L’ipotesi di reato: induzione alla prostituzione. In casa del salesiano 110 mila euro in contanti
Torino
Dopo don Luciano Alloisio, un secondo sacerdote è stato iscritto nel registro degli indagati, per induzione alla prostituzione. E un terzo sta per seguirli: nell’ultimo interrogatorio l’autore dei ricatti ai preti ha fatto il suo nome, riuscendo a fornire dettegli sui loro incontri sessuali.
La svolta
E’ questo è un nuovo colpo di scena dell’inchiesta nata dai ricatti di un ex ragazzo di vita ai sacerdoti di cui sono saltati fuori i nomi un paio di giorni fa: don Luciano Alloisio, economo del liceo salesiano Valsalice, e il canonico Mario Vaudagnotto. Di quest’ultimo è stata rintracciata una lettera a don Alloisio. Una lettera in cui consigliava all’altro sacerdote di pagare Salvatore Costa. Il quale, dopo il secondo arresto, agli inizi del mese di agosto, davanti al pm Cristina Bianconi, ha accusato un terzo sacerdote, don Nino Fiori, ora in servizio presso il Duomo di Torino. La storia che lo riguarda risale a dieci anni fa: Costa lo avrebbe conosciuto mentre era un giovane viceparroco a Moncalieri.
Di don Vaudagnotto, canonico settantenne, cerimoniere della Curia di Torino e parroco della chiesa di San Lorenzo, è ormai certa l’iscrizione nel registro degli indagati. Nel pomeriggio di ieri è stato convocato negli uffici del nucleo operativo dei carabinieri, in via Valfrè. Dove gli è stato consegnato un avviso di garanzia. In precedenza, i militari erano andati nel nuovo ufficio in Curia con un decreto di perquisizione. Da vittima dei ricatti dell’ex ragazzo di vita, sbandato anche da adulto, don Vaudagnotto diventa sospettato.
«Io, sfruttato»
Dal carcere, intanto, Costa dice di voler confermare tutto: «Lo farò ogni volta che un magistrato me lo chiederà. Parlerò di tutti quelli che mi hanno sempre sfruttato». Anche di padre Nino Fiori. Contro di lui l’accusa di Costa è pesantissima: il detenuto sostiene che sarebbe stato proprio il terzo sacerdote ad approfittare per la prima volta di lui, all’epoca quattordicenne, offrendogli in cambio del denaro. «Quella - ha spiegato ancora Costa, difeso dagli avvocati Geo Dal Fiume, Roberto De Sensi e Davide De Bartolo - è stata davvero la prima volta». Padre Nino Fiori è irraggiungibile: «In vacanza, “en congé”, dall’inizio di agosto» dice al telefono un sacerdote straniero, l’unico che risponde al Duomo.
Intanto l’inchiesta si arricchisce di nuovi dettagli. Costa, padre di due figli, senza un lavoro stabile, con alcuni precedenti per furto, campava grazie alle elemosine. E grazie ai ricatti. Ha ripreso a farne pure dopo essere stato rimesso in libertà, in seguito all’arresto in flagranza del 7 luglio scorso, quando i carabinieri lo sorpresero in corso Casale con i 2 mila euro appena consegnatigli da don Alloisio. Il secondo arresto è stato motivato da una nuova richiesta di denaro di Costa. In cambio si sarebbe impegnato a ritrattare ogni accusa contro i sacerdoti. Riarrestato, ha rialzato il tiro.
Il computer sequestrato
E mentre si apre il fronte su padre Nino Fiori, emergono dettagli della perquisizione nell’abitazione di don Alloisio. I carabinieri, con il computer (ancora da analizzare), vi hanno rintracciato, nascosti nel bagno, 110 mila euro in contanti. Naturale che la scoperta abbia suscitato una certa attenzione. Don Alloisio avrebbe però fornito una spiegazione convincente. E il suo legale, Nicola Gianaria, taglia corto: «Denaro proveniente delle rette di iscrizione. Lo confermano gli stessi salesiani di Valsalice». Dove don Luciano ha svolto sino a un mese fa l’importante incarico di economo. Risultato: i soldi non sono neppure stati sequestrati.
Nel frattempo il sacerdote è stato trasferito a Roma, alla Pontificia Università Lateranense. «È una promozione e non ha nulla a che vedere con questa storia» si vocifera in ambienti ecclesiastici». Il trasferimento, almeno ufficialmente, precede l’inizio della bufera che ha travolto pure lui: indagato per induzione alla prostituzione oltre che per violenza sessuale, dal 1997 al 2000, e «nel corso del 2007». Quelli che vanno da febbraio a luglio, quelli in cui avrebbe subito i ricatti di Costa. Sempre più pressanti: 600 euro il 6 giugno, 3000 euro chiesti il giorno dopo, una trattativa aperta per averne 30 mila.
Trasferimento a Roma
La denuncia di don Alloisio lo ha spedito in carcere. Ma il sacerdote doveva, a quel punto, aver già parlato con i suoi superiori. Il trasferimento a Roma non è comunque messo in relazione con l’inchiesta, dalle autorità religiose. Il canonico Vaudagnotto, invece, è rimasto al suo posto. E anche ieri ha celebrato la messa delle 18,30 nella chiesa di San Lorenzo. A difenderlo, sono stati nominati dalla Curia, gli avvocati Luigi Chiappero e Oreste Longhi
LODOVICO POLETTO - La Stampa web
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Il cuore ha delle ragioni che la ragione non conosce.
Blaise Pascal