Ricordiamo tuttavia che dobbiamo confrontarci con l'inevitabile imperfezione umana, per cui, qualsiasi risultato di qualsiasi tipo non può essere completamente assente da errori, sistematici o casuali che siano. Cerchiamo ovviamente di ridurre quanto possibile questi errori e di migliorare volta per volta, esperimento dopo esperimento, la nostra conoscenza.
Non per fare il bastian contrario, ma per amor di verità, soprattutto per desiderio di confronto e non di affronto,
devo subito dire che il concetto di "imperfezione umana" è anch'esso meramente teorico... diciamo che è un concetto essenzialmente religioso.
Per parlare di imperfezione urgerebbe conoscere che cosa si intenda per perfezione. I religiosi la pongono ipoteticamente in un mondo del tutto diverso dall'attuale. Solo che quel mondo al presente non è osservabile, onde poterne fare una qualche deduzione.
Dove lo trovi, un modello di perfezione, tale da poterlo adottare come criterio di verità?
Ovvio che il concetto di perfezione è, allo stato attuale, puramente immaginario, di tipo religioso, salvo ritenere come modello di perfezione il modello umano così com'è, con e senza errori, anche perchè , per dire che qualcosa sia un errore, bisognerebbe avere a disposizione un modello che ne sia assolutamente esente.
Va da sè che per errore si è finito per intendere qualcosa che sborda dal comune modo di pensare, che noi abbiamo definita "anomalia", per indicare una deviazione e per intenderci durante una conversazione, ma non per indicare uno stato di perfezione o di imperfezione.
Noi siamo in continua mutazione, attimo dopo attimo.
E' come in una scala di valori, nella quale stabiliamo che un gradino sia uguale a zero, tutti i gradini sotto anomalia, tutti i gradini sopra, normalità.
La questione è che se bolliamo tutto quanto va contro alla nostra idea personale come "soggetto ad errore" e lo rifiutiamo tout court, senza approfondire né cercare direttamente di confutare conclusioni o premesse, perciò senza esporci, non andremo mai da nessuna parte.
Ma io non ho mai affermato una cosa del genere. HO semplicemente detto che, prima di parlare di qualunque cosa come di un dato di fatto, non siano sufficienti premesse ed ipotesi, ma verificabilità e dimostrabilità. Diversamente ne dobbiamo parlare come di ipotesi, esattamente come è un'ipotesi il concetto di "perfezione" e di "imperfezione".
... confondi troppo spesso con la psicologia in generale.
A me non importa la psicologia in generale, nè i vari settori della psicologia. Quel che a me importa è il tuo ed il mio discorso, discorsi che appartengono a noi e non ad altri. Il percorso che tu ed io abbiamo fatto per raggiungere certi traguardi deve costituire solo un punto di riflessione, di partenza, ma poi dobbiamo rapportarci fra noi unicamente con ciò che noi riusciamo a dedurre da quel che siamo ora intellettualmente.
Difatti avevo già anticipato:
"Io, caro amico, non amo citare i grandi, perchè citandoli ed appellandomi ai loro insegnamenti, farei essattemente l'operazione che tu inizialmente hai contestato ai religiosi, ovvero la tendenza a delegare ad altri le proprie facoltà di elaborazione del penziero tese alla ricerca delle soluzioni. Finisce che le cose sono corrette solo se le ha enunciato tizio o caio, e non, ad esempio, emeriti ignoranti come il sottoscritto o qualunque altro forista."
Le idee altrui, anche se intimamente siamo costretti molte volte a ricorrervi, (ma solo perchè sentiamo di condividerle), non devono influenzarci nelle nostre conclusioni, che, per appunto, devono rimanere nostre e non derivate da un certo senso di ossequio a questo o a quell'autore.
Confermo quanto hai detto quindi, ma solo per quanto riguarda la psicologia dinamica, che non è da confondere con le altre correnti. In effetti l'ho abbandonata proprio per questo ed altri motivi.
Non è questione di prendere o lasciare, ma questione di selezionare fra tante ipotesi, fra tanti fatti (si fa per dire "fatti"), indipendentemente dalle correnti di pensiero, quelle (ipotesi) che più completano le regole del gioco psicologico che abbiamo messo in piedi sinora, sempre pronti a modificare, mutare, migliorare.
In fondo ogni corrente di pensiero psicologico è un tipo di gioco, in atto fra le parti interessate, fatto di regole e di criteri di verificabilità in continua evoluzione, come d'altra parte in campo medico.
Caro Pyccolo... non credo che bollare tutto quanto come "soggetto ad errore, perciò errato" sia un atteggiamento molto costruttivo, benché lecito, come afferma Euclide. Lecito, tra l'altro, sulle idee di ciascuno di noi.
Devo purtroppo di nuovo ripetere che non è questo che ho detto, anche perchè un errore non è necessariamente distruttivo, per le ragioni appena sopra esposte. Ho parlato piuttosto di interpretazioni di dati, di ipotesi, ma non di errori. Un errore, se provato, è sempre una verità ... poi può darsi che non abbia ben inteso il messaggio che hai voluto trasmettermi.
Inoltre mettere sullo stesso piano psicologia e religione è, dal mio punto di vista, errato. Effettivamente, la psicologia dei primordi si potrebbe paragonare alla "magia" odierna (un po' come la medicina), ma dal quel momento sono stati fatti passi da gigante...
Anche i sacerdoti, con i loro ragionamenti teologici, sfruttando gli studi di psicologia e psicanalisi, han fatto passi da gigante, tali da competere spesso e volentieri con la psicologia.
IO cerco sempre di rendere i commenti utilizzabili da tutti, per cui non amo usare termini che sono propri del mestiere.
Quando un medico mi prescrive una ricetta è per me sempre drammatico, non solo leggere ed intendere almeno ciò che è scritto, dato il vizio che hanno di scrivere a zampa di galline, ma anche intendere di ciò di cui egli mi ritiene affetto.
Spero di intrattenere ancora delle interessanti conversazioni come questa.
Buona serata,
Sempre molto volentieri, non nascondo che fa piacere anche a me.
Pyccolo
[Modificato da pyccolo 03/10/2008 18:40]