Si dimette il direttore dell'Avvenire Dino Boffo....
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Colpito e affondato il primo bersaglio: Dino Boffo si dimette da direttore dell'Avvenire, il cardinale Bagnasco: inqualificabile attacco.
Il quotidiano oggi aveva pubblicato una replica puntuale alle accuse di Feltri. Ma Panorama e Il Giornale avevano tirato in ballo altre persone.
“La mia vita e quella della mia famiglia, le mie redazioni, sono state violentate con una volontà dissacratoria che non immaginavo potesse esistere”: queste le parole con cui Boffo si è dimesso, con una lettera inviata al cardinal Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana. Il killeraggio, evidentemente, ha raggiunto il suo obiettivo. E il direttore dell'Avvenire lascia, dopo aver ribattuto punto per punto alle accuse lanciate dal 'Giornale' di Feltri. "Non posso più accettare guerre sul mio nome", è stata la prima spiegazione del Direttore.
"L'attacco smisurato, capzioso, irritualmente feroce", scrive ancora Dino Boffo nella sua lettera di dimissioni, "che è stato sferrato contro di me dal quotidiano Il Giornale guidato da Feltri e Sallusti, e subito spalleggiato da Libero e dal Tempo, non ha alcuna plausibile, ragionevole, civile motivazione: un opaco blocco di potere laicista si è mosso contro chi il potere, come loro lo intendono, non ce l'ha oggi e non l'avrà domani”.
Bagnasco: inqualificabile attacco mediatico
Non tardano le reazioni dei vescovi. Il cardinal Bagnasco, si legge nel comunicato della Cei, “nel confermare a Dino Boffo, personalmente e a nome dell'intero episcopato, profonda gratitudine per l'impegno profuso in molti anni con competenza, rigore e passione, nel compimento di un incarico tanto prezioso per la vita della Chiesa e della società italiana, esprime l'inalterata stima per la sua persona, oggetto di un inqualificabile attacco mediatico”.
“Apprezzando l'alta sensibilità umana ed ecclesiale che lo ha sempre ispirato - prosegue il card. Bagnasco - gli manifesta vicinanza e sostegno nella prova, certo che il suo servizio alla Chiesa e alla comunità civile non verrà meno”.
Una marea di fango che non si ferma a Il Giornale
La marea di fango non si è fermata - infatti - solo al quotidiano guidato da Feltri. "Panorama", il settimanale di punta della Mondadori (la più grande casa editrice italiana, controllata da Marina Berlusconi, in nome e per conto del padre presidente del Consiglio) oggi fa il nome del presunto "amante" di Dino Boffo. L'uomo saarebbe un ex steward di 39 anni, oggi direttore di banca in una filiale dell'Emilia-Romagna. E la campagna viene rilanciata prontamente dal quotidiano di famiglia, Il Giornale.
Evidentemente, vedendo colpite anche altre persone innocenti, il direttore dell'Avvenire, che l'altro giorno su pressione del cardinale Bagnasco aveva ritirato le dimisisoni già presentate, ha deicso di gettare definitivamente la spugna.
E Il Giornale finge l'anonimato, ma fa in pratica il nome della moglie
Il quotidiano diretto da Feltri - oltre a lanciare il numero di Panorama, con la copertina "Mistero Boffo", dicendo che "oggi è in edicola", quando invece si può acquistare solo da domani - finge di nascondere dietro l'anonimato - chiamandola Anna B. - la moglie molestata, che in ogni caso non c'entra nulla e che già nei giorni scorsi si è lamentata per la violazione della sua privacy, ma poi ne traccia una biografia così accurata che tutti possono agevolmente individuarla.
Manca solo la pubblicazione del numero di telefono e poi la signora potrà essere molestata da chiunque. Anche perchè Panorama pubblica anche la foto della donna, a cui oscura solo gli occhi.
Poi si passa al suo albero genealogico, e Diana Alfieri spiega che "è la rampolla di una delle due famiglie più in vista del mondo cattolico ternano. Il capofamiglia è un uomo minuto e discreto, rappresentante di commercio, presidente parrocchiale dell’Azione cattolica, ma soprattutto presidente della radio diocesana appartenente al circuito InBlu il cui direttore è proprio Boffo.
La madre, ex insegnante di liceo, fa parte della consulta nazionale degli organismi socioassistenziali della Caritas ed è impegnata nel Centro italiano femminile, l’associazione delle donne cattoliche. Ha anche scritto una biografia di Caterina Franceschi Fannucci, letterata ed educatrice ottocentesca, a cui sembra ispirarsi nello stile semplice e austero. I coniugi sono pure responsabili dell’ufficio diocesano della famiglia".
Insomma perfino i genitori di Anna B. sono tirati in ballo: che dire?
"Dieci falsità: le deformazioni del 'Giornale' e la realtà dei fatti": con questo titolo l'Avvenire di oggi pubblica la replica del direttore, Dino Boffo, alle accuse del quotidiano diretto da Vittorio Feltri. Oltre alle risposte di merito, c'è da segnalare la malizia di aver scelto la formula delle 10 risposte, che rievoca le 10 domande di Repubblica a cui Berlusconi ha accuratemente evitato di rispondere. Boffo, insomma, dice - sua pure implicitamente - "Io non mi sottraggo all'opinione pubblica, il presidente del Consiglio sì".
Ecco il testo pubblicato dall'Avvenire
1) Boffo "noto omosessuale" e protagonista di una 're–lazione' con un uomo sposato segnalata in atti del Tribunale di Terni.
Questo è stato affermato dal 'Giornale' sulla base di una lettera anonima diffa–matoria, definita falsamente 'nota informativa' di matrice giudiziaria e fatta altrettanto falsamente assurgere addirittura alla dignità di risultanza 'dal casellario giudiziario' che in realtà, come ogni altro atto del procedimento, non conteneva alcun riferimento alle 'inclinazioni sessuali' e a 'relazioni' del direttore di ’’Avvenire’’. Lo ha confermato il gip di Terni Pierluigi Panariello il 31 agosto: «Nel fascicolo riguardante Dino Boffo non c’è assolutamente alcuna nota che riguardi le sue inclinazioni sessuali ».
2) Boffo "attenzionato" dalla Polizia di Stato per le sue 'frequentazioni'.
Anche questa affermazione, grave e ridicola al tempo stesso, è tratta non da atti giudiziari ma dalla stessa lettera anonima che il 'Giornale' ha utilizzato per il suo attacco a Boffo. La schedatura è stata smentita dal ministro dell’Interno dopo pronta verifica fatta compiere nella struttura centrale e periferica della pubblica sicurezza.
3) Boffo "querelato" da una signora di Terni.
A Terni fu sporta denuncia/querela non contro Boffo, ma contro ignoti da soggetti che ben conoscevano Boffo e la voce di Boffo e che, quando hanno scoperto che era stato ipotizzato il coinvolgimento del cellulare in uso al suo ufficio, hanno rimesso la querela.
4) Ci sono "intercettazioni" che accusano Boffo.
Solo la lettera anonima parla di intercetta–zioni. Agli atti, invece, ci sono tabulati dai quali emergono telefonate partite da una delle utenze mobili che erano nella disponibilità di Boffo. Il gip di Terni Panariello lo ha confermato il 31 agosto.
5) Boffo ha dichiarato di "non aver mai conosciuto" la donna di Terni colpita da molestie telefoniche.
Come già detto, Boffo conosceva i destinatari delle telefonate, i quali, dunque, conoscevano la sua voce. Il "Giornale" non può, tuttavia, nella sua montatura accettare un elemento antitetico alla sola idea della colpevolezza di Boffo.
6) Boffo si è difeso indicando un’altra persona come coinvolta in una storia a sfondo "omosessuale".
L’omosessualità in questa vicenda è stata pruriginosamente tirata in ballo dall’estensore della famigerata "informativa" anonima e dal 'Giornale' che ha coagulato l’attacco diffamatorio proprio su questo punto. Boffo ha solo e sempre dichiarato ai magistrati di essere ar–rivato alla conclusione che quel telefono cellulare, che era nella disponibilità sua e del suo Ufficio, fosse stato utilizzato da una terza persona che si trovava nelle condizioni lavorative per farlo. Il gip di Terni ha dichiarato che tale pista sul piano giudiziario non è stata "approfondita" perché non 'ritenuta attendibile da chi indagava', il quale evidentemente non conosceva i tempi e gli orari della professione giornalistica.
7) Nelle telefonate attribuite a Boffo ci sarebbero state 'intimidazioni' e "molestie" a sfondo 'sessuale', anzi 'omossessuale'. E sarebbero state accompagnate da 'pedinamenti'.
Le affermazioni del ’’Giornale’’ sono prive di fondamento. Boffo si è sempre dichiarato estraneo a una vicenda nella quale, anche presa solo come è stata presentata, sul piano giudiziario non include "pedinamenti" né molestie legate alla sfera 'sessuale'. L’appiglio per chi ha cercato di far circolare un’idea opposta giace nel fatto che agli atti c’è un riferimento ad 'allusioni' a 'rapporti sessuali'. Ma, ha specificato il gip di Terni il 1° settembre, "tra la donna e il suo compagno".
8) Boffo in qualche modo ammise di essere colpevole e diede incarico al suo legale di "patteggiare" la pena.
Boffo non ha patteggiato alcunché e ha sempre rigettato l’accusa di essere stato autore di telefonate moleste. Ha considerato a lungo la questione giudiziaria ternana senza sostanziale importanza, in particolare successivamente alla remissione di querela sporta dalle persone interessate, tanto che in occasione della ricezione del decreto penale di condanna – lo si ribadisce: successivamente alla remissione di querela da parte delle interessate – non si rivolse ad alcun legale. Boffo non aveva dato soverchio peso al decreto in questione, in quanto l’aveva ritenuto una semplice definizione amministra–tiva, conseguente agli effetti della remissione.
9) Boffo ha reso pubbliche "ricostruzioni" della vicenda.
Boffo non ha reso pubblica alcuna rico–struzione della vicenda e ciò che Avvenire ha pubblicato è sotto gli occhi di tutti. Nessun’altra persona, nessun particolare, nessun ente e istituzione è stato indicato, citato o chiamato in causa dal direttore di Avvenire. Boffo nonostante il pesantissimo attacco diffamatorio del "Giornale" non intende consegna–re niente e nessuno al tritacarne mediatico generato e coltivato dal 'Giornale'. Sul 'Giornale' anche a questo proposito si scrive il contrario. È l’ennesima dimostrazione di come su quella testata si stia facendo sistematica e maligna disinformazione.
10) La "nota informativa" non è una lettera anonima diffamatoria e una "patacca" ma il contenuto del decreto penale relativo alla vicenda di Terni.
La cosiddetta "informativa" è un testo gravemente diffamatorio contro Boffo di in–certa (per ora) origine, ma sicuramente non scritto in sede giudiziaria né per sede giudiziaria e non attinente alla vicenda ternana alla quale è stato surrettiziamente 'appiccicato' all’interno di una missiva anonima dopo essere stato ideato allo scopo. Sul "Giornale" i giornalisti autori dell’aggressione contro il direttore di Avvenire continuano, persino dopo i chiarimenti intervenuti, a sostenere la sua autenticità. Dire che è una 'patacca', secondo costoro, sarebbe una "bugia".
E questo è comprensibile visto che la campagna diffamatoria incredibilmente ingaggiata dal "Giornale" si basa, sin dall’inizio, sulle gravissime affermazioni e deformazioni contenute in quel testo anonimo.