata dal dolore per la perdita dei fratellini.

E’ una comunità che per vivere è costretta a lavorare fuori dal confine cittadino, regionale e forse nazionale.

E’ una comunità che non offre nulla ai giovani.

E’ una comunità che non ha strutture sportive.

E’ una comunità che passeggia in piazze dove la pavimentazione è saltata.

E’ una comunità che cammina su strade che sono delle trappole che nascondono voragini.

E’ una comunità che porta i propri figli in istituti scolastici al limite della civiltà.

E’ una comunità a cui gli sono stati imposti due grandi uccelli, di cui uno nel cimitero.

E’ una comunità che non ha una piazza mercatale.

E’ una comunità dove si spreca il denaro pubblico.

E’ una comunità ove si realizzano piazzette di dubbia utilità.

E’ una comunità dalle tante false promesse e dai pochi fatti.

E’ una comunità ove non si celebra un consiglio comunale da sei mesi, perché non c’è maggioranza.

E’ una comunità ferita che non merita di essere maltrattata dal suo primo cittadino.

Tutto questo grazie a Lei Sig. Sindaco.

Questo è ciò che Lei ha saputo realizzare sino ad oggi, dopo tre anni di mal governo.

Adesso basta. Sig. Sindaco vada via. Ci lasci soli nella nostra ignoranza e volgarità.

Un appello a quei pochi consiglieri che lo sostengono: “Staccategli la spina. Può ancora farci del male”.

Mi vergogno di averla come Sindaco. Fiero di essere gravinese.

Gianni Matera
Movimento Civico Gravinese





[Modificato da Vito.Pucci 13/03/2008 14:01]
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"GRAVINA: IL BRACCIO VIOLENTO DELLA STUPIDITA', UN PRETESTO PER DIVENTARE PROTAGONISTI"


Postato su: Gravinaonline martedì 11 marzo 2008
www.gravinaonline.it/gravina/informa/3379.html


E’ bastato un articolo apparso sul Corriere della Sera dell’11 marzo 2008 per ridare fiato a una minoranza, sterile, decimata e inconcludente.

In tale articolo un discorso complesso del Sindaco, stralciato per brevi frasi, è stato il pretesto per un comunicato stampa dell’opposizione teso ad intorpidire e gettare fango sulle Istituzioni e sulla Città, in un momento delicatissimo in cui la pressione dei mass-media sta dipingendo la nostra comunità come “omertosa........”.

Il Sindaco, dapprima con una lettera rivolta al Presidente della Regione Puglia e poi con questo articolo “forte” ha voluto risvegliare il senso civico e democratico dei suoi concittadini, invitando tutti a fare un passo indietro e a ridare serenità ai lavori degli inquirenti.

In tutte le interviste ha sempre invitato i suoi concittadini a sottrarsi alla esasperazione dei protagonismi sollecitati dai mass media.

Un atteggiamento così garbato e rispettoso del dramma di una famiglia che ha perso i suoi figli, diventa il pretesto per far diventare protagonisti di show televisivi pochi facinorosi in cerca di posti di potere e la minoranza politica diventa il braccio violento della stupidità di costoro.

Il Direttivo del PD di Gravina, nel ribadire ampia solidarietà al Sindaco Rino Vendola, non consentirà pretestuose strumentalizzazioni che sono ormai una frequente scorciatoia imboccata da forze politiche aride, sterili e votate a ripetuti fallimenti.

Il PD di Gravina sarà implacabile contro coloro che pur di ottenere visibilità e potere gettano ombre, ingiurie e falsità sulle istituzioni democratiche e sulla città.

Il P.D., in sintonia con il Sindaco Rino Vendola, ribadisce che Gravina è una città operosa, civile e laboriosa e lontana dagli stereotipi televisivi di questi giorni.

Il Direttivo P.D. Gravina








Estemporanea di Filippo Pappalardi e delle Istituzioni giudiziarie di Bari




"GRAVINA DI PUGLIA E IL BRACCIO VIOLENTO DELLA STUPIDITA', IL COMMENTO DELL'AVV. GIUSEPPE CASAREALE"


Postato su Gravinaonline giovedì 13 marzo 2008
www.gravinaonline.it/community/forum/messaggi.asp?offset=18


Smettetela!!!

Non avete il minimo senso del pudore.

Un sindaco, che offende in maniera ingiustificata e plateale, l'intera comunità gravinese non può restare un minuto di più.

Non si tratta di destra e sinistra. Non si tratta di politica.

Si tratta di un problema di dignità e di decoro.

Il sindaco deve tornare a casa, anche per dare un senso alle sue parole.

Lui, poeta, non può essere a capo di una comunità, fatta di gente volgare ed ignorante.

Un caro saluto a tutti.

avv. Giuseppe Casareale








Estemporanea di Filippo Pappalardi e delle Istituzioni giudiziarie di Bari





"GRAVINA DI PUGLIA, APPELLO DEL SINDACO AL PRESIDENTE DELLA GIUNTA REGIONALE: QUI NON E' ANCORA SCESO NESSUNO PER COMMUOVERSI E FORSE PIANGERE, QUI ABITA L'IRA"


Postato da: La Gazzetta del Mezzogiorno il 4/3/2008
www.lagazzettadelmezzogiorno.it/GdM_dallapuglia_NOTIZIA_PROV_01.asp?IDCategoria=273&IDNotizi...

GRAVINA IN PUGLIA – «Caro Presidente, ora che sono i giorni dei sentimenti spezzati dall’angoscia, per quel filo di speranza irrimediabilmente reciso, voglio dirti alcune cose».

Comincia con queste parole una lettera inviata dal sindaco di Gravina Rino Vendola al presidente della Regione Nichi Vendola sul degrado di alcune aree della città clamorosamente denunciato nella cronaca dopo il ritrovamento dei corpi dei due fratellini in una casolare abbandonato praticamente in pieno centro cittadino.

«Ricorderai le mie riflessioni sulle straordinarietà ed urgenze urbane del centro storico e del nucleo antico di questa città – scrive il sindaco di Gravina – ricorderai le mie insistenze perché i rappresentanti delle istituzioni regionali scendessero qui per conoscere questa reale complicazione urbana.

Più volte ho raccontato come qui si possa entrare su di una sorta di macchina del tempo per scendere giù, sempre più giù, fino agli inferi, per arrotolare o srotolare i secoli e guadagnare persino il com'era durante l’assedio saraceno, i giorni dell’arrivo di Silla o di Alessandro il macedone».

Secondo Rino Vendola «questa enormità urbana, un secolo sull'altro, si mantiene e sostiene come scala di bicchieri di cristallo, gli uni sopra gli altri. In bilico.

Le speranze solitarie si esauriscono sempre in rese incondizionate, per cui, prima che qualcuno o qualcos'altro cancelli anche questo memo umanissimo, tenerissimo e tragico, ti chiedo di valutare la estrema, eccezionale urgenza – precisa il sindaco di Gravina – di un punto all’ordine del giorno del Consiglio regionale pugliese perché la questione etica ed istituzionale sulla conoscenza di questa città, martoriata dagli abbandoni e dall’indifferenza, porti alla rapida istituzione di una taskforce in grado di rassicurare i tumulti di sentimenti in disordine e di porre mano in tempi strettissimi alla realizzazione di sicurezze urbane.

Da piazza Arcangelo Scacchi, scendendo per via Matteotti sino alla punta di via Marconi, attraversata piazza della Repubblica e piazza Plebiscito, assisti ad un disastro ambientale – sottolinea nella lettera il sindaco di Gravina – una pavimentazione colabrodo con l’acqua che penetra,scivola rapidamente sotto a colmare cantine, foggiane e grotte per sbriciolare, prima o poi, anche le fondamenta dei palazzi circostanti.

Per lutti che potranno ripetersi.

Il rione Piaggio è abbandonato da quarant'anni, mentre le case sventrate ed implose si aprono negli anditi pericolanti, nei pozzi e sotterranei, invitanti ad un degrado senza limite.

Il rione Fondovito, pure abitato, si rappresenta ancora più pericolosamente per la presenza di voci, di odori, di grida di bambini.

La città del burrone si offre al sole ed alla luna, alle nebbie ed al gorgoglio delle acque de La Gravina tra chiese rupestri e meandri di grotte, riuscendo persino a disegnare una geometria dell’acqua piovana per una sete antica, ha ricordato ancora Rino Vendola.

A Matera, un giorno dei primi anni Cinquanta, scese il Presidente De Gasperi, si commosse, forse pianse e i contadini presero a risalire dai bassifondi.

Qui, a poco più di venti chilometri, non è ancora mai sceso nessuno per commuoversi e forse piangere. QUI ABITA L'IRA.


Come vedi – conclude il sindaco – una storia lunga, sofferta, ingiusta, e pure sconcia. Sconcia».





[Modificato da Vito.Pucci 14/03/2008 09:24]
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"TANTO TUONO', CHE PIOVVE: GRAVINA DI PUGLIA, DOMANI IL SINDACO TERRA' UNA CONFERENZA STAMPA E CHIEDERA' SCUSA ALLA CITTADINANZA"


Postato su: GravinaOnLine.it venerdì 14 marzo 2008
www.gravinaonline.it/gravina/informa/3400.html


"SINDACO SI DIMETTA: 44153 GRAVINESI ASPETTANO LE SUE SCUSE UNO PER UNO"

Non avremmo mai voluto scrivere questa lettera, soprattutto adesso, dopo i fatti ultimi succeduti, che hanno portato la nostra città all’attenzione dell’opinione pubblica internazionale.

Per circa due anni siamo stati letteralmente assediati da tutte le televisioni pubbliche e private che hanno dato uno spaccato della nostra città non rispondente alla realtà, creando grande disagio ad ogni gravinese residente o no nella sua città.

Nessuno, nessuna istituzione, ha avvertito il bisogno di gridare al mondo intero che questa comunità non è fatta di violenti o di sospetti parricidi, ma di persone per bene e di onesti lavoratori, certamente sfortunata, ma sempre amabile e come se non bastasse il primo cittadino, non l’ultimo, rilascia un’intervista al Corriere della Sera pubblicata su pagina nazionale, dove accusa la sua (?) cittadinanza di “indifferenza, di volgarità, di ignoranza, di sciacallaggio e di incultura”, dove “la grande maggioranza dei cittadini tiene comportamenti sociali e civili che lo offendono, che lo turbano e che sono sempre così su ogni cosa”.

Non vogliamo commentare tali affermazioni, anche perché non sapremmo da dove iniziare, non vogliamo fare retorica, non vogliamo essere “umanizzati” ma pretendiamo che lei, sig. Sindaco, debba dimettersi e poi chiedere scusa ai 44153 gravinesi, uno per uno, e poi, si accerti che vengano accettate.

Lo faccia subito prima che a questa comunità venga il disgusto di essere rappresentata.

UDEUR - PARTITO SOCIALISTA - ITALIA POPOLARE








Estemporanea di Filippo Pappalardi e delle Istituzioni giudiziarie di Bari




"SABATO 15/3/08 CONFERENZA STAMPA DEL SINDACO DI GRAVINA"

Postato da: Rino Vendola/Sindaco di Gravina venerdì 14 marzo 2008
www.gravinaonline.it/gravina/informa/3400.html


La tragica vicenda dei fratellini di Gravina, le attese di una comunità, le risposte delle istituzioni, nella conferenza stampa indetta per sabato 15 marzo 2008, alle ore 11, presso la sede municipale di Gravina. Si invita a partecipare.

Il Sindaco
Rino Vendola





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"GRAVINA – MERCOLEDI' I FUNERALI DI FRANCESCO E SALVATORE"


Postato da: La Gazzetta del Mezzogiorno.it il 7/4/2008
www.lagazzettadelmezzogiorno.it/GdM_dallapuglia_NOTIZIA_01.asp?IDNotizia=199266&IDCate...

Le esequie – è stato deciso dalla Diocesi di Altamura, dalla quale la cittadina dei fratellini Pappalardi dipende – sono fissate il 9 aprile alle ore 16 in Cattedrale.

L'arrivo delle salme, martedì sera alle ore 18: saranno accolte da una veglia di preghiera.

Il medico legale ha convinto la mamma Rosa a non rivedere quel che resta dei corpicini



BARI – Sono stati fissati per mercoledì 9 aprile, alle 16, nella Cattedrale di Gravina le esequie di Francesco e Salvatore Pappalardi.

Lo si apprende dalla Diocesi di Altamura.

È invece previsto per domani sera alle 18 l’arrivo delle salme di Ciccio e Tore a Gravina.

Ad accogliere i resti dei fratellini in Cattedrale ci saranno anche alcuni compagni di scuola dei fratellini.

All’arrivo in Cattedrale, seguirà una veglia di preghiera.

Domani la chiesa sarà aperta sino alle 23 e mercoledì a partire dalle 7.30.

Rosa Carlucci, la mamma di Ciccio e Tore, è stata questo pomeriggio all’istituto di Medicina legale del Policlinico di Bari, dove ha cercato di vedere per l’ultima volta i suoi figlioletti prima dei funerali che si terranno mercoledì prossimo.

È stata però dissuasa dal farlo.

La donna è stata ricevuta dal professor Francesco Introna, perito nominato dalla Procura, assieme al collega Vito Romano, per le autopsie sui corpi dei fratellini.

Introna ha invitato con decisione Carlucci a non rivedere Ciccio e Tore.

Poi ha spiegato: «Sono salme che si trovano in condizioni particolari.

Peraltro la signora Carlucci aveva visto i figli prima dell’autopsia.

Le ho detto di ricordarli come erano prima della scomparsa».

Il compagno di Rosa Carlucci, Nicola Nuzzolese, rintracciato poi al telefono, ha assicurato la loro presenza ai funerali dei fratellini.

La famiglia di Ciccio e Tore, nel frattempo, ha acquisito tutti i documenti per il trasferimento delle salme a Gravina.





******



Estemporanea di Filippo Pappalardi/Luigi Fallacara/Emo-Marco Piccioni e di tutti i singoli ostracizzati rispetto alle minacciose Istituzioni civili e religiose che, per la loro stessa sopravvivenza, tendono illegalmente a negare i diritti umani fondamentali dei singoli fedeli/cittadini



[Modificato da Vito.Pucci 07/04/2008 19:31]
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