Che cosa intendiamo per educazione?
Educare significa e-ducere: "tirare fuori" - "portare alla luce" ciò che è già intrinseco nella natura specifica di ogni uomo.
L'educazione si "gioca" fra il buio e la luce, fra i difetti e le qualità.
C'è educazione quando c'è un rapporto cioè quando c'è uno scambio, un ricevere vicendevolmente sia sul piano affettivo che in quello delle conoscenze.
Non si educa se non accompagnando, condividendo il cammino della vita. E' un rapporto circolare. Non un rapporto dall'alto in basso.
Tramite l'educazione io trasmetto le mie conoscenze, le mie emozioni, la mia fede, ciò in cui io credo.
Il bambino dà la sua versione, i suoi sentimenti, il suo vissuto.
Se non so accogliere, se non è circolare, se non fluisce da me al bambino e viceversa, educare diviene violenza, imposizione.
Educare è permettere alla persona in divenire di far fiorire i suoi pregi, i doni che porta all'umanità; cercando nello stesso tempo di modulare gli aspetti meno piacevoli.
E' un cammino che ci porta nel cuore della vita e di conseguenza anche nel dolore della vita.
Avere il coraggio di entrare nel dolore, nelle sofferenze non per evitargliele o alleviargliele ma per poter dire ci sono, per educare ad affrontare, ad uscirne più forti, consapevoli.
In una parola: accompagnare.
Ma allora si pone un altro quesito quello della giusta distanza.
Non troppo vicini per non creare false sicurezze e nemmeno troppo lontani per non farli sentire soli e non amati.
Educare è una grande parola, che si scrive giorno per giorno con il cuore, con l'essere più che con il fare, mettendo in gioco noi stessi, ciò in cui crediamo perché solo se sapremo essere autentici, convinti nel nostro operare saremo credibili e autorevoli (ti indico), che è ben diverso dall'essere autoritari (ti impongo).
In fondo è uno scambio.. chi educa chi?... forse quelli ad esser più arricchiti, cambiati, migliorati siamo ancora noi che crediamo di dare!...
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