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Terremoto devasta Haiti, il paese più povero d'America

Ultimo Aggiornamento: 20/01/2010 15:28
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14/01/2010 11:09
 
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Nove milioni di abitanti, alfabetizzazione al 45 per cento, aspettativa di vita solo 50 anni.

Dopo i frequenti uragani, il 12 gennaio un sisma di magnitudo 7.3 ha colpito la parte occidentale dell'isola di Hispaniola.
I testimoni: una catastrofe




Il terremoto catastrofico che nella tarda serata (ora italiana) del 12 gennaio ha scosso i Caraibi si è abbattuto con tutta la sua forza sul paese più povero dell'intero continente americano: è la caratteristica principale di Haiti, paese devastato dal sisma che ha raggiunto i 7.3 gradi della scala Richter, in particolare nella capitale Port-Au-Prince, dove vivono oltre 2,3 milioni di abitanti.

Secondo il
World Factbook della Cia, la Repubblica di Haiti ha 9.035.536 abitanti, dei quali solo il 3,4% ha speranza di superare i 64 anni di età.

Il reddito annuale pro capite è di appena 1.300 dollari, dato che pone Haiti al 203/o posto tra i 229 paesi del mondo.
Alle sue spalle tre stati asiatici (Burma, Nepal, Afghanistan), uno dell'Oceania (Tokelau) e 22 africani (con lo Zimbabwe ultimo, con appena 200 dollari di reddito annuo pro capite).

Il tasso di alfabetizzazione è del 45 per cento e l'aspettativa di vita, circa 50 anni. La popolazione totale è per il 95 per cento di neri e per il cinque per cento di mulatti e bianchi.

Il paese è spesso al centro del passaggio di uragani, che provocano morte e distruzione. Nel 2008, se ne sono abbattuti quattro (Fay, Gustav,
Hanna e Ike), provocando 330 morti e molti dispersi in tutto il paese: il passaggio dei quattro uragani nel giro di un mese è stato considerato dalle autorità la principale catastrofe degli ultimi anni, prima del terremoto di ieri.

Con una superficie pari a circa 27 mila chilometri quadri, occupa la metà occidentale dell'isola di Hispaniola, dove Cristoforo Colombo attraccò al termine del suo primo viaggio, nel 1492.

Haiti si trova a circa 80 km da Cuba. Oltre alla capitale, le altre città principali sono Cap-Haitien e Gonaives. Nonostante le cospicue esportazioni di zucchero, caffè, banane e mango, Haiti rimane uno dei Paesi più poveri e arretrati del mondo.
La disoccupazione colpisce oltre il 60% della popolazione.

Fondata nel 1749 da coloni francesi piantatori di zucchero, la capitale, Port-au-Prince, si trova nella baia del golfo di La Gonave.
Il paese, inizialmente possedimento spagnolo, divenne colonia francese nel 17/o secolo e nel 1804 è stato la prima repubblica 'nera' ad ottenere l'indipendenza. Gli haitiani sono cattolici per il 70 per cento e protestanti per il 23, ma molto praticato tra le classi popolari è anche il vudu', rituale magico semipagano.

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14/01/2010 11:21
 
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Terremoto Haiti, le prime immagini



SKY TG24 ha trasmesso le prime immagini
dall'isola dei caraibi sconvolta dal sisma.

 

Il video da' solo una visione parziale della situazione. Il dramma sembra di proporzioni bibliche.
Interi quartieri totalmente scomparsi,
Palazzi di tre io quattro piani collassati su se stessi.
Il palazzo presidenziale e la cattedrale, gli edifici più solidi di tutta la capitale completamente collassati.
La gente vaga per le strade in preda allo shock e alla disperazione.
La cosa che colpisce maggiormente è che a parte qualche volontario
e militare, nel video non c'è traccia di soccorsi organizzati.

 



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14/01/2010 11:33
 
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Haiti, uno dei terremoti più disastrosi della storia

L'intensità della scossa che ha devastato Port-Au-Prince è stata di 7,3 gradi sulla scala Richter, uno dei più alti da quando si è iniziato a registare la forza dei terremoti.

 

Il terremoto di questa notte ad Haiti, con la sua magnitudo di 7.3 gradi Richter, è stato di intensità paragonabile ai più disastrosi dal 1900 a oggi, secondo dati dell'istituto americano di sismologia Usgs.

Per fare un paragone sommario, va ricordato che la scossa che ha devastato l'Abruzzo nel 2009 è stata di 5.8 gradi.

Il triste primato per la scossa di maggiore intensità mai registrata appartiene al Cile, dove nel maggio 1960 un sisma di 9.5 gradi, provocò 5 mila morti.


I rilevamenti sulle maggiori scosse degli ultimi 110 anni segnalano alcune zone del pianeta più a rischio di altre. Dal 1900 a oggi per esempio in Indonesia si sono verificate 5 fra le maggiori scosse degli ultimi 110 anni: nel 1938 (8.5 gradi) nell'area di Banda sea, nel 2004 (9.1) al largo della costa nord ovest di Sumatra, nel 2005 (8.6) sempre a Sumatra; nel 2007 (8.5) al largo della costa sud di Sumatra e nel 2009 (7.6) sempre nell'area della grande isola asiatica dove alla scossa seguì uno tsunami.


Le conseguenze furono disastrose nel 2005: il sisma e lo tsunami che colpirono anche molti Paesi asiatici provocarono circa 168 mila morti nella sola Indonesia, su un totale stimato di circa 230.000 in 11 Paesi del Sud dell'Asia. Nel 2009 ci furono 'solo' un migliaio di morti.

Per fortuna non sempre l'intensità dei movimenti tellurici va di pari passo con le vittime. Terra spesso colpita dai terremoti anche l'Alaska, zona in larga parte disabitata; qui le stazioni di rilevamento sismografico hanno registrato tre fra i piu' forti terremoti: nel 1957 (8.6 gradi), nel 1964 (9.2) e nel 1965 (8.7).


Nell'ottobre del 2005 colpito anche il Pakistan, con una scossa di 7.6 gradi che provocò nella regione del Kashmir oltre 73 mila morti, 70 mila feriti e tre milioni di senzatetto. Nel maggio 2008 una scossa disastrosa si e' verificata in Cina, dove la regione del Sichuan ha contato 80 mila morti dopo un sisma di 7.9 gradi. Poco più di 30 anni prima, il 28 luglio 1976, in Cina, la terra tremò nella città di Tangshan, scossa di 7.8 gradi, provocando 242 mila vittime, mentre secondo alcune fonti il numero fu addirittura superiore.


Di seguito la lista dei maggiori terremoti, secondo i dati dell'Usgs, in ordine decrescente di intensità:

- 1960: Cile, 9.5 gradi Richter
- 1964: Alaska, 9.2
- 2004: Indonesia, 9.1
- 1952: Kamchatka (Russia), 9.0
- 1906: Ecuador, 8.8
- 1965: Alaska, 8.7
- 2005: Indonesia, 8.6
- 1950: Tibet, 8.6
- 1957: Alaska, 8.6
- 2007: Indonesia, 8.5
- 1938: Indonesia, 8.5
- 1923: Kamchatka, 8.5
- 1922: Cile e Argentina, 8.5
- 1963: isole Kurili, 8.5.

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14/01/2010 11:37
 
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Haiti, situazione drammatica e disperata


La situazione nell'isola caraibica, man mano che passano le ore, sembra sempre più disperata. Collegamentii e comunicazioni bloccate. Soccorsi che non arrivano. E la gente scava tra le macerie con le mani alla ricerca di parenti e amici

 In tantissimi sono sepolti sotto le macerie ma non ci sono gru né escavatrici per i soccorsi.
I sopravvissuti disperatamente scavano con le mani alla ricerca dei dispersi. E' la drammatica situazione ad Haiti, devastata dal terremoto.

Mancano luce e acqua sono tantissime le richieste di aiuto ma funziona solo un provider telefonico e le linee sono ormai intasate.

L'edificio dell'Onu è crollato e sembra che tutti quelli che si trovavano all'interno, tra cui l'inviato speciale del segretario generale delle Nazioni Unite e altri funzionari sono morti, secondo alcune testimonianze.


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14/01/2010 11:42
 
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Terremoto ad Haiti, le voci di chi è sopravvissuto


"La prima scossa è stata lunghissima e violentissima" racconta una donna italiana. "Bisogna intervenire subito, spero che la gente sia riuscita a scappare. Aspettiamo i vostri soccorsi". Ascolta le testimonianze di chi è scampato alla tragedia

 "Subito dopo il terremoto onde gigantesche si sono abbattute su spiagge e strade e si portavano via i morti tra le macerie.
Alcune strutture dei palazzi presidenziali e del Parlamento sono crollate. Ci sono cadaveri dappertutto" racconta Cristina Iampieri, avvocato italiano, che lavora all'Onu a Port-au-Prince.


Haiti. Tutto intorno morte, distruzione,
una vera apocalisse. Sono queste le parole che riccorrono nelle testimonianze di chi è sopravvissuto al terremoto che ha colpito il paese più povero d'America. 

E poi le urla di chi cerca i familiari, folla per strada, gente ferita che cerca soccorsi. Nelle orecchie risuonano le voci di disperazione della popolazione.

"La prima scossa è stata lunghissima e violentissima.
La terra ha continuato a tremare quasi ininterrottamente per tutta la notte" racconta a Sky Tg24 Cristina Iampieri
- "Le bidonville sono tutte crollate.
Le scosse sono state violentissime.


Quello che ci ha colpito moltissimo è il silenzio totale di tutta la città al buio. L'unica cosa che si riusciva a sentire erano le persone che si erano raggruppate per pregare cantando".
E aggiunge: "E' necessario intervenire per alleviare le sofferenze ed evitare che la gente sia affamata, perché poi le conseguenze sono quelle che tutti sanno. Bisogna intervenire subito. Spero che molta gente abbia avuto il tempo di scappare, perche' la scossa e' stata lunga. Non funziona neanche la radio. Le linee sono sovraccariche.

Aspettiamo i vostri soccorsi".


"Ora la gente cerca di aiutarsi, sono tutti in strada.
Ci sono tanti feriti, bambini che piangono e cercano i loro genitori, adulti che cercano aiuto
- sono le parole di un giornalista di Haiti raccolte da SKY TG24
- Ma le strade sono distrutte, la viabilità è impossibile e non c'è modo di far arrivare gli aiuti.

Ho sentito che un ospedale qui è crollato, è molto difficile che le persone ferite possano essere raggiunte dai medici".





Cosa resta di quel paradiso terreste che nell'immaginario occidentale rappresenta sole, mare e pace?

E' una tragedia di proporzioni inimmaginabili, il terremoto che ha colpito
Haiti, il paese più povero dell'intero continente americano. La capitale, Port-au-Prince, di fatto non esiste più.
E il bilancio delle vittime è ancora del tutto incerto.
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14/01/2010 11:48
 
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Haiti, in migliaia sotto le macerie. Arrivano i soccorsi

I primi team di soccorso civile e militare statunitense sono cominciati ad arrivare ad Haiti, nel caos dopo il sisma. Migliaia di vittime e dispersi: nuova scossa di 4.7 nell'area. In arrivo anche soccorsi italiani.

 I primi team di soccorso civile e militare statunitense sono cominciati ad arrivare ad Haiti, che dopo il devastante terremoto di magnitudo 7,3 gradi della scala Richter, è nel caos.

Il governo di Barack Obama ha messo in moto navi da guerra, elicotteri, aerei da carico e portaerei oltre ad equipe civili e militari di risposta ai disastri, insieme a 2.000 marimes che sono in cammino verso Haiti o sono già arrivati nel Paese caraibico.

Ad Haiti sono già atterrati due aerei militari Hercules C-130 con una squadra di esperti per la valutazione del disastro, mentre un team delle forze speciali dell'aeronautica sta lavorando per ristabilire le comunicazioni all'aeroporto e dirige il traffico aereo.

Ricchi e dotati di una potente forza militari, gli Stati Uniti si trovano in una posizione geografica ideale per prestare aiuto al Paese.
Obama ha promesso "aiuti rapidi e coordinati" nel disperato tentativo di salvare le vite; il segretario di Stato Hillary Clinton ha interrotto un previsto tour in Asia, ed è ritornata indietro dalle Hawaii; e il segretario alla Difesa Robert Gates ha cancellato un previsto viaggio in Australia e ha deciso di rimanere a Washington per coordinare gli aiuti.

Problemi invece per i soccorsi italiani. L'aereo militare C130 con i primi aiuti destinati dal governo italiano ad Haiti, che doveva atterrare intorno alle 7 ora italiana nel paese caraibico devastato dal terremoto, non è riuscito ad atterrare a Port-au-Prince, dove l'aeroporto ha subito pesanti danni.

Lo riferiscono fonti della Farnesina. L'aereo militare - che trasporta un ospedale da campo, personale medico e una squadra della Protezione Civile - potrebbe dunque cambiare destinazione ed atterrare a Santo Domingo, da dove gli aiuti sarebbero poi spostati tramite pullman nelle aree colpite dal disastro.

E intanto
il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, avverte: "Mancano all'appello decine di italiani".


Tre aerei russi che trasportano soccorritori, aiuti di prima necessità ed equipaggiamento sono partiti per Haiti. A darne notizia è stato il ministero per le situazioni di emergenza, precisando che uno dei tre aerei, decollato  dall'aeroporto di Ramenskoye vicino Mosca, trasporta un ospedale  aeromobile completamente autosufficiente e in grado di ospitare 50  pazienti.

A bordo anche una equipe di medici e di soccorritori, ha riferito un portavoce del ministero. Gli altri due aerei - che trasportano squadre di soccorritori e veicoli di emergenza - sono già partiti.


Il Comitato internazionale della Croce rossa (Cicr) ha inanto attivato uno speciale sito Internet per aiutare gli haitiani ad avere notizie dei propri cari dopo il terribile sisma che ha colpito il Paese.

L'indirizzo è
www.icrc.org/familylinks. L'obbiettivo del sito, già usato in passato per altre  catastrofi, è di accelerare il "processo per ristabilire un contatto tra membri della famiglia separati", spiega il Cicr in una nota.

E una nuova scossa è stata avvertita nella regione di Haiti: l'istituto geofisico americano ha registrato un terremoto di magnitudo 4,7 Richter a circa 50 km dalla capitale Port-au-Prince, ad una profondità di 10 km.


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14/01/2010 12:04
 
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Ad Haiti proseguono le operazioni di soccorso: al lavoro Croce Rossa, Medici senza frontiere e le truppe di pace della missione delle Nazioni Unite.

L'utima scoperta: un'intera classe sterminata, una ventina di studenti più il professore, tutti morti.

La scuola, che ospitava circa 700 alunni è crollata proprio nell'orario di lezione, intorno alle 10:00 di venerdì, le 16:00 in Italia.

Sono state travolte anche alcune abitazioni vicine.

Era un edificio di tre piani e un quarto in costruzione:
già 8 anni fa aveva in parte ceduto.
Ancora non si conoscono le cause del crollo.











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14/01/2010 15:11
 
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Il presidente di Haiti, René Preval, ripreso da una telecamera della CNN, cammina nelle strade della capitale in uno stato quasi catatonico

La visione che gli appare è senza dubbio, la più catastrofica che abbia mai visto. Anche lui è senza casa, e non sa dove andrà a dormire questa notte, ma soprattutto non riesce a trovare, nella sua ment,e sufficiente ordine per organizzare un coordinamento di soccorso.

I volontari che arrivano da ogni parte del mondo si trovano proiettati all'inferno.

Il terremoto di qualche ora fa, aveva una potenza sussultoria tale che, alberi, automobili, case, persino colline, sono volati come molle verso il cielo, per poi sfracellarsi.

Il mare sembrava ribollire con schizzi d'acqua immensi e non era un film di fantascienza, non c'erano trucchi tecnici.

La natura può colpire con una potenza distruttiva che ogni precauzione umana diventa ridicola.

Si può solo stare a guardare con la speranza di poter sopravvivere e, forse, venire inquadrato da una telecamera che riprende il volto di chi ha visto "quello che non si può descrivere e spiegare".

Un sonoro ceffone per tutti gli uomini di questo pianeta, nel comprendere la lezione che nessuno è più tremendo delle forze naturali. Una lezione che dovrebbe farci riconsiderare l'importanza della solidarietà comune, per confrontarci con questo pianeta, amico se lo rispettiamo, nemico se né facciamo un uso "prepotente".

[SM=x1061974]





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14/01/2010 22:35
 
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Le proporzioni di questo terremoto, tra i più violenti della storia, che ha quasi evaporato una Nazione di circa 9 milioni di abitanti, non fornisce dati. Non si sa quanti feriti, quanti morti, quanti dispersi.

Quando un Presidente di una Nazione dichiara di non sapere cosa fare, non sa nemmeno come pianificare un centro di assistenza o di presidio per i soccorsi, significa che stiamo parlando della tragedia più colossale di questo nuovo millennio.

Il fatto che non si parla di cifre vuol dire che si trema solo al pensiero di quantificare l'orribile verità.

Fra qualche giorno, ci sarà il "boato" del resoconto", un bilancio che ho già nella testa, che ho letto negli occhi del Presidente di Haiti, credo sia spaventoso.

Persino i giornalisti, che sono i primi a parlare, stanno zitti, in attesa che qualcuno esprima quello che tutti immaginiamo...............









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15/01/2010 00:09
 
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Il terremoto di Haiti


Un altro terribile video ripreso da una telecamera a circuito chiuso




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16/01/2010 15:21
 
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Haiti, la rabbia dei disperati. Ora manca il cibo

Potrebbe arrivare fino a 200 mila il numero dei morti per il devastante terremoto che ha colpito il paese caraibico. Situazione critica: manca l'assistenza ai feriti, difficile la distribuzione degli aiuti umanitari




 


Mentre la conta dei cadaveri rende piu' precise e per questo piu' terribili le stime sul numero dei morti (ora se ne temono 200 mila), si segnalano le prime manifestazioni di rabbia dei sopravissuti di Port-au-Prince che si sentono abbandonati. Nel quarto giorno dal terremoto che ha distrutto Haiti, dopo tre notti trascorse in strada fra macerie e cadaveri alla ricerca di acqua e di cibo, con la paura di nuove scosse, cresce la tensione e sono state viste anche barricate e blocchi stradali eretti usando anche i cadaveri.
Una delle poche storie a lieto fine è la vicenda della bambina di 16 mesi estratta viva dalle macerie quattro giorni dopo il terremoto. La piccola è stata accompagnata in ospedale e riconsegnata al padre.

[Modificato da ®@ffstef@n 16/01/2010 15:22]
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20/01/2010 15:28
 
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È PROPRIO VERO CHE LA SFIGA CI VEDE BENISSIMO – A PORT AU PRINCE E NELLA HAITI PIÙ DERELITTA LE CASE SI SONO SBRICIOLATE E I MORTI ACCERTATI SONO ORMAI 75 MILA – MA SULLA COLLINA DEI RICCHI IL SISMA NON È ARRIVATO: TRA VILLE, SUV E MERCATI DI FIORI LA VITA VA AVANTI COME PRIMA - AL RESORT SULLA SPIAGGIA LO STAFF IN DIVISA SERVE CHAMPAGNE DA 153 $ A BOTTIGLIA…

Paolo Foschini per il "Corriere della Sera"


La fortuna ha sempre buona mira. Perché non è vero, alla fine, che il più tremendo terremoto della storia di Haiti l'ha distrutta tutta: un pezzettino della capitale Port-au-Prince si è salvato. Al cento per cento. Come ci fosse un vetro antiurto in mezzo: fin qui macerie, morte e distruzione ovunque; poi giri un angolo, e da lì in poi niente. Non nel senso che non ci sono vittime: non è caduta una tegola.


I bar stile coloniale sono aperti, i ristoranti pure, persino il sottilissimo campanile della chiesa di Saint Pierre è intatto fino alla cima. E i più fortunati tra i fortunati continuano ad aprire il cancello ai visitatori mandando avanti un gentile cameriere in divisa: né più né meno che prima di una settimana fa.

   L HAITI DEI RICCHI


Benvenuti nella «upper» Petionville: quella dei ricchi, degli stranieri, delle ville col parco e dei Suv. Sotto di loro, a perdita d'occhio in fondo alla valle, Port-au-Prince è una tendopoli con mezzo milione di disperati in cerca di vita. Ma nella Petionville alta no: qui la vita continua. Senza scosse.



Non è stata questione di edilizia ricca o povera: altri quartieri se non altro benestanti della capitale, per esempio la upper Turgeau, la loro razione di distruzione l'hanno democraticamente ricevuta. E la parte bassa della stessa Petionville, una collina che in pratica chiude la città a sud-est, è sbriciolata come tutto il resto. È proprio che il sisma, per un gioco orografico dei suoi, sembra essere rimbalzato indietro prima di arrivare in cima: e così, lassù, tutti salvi.



Uno di loro è un italiano con una sua storia. Si chiama Edilio Cipriani, ha settant'anni, e a Port-au-Prince arrivò nel '98 con due soci per mettere a frutto, dopo disavventure familiari complesse, la sua esperienza precedente coi gelati: la sua vecchia ditta italiana è quella che forniva la miscela, a suo tempo, per fare la panna del più popolare cornetto del mondo. Adesso divide la proprietà della più grande gelateria dietro Place Saint Pierre: il Fior di Latte.



   UNA VILLA AD HAITI

«Ne avevo appena aperta una uguale anche giù in basso, all'inizio di
Petionville. Ma quella è rimasta sotto le macerie: questa qui invece non ha un graffio. Una bella fortuna». Non gli era andata sempre così: sua figlia, che lo aveva raggiunto qualche anno fa, si è vista ammazzare un amico di fianco nel 2004 ed è scappata da Haiti il giorno dopo. «Allora - dice Cipriani - erano cose all'ordine del giorno anche quassù. Adesso va molto meglio. Peccato per tutti quei poveretti rimasti sotto il terremoto...».




Il grande giardino della piazza è occupato da una folla che solo apparentemente è simile all'umanità dolente di tutta l'altra
Port-au-Prince: certo, dai quartieri vicini sono venuti in molti per cercare anche in questo grande spiazzo un posto dove stare, e accendere un fuoco. Ma la connotazione complessiva resta quella di prima: un mercato. La bancarella più grande vende mazzi di fiori. Bellissimi. Diversi li comprano.




Anche il grande complesso di La Clos, su un altro fronte della vallata, se l'è cavata un po' meglio di altri: anche se la serie di ville del parco, come mostra il proprietario Frantz Liautaud, avrà bisogno di qualche ristrutturazione. Ingegnere civile nato a Haiti ma cresciuto tra Europa e Usa, è uno di quelli che pur avendone tutti i mezzi non se ne andrà: «Forse questo disastro, per quanto doloroso, era l'unico modo per dare ad Haiti un futuro.
Ora è tabula rasa: c'è una chance di ripartire».



Nel parco, tra i campi da tennis e la piscina, sono accampati altri che abitavano appena più giù, e che la casa l'hanno persa. Come Joseph Slow, giovane economista della Soge Bank: «Per Haiti è finita - dice - almeno per i prossimi anni».



Fuori da Port-au-Prince, costeggiando il mare, anche i piccoli villaggi della pianura si succedono al ritmo di uno ogni dieci-quindici chilometri, con le loro puntuali case distrutte: dove esistevano case e non baracche. Fino a Kaliko Beach, il resort extralusso - per gli standard di qui - dove i funzionari dell'Onu e gli stranieri venivano a rilassarsi tra un impegno e l'altro: neanche un graffio neppure quello, anche il Veuve Clicquot è lì al suo posto, per 153 dollari la bottiglia, così come staff e concierge in divisa. «Da martedì scorso però- spiega il manager Joel Thebaud- i clienti sono effettivamente pochi. Se non cambia qualcosa dovremo chiudere».


http://www.dagospia.com/rubrica-1/varie/articolo-12471.htm

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