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PRIMA O POI CI SI DEVE CONFRONTARE CON SE STESSI!

Ultimo Aggiornamento: 26/09/2009 13:09
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16/09/2009 10:48
 
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Spesso, sono invitato, su Facebook, a far parte di qualche gruppo.

Non c'è niente di male.

E' importante che l'uomo non si isoli, anzi, quando si fa parte di un gruppo e poi, per qualche motivo ci allontaniamo o veniamo allontanati, purtroppo, questo causa una situazione di emarginazione.

Invece, è naturale cercare persone che la pensano come noi, dove possiamo anche trovare protezione e forza.

Ma, nella vita, capita, prima o poi, di trovarci da soli di fronte ad un mondo che divora e si nutre dei singoli.

Da soli, tutto diventa immediato, di colpo, ci accorgiamo che coloro, che un attimo prima, erano al nostro fianco, non ci sono più.

I rapporti che avevamo erano una illusione, la realtà delle cose ci apre un contesto fatto di scelte veloci, rapide, cui non siamo abituati.

Ci guardiamo intorno, per trovare conferme, aiuto, solidarietà, ma la realtà è un'altra: ognuno è un singolo individuo e deve decidere per se stesso.

Cerchiamo, per spirito di amor proprio, di trovare giustificazioni, quando una nostra scelta non viene condivisa, forse ci sono stati dei fraintendimenti, dei malintesi.

E' proprio in questi momenti che dobbiamo fermarci e confrontarci con il nostro peggior "nemico": se stessi!

"Una vita su cui non ci si interroga non vale la pena di essere vissuta". (Socrate)

Questo è un argomento che interessa tutte le persone che vogliono uscire da una situazione di stallo, per sapere quali potrebbero essere i passi successivi della propria esistenza.

Se ne può parlare!

Pino
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16/09/2009 23:13
 
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L'uomo saggio conosce i propri limiti, l'uomo a metà si comporta da incoscente.


Vecchio detto mongolo!



Paxuxu



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16/09/2009 23:48
 
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Caro paxuxu




vecio adagio:

Le formiche hanno detto: mettiamoci insieme e riusciremo a trasportare un elefante.
[Modificato da ®@ffstef@n 16/09/2009 23:50]
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17/09/2009 01:27
 
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Re:

®@ffstef@n, 16/09/2009 23.48:

Caro paxuxu




vecio adagio:

Le formiche hanno detto: mettiamoci insieme e riusciremo a trasportare un elefante.





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[Modificato da ALPHACLUB 17/09/2009 01:28]
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Parlavo di altro!

Prima o poi, dobbiamo fare i conti con noi stessi e capire che ogni tanto stare da soli può aiutarci a trovare più serenità.

C'è stato un periodo della mia vita in cui stare da solo mi faceva sentire abbandonato, invece era solitudine, una condizione cui non ero abituato.

I primi tempi stavo male, mi sentivo un appestato, poi, in seguito, ho trovato una condizione psicofisica che non avevo mai conosciuto.

Mi ha dato forti stimoli per capire quanto ha valore la nostra autostima.

La separazione breve che ho avuto con il mondo esterno, mi ha fatto apprezzare i miei pregi ed imparare a convivere ed accettare i miei numerosi difetti.

In seguito, ho cercato gli altri con una consapevolezza maggiore nell'essere me stesso.

Ben venga, quindi, il momento di incontrarci con il nostro Io!







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19/09/2009 08:45
 
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L'incontro con il "nostro" io, lo possiamo fare anche se siamo in mezzo ad una folla, basta che smettiamo di attivare il meccanismo della "paura", certo per molti che senza avere un proprio branco accanto, si sentono vulnerabili, il tempo della consapevolezza è più o meno lungo, ma prima o poi il "momento" giusto viene per tutti!

Interessante il concetto che hai messo nel post Pino, e se ci pensi bene, le associazioni e le onlus, devono operare anche e soprattutto su questo concetto.



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Paxuxu



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19/09/2009 20:23
 
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È più che normale arrivare ad un certo punto della vita e cercare noi stessi, nulla di strano..
un periodo di standby può solo far bene e farci ritrovare la nostra vera identità
è anche questo un percorso di vita.






Nounou
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Il cuore ha delle ragioni che la ragione non conosce.
Blaise Pascal


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Re:
@nounou@, 19/09/2009 20.23:

È più che normale arrivare ad un certo punto della vita e cercare noi stessi, nulla di strano..
un periodo di standby può solo far bene e farci ritrovare la nostra vera identità
è anche questo un percorso di vita.



Per molti non è così normale e neanche semplice.

Spesso, si cade nella rassegnazione di evitare di conoscere la nostra vera identità.

Altri, sono vinti dalla paura di scoprire una identità che può richiedere un lavoro su se stessi molto "doloroso".



Andare in profondità dentro noi stessi e imparare a conoscerci, imparare quali sono i nostri principi (che spesso tradiamo), quali le nostre predisposizioni, quali in nostri reali bisogni, quali le nostre qualità, che reclamano a gran voce di essere sviluppate ed utilizzate. Questa può essere una soluzione!

Ecco, perchè un "percorso" di questo tipo, diventa un processo di crescita che può causare sofferenza e non è così automatico.

Nella consapevolezza di sapere chi siamo veramente si trova pace e serenità.

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23/09/2009 20:59
 
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Caro Pino Lupo,

Ti scrivo questa pagina di amaro sfogo perché mi sono messo di fronte allo specchio per constatare per l’ennesima volta che il mio limite è la famosa “connessione emozionale”, cioè l’affrontare in modo emotivo situazioni che andrebbero affrontate in modo razionale e deciso.

L’approccio emozionale ti rende più sensibile, più profondo, più estetico, più artistico, ma in situazioni di lotta ti rende più debole, più fragile, più sconfitto.

Stamattina mi sono ripetuto la frase di Che Guevara.
“Se combatti puoi perdere, se non combatti hai già perso”.

Ma io, purtroppo, oggi mi sento come uno che indossa il vestito sbagliato ad una festa, con la tuta da meccanico e le mani sporche di unto.

E forse il sentirmi perdente fa riaffiorare diversi drammi della mia vita, che in realtà io non ho mai digerito.

Tante sono state le situazioni da cui sono uscito sconfitto.

Con grande dignità, mi sono "rialzato", ho subito per anni il dolore e il peso di aver perso molte cose.

Più volte, mi sentivo circondato da gente che non capiva il mio dolore.

E forse ogni volta che mi sento trattato ingiustamente, rivivo il dolore della sensazione di impotenza, mi chiudo in me stesso e mi sento avvilito, paralizzato dall’incapacità di reagire.

Certe ferite, ogni tanto, riaffiorano come quando cambia il tempo.

Un vecchio guerriero sa portarle con onore.

Ferite e medaglie sono l’ornamento di un’esistenza piena.

Ma ho imparato a riconoscere pure le mie debolezze.

Stavolta capisco che in una sintesi estremamente razionale i problemi con le persone più care, ogni volta mi rendono più vulnerabile all’ingiustizia per l’approccio infantile di chi non vuole credere che un amico, o una persona cara, ti possa fare un gesto che tu mai faresti a lui.

E alla fine mi metto in un angolo e faccio il broncio, mi sento avvilito come un bambino che fa il muso, mi isolo e solo per orgoglio mi rialzo, ma la ruggine rimane e mi fa deteriorare dei rapporti senza avere in realtà spiegato le ragioni.

Altre volte, invece, mi capita sul lavoro di confondere i rapporti e le situazioni personali con le scelte di tipo razionale, e magari mi offendo e passo per permaloso.

Con l’uso della razionalità e la padronanza di me riuscirei a vivere meglio.

Occorre mettersi l’abito giusto in ogni situazione, ed io nei momenti di maggiore fragilità alle volte sono colto impreparato dalle situazioni, e mi sento debole, timido, fragile ed incapace, quale in realtà non mi reputo.

Forse l’unica soluzione è staccarsi dal quotidiano, prepararsi alla battaglia ed indossare la corazza giusta, scegliendo il momento opportuno, soprattutto senza paura.

Pino Lupo

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Re: Re:
parliamonepino, 19/09/2009 22.26:



Per molti non è così normale e neanche semplice.

Spesso, si cade nella rassegnazione di evitare di conoscere la nostra vera identità.

Altri, sono vinti dalla paura di scoprire una identità che può richiedere un lavoro su se stessi molto "doloroso".



Andare in profondità dentro noi stessi e imparare a conoscerci, imparare quali sono i nostri principi (che spesso tradiamo), quali le nostre predisposizioni, quali in nostri reali bisogni, quali le nostre qualità, che reclamano a gran voce di essere sviluppate ed utilizzate. Questa può essere una soluzione!

Ecco, perchè un "percorso" di questo tipo, diventa un processo di crescita che può causare sofferenza e non è così automatico.

Nella consapevolezza di sapere chi siamo veramente si trova pace e serenità.

[SM=g1380307]






questo è un pò un controsenso Pino
se arrivi ad un certo punto della tua vita a fare i conti con te stesso..bhe vuol dire che sei pronto ad affrontarli..o no?
vuol dire che è arrivato il momento, senza paura ne rassegnazione.

[Modificato da @nounou@ 24/09/2009 21:05]






Nounou
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Re: Re: Re:
@nounou@, 24/09/2009 21.04:




questo è un pò un controsenso Pino
se arrivi ad un certo punto della tua vita a fare i conti con te stesso..bhe vuol dire che sei pronto ad affrontarli..o no?
vuol dire che è arrivato il momento, senza paura ne rassegnazione.




Cosa è un controsenso, specifica.

Ho detto solo che non è così "automatico" mettersi in gioco, facendosi l'autocritica.

La paura è una emozione che fa parte dei nostri lati umani, solo che, a volte, è mal gestita, per cui, questo genere di autoesame non così "scontato".

Questo ho detto.

Dov'è il controsenso?

[SM=g1380307]



[Modificato da parliamonepino 24/09/2009 22:32]



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Re: Re: Re:
@nounou@, 24/09/2009 21.04:




questo è un pò un controsenso Pino
se arrivi ad un certo punto della tua vita a fare i conti con te stesso..bhe vuol dire che sei pronto ad affrontarli..o no?
vuol dire che è arrivato il momento, senza paura ne rassegnazione.




HAHAHHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHA

QUINDI DOVREMMO PRIMA AUTOCRITICARCI (DOTE NON COMUNE A TUTTI)
PER POI FARCI CRITICARE PER AVER ADOTTATO GLI STESSI METODI DI CHI NON SI SA AUTOCRITICARE ?

vecio adagio:
La scimmia che non vede il proprio sedere prende in giro le altre scimmie.


"In una lite tutte e due le parti hanno torto."


[Modificato da ®@ffstef@n 25/09/2009 01:19]
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Re: Re: Re: Re:
parliamonepino, 24/09/2009 22.32:



Cosa è un controsenso, specifica.

Ho detto solo che non è così "automatico" mettersi in gioco, facendosi l'autocritica.

La paura è una emozione che fa parte dei nostri lati umani, solo che, a volte, è mal gestita, per cui, questo genere di autoesame non così "scontato".

Questo ho detto.

Dov'è il controsenso?

[SM=g1380307]






D’accordo non è un percorso semplice, forse sono io che non riesco a farmi capire..

Tu dici che spesso si cade nella rassegnazione di evitare di conoscere la nostra vera identità.

Dunque fino a che la eviti, significa che non ne sei pienamente cosciente, che la temi, che non sei ancora in grado di comprendere.
ma dal momento che cominci a prendere consapevolezza che qualcosa deve cambiare, da quel momento, hai fatto il primo passo, sei in gioco pronto ad ascoltarti e operare su te stesso.

Era questo il mio “controsenso”


buon appetito [SM=g1660863]
[Modificato da @nounou@ 26/09/2009 13:09]






Nounou
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Re: Re: Re: Re:
®@ffstef@n, 25/09/2009 1.15:



HAHAHHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHA

QUINDI DOVREMMO PRIMA AUTOCRITICARCI (DOTE NON COMUNE A TUTTI)
PER POI FARCI CRITICARE PER AVER ADOTTATO GLI STESSI METODI DI CHI NON SI SA AUTOCRITICARE ?

vecio adagio:
La scimmia che non vede il proprio sedere prende in giro le altre scimmie.


"In una lite tutte e due le parti hanno torto."






scusami Raffaele, non ho capito bene ciò che hai scritto,se è riferita ad una questione personale, io sto palando in generale.

Buon appetito [SM=g1660863]







Nounou
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