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Continua la saga dei dissidenti:il caso del gesuita Roger HAIGHT

Ultimo Aggiornamento: 03/09/2007 14:21
03/09/2007 09:51
 
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Il caso del gesuita ROGER HAIGHT,

che aveva scritto un libro che andava contro la dottrina cattolica della divinita' di gesu' , della trinita' e di altre;

mi viene in mente serveto che venne messo al rogo proprio perche' contestava la trinita',anche giordano bruno contestava la trinita';

da www.ratzinger.it/modules.php?name=News&file=article&sid=203 :

Il libro Jesus Symbol of God conteneva affermazioni contrarie alle verità della fede divina e cattolica appartenenti al primo comma della Professio fidei,... Di conseguenza, è vietato all'autore l'insegnamento della teologia cattolica finché le sue posizioni non siano rettificate così da essere in piena conformità con la dottrina della Chiesa». Al termine di un procedimento di esame dottrinale avviatesi nel 2000 e condotto secondo il Regolamento per l'esame delle dottrine (1997), lo scorso 7-8 febbraio è stata resa pubblica dalla Congregazione per la dottrina della fede una Notificazione sul libro Jesus Symbol of God di padre Roger Haight sj. I rilievi, oltre che sul metodo teologico, si appuntano su affermazioni erronee riguardanti «la preesistenza del Verbo, la divinità di Gesù, la Trinità, il valore salvifico della morte di Gesù, l'unicità e l'universalità della mediazione salvifica di Gesù e della Chiesa, e la risurrezione di Gesù».

Il provvedimento disciplinare assunto «è un giudizio unicamente sull'idoneità dell'autore a insegnare teologia cattolica, date le sue attuali erronee posizioni teologiche» (vescovi USA). Il teologo gesuita Roger Haight, il cui volume ha venduto dal 1999 più di 10.000 copie, attualmente insegna a New York presso lo Union Theological Seminary, un'istituzione accademica ecumenica.

L'Osservatore romano 7-8.2.2005

da:

www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_20041213_notification-fr-haight...

CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE

NOTIFICAZIONE SUL LIBRO
JESUS SYMBOL OF GOD
DI PADRE ROGER HAIGHT, S.J.


Introduzione

La Congregazione per la Dottrina della Fede, dopo uno studio accurato, ha giudicato che il libro Jesus Symbol of God (Maryknoll: Orbis Books, 1999) di Padre Roger Haight S.J. contiene gravi errori dottrinali nei confronti di alcune fondamentali verità di fede. È stato pertanto deciso di pubblicare in proposito la presente Notificazione, che conclude la relativa procedura d'esame.

Dopo una prima valutazione da parte di esperti, si decise di affidare direttamente il caso all'Ordinario dell'Autore. Il 14 febbraio 2000 fu trasmessa una serie di Osservazioni a Padre Peter-Hans Kolvenbach, Preposito Generale della Compagnia di Gesù, invitandolo a far conoscere all'Autore gli errori presenti nel libro, e chiedendogli di sottoporre i necessari chiarimenti e rettifiche al giudizio della Congregazione per la Dottrina della Fede (cfr Regolamento per l'esame delle dottrine, cap. II).

La risposta di Padre Roger Haight S.J., presentata il 28 giugno 2000, né chiariva né rettificava gli errori segnalati. Per tale motivo, e tenendo anche conto del fatto che il libro era abbastanza diffuso, fu deciso di procedere ad un esame dottrinale (cfr Regolamento per l'esame delle dottrine, cap. III), prestando particolare attenzione al metodo teologico dell'Autore.

Dopo la valutazione dei teologi Consultori della Congregazione per la Dottrina della Fede, la Sessione Ordinaria del 13 febbraio 2002 confermò che Jesus Symbol of God conteneva affermazioni erronee, la divulgazione delle quali era di grave danno ai fedeli. Si decise pertanto di seguire la "procedura d'urgenza" (cfr Regolamento per l'esame delle dottrine, cap. IV).

Al riguardo, conformemente all'art. 26 del Regolamento per l'esame delle dottrine, il 22 luglio 2002 fu trasmesso al Preposito Generale della Compagnia di Gesù l'elenco delle affermazioni erronee e una valutazione generale della visione ermeneutica del libro, chiedendogli di invitare Padre Roger Haight S.J. a consegnare, entro due mesi utili, una chiarificazione della sua metodologia ed una correzione, in fedeltà all'insegnamento della Chiesa, degli errori contenuti nel suo libro.

La risposta dell'Autore, consegnata il 31 marzo 2003, fu esaminata dalla Sessione Ordinaria della Congregazione, l'8 ottobre 2003. La forma letteraria del testo era tale da sollevare dubbi sulla sua autenticità, se fosse cioè veramente una risposta personale di Padre Roger Haight S.J.; si chiese pertanto una sua risposta firmata.

Tale risposta sottoscritta giunse il 7 gennaio 2004. La Sessione Ordinaria della Congregazione il 5 maggio 2004 la prese in esame e ribadì il fatto che il libro Jesus Symbol of God conteneva affermazioni contrarie alle verità della fede divina e cattolica appartenenti al primo comma della Professio Fidei, riguardanti la preesistenza del Verbo, la divinità di Gesù, la Trinità, il valore salvifico della morte di Gesù, l'unicità e l'universalità della mediazione salvifica di Gesù e della Chiesa, e la risurrezione di Gesù. La valutazione negativa riguardò anche l'uso di un metodo teologico improprio. Si ritenne, quindi, necessaria la pubblicazione di una Notificazione in proposito


I. Metodo teologico
Nella Prefazione del suo libro, Jesus Symbol of God, l'Autore afferma che oggi la teologia dovrebbe essere realizzata in dialogo con il mondo postmoderno, ma dovrebbe anche "rimanere fedele alla rivelazione originaria ed alla costante tradizione" (p. xii), nel senso che i dati della fede costituiscono la norma e il criterio per l'ermeneutica teologica. Egli afferma anche che si deve stabilire una "correlazione critica" (cfr pp. 40-47) tra questi dati e le forme e le qualità del pensiero postmoderno, caratterizzato in parte da una storicità radicale e da una coscienza pluralistica (cfr pp. 24, 330-334): "La tradizione deve essere criticamente recepita nella situazione di oggi" (p. 46).

Questa "correlazione critica", però, si traduce, di fatto, in una subordinazione dei contenuti della fede alla loro plausibilità ed intelligibilità nella cultura postmoderna (cfr pp. 49-50, 127, 195, 241, 249, 273-274, 278-282, 330-334). Si afferma, per esempio, che a causa dell'odierna coscienza pluralistica, "non si può continuare ad affermare ancora [...] che il cristianesimo sia la religione superiore o che Cristo sia il centro assoluto al quale tutte le altre mediazioni storiche sono relative. [...] Nella cultura postmoderna è impossibile pensare [...] che una religione possa pretendere di essere il centro al quale tutte le altre devono essere ricondotte" (p. 333).

Per quanto riguarda, in particolare, il valore delle formule dogmatiche, specialmente cristologiche, nel contesto culturale e linguistico postmoderno, diverso da quello in cui furono elaborate, l'Autore afferma che esse non vanno trascurate, ma neppure acriticamente ripetute perché "nella nostra cultura non hanno lo stesso significato di quando furono elaborate. [...] Pertanto, si deve fare riferimento ai Concili classici ed anche interpretarli esplicitamente per il nostro presente" (p. 16). Di fatto, però, questa interpretazione non si concretizza in proposte dottrinali che trasmettono il senso immutabile dei dogmi inteso dalla fede della Chiesa, né li chiariscono, arricchendone la comprensione. L'interpretazione dell'Autore risulta essere, invece, una lettura non solo diversa, ma contraria al vero significato dei dogmi.

Per quanto riguarda, in particolare, la cristologia, l'Autore afferma che, al fine di superare un "ingenuo positivismo di rivelazione" (p. 173, n. 65), essa dovrebbe essere iscritta nel contesto di una "teoria generale della religione in termini di epistemologia religiosa" (p. 188). Un elemento fondamentale di questa teoria sarebbe il simbolo, quale concreto mezzo storico: una realtà creata (ad es. una persona, un oggetto o un evento) che fa conoscere e rende presente un'altra realtà, che è allo stesso tempo all'interno e distinta dal mezzo stesso, come la realtà trascendente di Dio, a cui essa rimanda (cfr pp. 196-198). Il linguaggio simbolico, strutturalmente poetico, immaginativo e figurativo (cfr pp. 177, 256), esprimerebbe e produrrebbe una determinata esperienza di Dio (cfr p. 11), ma non fornirebbe informazioni oggettive su Dio stesso (cfr p. 9, 210, 282, 471).

Queste posizioni metodologiche conducono ad un'interpretazione gravemente riduttiva e fuorviante delle dottrine della fede, dando luogo ad affermazioni erronee. In particolare, l'opzione epistemologica della teoria del simbolo, così come viene intesa dall'Autore, mina alla base il dogma cristologico che, a partire dal Nuovo Testamento, proclama che Gesù di Nazaret è la persona del Figlio/Verbo divino fattasi uomo [1].

II. La preesistenza del Verbo

L'impostazione ermeneutica di partenza conduce l'Autore anzitutto a non riconoscere nel Nuovo Testamento la base per la dottrina della preesistenza del Verbo, neppure nel prologo di Giovanni (cfr pp. 155-178), ove, a suo dire, il Logos dovrebbe essere inteso in senso puramente metaforico (cfr p. 177). Inoltre, egli legge nel pronunciamento del Concilio di Nicea solo l'intenzione di affermare "che niente di meno che Dio era ed è presente e all'opera in Gesù" (p. 284; cfr p. 438), ritenendo che il ricorso al simbolo "Logos" sarebbe da considerarsi semplicemente come presupposto [2], e perciò non oggetto di definizione, e infine non plausibile nella cultura postmoderna (cfr p. 281; 485).

Il Concilio di Nicea, afferma l'Autore, "utilizza la Scrittura in un modo che oggi non è accettabile, e cioè come una fonte di informazioni direttamente rappresentativa di fatti o di dati oggettivi, circa la realtà trascendente" (p. 279). Il dogma di Nicea non insegnerebbe, pertanto, che il Figlio o il Logos eternamente preesistente sarebbe consustanziale al Padre e da Lui generato. L'Autore propone "una cristologia dell'incarnazione, nella quale l'essere umano creato o la persona di Gesù di Nazaret è il simbolo concreto che esprime la presenza nella storia di Dio come Logos" (p. 439).

Questa interpretazione non è conforme al dogma di Nicea, che afferma intenzionalmente, anche contro l'orizzonte culturale del tempo, la reale preesistenza del Figlio/Logos del Padre, incarnatosi nella storia per la nostra salvezza [3].

II. La preesistenza del Verbo

L'impostazione ermeneutica di partenza conduce l'Autore anzitutto a non riconoscere nel Nuovo Testamento la base per la dottrina della preesistenza del Verbo, neppure nel prologo di Giovanni (cfr pp. 155-178), ove, a suo dire, il Logos dovrebbe essere inteso in senso puramente metaforico (cfr p. 177). Inoltre, egli legge nel pronunciamento del Concilio di Nicea solo l'intenzione di affermare "che niente di meno che Dio era ed è presente e all'opera in Gesù" (p. 284; cfr p. 438), ritenendo che il ricorso al simbolo "Logos" sarebbe da considerarsi semplicemente come presupposto [2], e perciò non oggetto di definizione, e infine non plausibile nella cultura postmoderna (cfr p. 281; 485).

Il Concilio di Nicea, afferma l'Autore, "utilizza la Scrittura in un modo che oggi non è accettabile, e cioè come una fonte di informazioni direttamente rappresentativa di fatti o di dati oggettivi, circa la realtà trascendente" (p. 279). Il dogma di Nicea non insegnerebbe, pertanto, che il Figlio o il Logos eternamente preesistente sarebbe consustanziale al Padre e da Lui generato. L'Autore propone "una cristologia dell'incarnazione, nella quale l'essere umano creato o la persona di Gesù di Nazaret è il simbolo concreto che esprime la presenza nella storia di Dio come Logos" (p. 439).

Questa interpretazione non è conforme al dogma di Nicea, che afferma intenzionalmente, anche contro l'orizzonte culturale del tempo, la reale preesistenza del Figlio/Logos del Padre, incarnatosi nella storia per la nostra salvezza [3].

III. La divinità di Gesù

La posizione erronea dell'Autore sulla preesistenza del Figlio/Logos di Dio ha come conseguenza una comprensione altrettanto erronea della dottrina circa la divinità di Gesù. Egli in verità usa espressioni quali: Gesù "deve essere considerato divino" (p. 283) e "Gesù Cristo [...] deve essere vero Dio" (p. 284). Si tratta, tuttavia, di affermazioni che vanno intese alla luce della sua posizione su Gesù quale "mediazione" simbolica ("medium"): Gesù sarebbe "una persona finita" (p. 205), "una persona umana" (p. 296) e "un essere umano come noi" (p. 205; 428).

Il "vero Dio e vero uomo" andrebbe perciò reinterpretato, secondo l'Autore, nel senso che "vero uomo" significherebbe che Gesù sarebbe "un essere umano come tutti gli altri" (p. 259), "un essere umano e una creatura finita" (p. 262); mentre "vero Dio" significherebbe che l'uomo Gesù, in qualità di simbolo concreto, sarebbe o medierebbe la presenza salvifica di Dio nella storia (cfr pp. 262; 295): solo in questo senso egli potrebbe essere considerato come "veramente divino o consustanziale con Dio" (p. 295). La "situazione postmoderna in cristologia", aggiunge l'Autore, "comporta un cambiamento di interpretazione che va al di là della problematica di Calcedonia" (p. 290), precisamente nel senso che l'unione ipostatica, o "enipostatica", sarebbe da intendere come "l'unione di niente di meno che Dio come Verbo con la persona umana Gesù" (p. 442).

Questa interpretazione della divinità di Gesù è contraria alla fede della Chiesa, che crede in Gesù Cristo, Figlio eterno di Dio, fattosi uomo, così come è ripetutamente confessato in vari concili ecumenici e nella costante predicazione della Chiesa [4].

IV. La Santissima Trinità

Come conseguenza della suddetta interpretazione dell'identità di Gesù Cristo, l'Autore sviluppa una dottrina trinitaria erronea. A suo giudizio "l'insegnamento del Nuovo Testamento non [deve] essere interpretato alla luce delle successive dottrine di una Trinità immanente" (p. 474). Queste sarebbero da considerare l'esito di una inculturazione successiva, che avrebbe portato ad ipostatizzare, vale a dire, a ritenere come "entità reali" in Dio, i simboli "Logos" e "Spirito" (cfr p. 481), che in quanto "simboli religiosi", sarebbero metafore di due diverse mediazioni storico-salvifiche dell'uno ed unico Dio: quella esteriore, storica, attraverso il simbolo Gesù; quella interiore, dinamica, compiuta dalla comunicazione di Dio come Spirito (cfr p. 484).

Una simile visione, corrispondente alla teoria dell'esperienza religiosa in generale, porta l'Autore ad abbandonare la corretta comprensione della Trinità stessa, interpretata "come una descrizione di una differenziata vita interiore di Dio" (p. 484). Conseguentemente, "una nozione di Dio come comunità, l'idea di ipostatizzare le differenziazioni in Dio e di chiamarle persone, in modo tale che esse siano in reciproca comunicazione dialogica, vanno contro il punto principale della dottrina stessa" (p. 483), e cioè "che Dio è uno ed unico" (p. 482).

Questa interpretazione della dottrina trinitaria è erronea e contraria alla fede circa l'unicità di Dio nella Trinità delle Persone, che la Chiesa ha proclamato e confermato in numerosi e solenni pronunciamenti [5].
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Ti dovrebbe invece venire in mente quanto segue:

Galati 1:6 Mi meraviglio che così in fretta da colui che vi ha chiamati con la grazia di Cristo passiate ad un altro vangelo.
Galati 1:7 In realtà, però, non ce n'è un altro; solo che vi sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il vangelo di Cristo.
Galati 1:8 Orbene, se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anàtema!
Galati 1:9 L'abbiamo già detto e ora lo ripeto: se qualcuno vi predica un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anàtema!
Galati 1:10 Infatti, è forse il favore degli uomini che intendo guadagnarmi, o non piuttosto quello di Dio? Oppure cerco di piacere agli uomini? Se ancora io piacessi agli uomini, non sarei più servitore di Cristo!


[SM=x1061920]



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Diceva Rabbi Yeudà in nome di Rav:"Dodici ore ci sono nel giorno: nelle prime tre il Santo, benedetto sia, si dedica alla Torà; nelle seconde tre giudica tutto il mondo e, quando vede che questo meriterebbe la distruzione, si alza dal trono del Giudizio e si siede su quello della Misericordia...(b'Avodà zarà 3b)
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Re x Maurif
Se voui riesumare la Bibbia vatti a leggere le mie risposte!!!! [SM=x1061946] [SM=x1061946] [SM=x1061946] [SM=x1061946] [SM=x1061946] [SM=x1061911] [SM=x1061911] [SM=x1061911]


omega [SM=x1061912] [SM=x1061912] [SM=x1061912]



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Se la vita ti sorride,ha una paresi.(Paco D'Alcatraz)

Il sonno della ragione genera mostri. (Goya)

Apocalisse Laica

Querdenker evangelico anticonvenzionale del 1° secolo. "Maiori forsan cum timore sententiam in me fertis quam ego accipiam!" g.b.--In nece renascor integer ./Satis sunt mihi pauci,satis est unus,satis est nullus. Seneca-Ep.VII,11


Vivo fra lo Stato Sovrano della Fica e la Repubblica Popolare del Cazzo
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