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Ostiense, bimbi afgani dormivano nei tombini prima di partire per Londra

Ultimo Aggiornamento: 04/04/2009 14:29
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di Marco De Risi
ROMA (4 aprile) - Gli occhi spenti, nessuna traccia di un sorriso. Kahn ha 17 anni e ha visto l’orrore della guerra. E’ in fuga dalla sua terra, dall’Afghanistan. Ed è così che un pezzetto di Roma si trasforma in un rifugio di dolore e di speranza: l’ennesima tappa di una lunga fuga dal paese d’origine, per approdare nel Nord Europa.

Accade alla stazione Ostiense dove, almeno da un anno, di notte, come ombre, decine di giovani afgani prendono i treni. Nell’attesa del viaggio, si rifugiano nei tembini dove dormono come topi. Non vogliono farsi scoprire dalle forze dell’ordine: il loro obiettivo è raggiungere la Germania, l’Inghilterra, i paesi scandinavi dove la loro comunità è popolosa e, in quelle terre, chiedere asilo politico.

Kahn ha un giubbotto sgualcito di pelle, i jeans, le scarpe da ginnastica ed è stato intercettato l’altra notte dagli uomini della Polizia ferroviaria. Come lui ne sono stati trovati altri 23. Tutti minorenni in fuga dall’Afghanistan e di passaggio a Roma.

Addirittura alcuni di loro dormono in posizione verticale verticale dentro i tombini. Sembra incredibile, eppure è proprio così. Cuniculi alle spalle della stazione davanti ad un grande magazzino. Tombini arancioni, a decine. Basta alzarli per trovare coperte e sacchi a pelo. «Specialmente l’inverno – ci dicono gli stranieri – si dorme dentro il cemento. Almeno si sta al caldo». Verso le 6 del mattino i tombini si scoperchiano ed escono gli afgani dell’Ostiense.

«E’ gente perbene – commenta un poliziotto -. Ragazzi e uomini in fuga dalla guerra e ovviamente sono protetti dal Diritto Internazionale che per loro prevede il diritto dell’asilo politico. Molti di loro ottengono la carta d’identità, l’iscrizione all’anagrafe. Questo status dura fino a quando il paese d’origine rimane zona di guerra».

Accade, però, che la maggior parte degli afgani sia solo in transito nella Capitale e non abbia alcun interesse a farsi trovare dalle forze dell’ordine.
«C’è una legge europea – continua un investigatore – che prevede che lo status di rifugiato politico scatti lì dove viene trovato lo straniero. Ecco quindi che molti di questi giovani che vogliono riparare in Francia, in Germania, non hanno alcun interesse a dichiararsi rifugiati politici in Italia: questo non gli permetterebbe di farlo nei paesi dove vogliono andare».

Proprio l’altra notte la Polizia ferroviaria, diretta da Carlo Casini, ha fatto l’ennesimo controllo, l’ennesimo blitz per riportare al decoro la stazione Ostiense. Kahn, insieme agli altri è stato identificato, rifocillato, rassicurato e portato in un centro d’accoglienza del Comune sulla via Casilina. Anche la Caritas assiste gli afgani, così come la comunità di Sant’Egidio.

«Io per venire in Italia – racconta Kahn – ho speso 18.000 euro. C’è un personaggio nel mio paese che organizza questi viaggi. Stipato in autobus ho raggiunto la Turchia. Poi ho camminato a piedi per ore. Quindi, ancora un autobus che, a me e a i miei compagni, ci ha portati in Bulgaria. Salonicco, Atene e poi siamo sbarcati a Brindisi». Khan non riesce a sorridere. Racconta le atrocità che solo la guerra sa creare.

Lui ha perso il padre in guerra. Ha lavorato come “sminatore”. Doveva tastare il terreno e trovare le mine antiuomo. Un lavoro duro e disumano, proprio per questo la madre, le sorelle più grandi, hanno trovato i soldi per farlo fuggire, per fargli fare una vita lontano dal sangue della guerra.

«Questa gente – sottolinea sempre un poliziotto – al di là di quello che si può pensare è benestante: sono figli di tribù nobili, almeno la maggior parte. Per questo trovano i soldi per fuggire e andare da parenti che risiedono in Europa».

Ora i 24 minorenni individuati dalla Ferroviaria sono stati affidati a un centro di accoglienza del Comune. Vi rimarranno un anno. Poi, verranno trasferiti in altre strutture dove saranno seguiti fino ai 18 anni di età.
La stazione Ostiense insomma che diventa anche simbolo di disperazione e di degrado. Nonostante i controlli assidui delle forze dell’ordine è quasi impossibile arginare un popolo che scappa dalla guerra.

«Ogni notte – racconta un afgano che è rifugiato politico in Italia – decine di miei connazionali, clandestini, dormono in giacigli di fortuna alle spalle della stazione. Poi prendono i treni per l’Europa.
E quei giacigli vengono occupati da altri». Un ricambio quasi quotidiano per i fuggitivi dell’Afghanistan. Il parcheggio, quello che confina con via Matteucci, è pieno di scritte sui muri in arabo. Poi ci sono i giacigli sparsi per tutto l’esterno della stazione.

A creare le premesse per ospitare nel nostro paese gli afgani (coloro che lo vogliono o coloro che una volta fermati come clandestini non hanno altra scelta che richiedere lo status di rifugiati politici) sono i poliziotti dell’Ufficio Immigrazione diretto da Maurizio Improta. Ogni giorno gli agenti esaminano pratiche di questo tipo e cercano di assistere in tutto e per tutto questi uomini in fuga dalla guerra.

All’Ostiense, rattrappito in un sacco a pelo dorme uno dei tanti disperati Quando ci vede ci mostra i documenti da rifugiato e racconta delle bombe e della morte che attanaglia il suo Paese.

FONTE






Nounou
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Il cuore ha delle ragioni che la ragione non conosce.
Blaise Pascal


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