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GIUDICE TOSTI DENUNCIA MINISTRI MASTELLA E CASTELLI

Ultimo Aggiornamento: 29/12/2007 15:22
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LA REDAZIONE DI: Axteismo Press l'Agenzia degli Axtei, Atei e Laici, MI HA INVIATO QUESTO MAIL CHE RIPORTO QUI SOTTO.
PINO

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Comunicato Stampa - si invita alla pubblicazione e diffusione

Il giudice Luigi Tosti denuncia penalmente per discriminazione religiosa

i ministri Clemente Mastella e Roberto Castelli

Roma – L’Aquila – “E’ un vero e proprio reato quello di impormi la presenza del crocifisso nel luogo dove lavoro e di vietarmi, per bieche motivazioni di discriminazione religiosa, di esporre la menorà ebraica a fianco del simbolo dei cattolici. E’ per questo – dichiara il magistrato Luigi Tosti – che, dopo aver pazientato per due anni, ho formalizzato una denuncia penale contro i Ministri di Giustizia Clemente Mastella e Roberto Castelli. E’ grottesco, infatti, che l’autorità giudiziaria si sia attivata contro la vittima delle discriminazioni religiose anziché contro gli autori, cioè i Ministri di Giustizia, i quali ben avrebbero potuto autorizzarmi ad esporre la menorà ebraica a fianco del crocifisso cattolico, tanto più che essi sostengono che le supposte radici culturali dell’Europa sarebbero quelle giudaico-cristiane. Sulla mia vicenda è intervenuto anche l’On.le Maurizio Turco che ha presentato al Ministro Mastella l’interpellanza parlamentare n. 130/2006 con la quale gli ha chiesto di “giustificare per quali validi motivi – che, secondo l’interrogante, non siano quelli di discriminazione razziale, odio e disprezzo degli ebrei e della religione ebraica – il Ministero interrogato ha negato al dott. Tosti Luigi di esporre a fianco del crocifisso la menorah, usufruendo così degli stessi diritti religiosi e della stessa dignità che l’Amministrazione fascista Italiana accordò e che quella Repubblicana seguita ad accordare ai cattolici”.

L’atto di denuncia penale è riportato qui sotto e sul sito: nochiesa.blogspot.com



Luigi Tosti

tosti.luigi@yahoo.it

mobile 3384130312 - tel. 0541789323

via Bastioni Orientali 38 - 47900 Rimini


::::::::::::::::::::::::



ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA DELL'AQUILA

ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA DI ROMA

ATTO DI DENUNCIA PENALE



Io sottoscritto TOSTI LUIGI, nato a Cingoli il 3 agosto 1948, residente a Rimini, Via Bastioni Orientali n. 38, magistrato presso il Tribunale di Camerino, espongo, denuncio e mi querelo per quanto segue.

FATTO

Nell'ottobre del 2003 un paio di avvocati del foro di Camerino, mentre mi accingevo ad iniziare la trattazione di un'udienza civile, si lamentavano dell'improvvisa comparsa di un vistoso crocifisso che, a loro giudizio, era stato apposto per reazione contro il provvedimento col quale il giudice dedl Tribunale dell'Aquila dott. Mario Montanaro, alcuni giorni prima, aveva ordinato la rimozione dei crocifissi dalle scuole di Ofena. Tenuto conto delle deliranti reazioni che l'ordinanza del dott. Montanaro aveva effettivamente innescato, anche ad alti livelli istituzionali, condividevo appieno queste lamentele e, pertanto, staccavo dalla parete il crocifisso e lo adagiavo sul carrello dei fascicoli.

Il Ministro di Giustizia On.le Roberto Castelli, appresa la notizia dalla Stampa, disponeva un'ispezione per valutare se sussistevano gli estremi per trasferirmi d'ufficio da Camerino e per promuovere un'azione disciplinare. Ero pertanto costretto a recarmi a Roma, dove venivo messo sotto torchio da un ispettore ministeriale che mi inquisiva per conoscere i minimi particolari relativi al distacco "sacrilego" del crocifisso dalla parete. Mi si chiedeva persino di dichiarare quale fosse il mio credo religioso e se, in particolare, avessi dichiarato di essere ateo.

A questa ispezione intimidatoria del Ministro Castelli rispondevo con una lettera con la quale chiedevo al Ministro di rimuovere tutti i crocifissi dai tribunali, perché la circolare fascista che li contemplava era incompatibile col principio di laicità della Costituzione repubblicana e ledeva miei diritti soggettivi di rango costituzionale (in particolare: il diritto alla non discriminazione religiosa ed il diritto alla libertà religiosa) come sancito esplicitamente dalla Cassazione penale nella sentenza 1.3.2000 n. 4273, Montagnana. In via subordinata chiedevo al Ministro l'autorizzazione ad esporre i miei simboli religiosi, con ciò rivendicando la stessa dignità e gli stessi diritti attribuiti ai cattolici: rimarcavo che, in caso di mancata autorizzazione, si sarebbe perpetrata una discriminazione religiosa ai miei danni, cioè il crimine previsto e punito dall'art. 3 della L. 13.10.1975 n. 654 (ratifica ed esecuzione della convenzione internazionale sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale, aperta alla firma a New York il 17.3.1966).

Nessuna risposta perveniva da parte del Ministro.

Proponevo allora nell'aprile 2004 ricorso al TAR delle Marche. L'Avvocatura di Stato resisteva in giudizio affermando che la circolare del Ministro fascista del 1926 non era stata abrogata in modo esplicito e che, per altro verso, l'ostensione dei crocifissi nelle aule giudiziarie era un atto di "professione di fede" da parte dello Stato italiano ("laico"!!!!), come tale del tutto legittimo ai sensi dell'art. 19 della Costituzione.

Proponevo istanza cautelare per la rimozione in via di urgenza dei crocefissi, rappresentando in modo esplicito che solo per senso civico mi ero sino ad allora astenuto dal rifiutarmi di tenere le udienze per evitare di violare il mio dovere costituzionale di imparzialità (art. 111 Cost.) e per tutelare i miei diritti costituzionali all'eguaglianza ed alla libertà religiosa: l'istanza veniva respinta dal TAR con l'apodittica affermazione che "non vi era pregiudizio nel ritardo". Sempre per senso civico rinunciavo a fare quello che avevo, secondo la Cassazione, diritto di fare, cioè astenermi dalle udienze per libertà di coscienza legata all'imposizione obbligatoria del crocifisso, simbolo nel quale non mi identifico minimamente.

"In compenso", però, iniziavano a pervenirmi, da parte di anonimi cittadini cattolici, lettere di stampo razzistico/religioso che "mi spiegavano" "perché" la menorà fosse "indegna" di essere esposta a fianco del crocifisso. In particolare il 12.4.2005 mi perveniva una lettera di un anonimo razzista cattolico, indirizzata anche al Ministro di Giustizia On.le Castelli e al Presidente del Tribunale, con la quale questo individuo affermava che "affiancare al Cristo in croce altri simboli o il simbolo di coloro che ne sono divenuti carnefici è un sacrilegio che offende Gesù Cristo e la Verità della storia, esaltando un popolo che si è comunque macchiato di un orrendo delitto contro Dio". Questo cattolico bollava la mia pretesa di esporre la menorà come "oltraggiosa per la Giustizia italiana" e chiedeva al Ministro di Giustizia "come la mia iniziativa potesse essere da lui tollerata".

Subito dopo aver ricevuto questa lettera, per la precisione il 3.5.2005, inoltravo al Ministro di Giustizia un "ultimatum" col quale gli chiedevo, in via principale, di rimuovere i crocifissi o, in subordine, di autorizzarmi ad esporre la mia menorà a fianco del crocifisso cattolico, in ottemperanza al principio di eguaglianza e non discriminazione. Preannunciavo che mi sarei astenuto dal tenere le udienze a partire dal 9.5.2005, se fosse stata respinta anche la richiesta di esporre la menorà: e questo, sia per legittima reazione contro atti di criminale discriminazione religiosa, compiuti dallo Stato italiano ai miei danni, sia per "libertà di coscienza", cioè per non violare il mio dovere costituzionale di imparzialità (art. 111) e per tutelare i miei diritti costituzionali all' eguaglianza religiosa (art. 3) ed alla libertà religiosa (art. 19).

Invitavo dunque il Presidente del Tribunale a provvedere alla mia eventuale sostituzione, dal 9 maggio in poi, per garantire la prosecuzione del servizio.

Alla mia richiesta seguiva, come di consuetudine, il totale silenzio da parte del Ministro, sicché dal 9 maggio iniziavo a rifiutarmi di tenere le udienze, seguitando ad esercitare tutte le altre incombenze (GIP, provvedimenti cautelari, decreti ingiuntivi, giudice tutelare etc.).

A questo punto mi veniva rivolto l'invito di tenere le udienze nel mio studio o in altra aula senza crocifisso: respingevo immediatamente questa proposta evidenziandone, non solo l'estrema contraddittorietà (se la presenza del crocifisso, infatti, è legittimamente imposta dalla circolare ministeriale, né il Presidente del Tribunale né il Presidente della Corte d'Appello possono violare la legge, vigendo il Italia il principio della legalità), ma anche le sue intollerabili e criminali connotazioni di segregazione e di discriminazione religiosa, che ledevono la mia dignità di essere umano.

Nonostante ciò, si tornava alla carica con una "proposta" ancora più discriminatoria, più offensiva e più contraddittoria: cioè quella di riprendere le udienze in un' "aula-ghetto", appositamente allestita per me senza crocifisso. Tale proposta mi veniva comunicata con nota del Presidente del Tribunale datata 19.7.2005, nella quale si affermava che "la nuova aula di udienza sarebbe stata a disposizione di tutti i magistrati del Tribunale di Camerino, e quindi non si sarebbe potuto assolutamente dire che essa avesse rappresentato una forma di discriminazione o di "ghettizzazione" nei miei confronti".

Respingevo questa offensiva proposta con lettera del 7.8.2005 (doc. n. 1), alla cui attenta lettura rinvio. Sottolineavo, in particolare, che la circostanza che i giudici "cattolici" del Tribunale di Camerino potessero frequentare, oltre alle aule "ufficiali" destinate alla loro "superiore religione", anche l'aula-ghetto in allestimento per il giudice ebreo, non era un argomento valido per escluderne le connotazioni discriminatorie e ghettizzanti. Ricordavo, a tal proposito, che anche i cattolici, "inventori" sin dal 1215 d.C. dei "ghetti" nei quali furono confinati gli ebrei, ed anche i cristiani nazisti, "inventori" dei lager nei quali trucidarono gli ebrei, avevano avuto anch' essi la facoltà di di frequentare" tali "luoghi" di "segregazione criminale": non per questo, però, qualcuno avrebbe potuto escludere che i ghetti e i lager fossero stati luoghi di criminale segregazione.

Comunque, per tagliare la testa al toro ed avere l'immediato e concreto riscontro della sincerità della proposta che mi veniva propinata come "non ghettizzante", proponevo di scambiare la "fetta di torta" che l'Amministrazione Cattolica mi offriva con quella che essa si riservava, cioè dichiaravo la mia assoluta disponibilità a riprendere immediatamente la trattazione delle udienze, purché l'Amministrazione avesse provveduto a sostituire i crocifissi con altrettante menorà ebraiche nelle aule "ufficiali" ed avesse escluso qualsiasi addobbo religioso nella "nuova" aula in allestimento, nella quale, dunque, avrebbero potuto operare "anche" i giudici cattolici, oltre al giudice "ebreo".

Questo "scambio delle fette di torta", guarda caso, non veniva accettato, sicché ricevevo la immediata e concreta dimostrazione di quanto fossero falsi, capziosi, discriminatori e ghettizzanti gli intenti che l'Amministrazione della Giustizia cattolica voleva perseguire.

Dopo un po' la Procura dell'Aquila apriva due procedimenti penali per omissione di atti di ufficio, per "essermi astenuto dal tenere le udienze, indebitamente motivandola espressamente per la presenza in aula del crocifisso".

Facevo immediatamente notare al P.M. aquilano che il capo di imputazione conteneva una contraddizione a dir poco gigantesca, perché si era omesso di considerare che il mio rifiuto scaturiva, in primo luogo, dal fatto che lo Stato mi impediva di esporre la menorà ebraica, mentre consentiva l'ingresso nelle aule pubbliche ai crocifissi: rappresentavo che questo comportamento discriminatorio non soltanto violava l'art. 3 della Costituzione e gli artt. 9 e 14 della Convenzione sui diritti dell'Uomo, ma integrava anche il reato di cui all'art. 3 della legge 13.10.1975 n. 654, a mente del quale è punito con la reclusione sino a tre anni "chi commette atti di discriminazione per motivi...religiosi". Concludevo, pertanto, evidenziando che il mio rifiuto era, innanzitutto, una reazione legittima contro atti di delittuosa discriminazione religiosa, sicché ritenevo a dir poco grottesco che, anziché indagare sul conto dell'aguzzino che tentava di infilare l'ebreo nel forno crematorio -cioè di Organi istituzionali dello Stato- si indagasse sul conto dell'ebreo che si rifiutava di entrarvi.

Chiedevo pertanto al P.M. aquilano di integrare il capo di imputazione, facendo risultare la verità, e cioè che il mio rifiuto di tenere le udienze scaturiva, in prima battuta, dall'imposizione del divieto di esporre la mia menorà ebraica a fianco del crocifisso.

La richiesta veniva immotivatamente disattesa e il P.M. chiedeva ed otteneva il mio rinvio a giudizio immediato dinanzi al Tribunale dell'Aquila per l'udienza del 18.11.2005. All'esito del dibattimento il Tribunale pronunciava condanna a sette mesi di reclusione, nei confronti della quale pende appello.

La Procura Generale presso la Corte di Cassazione, da parte sua, proponeva nei miei confronti un procedimento disciplinare incolpandomi, sostanzialmente, degli stessi fatti addebitatimi in sede penale e chiedendo, poi, la mia sospensione dalle funzioni e dallo stipendio. Il Consiglio Superiore della Magistratura decretava il 31.1.2006 la mia sospensione cautelare dalle funzioni e dallo stipendio.

Successivamente la Procura della Repubblica dell'Aquila mi notificava altri sei avvisi di procedimenti penali per altrettanti reati di rifiuto di atti di ufficio riferiti ad altre udienze da me non tenute.

In previsione della celebrazione del processo di appello e di questi sei nuovi processi, inoltravo il 5.9.2006 una lettera al nuovo Ministro della Giustizia On.le Clemente Mastella (doc. n. 2) con la quale (tra l'altro) gli rinnovavo l'invito a rimuovere i crocifissi da tutte le aule giudiziarie italiane o ad aggiungere tutti i simboli religiosi, preannunciando che, in caso contrario, mi sarei rifiutato di farmi processare da giudici parziali che si identificano nella divinità cattolica a causa dell'ostensione generalizzata dei crocifissi. Nella missiva lamentavo e denunciavo la discriminazione religiosa che lo Stato Italiano seguitava a perpetrare ai miei danni e ai danni dei non cattolici.

Nello stesso mese di settembre 2006 l'On.le Maurizio Turco indirizzava al Ministro di Giustizia un'interpellanza (doc. n. 3) con la quale chiedeva, tra l'altro, "per quali validi motivi -che, secondo l'interrogante, non siano quelli di discriminazione razziale, odio e disprezzo degli ebrei e della religione ebraica- il Ministero interrogato ha negato al dott. Tosti Luigi di esporre a fianco del crocifisso la menorah, usufruendo così degli stessi diritti religiosi e della stessa dignità che l'Amministrazione fascista italiana accordò e che quella repubblicana seguita ad accordare ai cattolici".

Nessuna risposta perveniva -né è mai pervenuta- dall'attuale Ministro di Giustizia On.le Mastella.

"In compenso", però, il 3 novembre 2006 venivo contattato da un giornalista che mi chiedeva di commentare la notizia, pubblicata da RAI News 24, secondo cui il Ministro di Giustizia Mastella aveva assicurato all'On.le Francesco Storace l'azione disciplinare contro il giudice Luigi Tosti in relazione alla mia lettera del 5 settembre: ovviamente rispondevo che non ne sapevo nulla ma che mi sembrava a dir poco allucinante che fosse stata diffusa una notizia relativa all'attivazione di un presunto procedimento disciplinare che doveva, per legge, rimanere assolutamente riservata.

Ebbene, il successivo 24 novembre venivo contattato telefonicamente dal Segretario del Presidente della Corte di Appello di Ancona che mi invitava a recarmi colà per "ritirare un plico a me indirizzato", senza null'altro poter aggiungere, trattandosi di "questione riservatissima".

Il 25 novembre 2006 ero pertanto costretto ad allontanarmi dal capezzale di mia madre morente per recarmi ad Ancona per ritirare un "plico" che mi era stato colà indirizzato da Roma, quale "amorevole precauzione" per "tutelare la mia riservatezza".

Peraltro, presagendo che la mia convocazione si riferisse alla "riservatissima" comunicazione del procedimento disciplinare, che era già stata "riservatamente" pubblicizzata dalla Stampa nazionale, predisponevo la seguente dichiarazione che, poi, consegnavo al Presidente della Corte di Appello ancor prima di aver letto l'incolpazione:



"Al Sost. Proc. Rep. presso la Corte di Cassazione dott. __________________________________ per il tramite dell'On.le Presidente della Corte d'Appello di Ancona.

Oggetto: Procedimento disciplinare N. ________________/S-4A - Nomina difensore ed elezione domicilio.

Io sottoscritto Luigi Tosti, magistrato in servizio presso il Tribunale di Camerino, presa comunicazione della nota strettamente riservata del __________________con la quale mi viene comunicato in via strettamente riservata l'ennesimo promovimento di azione disciplinare, ovverosia quanto da me già appreso in via strettamente riservata dalla Stampa nazionale dietro riservata propalazione dell'On.le Storace Francesco, con altrettanto riservata collaborazione del Ministro di Giustizia On.le Mastella, circa il promovimento di un'azione disciplinare connessa alla lettera del 5.9.2006 con la quale ho chiesto, anche nella qualità di imputato in procedimenti penali dinanzi al Tribunale ed alla Corte di Appello dell'Aquila, che venissero rimossi i simboli religiosi dalle aule di giustizia in rispetto del principio supremo di laicità e del corrispondente obbligo di imparzialità del giudice,

dichiaro

di volermi difendere da me medesimo ed eleggo domicilio presso la mia residenza di Rimini, Via Bastioni Orientali n. 38.

Chiedo sin d'ora che, chiusa la fase delle indagini, il Procuratore Generale voglia disporre il mio immediato rinvio a giudizio dinanzi alla Sezione Disciplinare del CSM.

Allego fotocopia notizia stampa propalata il 3 novembre 2006 da RAI News 24, titolata: "Giustizia. Crocefisso in tribunale, Storace: Mastella mi ha assicurato azione disciplinare verso il giudice Tosti".

Cordialissimi saluti.

Ancona, li 25 novembre 2006."



Sin qui i fatti.



MOTIVI DELLA DENUNCIA

Nei fatti sopra esposti ravviso atti di criminale discriminazione religiosa, perpetrati ai miei danni da entrambi i Ministri di Giustizia, per cui propongo formale denuncia per il reato di cui all'art. 3 della legge 13.10.1975 n. 564.

Evidenzio, in particolare, che i Ministri di Giustizia, da un lato mi hanno imposto i crocifissi cattolici e, dall'altro, si sono rifiutati, per bieche motivazioni di discriminazione religiosa, di farmi esporre la menorà ebraica a fianco del crocifisso, pur non sussistendo alcun impedimento giuridico.

Evidenzio, altresì, che l'amministrazione giudiziaria italiana consente ai dipendenti della "superiore" razza cattolica di esporre nei pubblici uffici tutti i crocifissi che vogliono e persino le effige della Madonna nelle sue varie versioni itineranti (Fatima, Lourdes, Loreto, Medjugorie, Villanova d'Asti, Tinos, Parigi, Guadalajara, Valmala, Celles, La Salette, Cerreto Sorana, Porzus degli Slavi, San Luca di Montefalco, Pontmain, Pellevoisin, Knock, Corato, Castelpetroso, Imbersago, Torino, Cernusco sul Naviglio, Messina, Campinas, Beauraing, Banneux, La Vang, Itri, Milano, Paravati, Bonate, Balasar, Amsterdam, Montichiari, Tre Fontane, Casanova, Ile Bouchard, Caiazzo, Gimigliano di Venarotta, Ceggia, Balestrino, Venezia, Turzovka, Neuweier, San Damiano, Monte Fasce, Jaddico, Zeitun, Placanica, Bayside, Akita, Gallinaro, Betania, Berlicum, Ohlau, Kibeho, Damasco, San Nicolas, Carpi, Schio, Oliveto Citra, Belpasso, Monfenera, Grushew, Conyers, Kurescek, Giampilieri Marina, Aokpe, Carrizales, Ostina, Ischia, Stupinigi, Foro d'Ischia e Marpingen), nonché le effige dei vari santi e Padri-Pii: la stessa Amministrazione, guarda caso, trova però oltraggioso e sacrilego che i simboli della "inferiore" razza ebraica possano godere dello stesso diritto.

Ribadisco, altresì, che un anonimo criminale, appartenente a setta cattolica, aveva indirizzato al Ministro Castelli ed al Presidente del Tribunale di Camerino una lettera con la quale aveva affermato che "affiancare al Cristo in croce altri simboli o il simbolo di coloro che ne sono divenuti carnefici è un sacrilegio che offende Gesù Cristo e la Verità della storia, esaltando un popolo che si è comunque macchiato di un orrendo delitto contro Dio".

Ebbene, questa anonima "istigazione" criminale è stata condivisa dal Ministro di Giustizia, che se ne è anzi fatto "paladino".

La mia richiesta di esporre la menorà a fianco del crocifisso, infatti, non solo è stata disattesa ma, dopo che mi sono rifiutato di tenere le udienze a causa di questa criminale discriminazione, l'Amministrazione Giudiziaria, anziché autorizzarmi ad esporre la menorà -come ben avrebbe potuto- ha addirittura allestito un'aula-ghetto, senza crocefisso, nella quale mi si è fatto assoluto divieto di esporre il mio simbolo: il che implica che l'Amministrazione Giudiziaria Italiana ha di fatto condiviso l'istigazione razzista dell'ignoto cattolico, al punto tale da ritenere che il simbolo degli ebrei sia da considerare "sacrilego" e "blasfemo" e, quindi, "indegno" di essere ostentato nelle aule dei tribunali italiani.

L'aspetto più grottesco di questo comportamento razzistico dei Vertici dell'Amministrazione giudiziaria italiana è che esso è continuamente alimentato dalle istigazioni, altrettanto discriminatorie, dei Papi e della Chiesa Cattolica che, ripetutamente e in più occasioni, hanno pubblicamente affermato che soltanto i crocifissi debbono essere esposti negli uffici pubblici italiani, nelle scuole pubbliche italiane, nei tribunali italiani e negli ospedali pubblici italiani: e questo per rendere "visibile" la "presenza" del loro unico Vero Dio il quale peraltro, da parte sua, seguita ad occultarsi alla vista degli uomini per motivi che, almeno per chi non ha rinunciato a far uso del cervello, restano incomprensibili, non potendo supporsi che questo Essere asseritamente così onnipotente, onnipresente ed onnisciente e, per di più, fatto a nostra immagine e somiglianza, si diletti ancora ancora a giocare a nascondino o soffra di una qualche forma di "timidezza" che gli impedisce di rendersi visibile e manifesto alla sua specie prediletta, cioè agli uomini.

Ancor più delirante è la circostanza che questi messaggi eversivi del Vaticano e della CEI -che cioè violentano e calpestano il principio supremo della laicità sancito dalla Costituzione italiana e che istigano alla discriminazione religiosa i Governanti italiani- vengano tranquillamente diffusi dai mezzi di informazione pubblica italiani, RAI in testa, pur integrando gli estremi del delitto previsto dall'art. 3 della L. 13.10.1975 n. 654, a mente del quale "è punito con la reclusione sino a tre anni chi incita a commettere atti di discriminazione per motivi ..... religiosi".

Evidentemente il Papa, la RAI e i Ministri di Giustizia non considerano che l'art. 3 della Costituzione sancisce che "tutti i cittadini -quindi anche gli ebrei- "hanno pari dignità e sono uguali dinanzi alla legge, senza distinzione di religione"; non considerano che l'art. 8 della Costituzione sancisce che "tutte le confessioni religiose -e quindi anche l'ebraismo- sono egualmente libere davanti alla legge"; non considerano che l'art. 19 della Costituzione sancisce che "tutti -e quindi anche gli ebrei- hanno il diritto di professare liberamente la propria fede religiosa, di farne propaganda e di esercitarne il culto anche in pubblico"; non considerano che l'art. 9 della Convenzione internazionale sui diritti dell'Uomo sancisce che "ogni persona -e quindi anche l'ebreo- ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione; questo diritto importa la libertà di cambiare religione o di pensiero, come anche la libertà di manifestare la propria religione o il proprio pensiero individualmente o collettivamente, in pubblico o in privato, per mezzo del culto, dell'insegnamento, di pratiche e di compimento di riti "; non cosiderano che l'art. 14 della medesima convenzione ("Divieto di discriminazione") sancisce che "il godimento dei diritti civili e delle libertà riconosciuti nella presente Convenzione deve essere garantito a tutti, quindi anche agli ebrei, senza alcuna distinzione, fondata soprattutto sul sesso, la razza, il colore, la lingua, la religione, le opinioni politiche o altre opinioni, l'origine nazionale o sociale, l'appartenenza ad una minoranza nazionale, sui beni di fortuna, nascita o ogni altra condizione"; e non considerano, infine, che la discriminazione religiosa è, al pari della discriminazione razziale, un reato.

E non è un caso -ma si tratta al contrario del riscontro concreto degli opposti principi costituzionali ed internazionali di eguaglianza e non discriminazione religiosa- che l'art. 58 del regolamento penitenziario (D.P.R. 30.6.2000 n. 230) accordi a tutti i detenuti -e quindi anche agli ebrei- il sacrosanto diritto di esporre, nella propria camera o nel proprio spazio di appartenenza, immagini e simboli della propria confessione religiosa, evitando così qualsiasi possibile discriminazione tra i credenti o assurdi "privilegi" a favore dei cattolici.

Ma non è tutto.

Infatti, altrettanto criminale, discriminatoria, indecente e ingiuriosa è la proposta di "ghettizzazione" che mi è stata avanzata allo scòpo di "preservare" il Crocifisso cattolico dal "sacrilego" accostamento della menorà ebraica. Questa criminale discriminazione evoca sin troppo l' apartheid praticata da altri Stati razzisti, laddove si vietava a negri e/o ebrei di entrare nei locali pubblici o salire sui mezzi pubblici "riservati" alla superiore razza bianca o ariana. E' una vergogna che mi sia stata prospettata una siffatta, indecente, proposta ghettizzante. Ma la vergogna ancor più ignobile è che una siffatta forma di ghettizzazione sia stata recepita ed avallata per decretare la mia condanna penale e la mia temporanea sospensione dalle funzioni e dallo stipendio.

Nei "ghetti", cari Cattolici, andateci Voi, visto che siete Voi -e non i nazisti- che li avete inventati e siete sempre Voi -e non i nazisti- che, per primi nella storia, avete imposto agli ebrei l'obbligo di portare "segni distintivi" per distinguerli dalla Vostra "Razza Superiore". E' ignobile che si sia affermato, da parte di autorità di questo Stato razzista, che mi è stata "offerta" l' "opportunità" di seguitare a svolgere le mie attività di giudice confinato in un ufficio e in un'aula-ghetto dove avrei dovuto lavorare, alle dipendenze della razzistica Amministrazione della Giustizia, per il resto della mia esistenza, sino a pensionamento. E' ignobile che non ci si vergogni nemmeno di queste criminali ed offensive affermazioni, al punto tale da avallarle come legittime e risolutive della questione ebraica.

Nelle aule-ghetto e negli uffici-ghetto, carissimi Cattolici, andate a lavorarci Voi.

Per questi criminali comportamenti discriminatori propongo formale denuncia penale contro i Ministri di Giustizia responsabili.



Resto ora in attesa di verificare, attraverso l'esito di questa denuncia, quali saranno le granitiche motivazioni con le quali si delibererà che questi palesi atti di discriminazione religiosa, compiuti da Organi istituzionali dello Stato, debbano essere esentati dall'esercizio dell'azione penale. Non mi meraviglierei affatto di constatare che la giustizia italiana si attiva soltanto nei confronti degli striscioni razzistici esibiti dai tifosi negli stadi: soprattutto quando in ballo ci sono discriminazioni religiose istigate e fomentate dal Vaticano e dalla Chiesa Cattolica, ben adusi a pretendere e ricevere dai Governanti assurdi privilegi in totale spregio del principio di eguaglianza e di libertà religiosa di cui, ipocritamente, si fanno a parole paladini. Non mi meraviglierei affatto di constatare che, mentre la Cassazione ha sentenziato che ricorre il delitto di discriminazione razzistica nel caso del barista che si è "rifiutato" di servire i caffè ai nord africani, per l'analogo "rifiuto", a me opposto, di esporre la menorà a fianco del crocifisso, nonché per l'indecente ed oltraggioso invito a lavorare in un'aula ghetto, si decreterà che l'Amministrazione razzista deve essere esentata dal promovimento dell' azione penale.

Resto in attesa di verificare se si sentenzierà, magari, che l'infima menorà ebraica è indegna di entrare nei tribunali itlaiani perché "turba" la "sensibilità" della "superiore" Razza Cattolica, del Vaticano e della CEI.

Attendo di verificare se la richiesta di un ebreo di esporre la propria menorà nei luoghi dove lo Stato italiano consente ai cattolici di esporre i loro crocifissi e, quindi, di avere gli stessi diritti e la stessa dignità della Superiore Razza Cattolica, sarà qualificata -come è stata di fatto qualificata dal Tribunale dell'Aquila, prima, e dalla Procura Generale presso la Corte di Cassazione- una pretesa "PRETESTUOSA".

Attendo anche di verificare se sarà condiviso quanto affermato dal Consiglio Superiore della Magistratura nell'ordinanza n. 12/2006, depositata il 23.11.2006, e cioè che la mia pretesa di esporre la menorà è "infondata" perché "per poter assere accolta richiederebbe che il Legislatore compia scelte discrezionali che allo stato non sono state compiute" !!!

E, in effetti, non nascondo che mi piacerebbe leggere, nelle future richieste di archiviazione di questa denuncia, che il Crocifisso della "Superiore Razza Cattolica" può essere esposto dal Ministro di Giustizia nei tribunali con semplici "circolari", peraltro dell'epoca fascista, mentre per i simboli dell'infima razza ebraica le circolari non siano sufficienti, necessitando la preventiva emanazione di........ atti LEGISLATIVI del Parlamento!!!



In attesa di avere queste risposte, che produrrò poi nel giudizio dinanzi alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, ricordo ancora che il Ministro di Giustizia Clemente Mastella ha sino ad oggi omesso di rispondere all'interpellanza dell'On.le Maurizio Turco n. 130/2006 con la quale gli ha tra l'altro chiesto di "giustificare per quali validi motivi -che, secondo l'interrogante, non siano quelli di discriminazione razziale, odio e disprezzo degli ebrei e della religione ebraica- il Ministero interrogato ha negato al dott. Tosti Luigi di esporre a fianco del crocifisso la menorah, usufruendo così degli stessi diritti religiosi e della stessa dignità che l'Amministrazione fascista Italiana accordò e che quella Repubblicana seguita ad accordare ai cattolici": invito dunque i P.M. ad acquisire la risposta del Ministro Clemente Mastella, sempre che il Ministro cattolico intenda rispondere.

Chiedo di essere informato ex artt. 408 e 410 C.P.P. sia per l'ipotesi di richiesta di archiviazione che per quella di proroga delle indagini.

Nomino sin d'ora difensori l'Avv. Dario Visconti, Via XX Settembre, L'Aquila, e l'Avv. Francesco Asciano, Via G. Bazzoni n. 1, Roma, cui conferisco mandato all'esame degli atti ed all'estrazione delle copie.

Eleggo domicilio nella mia residenza di Rimini.

Allego:

1°) mia lettera del 7.8.2005;

2°) mia lettera del 5.9.2006;

3°) interpellanza On.le Turco Maurizio n. 130/2006.

Rimini, li 10 gennaio 2007.

Luigi Tosti


Fonte: nochiesa.blogspot.com


si invita alla pubblicazione e diffusione






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Dio come un vero e proprio criminale assassino, terrorista, razzista, discriminatore, genocida, dispregiatore delle donne e degli omosessuali, intollerante, stupratore, infanticida e a tal punto borioso e criminale da pretendere sacrifici umani ed animali.


di Luigi Tosti (*)


(*) Il magistrato Tosti chiede, in base alla Costituzione Italiana e alla Convenzione per la salvaguardia dei Diritti dell’Uomo, di poter affiggere nei tribunali la menorà ebraica accanto al crocifisso, oppure la rimozione del crocifisso.



Egregio Don Barbaglia,

ho visionato il filmato relativo alla sua conferenza, peraltro solo dopo che mi è stato segnalato un suo commento relativo alla mia pretesa di chiedere al Ministro di Giustizia la rimozione dei crocifissi dalle aule giudiziarie perché discriminatori, cioè lesivi del diritto di eguaglianza senza distinzione di religione. Ho scoperto che a suo giudizio questa mia pretesa -come l'analoga pretesa del cittadino italiano Adel Smith, di fede musulmana- sarebbe addirittura ridicola perché la presenza dei crocifissi nelle aule giudiziarie e, in genere, negli uffici pubblici italiani non sarebbe affatto discriminante, dal momento che il "crocifisso non da fastidio" e la sua presenza "non impone a chi non crede o crede in altra religione di inginocchiarsi o di venerarlo". Ebbene, le rappresento, Egregio Don Barbaglia, che il Signor Adel Smith, prima di iniziare la sua battaglia legale, ottenne dalla maestra della scuola frequentata dai figli l'autorizzazione ad esporre il versetto 212 della Sura, rivendicando in tal modo la stessa dignità e gli stessi diritti che lo Stato fascista italiano ha accordato ai cattolici attraverso l'esposizione dei crocifissi nelle scuole pubbliche. Il giorno successivo, tuttavia, il Preside dell'Istituto ordinò l'immediata rimozione del versetto della Sura coranica (scritto in lingua araba e, quindi, incomprensibile ai più) perché offendeva il Suo Crocifisso. E allora Le chiedo: con quale impudenza Lei ha il coraggio di affermare che questi comportamenti fascisti dello Stato italiano, cioè della Colonia del Vaticano, non sarebbero "discriminatori"? Vuole Lei forse sostenere che i crocifissi non danno fastidio a nessuno e non impongono atti di venerazione, mentre i versetti della Sura degli islamici "danno fastidio ai cattolici" e "li costringono ad atti di venerazione"? Mi risponda Don Barbaglia, se ne è capace e se è capace di logica e coerenza. Spieghi a me e a tutti gli altri italiani razzisti per quale motivo SOLO il Crocifisso cattolico è degno di entrare nelle scuole italiane, mentre gli "sporchi" simboli religiosi delle altre "infime" religioni, diverse da quella cattolica, non meritano di entrarvi. Vi "danno forse fastidio" i simboli dell'islam? E questa -secondo Lei- non sarebbe "discriminazione"? Forse Lei è per caso uno di quelli che sostiene che gli "sporchi" ebrei e gli "sporchi" negri non debbono entrare nei locali pubblici perché questi sono riservati SOLO alla "superiore" razza bianca ariana? Risponda, Don Barbaglia, e soprattutto dia sfoggio della Sua logica e della Sua coerenza con questa sua risposta.

Le rappresento poi che anch'io, come Adel Smith, ho manifestato la mia totale disponibilità a tenere le udienze in presenza del Suo crocifisso, ma ho chiesto di poter esporre la mia menorah ebraica a fianco del simbolo cattolico, rivendicando in tal modo la stessa dignità umana e gli stessi diritti che lo Stato fascista e razzista italiano accordò ai Cattolici. Ebbene, gli augusti Ministri di Giustizia Roberto Castelli e Clemente Mastella mi hanno opposto un rifiuto perché gli sporchi ebrei non meritano di poter esporre il loro infimo simbolo religioso a fianco del crocifisso della "razza superiore", trattandosi di un vero e proprio sacrilegio. E allora Le chiedo, Don Barbaglia, utilizzando le Sue stesse identiche parole ed argomentazioni: ma la menorah ebraica vi da forse così tanto fastidio a Voi Cattolici? Forse la menorah degli ebrei vi impone atti di venerazione o di genuflessione? Avete forse ancora qualcosa contro gli ebrei? Non vi basta di averli perseguitati, massacrati, ghettizzati e discriminati nella vostra storia tutt'altro che commendevole e, anzi, criminale? Risponda, Don Barbaglia a questa domanda: imporre la presenza dei SOLI crocifissi e negare agli ebrei e a tutte le altre religioni lo stesso identico diritto non sarebbe, secondo Lei, discriminatorio ma, anzi, una "tesi ridicola"? Attendo una Sua risposta che dia dimostrazione della sua logica e della sua coerenza: nel frattempo le ricordo che il mio rifiuto di soggiacere a questa criminale discriminazione religiosa da parte degli augusti Ministri della Colonia Vaticana mi è valsa anche la condanna a sette mesi di reclusione ed alla sospensione dalle funzioni e dallo stipendio, in vista della mia definitiva rimozione dalla magistratura. Tutto questo è avvenuto con la compiacente e compiaciuta connivenza ed approvazione del Suo augusto Pontefice, ad avviso del quale "la presenza di Dio deve essere visibile, attraverso i crocifissi, negli uffici pubblici italiani": e avete anche il coraggio di dipingervi come soggetti che ripudiano la discriminazione e predicano la tolleranza e il rispetto reciproco? Nella vita bisogna razzolare bene, e non soltanto predicare bene.

Nella sua conferenza Lei ha anche tacciato come ridicola la tesi secondo cui l'offrire in "sacrificio" la vita di un figlio da parte di un padre sia diseducativa: dal momento che io l'ho qualificata in termini ancor più severi -e cioè come un atto di criminale assassinio da parte di Dio- mi permetto di interloquire con le considerazioni che seguono.

Le rammento che secondo i codici penali di tutti gli Stati esistenti sulla faccia della Terra e secondo le Convenzioni internazionali attualmente in vigore, un qualsiasi padre che cooperasse per far trucidare il proprio figlio da terzi criminali sarebbe immediatamente sottoposto a processo penale per "concorso in omicidio". Se questo padre, poi, giustificasse questo gesto criminale con la necessità di "salvare terzi colpevoli", cioè l'Umanità peccatrice, sarebbe sicuramente sottoposto a perizia psichiatrica: solo un pazzo, in effetti, può concepire l'idea che da un "sacrificio umano" -cioè dalla barbara uccisione di un innocente- possa derivare la "salvezza" di terze persone colpevoli e peccatrici. Forse non lo saprà, Don Barbaglia, ma uno dei principi più elementari e fondamentali del diritto è che "la responsabilità è esclusivamente personale", cioè non è ammessa la possibilità che una persona debba rispondere delle colpe altrui, magari di quelle dei padri. Ebbene, il messaggio che promana dal supposto sacrificio di Gesù Cristo per "salvare" l'umanità (un mito, questo, copiato da altri miti di altre religioni, vedi ad es. Mitra) non solo è altamente immorale e diseducativo, ma anche un messaggio criminale: è infatti inconcepibile e inammissibile giustificare che un padre possa cooperare volontariamente per far trucidare un figlio da terzi criminali perché da questo assassinio e da questo dolore possa poi derivare la salvezza dell'umanità. Questo mito del Dio "salvatore" -copiato dal mito di Mitra- ha più di 2000 anni ed è stato concepito da persone che ancora praticavano barbari "sacrifici" umani ed animali: non so se ne rende conto, Don Barbaglia. Il Dio biblico, Don Barbaglia, praticava ancora sacrifici umani ed animali: e non si tratta di allegorie o di metafore, ma di realtà che sono peraltro comuni a pressoché tutte le religioni che sono state concepite dagli uomini, durante una certa fase della loro evoluzione (anche gli atzechi e gli incas praticavano sacrifici umani). Dal punto di vista antropologico è stata data la giustificazione di questi comportamenti del genere umano: ma abbarbicarsi, oggi, all'assurdo mito del Dio Salvatore (cioè della sublimazione dei sacrifici umani) significa essere completamente al di fuori del tempo e della civiltà e non rendersi conto, peraltro, di una evidenza a dir poco solare: che cioè il supposto sacrificio del Figlio di Dio non ha sortito, per l'Umanità, alcun beneficio. Seguitiamo infatti sempre a morire, ad ammalarci, a soffrire, a patire guerre etc. etc, senza che l'evento "epocale" della crocifissione del Figlio di Dio abbia apportato benefici per l'umanità, al pari dell'identico e ben precedente sacrificio del Dio Mitra.

Mi sconcerta, poi, sentire dalla sua viva voce l'affermazione che l'offerta del sacrificio della vita di un figlio (Gesù) provenga da parte di Dio, cioè del "Padre": mi faccia capire, Don Barbaglia, Voi cattolici non vi siete sempre vantati, e tuttora vi vantate, di essere "monoteisti"? Monoteismo -se la matematica e le mie reminiscenze di greco non mi ingannano- significa ipotizzare e credere in un "unico" Dio, e non in più Dei, magari legati tra di loro da rapporti di parentela. Come è possibile, allora, che il Dio-padre sia diverso dal Dio-figlio, cioè da Gesù Cristo, senza che ciò travolga l'affermazione che siete "monoteisti"? Se Dio si è riprodotto, generando un Dio-Figlio con una donna appartenente al genere umano, come si può parlare di "monoteismo"? In realtà di miti del genere la storia dell'umanità è zeppa, Don Barbaglia: e allora mi dovrebbe spiegare perché gli Dei greci e gli altri dei di altre religioni sarebbero "falsi e pagani" e solo il vostro Dio, che genera altri dei-figli, dovrebbe essere vero e, per di più, meriterebbe di essere considerato -a dispetto della matematica e dell'evidenza- come un Dio singolo. Ma il Dio dell'Antico Testamento, egregio Don Barbaglia, non è forse il Padre di Gesù, cioè quello che ha creato l'universo dal nulla? E se questo Dio biblico deve essere considerato come Dio Uno e Trino, in spregio alla matematica ed al significato delle parole, come giustifica, Don Barbaglia, la criminalità di questo Dio biblico, che risulta attestata dalla stessa Bibbia, cioè dal libro scritto (o ispirato) da Dio in persona? Dal momento che Lei si qualifica biblista, presumo che conosca bene la Bibbia. E allora Le chiedo: come può giustificare l'operato del Suo Dio biblico? In realtà il codice penale e le convenzioni internazionali, alle quali hanno aderito i popoli e le Nazioni civili, bollano e condannano inesorabilmente il suo Dio come un vero e proprio criminale assassino, terrorista, razzista, discriminatore, genocida, dispregiatore delle donne e degli omosessuali, intollerante, stupratore, infanticida e a tal punto borioso e criminale da pretendere sacrifici umani ed animali.

La Bibbia, egregio Don Barbaglia, non è un libretto allegorico, ma la fedele esposizione di quello cui realmente credevano e praticavano popoli analfabeti vissuti più di 2.500 anni or sono. Queste credenze e questi Dei, giudicati col nostro grado attuale di civiltà, sono inesorabilmente Dei criminali: e allora mi dovrebbe spiegare, visto che la Verità non può mutare nel tempo, come si possano ancor oggi venerare Dei criminali, partoriti dalla mente criminale di uomini vissuti tre mila anni or sono.

In attesa di non risposte, la saluto cordialmente.



Luigi Tosti




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Perchè si vuole “tagliare la testa a Dio”?

Roberta Marzola intervista Ennio Montesi, di Axteismo Movimento Internazionale di Libero Pensiero.


Axteismo è un movimento internazionale nato per “tagliare la testa a Dio”, come indica l’etimo di questo neologismo, coniato unendo il termine germanico axt (ascia) al greco theòs (dio). Axteismo, dunque, “rifiuta tutte le religioni”. Confrontando posizioni così estreme con altre, più articolate rispetto alle valenze della religione (come quella di Fabrizio Ponzetta in “Le non religioni”), nasce una domanda di fondo: l'uomo ha sempre sviluppato forme rituali e/o religiose, più o meno formalizzate, per adorare un principio divino; allora da dove viene questo totale rinnegamento del valore della religione (a prescindere dalla laicità dello Stato)? Forse la religione non soddisfa un umano bisogno di spiritualità o, quanto meno, non nasce dall’esigenza di innalzarsi a forme più elevate di esistenza? Ecco allora l’intervista ad un rappresentante di Axteismo, lo scrittore Ennio Montesi.

Domanda: Montesi, cosa intendete per religione?

Montesi: Oltre alle tre religioni monoteistiche, Cristianesimo, Islamismo ed Ebraismo, intendiamo tutte le altre religioni (solo negli Stati Uniti se ne contano più di 2500 e continuano a nascere come funghi). Buttiamoci nel secchiello anche maghi, sétte, fattucchieri e pataccari vari. Non si capisce, tra l’altro, qual è la differenza sostanziale tra “religione” e “sétta”. La consuetudine sembrerebbe dettare una regola semplice. Se a professare un credo con l’adorazione a una certa divinità o verso un feticcio è una moltitudine di persone allora il gruppo di adoratori sale in serie A e si posiziona in classifica al rango di religione con bollino di qualità e patente. Se invece ad adorare qualcosa o qualcuno sono quattro gatti spelacchiati è definita sétta e sta in serie C2 col bollino di truffatori. La sétta è stata catalogata con una propria matrice sovversiva. Ma cosa c’è di più sovversivo delle religioni? Non esiste differenza tra religioni e sétte, termini utilizzati ad arte nelle diatribe massmediatiche per confondere le persone sprovviste di capacità di analisi e di critica verso di esse. Non è un caso che in Italia il reato di “plagio” sia stato eliminato dal codice penale. Esso coinvolgeva anche e soprattutto le dottrine delle religioni oltre ai soliti maghi, veggenti e fattucchieri. Tra un fattucchiere e un prete qual è la differenza? Nessuno l’ha mai spiegata e guai ad entrare in questo argomento! Entrambi, fattucchiere e prete, celebrano riti, cerimonie, leggono dai loro libri, utilizzano simboli e icone, fanno gesti nell’aria, si vestono agghindati come alberi di natale per incutere rispetto, soggezione e trasmettere credibilità su quanto dicono e fanno, ai polli di turno. E ognuno di loro è sempre pronto a giurare e argomentare che è nel giusto e l’altro è nello sbagliato. Il termine “religione” deriva da relígio, ònis, religàre, legare strettamente. Ecco perché quando si entra in una religione, spesso è difficilissimo uscirne tranquillamente e senza traumi. Anche se esistono i reati di “abuso della credulità popolare” e “circonvenzione di incapace” è difficilissimo metterli in atto. Impossibile spiegarlo in questa intervista. In sostanza se mio figlio, maggiorenne di cultura normale vuole andare a fare parte della Chiesa di Vattelapesca e donare la propria casa, tutti i suoi averi e abbandonare la famiglia e molto altro ancora, nessuno può fare nulla. In questo particolare settore, le prove sono praticamente impossibili da esibire e farle valere. Ci sono al mondo persone che sanno “deprogrammare” la mente plagiata e indottrinata da qualsiasi religione. Sarebbero argomenti utilissimi da trattare e spiegare attraverso i mass media, ma questi proprio non ne vogliono sapere a meno che non esca fuori la solita setta di satanisti orgiastici e criminali allora è un modo indiretto di rilanciare e propagandare la religione, per così dire, “ufficiale” portando acqua al proprio mulino. Per il resto si tace omertosi.

Domanda: Perché credete che eliminare le religioni sarebbe utile alla collettività?

Montesi: Non ci sogniamo lontanamente di “eliminare” le religioni anche se, per il bene di tutti, sarebbe auspicabile che non esistessero. Le religioni vanno però senz’altro limitate, relegate e confinate - avvalendosi di leggi moderne fatte dallo Stato democratico – solo (sia messo per inciso) “solo”, nella sfera privata dei cittadini. Ognuno, se ciò lo fa vivere meglio con se stesso, creda pure al mostro di Loch Ness e a quello che gli aggrada, ma lo faccia nella propria sfera privata. Lo Stato deve restarne totalmente fuori. E le religioni non debbono in alcun modo impicciarsi e intromettersi nelle cose dello Stato. Sarei tentato di usare un concetto scurrile per essere ancora più chiaro. La regola: fuori le religioni dallo Stato deve valere ed essere applicata indifferentemente a tutte le religioni. I tre principali poteri dello Stato: legislativo, esecutivo e giudiziario debbono essere separati tra loro. Poi, cosa bizzarra, invece si permette alla religione di entrare nello Stato e intromettersi, influenzare, dire, consigliare, criticare, additare, deplorare, stigmatizzare, disapprovare, condannare… di termini disgustosi se ne potrebbero citare a chilometri.
Nessuno può obbligare nessuno a credere o a non credere, ad adorare o a non adorare. Se io voglio adorare Biancaneve e i sette nani devo essere libero di poterlo fare e nessuno deve proibirmelo. Tuttavia, il fatto che una parte del genere umano abbia bisogno di credere che esista un’entità suprema o roba simile, non giustifica che tale situazione sia utile al progresso e alla democrazia della società. Anzi, i gravi danni scellerati provocati dalle religioni nei tessuti sociali dei paesi, sono sotto gli occhi del più sprovveduto. In alcune nazioni è proibito affiggere nei luoghi pubblici simboli religiosi, in Svizzera ad esempio e in altre nazioni democraticamente progredite, è severamente vietato sia il crocifisso che altri simboli.
In Italia, pressochè ovunque, è invece affisso il crocifisso e guai a chiederne la rimozione. L’Italia è una nazione di inaudito fondamentalismo religioso cattolico. Lo Stato italiano è pregno di cattolicesimo come una spugna immersa nel mare lo è di acqua salata. Il Cristianesimo diffonde e propaganda superstizioni medievali, oscurantismo e molte altre bruttezze. Tra superstizione e fede non esiste alcuna differenza benchè i teologi, gli scienziati del nulla, vorrebbero darci a intendere diversamente, come fossimo un popolo di idioti. Ci sono molte persone che hanno avuto la vita distrutta a causa della religione, persone che hanno paura di reagire, temono di prendere posizione netta per allontanarsi dalla Chiesa cattolica. Alcune si sono liberate con fatica dalla loro oppressione e ora vivono finalmente una vita felice, serena, hanno ritrovato il dialogo con la famiglia, gli amici, i figli e se stessi. Hanno imparato ad affrontare da sole i problemi della vita senza aggrapparsi alle varie divinità e feticci messi in bella esposizione sulla bancarella dei pataccari. Qualcuno di questi fortunati scampati alle assurdità negative sta pensando di aiutare le persone che si ritrovano in condizioni analoghe a uscire dal vortice invivibile delle credenze, dei dogmi e della fede. Alcuni vorrebbero costituire un’associazione chiamata “Cattolici Anonimi” del tipo “Alcolisti Anonimi”.
Coloro che dedicano la propria vita a credenze e feticci religiosi convertendosi a volte da una confessione ad un’altra saltando qua e là in cerca dell’imbonitore più bravo che dica loro dove sia la verità, sono persone che vivono a personalità Borderline. Sono persone spesso piene di insicurezza, con stati confusionali, non di rado aggressive, che difenderebbero con la violenza la propria religione e i miti, aggrappate ad aspettative e illusioni che non arriveranno mai. Vivono malissimo, attendono il miracolo, fanno cose e si comportano in maniera innaturale, poiché c’è sempre qualcuno che dice loro cosa è bene e cosa è male, si sentono colpevoli di pesi enormi messi sulla schiena dai “volponi in sottana” e giù, espiazioni, castità, remissioni, digiuni, penitenze… uno stato psicopatologico di notevole prostrazione, frustrazione, impotenza, sofferenza. Tuo figlio ha un tumore? Devi pregare e aver fede. Tuo figlio muore per il tumore? colpa tua che non hai pregato né avuto fede abbastanza. Oppure altra spiegazione assurda: tuo figlio è morto perchè il Padre eterno ha voluto e i disegni divini non sempre coincidono con quelli umani. E’ una sintesi significativa, ma i concetti e gli insegnamenti nauseabondi diffusi dal cattolicesimo sarebbero da trattare in dettaglio, spiegandoli bene alle persone, non ascoltando solo le sciocchezze dei tonacati. A papa Wojtyla, immediatamente dopo che gli spararono, i migliori medici fecero di tutto per salvarlo. Curioso comportamento: se il disegno divino era quello che il papa fosse morto chi siamo noi uomini per voler cambiare la volontà divina? Anche quando stava male, il papa è stato sempre curato dai migliori luminari della medicina. Curioso che non l’abbiano portato a Lourdes e attendere il miracolo per la guarigione, e poi se il disegno divino è quello di farlo morire, perché spingere il disegno divino a modificare la propria decisione già presa inducendolo a compiere un miracolo? L’unica risposta ci è data dall’antico proverbio: la madre dei cretini è sempre incinta.

Domanda: All’opposto dei valori che la religione implica e che vorreste eliminare (cioè violenza, discriminazione, fondamentalismo…) stanno ideali come l’amore e la solidarietà (almeno tra aderenti allo stesso culto). Non credete che il giorno non possa esistere senza la notte e che l’animo umano (che sia ateo, agnostico o religioso) sia di per sé propenso a certe inclinazioni?

Montesi: Lei e io domani cominciamo ad adorare l’orto del vicino perché secondo noi in quell’orto è accaduto qualcosa di grandioso, mistico e trascendentale e ci nascono pomodori per noi miracolosi. Costruiamo quindi la nostra religione e fondiamo la nostra chiesa che chiamiamo Chiesa dell’Orto dei Pomodori. Importante che la chiesa abbia una struttura architettonica imponenete, grandiosa, poiché più la dottrina e l’ideologia sono deboli, più bisogna avvalersi di strutture grandiose (i dittatori conoscono perfettamente il concetto). Lei ed io cominciamo a fare proseliti fedeli propagandando cose che secondo noi qualcuno lassù, nell’alto dei cieli, nascosto dietro la nuvoletta, ci ha incaricato durante il sonno di comunicare all’umanità. Bene. Gli sprovveduti ci seguiranno in men che non si dica. Nei nostri discorsi ci mettiamo i soliti termini: amore, fratellanza tra i popoli, solidarietà per il prossimo, carità e altri sinonimi che girano sempre in gruppo nei discorsi di questo tipo. Sono gli ingredienti essenziali di base in queste ricette per babbei. Predichiamo in lungo e in largo, utilizzando anche l’enorme potere comunicativo dei mass media, comunichiamo i “valori” universali. Chi potrebbe opporsi all’amore, alla fratellanza e alla solidarietà? Tutti le vogliono. Ebbene noi le predichiamo a tutto tondo. Tuttavia, non siamo certo noi della Chiesa dell’Orto dei Pomodori i padroni e i custodi di tali concetti e valori, ma lo lasciamo intendere. Ci costruiamo poi il nostro bel simbolo religioso e lo attacchiamo nella nostra Chiesa dell’Orto dei Pomodori, poi ce lo attacchiamo al collo e marchiamo il più possibile il territorio con questo logo dando un valore aggiunto alle nostre prediche. Il nostro potere aumenterà al pari dei soldi che ci verranno in tasca. Ci siamo costruiti così la nostra religione. I nostri adepti ci seguono supinamente e obbediscono ai nostri concetti religiosi e alle nostre leggi. La paccottiglia della nostra religione è ora pronta per essere venduta e smerciata alle masse come la scatoletta del tonno e il tubetto di dentrifricio. Tonno e dentifricio almeno sono utili.
Qualcuno potrebbe metterci i bastoni tra le ruote? No, se la nostra religione è abbastanza potente e piena di soldoni, diventiamo intoccabili. Primo perché siamo entrati nelle stanze del potere mettendo nelle poltrone giuste i nostri uomini. Secondo perché se qualcuno fa troppo il gradasso possiamo avvalerci dell’autotutela applicando il “vilipendio alla religione”, cioè gli tappiamo la bocca. Un tempo era più semplice, basti ricordare i metodi della Chiesa cattolica e il suo efficientissimo tribunale dell’Inquisizione, milioni di uomini, donne e bambini, sbudellati, sgozzati, bruciati, torturati, annegati, strangolati, squartati, impalati, fatti a pezzi. Facile mantenere il predominio e il potere religioso: chiunque intralciava le aspetattive dei papi e degli altri bellimbusti dalle gonne lunghe venivano eliminati. Curioso comportamento della Chiesa cattolica di un tempo che, ma guarda, è la stessa Chiesa cattolica di oggi. Curioso che una sétta di sbudellatori, sgozzatori, incendiari, torturatori, affogatori, strangolatori, squartatori, impalatori, propaganda mettendosi a paladino dei valori universali: amore, fratellanza, solidarieta, carità. Immagino già il primo della classe del catechismo alzare la mano e dire: la Chiesa ha riconosciuto i suoi errori e ha chiesto scusa. Ma scusa a chi? A dio, e non agli uomini. Altra presa per il culo. E poi come mai questa sétta non ha mai subìto un vero processo storico per gli enormi crimini perpetrati contro l’Umanità? Ecco laggiù un’altra mano da catechismo alzata che interviene: quelli erano altri tempi. Cioè, in altri tempi la Chiesa ha perpetrato genocidi immani e oggi la stessa Chiesa è la padrona dell’amore e, da quanto ogni giorno ci dice su quello che dio pensa e fa, sembrerebbe abbia un dialogo online con dio, la sua email con una buona adsl e il suo cellulare.
Ancora oggi la Chiesa cattolica, esattamente come nel passato, mette al bando libri e intellettuali e, dato che la tecnologia si è evoluta, ora anche film e programmi televisivi. Questo non per amore verso il prossimo, ma per proprio tornaconto. Quindi la Chiesa cattolica non è affatto democratica, ma si avvale ancora delle repressione obbligando nazioni a rimanere ignoranti e loro sudditi.

Domanda: Non credete che la religione contenga un valore originario, un’esperienza mistica da salvaguardare?

Montesi: Un bambino, in Italia, dalla nascita alla morte è bombardato dalla dottrina cristiano-cattolica e quel bambino diventerà, volente o nolente, di religione cattolica, non ha scampo. Se lo stesso bambino nascesse in un paese arabo e fosse messo in una madrassa, in una scuola coranica, il bambino diventerà di religione musulmana. Se lo stesso bambino lo mettiamo in un monastero tibetano, diventerà buddhista, se il bambino nascesse in Israele sarebbe di religione ebraica. Se nascesse in Africa equatoriale in qualche tribù sarebbe animista e così via. Idem accade per la lingua parlata e altro. Quindi di cosa stiamo parlando? Credenze e superstizioni sono valori e sono da salvaguardare? Se ci attraversa la strada un gatto nero è importante o no che il “valore” mistico e la simbologia che un gatto nero porti sfiga dopo di che bisogna subito toccarsi le palle, questo “valore” deve essere tramandato di padre in figlio, come importante insegnamento, sul quale costruire la società del futuro? La Chiesa, l’Inquisizione uccideva i gatti per evitare che eliminassero i topi portatori della peste, poiché la peste era considerata una benedizione di dio. Vogliamo tramandare queste assurdità? Certo i tempi sono cambiati e le assurdità pure ecco qualche nuovo assaggio: fecondazione assistita, ricerca sulle staminali, aborto, pillola RU486, preservativo, coppie di fatto, creazionismo, una montagna di assurdità. La solfa è sempre quella.

Domanda: Se la religione non è necessaria, perché ogni popolo, da sempre, crea la propria?

Montesi: Nella domada c’è già la risposta. Stiamo girando attorno al problema come una capra attaccata alla corda gira attorno al bastone. Il fatto che l’indole umana sia fragile, vulnerabile, credulona, non significa che bisogni assecondarla e pasturarla con religioni e indottrinamenti mettendo segatura nel cervello dei bambini prima e degli adulti poi. Se l’indole umana è quella di usare alcolici e droghe inebriandosi la mente, certamente ciò non aiuterà a vivere meglio con se stessi e il prossimo, ma getta nella disperazione. Cosa significa “creare” una religione? Significa inventarsi qualcosa di illusorio e seguirlo a testa bassa come fosse vero a discapito della ragione, della razionalità o del buonsenso. Un bambino che da grande continuerà a credere a Cappuccetto rosso e al lupo cattivo, sarà un uomo immaturo, irrisolto, con una pessima educazione e insegnamenti deleteri alle spalle. Sarà un uomo che nella vita avrà problemi e se non li avrà se li costruirà da solo.

Domanda: Come colmereste il vuoto spirituale che si verrebbe a creare senza forme e culti religiosi e a chi affidereste questo compito?

Montesi: Sono le religioni che creano il vuoto attorno all’uomo, l’assenza delle religioni è un vuoto illusurio, virtuale. Se a un alcolizzato viene aiutato a non attaccarsi più alla bottiglia così che non si ubriachi, gli si creerà il vuoto? Tutt’altro, egli verrà riportato alla vita, alla realtà e dovrà affrontare i problemi giornalieri non con l’alcol, ma con le proprie forze, il proprio intelletto, le proprie capacità, le proprie decisioni e scelte. Imparerà a inciampare e a rialzarsi riprendendo il cammino. E’ così che svilupperà un processo di crescita e di maturazione. Vogliamo vivere in una società attraversata dal cancro dell’inganno delle religioni e delle sétte? Lei si farebbe governare da un Ministro del Consiglio che fa parte della Chiesa dell’Orto dei Pomodori?



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Il fatto che abbia riportato, in questo Forum, il pensiero del Giudice Luigi Tosti e del giornalista/scrittore Ennio Montesi, non significa che sono d'accordo sui contenuti.

Sono solidale con il giudice Tosti per i provvedimenti, disciplinari e drammatici, che lo vedono confinato e tagliato fuori da tutte le aule gidiziarie, senza stipendio da più di un anno e senza più nessun "privilegio" per il ruolo di servitore dello Stato.

Mi addolora che sia stata ignorata, dalle Istituzioni, la sua proposta di uguaglianza delle persone che hanno credi diversi.

Non condivido, invece, le posizioni veramente "pesanti" che vanno oltre il consentito, fino a violare, a questo punto, le convinzioni di altri.

Trovo altrettanto discriminatoria, in senso inverso, la condanna feroce del dott. Ennio Montesi.

Sia il giudice Tosti, che il dott. Ennio Montesi e lo stesso Luigi Cascioli, pur essendo persone persone di valore nei loro ruoli, hanno affrontato con assoluta superficialità il tema religioso, dimostrando una profonda ignoranza biblica e teologica. Dimostrando, haimé, una scarsa preparazione esoterica, basata su anni di studio, ricerca e preparazione.

non entro nel merito tecnico/legale e neanche nella dialettica giornalistica ma trovo "offensivo" che si riducano i concetti profondissimi dello spirito a delle basse considerazioni di sufficienza.

Così si finisce di passare dalla ragione al torto per non aver dato lo stesso rispetto che si pretende.

Saluti
pino










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