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LE VACCHE GRASSE DELLA POLITICA (degli italiani imbecilli?) -La Casta- Bossi jr

Ultimo Aggiornamento: 28/07/2010 20:27
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22/01/2010 19:34
 
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Fonte->UNA LIQUIDAZIONE TRA 43.000 E 257.000 EURO E UN VITALIZIO DI 4.500 EURO PER I CONSIGLIERI REGIONALI NON RIELETTI



CASTA, QUANTO CI COSTI: INDENNITA’ DA SOGNO PER CHI PERDERA’ LA POLTRONA… A CARICO DEI CONTRIBUENTI 32 MILIONI DI LIQUIDAZIONI E 100 MILIONI DI VITALIZI….TRA STIPENDIO E RIMBORSI SPESE, LO STIPENDIO DI UN CONSIGLIERE REGIONALE VIAGGIA INTORNO AI 12.000 EURO



In fondo perdere la poltrona non farà certo piacere, ma accompagnare la dipartita delle aule
regionali con un bel malloppo in tasca allevia di sicuro la sofferenza.

In vista delle prossime elezioni regionali, con il naturale ricambio  tra chi esce e chi subentrerà, il settimanale l’Espresso, oggi in edicola, indica i benefici di cui gode la casta dei politici regionali, a cominciare dalle ricche liquidazioni che andranno agli uscenti.

Ad ogni ex consigliere, per soli cinque anni di esercizio delle funzioni, andranno in media 43.000 eurini esentasse, mentre i veterani con tre legislature alle spalle potranno portarsi a casa anche la bellezza di 257.000 euro, con una possibilità di ulteriore incremento del 15%.

Con le dovute variazioni da regione a regione, ci sono quelle più risparmiose e quelle più magnanime, alla fine di quest’anno ai consiglieri regionali trombati andranno complessivamente 32 milioni di euro di liquidazioni, mentre  i vari vitalizi per gli ex si supereranno i 100 milioni di euro.

Ovviamente a carico
del contribuente italiano.


Anche le buste paga marciano su ritmi da grande dirigente d’industria: tra stipendio netto e rimborsi vari  si può arrivare  anche a 14.000 euro mensili. Presidenti e assessori anche di più.


La Lombardia ha 80 consiglieri regionali che percescono uno stipendio netto base tra i 3.602 e i 5.937 euro, cui sono da aggiungere i rimborsi  da un minimo di 6.362 a un massimo di 8.952 euro.

E per la pensioncina, un vitalizio mensile di 4.374 euro.

Il Piemonte ha 63 consiglieri, uno stipendio netto mensile da 6.453 a 8.788 euro, rimborsi da 2.482 a 10.176 euro, una liquidazione da 85.770 a 257.312 euro e un vitalizio mensile di 4.590 euro.

Dal Nord al Sud la pacchia è trasversale, non dipende da confini geografici o dalla bandiera politica.
Per non parlare delle Regioni a statuto speciale che hanno chiaramente privilegi speciali.


Basti pensare che in Sicila gli ex consiglieri costano alla Stato ben 23 milioni l’anno e godono di una serie di benefit : corsi di aggiornamento politico-culturale che costano 1,8 milioni di euro l’anno e persino corsi di lingua.


Compreso un contributo fisso di 5.000 per sostenere le esequie funebri.
Una forma di “buonuscita definitiva” non solo dalla Sala dei Normanni, ma proprio da questo mondo.


Non ci risulta che alcun partito in campagna elettorale per le prossime regionale abbia messo nel programma il dimezzamento di stipendi, liquidazioni e vitalizi.


Finalmente una prassi su cui maggioranza e opposizione si trovano d’accordo…

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22/01/2010 19:43
 
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Fonte->REGIONALI: QUANDO FINIRA’ IL MERCATO DELLE VACCHE DEI CANDIDATI?


SE IL PDL E’ CONVINTO DI PRENDERE VOTI PER QUELLO CHE HA FATTO, PERCHE’ IL PREMIER CERCA CANDIDATURE “DI GRANDE IMPATTO MEDIATICO” E NON POLITICI?…..PRIMA LE VELINE, ORA I MEZZOBUSTI TV, MA UN POLITICO ONESTO E CON UN CERVELLO NON LO TROVANO MAI?…
E PERCHE’ QUANDO LO CANDIDANO GLI FANNO LA GUERRA?



Assistiamo da giorni a una indecente bagarre in vista delle candidature alle presidenze regionali, a destra come a sinistra: l’individuazione  delle personalità più idonee a ricoprire la carica di governatore invece che essere ispirata a criteri di capacità, competenza e onestà, si è trasformata in un mercato delle vacche, tra chi gioca al rialzo e chi si offre a prezzi scontati.


A parte poche eccezioni in cui i candidati erano stati designati da tempo, maturando almeno un approfondimento del programma da sottoporre all’elettorato, nella maggioranza dei casi i candidati futuri governatori pare nascano da alleanze, selezioni correntizie, accordi trasversali, ricatti politici, imposizioni dall’alto.

Dove aver obbligato l’elettore a non scegliersi neanche chi inviare in parlamento, imponendogli solo di confermare una lista calata dall’alto, senza poter esprimere una preferenza, i partiti della presunta “seconda repubblica” continuano di fatto gli intrallazzi della prima.

Passi al limite la controversia che può nascere tra candidati con diverse impostazioni politiche (vedi caso Vendola in Puglia), ma suscita in noi grande  preoccupazione la tesi di voler “cedere” candidature locali per scelte romane, laddove l’uscente godeva di ampi consensi (vedi caso Galan nel Veneto, svenduto alla Lega) o di ricercare e rincorrere  solo una immagine e non una sostanza.

I due maggiori partiti che rivendicano il bipolarismo alla fine si sono impantanati nella palude dei rapporti con il centro, da cui alla fine dipendono, a dimostrazione della loro incoerenza.

L’importante è solo vincere e conquistare potere, lasciamo perdere la palla dei programmi, cui non crede più neanche la massaia di Voghera.

Che senso ha prendersela con l’Udc, quando Casini da mesi aveva annunciato quale sarebbe stata la sua legittima strategia?

Ha rifiutato a suo tempo la strategia di annessione alle truppe di Arcore,
 ha rischiato di scomparire, ha resistito con il suo 6,5% e giustamente ora si diverte a dettare le regole.

Ha sbagliato piuttosto chi ha dato le chiavi di casa ai ricattatori che hanno il 9%, cacciando a suo tempo Casini e Storace che insieme garantivano gli stessi voti.

Ma è la selezione della classe dirigente pidiellina a far acqua da tutte le parti: vi sono regioni dove, in poche settimane, si saranno bruciate una decina di candidature, altre dove il vertice del Pdl insisteva a proporre candidati inquisiti per camorra, altre ancora dove si è regalata la candidatura a leghisti che portavano in dote un patetico 10% (vedi Cota in Piemonte).

Il “confusionismo” impera ancora in queste ore, si minaccia di far saltare il banco con Casini, ma poi si va da Ruini e si arriva a più miti consigli.

Si attacca, come Tafazzi, la Polverini, una delle poche che almeno ha una testa solida, solo per fare un dispetto a Fini.

Per arrivare alla solita aberrazione: il dover valutare candidature “non politiche”, come ha detto il premier ieri, ma “di grande impatto mediatico”.
Quindi in Puglia, dove pur vi sarebbero politici di rango come la Poli Bortone e Mantovano, tanto per citarne due, il massimo sarebbe candidare il mezzo busto tv Attilio Romita, conduttore impomatato del Tg1.

Non sono bastate le esperienze dei Badaloni e dei Marrazzo a sinistra, richiamo per le allodole: Silvio, costretto a rinunciare alle veline dopo le note vicende, ricomincia a sentirsi a Mediaset.

Se ha una classe dirigente penosa è anche a causa sua, non cerca teste, ma solo signorsì e poi ne paga le conseguenze.

Basti pensare al livello di un Pera, di un Martino, di un Alfredo Biondi e poi ritrovarsi un Cicchitto, un Lupi e un Bondi…


A quel punto cercare “personalità di impatto mediatico” vuol solo dire non aver saputo far crescere una classe dirigente autonoma e preparata, ma solo zelanti maggiordomi.

E che una seduta del consiglio regionale della Puglia, un domani, debba essere aperta da un tale che era abituato ad annunciare i titoli del Tg1,
la dice lunga su un futuro Pdl, vedovo Berlusconi.

Alla politica del fare (spesso cazzate), preferiamo quella dell’operare dopo aver ragionato.


Oltre che del rispetto del popolo del centrodestra che non vuole comparse tv, ma qualificati e capaci protagonisti della politica.

Il calciomercato, se qualcuno non riesce proprio a farne a meno, lo faccia da presidente del Milan,
non da presidente del Consiglio.

 
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23/01/2010 21:11
 
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Lega, adesso spunta Bossi jr Candidature per le regionali: Renzo, 22enne figlio del senatur, in campo in provincia di Brescia. A Brescia ha già organizzato il «mondiale dei popoli» di calcio.

Zoom Foto

Brescia. Il primo colpo a sorpresa in vista delle Regionali di fine marzo a Brescia lo piazza la Lega. In cima alla lista dei candidati padani ci sarà Bossi. No, non il fondatore della Lega, il ministro delle riforme istituzionali, il lìder maximo e indiscusso del Carroccio.
Ci sarà Bossi jr, insomma il Renzo: classe 1988, quartogenito del senatùr.

Cognome ingombrante e curriculum scolastico imbarazzante (con pluribocciature prima della sospirata maturità) Renzo Bossi è un nome a cui nessun dirigente leghista può dire di no.

E così, al suo cospetto, pare sia definitivamente naufragata la ricandidatura del consigliere regionale uscente Enio Moretti, come pure quella (fino a poco tempo fa data per certa) del segretario provinciale Stefano Borghesi. Si fa in salita, a questo punto, anche la rincorsa dell'ex assessore provinciale Guido Bonomelli per un posto fra i candidati al Pirellone.

Il fatto è che la Lega a Brescia può contare (ragionevolmente) su due eletti: e accanto alla bionda consigliere regionale uscente Monica Rizzi c'è posto per un solo altro nome. Dunque non devono esserci candidati in grado di fare ombra a Bossi junior.
 
Nei giorni scorsi il segretario nazionale della Lega lombarda, Giancarlo Giorgetti, aveva equiparato alle «solite indiscrezioni giornalistiche per creare zizzania» le voci di una possibile candidatura di Renzo Bossi nel listino bloccato abbinato a Formigoni.

Infatti. Bossi jr. il posto da consigliere (e forse assessore) regionale dovrà sudarselo sul campo in provincia di Brescia, ma preferibilmente senza concorrenti interni troppo ingombranti.


A Brescia Bossi jr ha organizzato la «Viva world cup» meglio nota come «mondiale di calcio dei popoli».

Dei popoli, si badi bene, e non degli stati: un torneo in cui la rappresentativa padana deve vedersela con kurdistani, occitani e lapponi.


Tempo fa, in risposta a chi gli chiedeva se Renzo fosse il suo delfino, il senatur rispose: «Più che un delfino mi sembra una trota». Ma evidentemente la Trota di Gemonio adesso è destinata a nuotare da sola. In acque bresciane.

FONTE




Italiani !!! (Popolo di deficienti ?)

Avete capito ????????

VOTANTONIO
VOTANTONIO
VOTANTONIO...

VOTA...ANTONIO
LA TRIPPA

[Modificato da ®@ffstef@n 23/01/2010 21:14]
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25/01/2010 21:24
 
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Fonte:
Bossi Jr?
Una trota che salterà in politica


C’è anche l’ipotesi che il figlio di papà, pluri-bocciato, possa diventare assessore senza passare dalle elezioni.

In generale però è
quasi certa ormai un’esperienza in Regione Lombardia per Renzo Bossi

Resta da vedere se alle regionali di fine marzo correrà normalmente o se sarà inserito nel listino, cioè nella lista di 16 nomi che diventano consiglieri come premio di maggioranza.

Oppure ancora, come detto prima, un’altra ipotesi potrebbe essere quella che inizi la sua carriera politica come assessore esterno, senza cioè partecipare alle elezioni.

In tal caso sarà l’ennesima beffa dei leghisti “poltronisti”.

Se invece avrà la dignità di passare dal voto, scopriremo se i lombardi avranno il coraggio di affidarsi ad uno così..
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04/02/2010 11:10
 
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FIGLI D’ARTE

Viviana Vivarelli


Il figlio di Bossi, Renzo Bossi, di anni 23, è stato candidato a Brescia per le regionali.

Segue la tradizione per cui il potere si eredita, non si guadagna.

Del resto in politica e in affari i figli d’arte abbondano:

Stefania e Bobo Craxi
Maura di Cossutta
Bianca Berlinguer fu Enrico
persino D’Alema e Veltroni sono figli di politici
Luigi Almirante figlio di Ernesto
Ferruccio Amendola figlio di Claudio
Piersilvio e Marina Berlusconi e pure Paolo, Berlusconi in politica ci mette anche le amanti, le segretarie, il medico di famiglia e il giardiniere, ci è andata bene che non ci ha messo anche lo stalliere
Giorgio di Lamalfa figlio di Ugo
Marco Donat Cattin figlio di Carlo
Lapo Elkan figlio di Margherita Agnelli
Renzo Foa figlio di Vittorio


Però si deve dire che il figlio di Bossi un record lo ha già battuto:
è il candidato più trota degli ultimi 150 anni!
Tant’è che lo chiamano Renzo la trota.

Scrive un bloggher:
“Chiariamoci: se vali qualcosa e tuo padre è un pezzo grosso non c’è nulla di male se, questo pezzo grosso, ti aiuta ad emergere regalandoti incarichi importanti.

Ma la condizione sine qua non è appunto il grande valore individuale che travalica il cognome importante che porti.
Se però ti chiami Renzo Bossi, sei stato bocciato per ben 3 volte di fila all’esame di stato e il tuo papà si è sempre violentemente scagliato contro il nepotismo di “Roma ladrona”, allora, la “bottarella parentale”, potrebbe risultare un’incoerenza tollerabile come un pugno sulle gengive.

Precisiamo che non abbiamo nulla di personale contro un ragazzotto dalla voce roca che è team manager della “Nazionale Padana” e che, con i suoi, intona cori da stadio al grido di “Italia ti odio”; però, dobbiamo riscontrarlo, un 23enne privo di titoli che diviene consigliere regionale addirittura della Lombardia ci sembra un po’ troppo (considerando anche l’incarico che “la trota” ha già ottenuto come membro dell’osservatorio all’Expo di Milano).”


Ma poi …quella cosa di Roma ladrona?

Ah, roba vecchia?

Del 1989?

ma chi se ne frega più de ’ste anticaglie?

Moderni bisogna essere, moderni! Vedi la mafia! Maroni li arresta Carnevale li libera, e Berlusconi imbavaglia processi e pentiti!

E’ tutta vita! Stai a guardare ’ste pinzillacchere!?


http://masadaweb.org/

[Modificato da ®@ffstef@n 04/02/2010 11:11]
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21/03/2010 00:53
 
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Di Girolamo
Eletto con i voti della mafia,
arrestato,decaduto da parlamentare 
conserva stipendio e pensione ??????????

CHI DOBBIAMO RINGRAZIARE ?

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09/06/2010 15:38
 
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I MORALIZZATORI: EX SINDACO LEGHISTA SFRUTTAVA PROSTITUTE ROMENE NEL TREVIGIANO



DALLA GESTIONE DELLA COSA PUBBLICA ALLA GESTIONE DI UNA CASA DI APPUNTAMENTO: CESARE BIASIN LE IMMIGRATE NON LE CACCIAVA, MA LE SFRUTTAVA…SI FACEVA CONSEGNARE 2.400 EURO AL MESE E PROCURAVA LORO ANCHE CLIENTI…A PONTIDA UNA MEDAGLIA AI PAPPONI PADANI?





Cesare Biasin è ora accusato di sfruttamento.
Secondo gli inquirenti, il politico leghista gestiva due lucciole rumene in via Dell’Olmo e intascava 600 euro a settimana.

Pubblicizzava le loro prestazioni su riviste e sui siti specializzati.

Ex sindaco, ex imprenditore.
Tra tanti «ex» ruoli, uno nuovo: sfruttatore di prostitute.

Cesare Biasin, ex sindaco leghista (e attuale consigliere comunale) di Silea, deve far fronte ad accuse pesantissime: favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione.

Secondo gli investigatori, Biasin “gestiva” un appartamento a Treviso, in zona Stiore, abitato da due prostitute.

«Gestiva» nel senso che l’appartamento non è suo.

Lui si era ritagliato un altro ruolo, molto più remunerativo: trovava una sistemazione alle prostitute, quattro mura dentro le quali poter lavorare tranquillamente.

Non solo: Biasin pubblicizzava le loro prestazioni su riviste e sui siti specializzati.

In cambio si intascava trecento euro a settimana per ciascuna ragazza.

Sono due, al momento, quelle trovate all’interno dell’appartamento di via Dell’Olmo, in zona Stiore: romene, di 34 e 32 anni.

Ma il giro, secondo gli investigatori, potrebbe essere più ampio.

Quella palazzina di via Dell’Olmo era diventata un vero crocevia per i viandanti del sesso a pagamento.

Non c’era solo l’appartamento che ha messo Biasin nei guai: altre due porte nascondevano prestazioni a luci rosse. In uno, di proprietà di una moglianese e sub-affittato da una padovana (denunciata, quest’ultima, per favoreggiamento), si prostituiva una ecuadoregna di quarant’anni.
In un terzo appartamento, invece, “lavorava” una giovane romena, però in questo caso del tutto imprenditrice di se stessa: il contratto d’affitto è regolarmente intestato a lei.

Sull’ appartamento all’interno numero 22 ora ci sono i sigilli della polizia.
E’ quello che Biasin aveva messo a disposizione delle due romene.

L’ ex sindaco leghista di Silea lo aveva intestato a una sua conoscente, ma ci sarebbero utenze (bollette) e movimenti bancari che dimostrano il suo ruolo attivo.

Gli uomini della questura, allertati dalle segnalazioni di alcuni residenti, hanno passato al setaccio quella palazzina, ricostruendo i legami tra prostitute e sfruttatori.

Il proprietario dell’appartamento in cui sono state trovate le due romene è un pensionato: su di lui sono in corso accertamenti fiscali, perché l’affitto che riceveva era in gran parte in nero. Su di lui non pendono accuse di favoreggiamento: non sapeva ciò che succedeva tra quelle mura.

Biasin da moralizzatore severo ha pensato bene di passare al più remunerativo ruolo di pappone in camicia verde, da accusatore delle immigrate a sfruttatore padano, da controllore degli appartamenti occupati da stranieri a “controllato” a sua volta dai carabinieri.

In attesa che Biasin venga citato a Pontida come buon esempio di amministrazione leghista, in futuro potrebbe sempre essere riabilitato e riciclato magari come selezionatore di miss Padagna del magna magna ( in questo caso Padagna del magnaccia magnaccia). 

Di fronte allo scandalo, il partito ora ha emesso sentenza di espulsione: peccato non lo avesse cacciato qualche tempo fa, quando era stato costretto a dimettersi da sindaco, travolto da un altro scandalo.

Aveva assegnato una concessione alla moglie di un suo assessore senza averne titolo. In quel caso però nessun provvedimento disciplinare da parte della Lega “moralizzatrice”.

   
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20/06/2010 18:17
 
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Fonte:
GRAZIE A COTA, UN ALTRO INDAGATO PER TRUFFA AGGRAVATA IN PARLAMENTO



ENTRA IL PRIMO DEI NON ELETTI , MAURIZIO GRASSANO, COLONNA STORICA DELLA LEGA AD ALESSANDRIA…ERA STATO ARRESTATO PER TRUFFA AI DANNI DEL COMUNE PER UN IMPORTO DI 760.000 EURO…D’ACCORDO COL SUO DATORE DI LAVORO, AVEVA GONFIATO LA SUA BUSTA PAGA PER 5 ANNI, RISCUOTENDO RIMBORSI NON DOVUTI…NELLA LEGA DAL 1980, E’ STATO ESPULSO SOLO DOPO L’ARRESTO



Imbarazzo a Montecitorio, anche se uno più o uno meno, fa poca differenza: entra un
altro indagato, targato Lega.

Maurizio Grassano, già presidente del Consiglio comunale, attualmente sotto processo per truffa aggravata ai danni del Comune, è diventato onorevole.

Grazie a Roberto Cota che, presentando la propria candidatura a presidente della Regione e risultando eletto,  aveva ben chiaro il rischio che avrebbe corso la Lega.

Il primo dei non eletti nel collegio di Piemonte 2 era infatti il leghista Grassano: dovendosi Cota dimettere, ecco il subentro scontato.

Il processo che lo vede imputato nel frattempo è arrivato alla decima udienza e si avvia alla conclusione.

L’accusa nei suoi confronti è peraltro molto circostanziata: in concorso con il titolare della sua azienda, gonfiando la propria busta paga, fatta arrivare fino a 12.000 euro mensili, avrebbe truffato al Comune 760.000 euro nel periodo tra il 2003 e il 2008, per le assenze dal lavoro dovute a cariche istituzionali.

In pratica, per legge, nei casi di “impegni istituzionali”, l’ente locale rimborsa al datore di lavoro la quota oraria di retribuzione dovuta al dipendente.

Lo stipendio del Grassano all’inizio era “normale”, ma è andato via via decuplicandosi nel tempo, suscitando i primi accertamenti della Guardia di Finanza che avrebbe avuto la prova che questo improviso exploit derivava in realtà da un accordo tra Il Grassano e il suo titolare della Vega, settore verniciatura, che faceva figurare un compenso gonfiato.

Il Comune si era trovato a rimborsare 760.000 euro non dovuti, una cifra enorme per il bilancio comunale.

Prima arrestato e poi ai domiciari, il Grassano è stato espulso dalla Lega solo dopo il suo coinvolgimento nell’inchiesta.

L’esponente locale nel 2008 era stato presentato candidato al Parlamento, in quanto figura storica della Lega in Piemonte: in politica dal 1980, era componente della segretaria nazionale, tra i più votati del Carroccio, consigliere comunale e presidente del consiglio dal 1990, capogruppo.

Di fronte alla presa di distanza del suo partito che ora fa finta di non conoscerlo, Grassano si dichiara amareggiato: “non mi hanno neanche ascoltato, eppure ci sono altri leghisti che hanno condanne definitive, ma sono ancora in parlamento.

Ci sono due pesi e due misure?”.

In ogni caso a Montecitorio si è installato e anche in caso di condanna ci resterà.

Con tutti i privilegi futuri che potranno fargli comodo.

Il nobile gesto della rinuncia non fa parte delle truppe della padagna del magna magna.

  
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20/06/2010 19:46
 
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Importiamo le mozzarelle che diventano blu.

Il Governo considera personaggi come Gino Strada un sovversivo. Un uomo, fondatore di "Emergency", che costruisce ospedali in zone di guerra, facendo egli stesso 10 mila interventi per salvare vite umane.

Il Governo considera Roberto Saviano uno che fa pubblicità alla camorra, mentre nel mondo è considerato uno scrittore di talento ed un uomo che ha saputo smascherare il marcio delle varie criminalità.

Il Governo considera Gioacchino Genchi uno che vìola la privacy con le intercettazioni telefoniche, dopo che grazie a lui si sono scoperte le trame di migliaia di piani criminosi da parte della mafia. Invece di gratificarlo, è indagato per violazione di atti d'ufficio.

Questo Governo continua ad organizzarsi per creare una società artificiale, inoffensiva, priva di valori.

La cocaina si vende come genere di "prima necessità".

Non conosco gli altri paesi del mondo, probabilmente, molti non se la passano bene perchè il marcio è ovunque.

Ma questa Italia è certamente piena di uomini di potere che sviliscono il loro mandato e il loro senso dell'onore.

Aveva ragione un grande Re, che disse: "Ci sono servitori che vanno a cavallo come dei prìncipi, ci sono dei prìncipi che vanno a piedi come dei servitori".

Pino

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21/06/2010 01:29
 
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QUESTA SOCIETA' QUEST'ITALIA E' FIGLIA DELLA TRADIZIONE.
QUELLA STESSA TRADIZIONE CHE APPENDE OVUNQUE UN UOMO INCHIODATO SU UNA CROCE.

SE SI VUOL RIMUOVERE IL MARCIO, IL PASSO E' SEMPLICE.

SIETE DISPOSTI A FARLO ?

A ME PARE DI NO, POICHE' MOLTI DI NOI/VOI RAPPRESENTANO IL FRUTTO DI QUESTA TRADIZIONE, DI QUESTA IN - CULTURA.

SPERIAMO CHE SECCHI COME IL FICO (FUORI STAGIONE)
[Modificato da ®@ffstef@n 21/06/2010 01:32]
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02/07/2010 14:58
 
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LEGA LADRONA

Viviana Vivarelli

Chi era che diceva che la Lega non è corrotta?
Perché non ricordiamo una delle più grosse truffe della Lega, quella Banca Popolare di Lodi per cui Bossi in persona faceva la propaganda con tanto di poster chiedendo ai leghisti di metterci i risparmi e in cui si truffarono anche i morti?

Il boss della banca, o dovremmo dire della banda, era Fiorani. Interrogato dalla polizia, confessò che, se i correntisti della Lega ci avevano rimesso il portafoglio, c’era invece chi se l’era ben riempito, quel Calderoli a cui Brancher rifilava buste sospette.

All’autogrill di S. Donato pavese passa di mano una busta con 200.000 €, viene da Fiorani e se la divideranno Brancher e Calderoli. Una seconda busta da 200.000 € va da Fiorani sempre a Brancher e Calderoli perché sostengano Fazio.

Calderoli nega ma ci sono altri 4 capi di imputazione per Brancher e la moglie, correntisti privilegiati della banca, che chissà perché in Borsa vincevano sempre, 300.000 € e poi altri 124.000, versati poi sul conto di Brancher.

Insomma una banda a 4, Calderoli, Brancher e la moglie e Fiorani, con l’aiuto non disinteressato del governatore di Bankitalia.

Quand’è che questi farabutti pagheranno il fio dei loro reati?

Pensate ai romeni, bravi leghisti, che non vi sfilino il portafoglio, mentre Calderoli e company vi sfilano il contro in banca!
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02/07/2010 15:03
 
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Gratta Brancher e trovi Calderoli

www.euroquotidiano.it/dettaglio/119495/gratta_brancher

La verità a galla: l’affaire è leghista.
Blindato l’anello a rischio di una catena esplosiva:se emerge una cricca del nord salta tutto. Se è Calderoli a dire, unico, che «quella di Brancher non è stata una nomina improvvisa», c’è da credergli.

Perché attraverso quella nomina si sta cercando di evitare il rischio di tornare ad accendere prepotentemente i riflettori sui rapporti tra Fiorani e il Carroccio. Una deflagrazione all’interno della Lega potrebbe per effetto domino far saltare la maggioranza e lo stesso governo.

Il giallo a questo punto è risolto. Brancher è stato fatto ministro per proteggere attraverso lo scudo del legittimo impedimento – da lui subito utilizzato per evitare l’udienza – ben altro che lui medesimo dal processo Banca popolare di Lodi-Antonveneta.

Perché altrimenti premiare proprio Brancher e non invece Denis Verdini indagato per corruzione e riciclaggio, assai più uomo-chiave per B essendo di fatto il coordinatore unico e l’immagine del Pdl?

Perché il caso Brancher ha una sua unicità.

Il motivo dell’imbarazzo di Bossi (sul pasticcio delle deleghe affidategli, non già sulla decisione dell’upgrading a ministro) e in certa misura del prolungato silenzio di Fini è che Brancher è la punta di un iceberg che, se si sgretola, può far davvero saltare in aria maggioranza e governo, scombinando i piani di chi – praticamente tutti a eccezione di B – ha bisogno di più tempo per cucinare il Cavaliere e non vuole precipitare nelle elezioni anticipate.

Quell’iceberg a rischio di frattura è l’asse Pdl-Lega, è il patto B-Bossi. Del resto il processo Antonveneta per Bossi è una bomba a orologeria. Brancher c’è rimasto impigliato con un rinvio a giudizio per appropriazione indebita e ricettazione mentre la posizione di Calderoli, accusato di ricettazione, è stata archiviata.
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07/07/2010 18:08
 
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I “GIOVANI PADANI” INSORGONO CONTRO IL FIGLIO DI BOSSI : IL PADRE VUOLE PIAZZARLO SEGRETARIO GIOVANILE

BOSSI NON SI FIDA DEI COLONNELLI E PREPARA LA SUCCESSIONE MONARCHICA DEL FIGLIO PLURIBOCCIATO RENZO…LA MOGLIE MANUELA E ROSY MAURO STANNO PREPARANDO L’ENTRATA IN POLITICA ANCHE DEL SECONDO FIGLIO DI BOSSI, ROBERTO LIBERTA’….REGUZZONI FA FUORI GRIMOLDI, CAMBIANDO LO STATUTO E ORA PUNTA AL POSTO DI GIORGETTI IN LOMBARDIA




Altro che “Dinasty”, se in politica conta “metterci la faccia” è importante anche chi “ci mette il cognome”.

E’ facile, nella padagna del magna magna, passare dal “mai mulà, tegn dur” al “mai mulà, tegn famiglia”.
Questo sono le risultanze della riunione di venerdì scorso in via Bellerio, sede della Lega Nord, durante l’ultimo consiglio federale dei vertici del partito.


Una decisione che sta suscitando una vera e propria insurrezione nel movimento giovanile dei “giovani padani”.

Si è infatti affrontata la questione dell’eta media dei giovani dirigenti e si è stabilito che il segretario nazionale dei giovani non debba avere più di 29 anni.

Una modifica per far fuori l’attuale coordinatore, il parlamentare 35enne Paolo Grimoldi.

Già si parla di commissariamento e chi volete che sia il futuro segretario?

Renzo Bossi, il figlio pluribocciato del senatur.


Stavolta la “trota” rischia di rimanere indigesta alla Lega, visto i dissensi che si stanno manifestando tra i giovani padani per una scelta nepotista peggiore di quelle di Roma ladrona.

Ma cosa si cela dietro questa nomina?

E’ una mossa degli uomini più vicini a Bossi, guidati in questo caso dal capogruppo alla Camera, Marco Reguzzoni, per prendere il potere nel partito. Reguzzoni non perde occasione per attaccare ogni giorno Maroni e Giorgetti, con l’evidente obiettivo di scalare il posto di segretario nazionale della Lombardia al posto di Giogetti.

La scalata di Renzo Bossi rappresenta il tentativo di emarginare i colonnelli che fanno ombra al padre e la fase preparatoria per un domani prenderne il posto, come nelle migliori monarchie.

Nella Lega chi gestisce certe cose è infatti Manuela Marrone, la moglie di Bossi, che agisce sottotraccia, in sintonia con Reguzzoni, amico di famiglia, e con la badante Rosy Mauro, suo braccio operativo che non perde mai di vista il Senatur, nuova zarina e guardiaspalle, in nome e per conto della Manuela.

Con piccola corte al seguito dei Cota, Bricolo e compagni di merende.

Si sta preparando con discrezione anche il prossimo ingresso sulla scena politica del secondo figlio di Umberto e Manuela: Roberto Libertà, oggi 19 enne, in attesa di trovare successivamente collocazione anche al terzogenito, Eridano Sirio.

Ma è a Varese dove sta montando la ribellione tra i giovani padani: loro Renzo lo conoscono bene, in quanto frequentava le lori sedi: era un tipo spocchioso e lo vedono come il fumo negli occhi.

Le tensioni che sta creando Reguzzoni in Lombardia rischiano poi di propagarsi nelle regioni limitrove e già si vocifera che, con questo andazzo, la Lega Piemont e la Liga Veneta potrebbero uscire dall’alleanza federale con la Lega Lombarda. 

Per la base di un partito anti-Casta (a parole), è difficile digerire anche la nomina della trota.

Ricordiamo che già il primo figlio di Bossi (Riccardo) aveva preso per 5 anni il lauto stipendio di assistente parlamentare di Speroni a Bruxelles.


Senza dimeticare che anche il fratello del senatur, Franco, era stato piazzato  in Europa come portaborse di Salvini.

D’accordo che “i figli so’ piezz’e core”, ma questo non dovrebbe valere solo per Merola e i napoletani “che puzzano” ( come cantava Salvini) ?

Come è possibile che sia divenuta la regola per i “duri e puri secessionisti” della padagna del magna magna?

O alla fine l’Italia è sempre unita dal “tengo famiglia”?

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12/07/2010 20:35
 
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Dono a Lady Bossi: arrivano 800mila euro per la scuola padana

 
di Paolo Bracalini
  
Trecentomila euro
per il 2009 e 500mila euro per il 2010.

Le ristrutturazioni costano, e se c’è un aiuto statale è meglio.

Quello stabilito nel decreto del ministro del Tesoro lo scorso 9 giugno è stato particolarmente generoso con la Scuola Bosina di Varese.

Un nome che forse dice poco ai più, ma che nella Lega Nord dice molto.
La Scuola Bosina, o Libera Scuola dei Popoli Padani (una delle associazioni della galassia Lega nord), è stata infatti fondata nel 1998 dalla signora Manuela Marrone, «maestra di scuola elementare di lunga esperienza» (spiega il sito della scuola), ma soprattutto
moglie di Umberto Bossi.
 
La signora Marrone è tuttora tra i soci della cooperativa che dà vita a questa scuola materna, elementare e secondaria improntata alla cultura locale, alle radici e al territorio. Presidente della scuola è Dario Galli, che oltre a occuparsi di pedagogia padana è stato anche senatore della Lega.

Proprio il Senato, con la commissione Bilancio (di cui la Lega ha la vicepresidenza), ha formalizzato l’elenco di enti beneficiari dei contributi stanziati nel «Fondo per la tutela dell’ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio» creato nel 2008.

Un elenco lunghissimo che comprende associazioni culturali, case di riposo, comuni, fondazioni, diocesi, parrocchie, università e appunto qualche scuola.

L’impegno statale per l’istituto scolastico padano è complessivamente di 800mila euro per due anni, 2009 e 2010, rubricato alla voce «ampliamento e ristrutturazione».

Il provvedimento della commissione bilancio ha anche un nome più popolare, «legge mancia», perché in quel modo senatori e deputati assegnano contributi e fondi a enti o amministrazioni che hanno particolarmente a cuore (per circa 200milioni di euro tra Senato e Camera), ovviamente anche a fini elettorali.
Non è questo il caso della Lega e della Scuola Bosina, il cui finanziamento (certo, generoso) non serve alla Lega per accontentare il proprio elettorato ma per sostenere un progetto in cui il Carroccio crede molto.

Basta leggere la mission dell’istituto sul sito della Lega Nord: «La Scuola Bosina si propone come obiettivo quello di coniugare l’insegnamento previsto dagli organismi competenti con le esigenze del tessuto sociale locale, di formare futuri cittadini integrati nella realtà storica, culturale, economica e industriale che li circonda, pronti a confrontarsi con altri modelli sociali».

Il metodo educativo padano si incentra sulla «progressiva scoperta del territorio» che avviene fin dalla scuola dell’infanzia, presentando narrazioni popolari, leggende, fiabe e filastrocche strettamente legate alle tradizioni locali e «numerose visite guidate sul territorio, che consentono al bambino di riconoscere da diverse angolature la propria identità».

Identità formata anche con lo studio del dialetto locale (tra cui appunto la lingua bosina, cioè il varesino), considerato fonte di cultura e tradizione da salvaguardare. «Abbiamo voluto questa scuola perché era fondamentale insegnare “dal basso” l'attaccamento alle tradizioni e all'identità del territorio» disse Bossi durante una parata di ministri e autorità, da Maroni alla Moratti, in onore dell’istituto padano.

La società cooperativa, con sede legale a Varese, ha chiuso il bilancio 2008 con una perdita di 495.796 euro, anche se le iscrizioni non vanno affatto male. Due anni fa, raccontò Panorama, gli alunni erano cresciuti del 25% e per la prima volta la Scuola Bosina era stata costretta a creare le liste di attesa per i suoi studenti.

Forse da lì l’esigenza di ampliarsi e ristrutturarsi, grazie agli
800mila euro gentilmente concessi dai senatori.
 


Il Giornale.it




LEGA PADRONA
di
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Re:
®@ffstef@n, 23/01/2010 21.11:

)

Avete capito ????????

VOTANTONIO
VOTANTONIO
VOTANTONIO...

VOTA...ANTONIO
LA TRIPPA







lo dice pure il cantante



-------------------------------------------------

Discendiamo all'inferno fin che siamo vivi (cioè riflettendo su questa terribile realtà) - diceva Sant'Agostino - per non precipitarvi dopo la morte".
nell'aldilà

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28/07/2010 20:27
 
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NEL RAGGIRO DELLE QUOTE LATTE, LA BANCA DELLA LEGA COPRIVA I TRUFFATORI: COINVOLTO IL DEPUTATO RAINIERI


CREDIEURONORD FU SALVATA DAL FALLIMENTO DA FIORANI: LA LEGA NON POTEVA PERMETTERSI  LO SCANDALO… COSA E’ EMERSO DALLA CONDANNA PER TRUFFA DI 60 ALLEVATORI DI CUNEO, COPERTI DALLA BANCA LEGHISTA… RAINIERI INQUISITO PER UNA TRUFFA DA 1 MILIARDO DI EURO SULLE QUOTE LATTE: ECCO PERCHE’ DEVONO DIFENDERLI



Partiamo dal 22 giugno 2010: nel pratone di Pontida, acquistato con i soldi della Banca Popolare di Lodi del plurinquisito Fiorani, di fronte a una rumoreggiante rappresentanza di allevatori, evasori delle multe sulle quote latte, Bossi lancia in messaggio in codice: “La Lega non vi ha dimenticato, tra qualche giorno capirete il perché”.

Il popolo dei trattori capisce che ancora una volta si sarebbe rinnovato il patto segreto che unisce i furbetti delle quote latte ai vertici di via Bellerio.

Un patto inconfessabile, fatto di truffe, operazioni finanziarie spericolate, alleanze trasversali con i Palazzi che contano della Roma ladrona.

Fu proprio Fiorani a salvare a suo tempo la banca leghista Credieuronord dal fallimento.

Amico del governatore della Banca d’Italia, Fiorani barattò l’appoggio della Lega a sostenere Fazio, in cambio del salvataggio della banca.

L’operazione fu gestita da Giancarlo Giorgetti, oggi presidente della Commissione Giustizia della Camera, cui era stato affidato il compito di salvare la banca “ad ogni costo”: era necessario coprire le operazioni spericolate dei vertici leghisti e le intermediazioni fittizie con le cooperative di allevatori create per nascondere la truffa delle quote latte non pagate.

La difesa dei produttori che non hanno pagato non è certo una battaglia ideale, quanto piuttosto la restituzione di favori e il risarcimento per mancate promesse.

Non dimentichiamo che furono numerosi gli allevatori che affidarono i loro risparmi alla banca leghista.

Ma soprattutto Credieuroinord era la banca che veniva utilizzata per pagare le multe del latte.

In che maniera truffaldina lo spiega il tribunale di Saluzzo che ha condannato 60 allevatori cuneesi, tutti soci delle cooperative Savoia, fondate da Giovanni Robusti, leader dei Cobas e poi europarlamentare del Carroccio.

I giudici Pasi, Cavallo e Franconiero spiegano: “Quando gli allevatori fatturavano il latte eccedente le quote assegnate, venivano fatte tre registrazioni: la prima estingueva il debito nei confronti del fornitore, facendo sorgere un debito nei confronti degli organi competenti per il prelievo. 

La seconda registrazione segnalava lo spostamento del denaro dal conto bancario utilizzato dalle cooperative per incasso pagamenti al conto aperto presso
Credieuronord.

La terza registrazione veniva effettuata in concomitanza con l’uscita del denaro dal conto della banca leghista. Il denaro tornava così agli allevatori che non pagavano la multa”.

Robusti e soci avrebbero in questo modo truffato, nel corso degli anni, dai 130 ai 200 milioni di euro.

Poco al confronto del miliardo di euro contestato dalla procura di Milano al parlamentare leghista Fabio Rainieri, presidente (pensa te in che mani siamo) della commissione Agricoltura della Camera.

Ranieri aveva messo in piedi un sistema di 28 cooperative a fare da schermo per evitare il pagamento delle multe: si chiamavano “Giuseppe Verdi 2001″ e funzionavano con lo stesso sistema di quello di Cuneo.

Ecco perchè fino ad oggi il governo ha sempre coperto i furbetti delle quote latte ( 1.000 su un totale du 40.000 onesti): chi ci prova, vedi Galan, si scontra con le forze del ricatto di chi conosce bene i peccati originali leghisti e i relativi intrallazzi.

Non a caso i revisori dei conti ritennero “non regolarmente redatto” il bilancio della Lega 2006, per insufficiente informativa sulla gestione della collegata Credieuronord holding spa.

I ricatti e le truffe alla fine li pagano gli italiani onesti: i 4 miliardi di multe per le quote latte li avete pagati anche voi.

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