“Perché non ci parli di te?”
“Perché non rispondi alle mie domande?”
Ho notato che, in questi spazi, spesso ci si rivolge ai nostri interlocutori con queste domande.
Appena rispondi, vieni collocato, controllato, dominato.
Si ha come la sensazione di non andare bene, che devi diventare un’altra persona.
Addirittura, dopo aver risposto, alcuni ti dicono chi sei e ancora di più come devi essere.
In questo ambiente virtuale, ci si dimentica che gli stati d’animo sono altalenanti, che la gioia che avevo alle 19,45 è sostituita alle 20,30 dal disagio di essere giudicato e alle 23,00 dal desiderio di ascoltare una canzone.
Per questo, a volte, si sceglie di non dire o di leggere e basta, per mettersi in ascolto.
Per questo, a volte, si può scegliere di non rispondere senza per questo sentirsi giudicato.
Uno dei casi più clamorosi fu quello di Gesù, che dopo la domanda di Pilato: “che cosa è la verità?”, scelse di non rispondere.
Saluti
Pino
[Modificato da parliamonepino 23/08/2008 11:56]
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