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12/03/2008 18:29 | |
"FILIPPO PAPPALARDI RITORNA A CASA. E' TUTTA COLPA DEI GIUDICI: E' LUI LA TERZA VITTIMA DI QUEL POZZO!" di Giuliano Foschini
Postato su: Repubblica.it il 12 marzo 2008
www.repubblica.it/2008/02/sezioni/cronaca/gravina-2/pappalardi-casa/pappalardi-c...
GRAVINA - Uscì da mostro, all'alba del 27 novembre, avvolto dal cappuccio di una tuta sbiadita, con un poliziotto che gli spingeva la testa in una volante e una città che lo additava come il peggiore degli assassini.
È rientrato da eroe, alle otto della sera, duecento persone ad applaudirlo, giubbotto e scarpe nere, pantaloni marroni, elegante e alto nello sguardo mentre chiude la portiera della Mercedes che dal carcere di Velletri lo ha portato a casa sua, via Casale, Gravina.
Piange Filippo Pappalardi quando non è arrivato ancora sul pianerottolo di casa, terzo piano, sale le scale perché non c'è l'ascensore, e sua figlia più piccola, cinque anni, gli salta al collo e gli dice "Mi sei mancato papà".
Piange, Filippo PappalArdi, quando abbraccia Maria Ricupero, sua moglie e le sussurra che "noi non potremo mai più essere una famiglia felice come prima: quando sono uscito da questa casa avevo ancora la speranza che un giorno Ciccio e Tore sarebbero tornati. Ora questa speranza non ce l'ho più".
È ritornato a casa Filippo Pappalardi, 102 due giorni dopo esserne uscito.
Non ritorna da uomo libero, ma non è più l'assassino dei suoi figli.
Il suo avvocato Angela Aliani è andato a prenderlo in carcere.
Hanno atteso la decisione del giudice insieme. Alla notizia Pappalardi ha pianto, ha urlato, uno sfogo.
"Io non li ho abbandonati, però, avvocato. Non è vero quello che sta scritto qua. Io volevo bene a Ciccio e Tore. Perché non mi hanno voluto credere? Glielo avevo detto che dovevano cercare dalle parti di via Ianora. Non mi hanno voluto credere, non mi hanno voluto credere".
Fa il buon padre di famiglia, Pappalardi.
La stessa immagine che -secondo il gip Giulia Romanazzi- avrebbe voluto dare agli investigatori subito dopo la scomparsa dei due bambini, depistando però così le indagini.
"Un padre violento" lo descrivono gli inquirenti.
"Un padre meraviglioso" giura in lacrime Maria Ricupero, la sua nuova moglie, con accanto ad annuire le due figlie che la donna ha avuto dal primo matrimonio e che da sempre vivono con loro qui in via Casale.
È barocca, curata, il marmo per terra splendente, casa Pappalardi.
Appena si entra ci sono le calate di una tenda rosa tenue che toccano terra.
Fotografie ovunque, Filippo e Maria al matrimonio, per strada, centinaia di bambole di ceramica, e poi le foto di Francesco e Salvatore in tutti gli angoli.
Due gigantografie nel corridoio che portano alla zona notte, quelle che sono da due anni su tutti i giornali.
"Appena posso voglio andare a vedere quella casa, voglio andare a salutare i miei due bambini" ha detto Pappalardi prima all'avvocato Aliani e poi all'altro legale che lo segue, Serafino Picerno, che lo aspettava a casa.
Pensa ai funerali che ci saranno non prima della fine del mese: già si prospetta una nuova guerra con l'ex moglie, Rosa Carlucci, la mamma di Ciccio e Tore, su chi dovrà organizzarli.
"Speriamo - dice l'avvocato Aliani - che anche in questo caso a decidere non debba essere un giudice".
Piange, Filippo Pappalardi. Nella sua stanza da letto, il copriletto bianco panna, c'è la statua di Padre Pio sotto la quale sua moglie ha trascorso tutta la mattinata.
Al collo, la statua porta la fotografia di Pappalardi.
Un'altra è sul cassettone con il profilo sinistro di Filippo, in posa da studio fotografico.
Maria la bacia, come fosse quella di un santo.
I giudici dicono che Pappalardi è un bugiardo, un genitore violento.
Ma Francesco, il padre di Filippo, dice che "è tutta colpa dei giudici. Lo ha detto anche la televisione: mio figlio è la terza vittima di quel pozzo".
Ringrazia la sua città, Pappalardi.
"La gente del paese in questi giorni ci è stata molto vicina. Ha capito il nostro dolore", dice sua moglie.
"Ora voglio stare in pace, vivere il nostro dolore, il calore della famiglia, ho perso due bambini" ripete lui al suo avvocato, con la casa assediata dalle telecamere.
Per poi continuare: "Non ci ho voluto credere quando alla televisione ho sentito dei miei due bambini, ero in cella e ho messo il lenzuolo sulla faccia. Non era possibile: ho in testa le vacanze a Margherita di Savoia, come erano contenti Ciccio e Tore".
Entra nella stanza dei bambini, il millepiedi del Milan sul letto senza una piega, il computer, i libri e i temi della scuola.
La televisione manda le immagini della sua ex moglie, Rosa Carlucci, che racconta di quanto Ciccio e Tore avessero paura del padre.
Le uniche parole che aveva detto durante il viaggio, Filippo, erano sempre le stesse: "Gli volevo bene, gli volevo bene. Ora come faccio?".
Dalla strada qualcuno urla "Filippo, Filippo".
Le televisioni riprendono i manifesti funebri accanto al portone: "Francesco e Salvatore Pappalardi. La famiglia dispensa dalle visite".
Estemporanea di Filippo Pappalardi e delle Istituzioni giudiziarie di Bari
"FILIPPO PAPPALARDI RITORNA A CASA: ECCO I PUNTI CHIAVE DEL PROVVEDIMENTO DI SCARCERAZIONE" di Giusi Fasano
Postato su: Corriere della Sera.it il 12 marzo 2008
www.corriere.it/cronache/08_marzo_12/omissioni_indugi_bugie_5d52ffb8-f00f-11dc-a686-0003ba99c6...
«Omissioni, indugi e bugie. Condotta ripugnante: non ha aiutato le ricerche»
«Le dichiarazioni raccolte nell’imminenza degli accadimenti sono contraddistinte dalla reticenza»
BARI - Pappalardi, la sua compagna, Maria Ricupero, la sua famiglia, la gente di Gravina.
La dottoressa Romanazzi ne ha per tutti.
Dice a pagina 12 della sua ordinanza: «Si è profilato sin dalla primissima fase delle indagini, un groviglio di omissioni, reticenze, bugie, indugi, con inevitabili ripercussioni negative sull’attività investigativa».
Ecco i punti-chiave del provvedimento.
L’indagato e la compagna
Si parla della «pista materna», dei sospetti iniziali sulla madre di Ciccio e Tore, Rosa Carlucci.
«La coppia Pappalardi-Ricupero -scrive il gip- aveva indotto a concentrare i sospetti sulla Carlucci, nei cui confronti l’ex marito nutriva sentimenti di rivalsa e di profondo disprezzo».
Pappalardi non parlò con Rosa «neppure il giorno della scomparsa dei figli.
I contatti telefonici furono realizzati dalla Ricupero, la cui presenza nella vita del Pappalardi aveva facilitato l’affidamento dei figli, appagato il proprio bisogno di riscatto e consentito di crearsi un "recinto" che, a onta del suo reale contenuto, doveva apparire integro».
Il gip ipotizza (ed è la prima volta) che Maria Ricupero fosse accanto al suo uomo quando lui, secondo i testi-chiave, trovò Ciccio e Tore in piazza e li caricò sulla macchina.
Ma la Ricupero, dice il provvedimento, «doveva apparire estranea all’ultimo avvistamento dei fanciulli» altrimenti sarebbe stato come ammettere di aver assistito al rimprovero del padre e alla fuga dei ragazzini.
Invece serviva «una simulazione familiare da difendere a tutti i costi.
Non restava -scrive la dottoressa Romanazzi- che confezionare una narrazione familiare in cui la Ricupero veniva eclissata dalla scena del primissimo giro per il paese, assieme a Pappalardi».
Segue un elenco di dichiarazioni e contraddizioni, di Pappalardi, Ricupero e delle due figlie di lei, sul fatto che la donna fosse uscita col compagno a cercare i bambini: subito, non quando lui rientrò a casa dopo un primo giro del paese.
«Il tutto -si legge- funzionale a escludere una eventuale compromettente pericolosità della condotta della Ricupero (...).
L’occasione della scomparsa dei fanciulli non doveva offrire il destro né a screditare la figura della Ricupero, né a uno svilimento del nucleo familiare».
Il verbale contestato
A pagina 15 è scritto che «le dichiarazioni raccolte nell’imminenza degli accadimenti da persone informate dei fatti (peraltro una quantità immane) sono contraddistinte da una costante: la reticenza, spiegabile nell’ottica di un ambiente provinciale in cui tutti sanno tutto ma nessuno vuole assumersi la responsabilità del proprio sapere; è la logica dell’individualismo endemico, per cui si preferisce il silenzio al rischio di un proprio coinvolgimento, sia pure oggettivamente innocuo».
E il gip svela anche un giallo che nei giorni scorsi ha fatto ipotizzare alla difesa di Pappalardi un possibile falso: il verbale firmato dall’uomo il 17 giugno 2006 con il quale riferiva di aver saputo che i suoi figli erano stati visti, il 5 sera, nella zona delle quattro fontane.
Su quel verbale il mese era stato corretto a penna: agosto.
Ma ora il gip rivela: «Si accede senza sforzi all’assunto difensivo secondo cui effettivamente Pappalardi informò le forze dell’ordine fin dal 17 giugno dell’avvistamento alle quattro fontane».
Le responsabilità
Pagina 27: «I bambini, verosimilmente per sottrarsi alla consueta aggressività paterna e una prevedibile punizione avrebbero istintivamente preferito la fuga.
Il Pappalardi li avrebbe inseguiti a bordo della sua autovettura e poi persi di vista».
L’uomo «evitando (la sera del 5) di riferire il suo avvistamento non ha fatto intervenire persone idonee a evitare lo stato di pericolo dei fanciulli».
E ancora: «La sorte avversa favorita dall’abbandono ha realizzato il più mostruoso ed agghiacciante epilogo: la morte agonizzante di due inseparabili fratellini».
Pappalardi ha agito, secondo il gip, con modalità «particolarmente ripugnanti», la sua personalità è «connotata da estrema negatività».
Prima di scrivere che gli avrebbe concesso i domiciliari, Giulia Romanazzi gli ha ricordato che «ha offerto pessima prova perché non ha saputo astenersi da comportamenti contaminanti e adulteranti».
[Modificato da Vito.Pucci 12/03/2008 19:35] |