L'ultimo articolo del 31 ottobre 2007) di MauriF e' stato ripreso immagino da Avvenire o dal sito di Forza Italia,un'articolo a cura di Isabella Bertolini,la Ru486 e' la pillola della discordia:
Due articoli:dell'11 ottobre 2007, da :http://www.farmacista33.it/cont/getnl.asp?path=%2Fcont%2F010new%2F0710%2F1000%2F&num=169&anno=3&d=11+ottobre+2007
Pillola abortiva? Se ne riparla
Pare sicuro che il produttore della RU486, Exelgyn Laboratoires, chiederà il 7 novembre l'autorizzazione anche in Italia, con la procedura del mutuo riconoscimento. E, come puntualmente accade con questo farmaco, è polemica
Per una volta, non si comincia con i commenti politici, ma con quelli tecnici. Introdurre anche in Italia la pillola abortiva Ru486 "significherebbe disciplinarne l'uso che, comunque, esiste già nel nostro Paese attraverso l'importazione dai molti Stati europei in cui il medicinale è già commercializzato" ha detto Silvio Garattini, direttore dell'Istituto di ricerche farmacologiche 'Mario Negri' di Milano, commentando la notizia. "Non credo - ha detto Garattini - ci saranno problemi per l'ottenimento del 'via libera' alla Ru486. In fondo l'aborto è una pratica legale in Italia e si tratta solamente di disciplinare l'utilizzo della pillola. Un prodotto già presente in molti Paesi, e che come tutti i farmaci approvati è sicuro, ma può avere i suoi effetti indesiderati. Ma - ripete - questo vale per tutti i medicinali disponibili sul mercato. La valutazione globale della Ru486 è comunque positiva". In Italia, dall'inizio della prima sperimentazione all'ospedale S.Anna di Torino nel settembre del 2005, oltre 1.500 donne hanno potuto utilizzare la RU486 in sei Regioni: 132 nel 2005 (Piemonte e Toscana), 1.151 nel 2006 (Piemonte, Trento, Emilia Romagna, Toscana e Marche) e centinaia nel 2007 (Trento, Emilia Romagna, Toscana e Puglia). Sono i dati forniti dal ginecologo Silvio Viale, fra i primi sperimentatori del farmaco.
"Nella gran parte dei casi - ha sottolineato Viale in una nota - le donne non sono rimaste in ospedale tra la somministrazione della prima dose di medicinale e la seconda, che avviene due giorni dopo, e in generale non si sono verificate complicazioni rilevanti. Secondo la relazione sulla legge 194 che regola l'aborto presentata dal ministro della Salute, Livia Turco, al Parlamento, lo 0,9% delle interruzioni volontarie di gravidanza in Italia è stato eseguito con la Ru486, ma se si considerano solo le Regioni coinvolte la percentuale sale al 3,3%. In realtà, in tutti gli ospedali dove era proposta, la percentuale di IVG praticate con la Ru486 sale a oltre il 10%. Si può, quindi, dichiarare conclusa un'impropria fase sperimentale italiana e occorre predisporre l'introduzione della pillola abortiva nella pratica clinica ordinaria su tutto il territorio nazionale".
Quanto alla politica, il primo intervento è stato di Luca Volontè, capogruppo UDC alla Camera. "La diffusione della pillola RU486 nel mercato italiano va scongiurata in tutti i modi" ha detto "La'kill pill' mette in crisi le garanzie sanitarie offerte alla donna nella legge 194, e non ha fatto altro che promuovere l'aborto a domicilio in tutti i Paesi nei quali è stata introdotta". "In Francia, dove la Ru486 è una triste realtà - ricorda - il 20% delle donne che la usa non torna alla visita di controllo: in Italia sarebbe il trionfo degli aborti fai-da-te, con una pillola che,è dimostrato, ha un tasso di mortalità dieci volte più alto dell'intervento chirurgico. Chi in Italia sta cavalcando le ragioni della azienda produttrice Exelgyn, promuovendo l'arrivo della Ru486, ha un solo obiettivo: smontare la legge 194 svuotandola dal suo interno, noncurante della vita delle donne e della legge. Non è un caso che, sempre in Francia, dopo l'ingresso della pillola della morte sul mercato, la normativa sia stata cambiata". Di ben altro avviso Erminia Emprin Gilardini senatrice di Rifondazione Comunista e componente della Commissione Sanità. Secondo Emprin è una notizia positiva "che almeno metterà fine alla pratica, diffusa tra molte italiane, di superare i confini nazionali per ottenere la pillola abortiva Ru486, che in questo modo viene assunta fuori dalle strutture sanitarie, in assoluta solitudine e al di fuori da ogni tipo di sicurezza". Riguardo alle polemiche sull'uso di questa pillola, Emprin ricorda che "anche quando venne introdotto il metodo Karman", una tecnica abortiva che semplifica l'intervento, "fioccarono le polemiche. Ma io credo che il punto, riguardo all'aborto, è che venga praticato nella massima sicurezza per la salute della donna". Chi sostiene che la Ru486 finirebbe per rendere più facile il ricorso all'aborto, con il rischio di far lievitare il numero di interventi praticati, "disconosce che esiste un'etica della responsabilità. E ciò certo non significa assumere con leggerezza le decisioni. E' giusto riconoscere alle donne il diritto di poter scegliere, ed esercitare questo diritto nella pienezza delle informazioni".
articolo del 1 novembre 2007
da
www.senzasoste.it/index.php?Itemid=79&id=2723&option=com_content&task=view&date=20...
Il vero obiettivo del Papa? La legge 194
Invasivo, brutale, violento, oscurantista, come altro definire l'intervento di Benedetto XVI rivolto ai farmacisti cattolici convenuti a Roma per il loro Congresso mondiale? Per il Papa l'obiezione di coscienza é "un diritto che deve essere riconosciuto alla vostra professione, permettendovi di non collaborare direttamente o indirettamente alla fornitura di prodotti che hanno per scopo scelte chiaramente immorali come per esempio l'aborto e l'eutanasia".
Subito gli risponde solerte, raggiante, deliziata, Isabella Bertolini, Vice presidente di Forza Italia, che sferra un violento attacco contro la pillola RU486 perché "contiene in sé un potere di illimitata autodeterminazione (delle donne) che rischia di fare enormi danni dal punto di vista sociale". Ma lo sa che la RU486 viene somministrata in ospedale e non venduta in farmacia?
E il Presidente dell'Ordine dei farmacisti interviene per chiedere una legge che consenta anche ai farmacisti, oltre che ai medici, l'obiezione di coscienza.
Di fronte alla sofferenza provocata da scelte terribili, perché di questo si tratta, il Papa parla di scelte immorali. Ma dove sta la sua moralità? Dove sta la moralità della Chiesa? Sta nel giudicare le persone sulla base delle loro scelte di vita a seconda che siano dentro o fuori i dettami della fede cristiana che, come è noto, la Chiesa vorrebbe invece imporre a tutti.
Sta nel ritenere che la colpa dell'aborto debba essere pesantemente pagata, oltre che con il dolore psicologico, con la sofferenza del corpo. Sta nell'idea che le donne non abbiano moralità e che le leggi servano apposta per tenerle costantemente sotto controllo.
Sta nell'idea che i diritti dell'embrione e del feto sono prevalenti su quelli della donna che per questo è privata della possibilità di scelta su ciò che è giusto fare in una determinata situazione.
La Chiesa sa di certo che nella farmacie si vende la pillola cosiddetta del giorno dopo, che altro non è che un anticoncezionale d'emergenza, e non una pillola abortiva, visto che nessuno ha mai dimostrato che tale essa sia. Piuttosto serve ad evitare gravidanze in quel momento non desiderate o non possibili.
Altra cosa è la RSU486 che viene somministrata in ospedale e sotto strettissimo controllo medico.
Come si fa a mandar giù questa storia della pillola RU486 che renderebbe l'aborto una specie di capriccio, di scelta lieve e di ordinaria quotidianità?
Già da tempo le tecniche adottate per l'interruzione di gravidanza tendono ad essere meno dolorose e invasive: la pillola RU486 è un altro passo avanti in questa direzione. Non risulta che il ricorso all'aborto sia più facile o meno drammatico. Insomma, non ci può essere un diverso valore morale riferito ai diversi metodi abortivi.
Il problema vero è che la Chiesa vorrebbe sollevare il problema della 194 per cambiarla, ma sa che vorrebbe dire rischiare di perdere milioni di consensi e di questo la Chiesa è ben avvertita.
E' diventata consapevolezza diffusa che la legge 194 non è una legge come tutte le altre e che se ha retto nel corso del tempo agli attacchi ripetuti e mai sopiti cui è stata sottoposta, è perché nella pratica essa non ha incentivato l'aborto, al contrario ne ha diminuito in modo assai significativo il numero affidandosi al senso di responsabilità delle donne che hanno saputo far valere la loro autonomia.
E allora ci si rivolge ai farmacisti che svolgono un servizio pubblico, sono presenze significative nelle piccole realtà territoriali, costruiscono relazioni spesso di supporto ai loro clienti, e si chiede loro di praticare l'obiezione di coscienza sui prodotti farmaceutici che hanno per scopo scelte immorali.
Si aggira l'ostacolo grande, la legge 194 in questo caso, perché di questo ho scelto di parlare e non anche dell'eutanasia, per attaccare ai fianchi i principi in essa sanciti e fare violenza ancora una volta alle donne e al loro corpo.
Si rischia che il prossimo invito ai farmacisti sia di praticare l'obiezione di coscienza nella vendita degli anticoncezionali.
Forse, dentro questo precipizio oscurantista, ci siamo più vicini di quel che pensiamo.
Katia Zanotti - aprileonline
*Deputata Sinistra democratica
Infine,un'ottimo articolo che da' una regolata alle statistiche dello stralunato.
da
www.repubblica.it/supplementi/salute/2007/11/01/medicinapratica/014anc55...
pag. 14 Anche in Italia la pillola abortiva
Il 7 novembre sarà depositata la richiesta di autorizzazione: deve essere accolta per le leggi europee
di Susanna Jacona Salafia
Mifegyne o pillola Ru486 la terapia farmacologica combinata di mifepristone e misoprotol, il cosiddetto "aborto medicale", potrebbe essere disponibile anche per le italiane, da primi mesi del 2008. L'autorizzazione alla commercializzazione in Italia del contestato farmaco sarà richiesta a novembre all'Aifa, l'agenzia italiana del farmaco, dall'azienda francese produttrice. Lo conferma Catherine Denincourt responsabile del settore farmaceutico della Exelgyn di Parigi. "Presenteremo il dossier di registrazione il 7 novembre per la procedura del mutuo riconoscimento in Italia della sperimentazione francese del farmaco". È una procedura, consentita da una direttiva comunitaria del 2001, che prevede che uno stato Ue possa riconoscere la validità di un farmaco già sperimentato e autorizzato in un altro stato membro, con un enorme risparmio di spese e di tempo.
Approvato per la prima volta nel 2000 in Francia e negli Usa, il "Myfegyne" è oggi autorizzato in tutto il territorio dell'Ue ad eccezione di Italia, Portogallo e Irlanda. Nel nostro Paese, però, dal 2005 sono iniziate le sperimentazioni in vari ospedali, avviate proprio ai sensi della 194: oltre 1.500 donne hanno già utilizzato la Ru486 in sei Regioni: 132 nel 2005 (Piemonte e Toscana), 1.151 nel 2006 (Piemonte, Trento, Emilia Romagna, Toscana e Marche) e centinaia nel 2007 (Trento, Emilia Romagna, Toscana e Puglia). Sono i dati forniti dal ginecologo Silvio Viale, fra i primi sperimentatori del farmaco.
Una forte opposizione religiosa ha impedito sinora l'autorizzazione della Ru486, nonostante in Italia le interruzioni volontarie di gravidanza siano un diritto di legge. Una resistenza che ha imposto il ricorso alle sperimentazioni nonostante il farmaco sia ultrasperimentato nel mondo con decine di studi pubblicati sulla sua efficacia.
Ma anche sulla sua sicurezza sono stati sollevati dubbi: nel 2005 la Fda statunitense comunicò che quattro donne (altre due nel 2006) erano morte per una infezione dovuta a un batterio presente nella flora intestinale e solitamente innocuo. Le morti erano cosi riconducibili all'aborto medicale. Il dato faceva però riferimento a un vastissimo campione di oltre 460 mila aborti medicali in sei anni, una percentuale di rischio dunque di appena lo 0,09%, molto vicina a quella degli aborti chirurgici.
Oggi la terapia combinata del Mifegyne continua a essere sperimentata in tutto il mondo, per migliorarne l'efficacia e abbassare ancora la percentuale di effetti collaterali.
Mentre rimane ancora sconosciuto il perché in quelle sei donne morte negli Usa, sottoposte all'aborto farmacologico, si siano improvvisamente abbassate le difese immunitarie contro il batterio intestinale, al Kuo General Hospital di Taiwan si è appena conclusa una nuova sperimentazione del farmaco su 356 donne con gravidanze extrauterine. La terapia è stata loro somministrata sublinguale anziché orale. Lo studio taiwanese ha riscontrato cosi una percentuale di efficacia del 98,3% (la piu alta sinora riscontrata è stata del 95%) e con una "sopportabilità" degli effetti collaterali pari all'89,9%.
In Norvegia, dove il farmaco per uso sperimentale è arrivato nel 1998, si è appena concluso invece uno studio su 110 donne che hanno praticato l'aborto medicale "in casa". Eseguito in tutti i casi entro le prime sette settimane, senza ricovero ospedaliero e con l'assistenza solo del medico di famiglia, la somministrazione della Ru486 ha ottenuto un grado di "soddisfazione" delle donne "totale", così come sono risultate sia l'efficacia che la sicurezza.
Questo articolo invece mostra il successo della pillola in francia,anche se datato:
da
www.socialpress.it/article.php3?id_article=1042
Un successo la pillola RU486 per un milione di donne francesi
A cura di
www.pensiero.it
Nel dibattito sul blocco della sperimentazione della pillola RU486 al Sant’Anna di Torino interviene anche Elisabeth Aubény, Presidente dell’Associazione francese per la contraccezione, che fu tra le prime a sperimentare la pillola in Francia a fine anni Ottanta. La dottoressa ha portato la sua testimonianza nel corso di una sessione di incontri promossa dall’Associazione Ginecologi Consultoriali (AGICO), in occasione del Congresso nazionale della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (SIGO) in corso a Bologna.
"In Francia usiamo la pillola RU486 secondo protocolli prestabiliti dal 1992 e oltre un milione di donne ha effettuato l’aborto medico", afferma Aubény, che lavora al Broussais Hospital di Parigi. "Ormai sulla pillola abortiva sappiamo tutto e posso dire che non crea nessun problema, è sicura e non mette a rischio la salute della donna. E dice una falsità chi sostiene che la RU486 banalizza l’aborto perché, al contrario, responsabilizza di più la donna. E questo è dimostrato dal fatto che in Francia il numero degli aborti è rimasto costante". E così mentre in Italia la sperimentazione viene bloccata, la specialista annuncia che in Francia da dicembre la pillola abortiva sarà somministrata dal ginecologo privato in collegamento con l’ospedale.
"Le sperimentazioni, e parlo da scienziata", conclude la Aubény, "si bloccano solo se sono dannose ma, nel caso della RU486, sappiamo che non ci sono pericoli per la donna. Ripeto, in Italia si sperimenta ciò che in Francia è ampiamente collaudato. Se in un Paese c’è una legge che permette l’interruzione volontaria di gravidanza, non ci sono differenze tra aborto chirurgico e aborto medico". In Francia quindi è la donna che sceglie in accordo con il medico se sottoporsi all’aborto medico o a quello chirurgico, sempre che sia entro i 49 giorni dall’inizio dell’ultima mestruazione. In riferimento alle parole del capogruppo di An alla Camera Ignazio La Russa, che ha definito la pillola RU 486 "una moderna mammana tecnologica", il co-presidente del Congresso SIGO, Domenico de Aloysio, ha sottolineato che "i dati presentati da Aubény sull’utilizzo della pillola RU486 in Francia sono la migliore risposta a chi si scaglia contro la sperimentazione all’ospedale Sant’Anna di Torino". Sulla stessa linea Franco Mascherpa, uno dei due sperimentatori della RU486: "Mi sento offeso: noi non siamo delle mammane". Sulla questione della sperimentazione non è mancata ovviamente la dichiarazione del presidente della Regione Piemonte, Mercedes Bresso, secondo la quale "le obiezioni degli ispettori non ci sembrano fondate e quando riceveremo l’ordinanza del Ministro della Salute esporremo le nostre ragioni e valuteremo se ci sono i termini per contestarla".
Mentre l’Assessore regionale alla Sanità piemontese, Mario Valpreda, sottolinea che "stupisce l’atteggiamento degli ispettori, che hanno smentito se stessi e il lavoro precedentemente svolto. Il via libera del Ministero, infatti, era già arrivato e tutte le procedure previste dal protocollo sono state rispettate. In ogni caso, valuteremo congiuntamente ai medici del Sant’Anna i rilievi che ci vengono mossi".
Antonio Caperna