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04/05/2010 13:48 | |
Il lavoro che non c’è e l’inflazione che sale
Viviana Vivarelli Primo maggio dei sindacati a Rosarno. I rosarnesi non c’erano. 700.000 persone al concertone a Piazza San Giovanni a Roma. I giovani cantano, ma ci sarebbe da piangere.
In Italia: disoccupazione record, le previsioni danno una crescita in due anni dal 7,4% al 10,5%, che colpirà i giovani per il 28,2%, tasso superiore a quello europeo che è del 20,6%.
I disoccupati salgono dal milione e mezzo del 2007 ai 2,6 milioni del 2010.
Invece del milione di posti di lavoro promessi da B, avremo presto 2 milioni di senza lavoro in più e senza che gli sprechi della Casta diminuiscano di una virgola.
La disoccupazione cresce per l’aumento del caro vita che contrae i consumi, perché, malgrado la crisi, la diminuzione di liquidità e il fallimento di migliaia di aziende, l’inflazione continua a salire contro la basilare legge di mercato che vuole una riduzione dei prezzi in presenza di una riduzione della domanda.
Bevande alcoliche e tabacchi aumentano del 4,3%;
casa, acqua, luce e benzina del 3,9%;
scuola (come se non fosse abbastanza alta) del 3,3%.
Calano le spese in comunicazioni (-2%),
trasporti (-1,7%), abbigliamento, elettrodomestici…
L’inflazione sale anche perché il Governo non la frena dove può, sulle bollette e le tariffe: treni, autostrade, benzina, aerei, acqua, luce e gas. La privatizzazione Ronchi farà lievitare irrimediabilmente anche il costo dell’acqua.
Bisognerebbe tagliare i prezzi del 20% e invece continuiamo ad essere il paese europeo che va peggio ma, paradossalmente, ha i prezzi più alti, perché non c’è un Governo che li freni o controlli.
Prezzi più alti in tutto: strade, alberghi, alimentazione, vestiti, libri, dischi…Diminuisce di conseguenza anche il turismo.
E il Governo non fa nulla per comprimere gli aumenti sciagurati delle filiere e dei grossisti che forzano i produttori agricoli a usare lavoro nero o a fallire.
Non fa nulla per dare regole severe alle banche o per incentivare il credito.
Non fa nulla per limitare l’evasione fiscale che anzi viene premiata e alligna soprattutto nel Governo, con un premier che usa 63 paradisi fiscali e fa leggi per rendersi non processabile per reati fiscali.
Non fa nulla per mettere un tetto ai superstipendi, alle superliquidazioni, ai supercompensi dei consulenti dello Stato, o agli emolumenti di assessori e consulenti dello Stato, o di assessori e consiglieri, che invece sono lasciati liberi di correre ad libitum.
Il Governo non fa nulla per controllare la corruzione che fa triplicare i costi delle opere pubbliche ma anzi, coi suoi membri, vi partecipa ampiamente e fa leggi di protezione e incentivo della corruzione stessa.
Non fa nulla per frenare la soperchieria delle società per azioni, ma anzi depenalizza il falso in bilancio, premia gli amministratori più colpevoli, vieta la class action dei piccoli azionisti e dei consumatori e vuole depenalizzare anche la bancarotta fraudolenta.
Il Governo non fa nulla per abbassare le tasse, cosa che darebbe fiato alla produzione e al consumo.
Non fa nulla per snellire le procedure. Mentre i maggiori Paesi europei hanno adottato provvedimenti per ridurre il peso della burocrazia, noi lo abbiamo aumentato. Nel momento in cui molte imprese grandi e piccole chiudono in Italia per delocalizzare all’estero, si deprimo i giovani che vogliono aprire nuove attività con un numero spropositato di regole.
Le tasse prendono denaro e tempo agli imprenditori italiani: soltanto gli adempimenti burocratici per pagare imposte e contributi richiedono ben 360 ore l’anno contro le 254 negli altri paesi europei e le 58 nel paese più virtuoso, il Lussemburgo.
L’aliquota marginale sul reddito d’impresa in Italia è del 32%, contro una media europea del 23,5%. La pressione fiscale media sui profitti è del 22,9% contro un 12% comunitario. Per gli individui l’aliquota massima è del 43% a fronte del 35,7% medio dell’Ue. La riforma del sistema tributario non è più rimandabile.
Ma la riforma maggiore che manca è la trasparenza fiscale e la possibilità di scaricare fiscalmente ogni tipo di acquisto o transazione finanziaria, cosa che renderebbe non solo visibile il sommerso ma perseguibili corruzione e criminalità.
Il Governo non fa nulla per limitare gli sprechi pubblici (ora le Province le vuole anche la Lega e col federalismo avremo il raddoppio delle spese della Pubblica Amministrazione). La Lega ha capito benissimo il gioco dell’occupazione dei posti pubblici e il clientelismo dei posti di lavoro in cambio di voti e tende ad aumentare la Pubblica Amministrazione, come se la Grecia non insegnasse nulla.
Intanto la spesa del cittadino diventa sempre più onerosa.
Oggi in Italia un litro di benzina costa il 16,9% in più dell’anno scorso, per un rincaro di 10 € a pieno, e ciò è un problema non solo per gli utenti ma anche per i costi di altri settori, come i trasporti su ruota di merci e i costi delle merci stesse.
Più di metà del reddito famigliare va in affitto o mutuo della casa, il 20% per la spesa alimentare, il 15% per energia, trasporti e spese domestiche.
E tra poco finirà anche quel poco che resta di cassa integrazione e di integratori sociali.
E dopo?
.. In questo momento il debito pubblico italiano ammonta a 1.701 miliardi e 695 milioni di euro
Solo oggi abbiamo speso in interessi per il debito pubblico 24 milioni
Solo nei primi 4 mesi di quest’anno sono stati evasi al Fisco 99 miliardi e 674 milioni
Solo nei primi 4 mesi di quest’anno sono stati spesi in lotterie 17 miliardi di euro Vedi scorrere i dati in tempo reale su www.arcoiris.tv
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