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29/07/2008 15:32 | |
Caino e Abele
E’ lecito chiedersi come Caino e Abele abbiano potuto generare l’umanità.
Un pastore e un agricoltore, anche tenuti in cattività insieme per quarant’anni, non avrebbero mai potuto farcela, anche se il pastore fosse stato un brasiliano operato.
Un agricoltore e una pastorella sì.
Un pastore e un’agricoltrice sì.
Ma un pastore e un agricoltore? No.
Quella che segue è la cronaca di come andarono effettivamente le cose.
L’assoluta mancanza di testimoni rende del resto improbabile una smentita.
Caino e Abele non erano stati sempre due. Infatti, prima della nascita di Abele, Caino era figlio unico, ma proprio unico, perché sulla faccia della Terra ci stava solo lui con i suoi genitori.
La solitudine pesava molto a Caino, e mamma Eva cercava invano di consigliarlo per il meglio: “Caino dovresti trovarti una ragazza, Caino perché non telefoni a qualcuno, Caino porta a pranzo qualche amico…”.
E fu così che Caino non riuscì mai a superare il suo senso di solitudine, e diventò presto anche psicopatico.
Eva era molto preoccupata, e disse ad Adamo: “Dovremmo dargli una sorellina”.
E fu così che nacque Abele, che crebbe e divenne bello, biondo, alto, con la minigonna di leopardo e la messa in piega con la mèche: una specie di Donatella Rettore, ma più educato.
E Caino cominciò ad odiare Abele perché ogni sera, quando tornava a casa, Abele chiedeva: “Chi è?”.
E Caino rispondeva: “E chi può essere, che sulla faccia della Terra ci stiamo solamente noi due?”.
E ogni volta che Caino usciva, Abele si raccomandava: “Non parlare con gli sconosciuti”.
E il carattere di Caino peggiorava.
La sera, non sapendo che fare, i due fratelli giocavano allo schiaffo del soldato. Abele stava sotto, e Caino colpiva con un grosso ramo di quercia la mano del fratello. Poi chiedeva: “Chi è stato?”.
“Caino” rispondeva Abele.
“Sbagliato, stai sotto ancora tu.”
In questo modo Caino costringeva Abele a stare sotto anche per sei mesi di fila, dimostrando così Caino la sua malvagità, e Abele la sua idiozia.
Crescendo, Abele divenne pastore, e Caino agricoltore.
Abele aveva un sacco di agnelli, che chiamava per nome: Gianni, Susanna, Umberto, Edoardo… Ma non sapeva che farsene.
Provò ad aprire un ristorante: Chez Abel, specialità abbacchio al forno, ma dovette chiudere per mancanza di clienti, visto che Caino era vegetariano.
Allora si diede al commercio, ma nessuno voleva le sue pecore: Caino ne comprava giusto una di tanto in tanto, poi, quando non ne era più innamorato si faceva una giacca di montone rovesciato. Abele, per disperazione, si diede a fare sacrifici al Signore. Ogni giorno bruciava sette od otto agnelli in sacrificio.
Caino, invece, non faceva mai sacrifici al Signore.
E Abele diceva: “Cai’, ti aiuto io”. E Caino rispondeva: “Abè, se tocchi qualcosa ti ammazzo!”.
Un giorno Caino tornò a casa e trovò Abele tutto allegro. “Sorpresa!” disse Abele. “Ho sacrificato per te tutte quelle foglie brutte, secche e puzzolenti che tenevi in cantina. Il Signore è contento, e tu ti sei liberato di tutta quell’erbaccia schifosa!”
“Schifosa?” gridò Caino. “Quella era erba buonissima!”.
E fu così che Abele scoprì che Caino faceva uso di stupefacenti; ma non fece in tempo a rammaricarsene perché Caino, incazzato come una biscia, gli diede una martellata che lo fece stramazzare a terra come un tappetino da bagno.
E in quella si udì una voce:
“Ashfatal sich ismnael eton oschiatah virò!”
Che in antica lingua divina significa:
“Ehi tu!”
E Caino alzò gli occhi al cielo, non perché fosse stufo, ma perché da lì proveniva la voce. E la voce continuò:
“Ehi tu, laggiù, coso, come ti chiami… Uè, con tutta sta gente che ho creato non mi ricordo mai un nome!”
“Sono Caino, tu chi sei?”
E la roboante voce rispose:
“Rambo, no, macché Rambo, sono… Superman… Ma no, ma che sto dicendo? Sono… chi sono? Non mi ricordo più, oddio… Ah già, Dio, è vero, ecco chi sono, Dio… O no?”
E Caino capì che il fumo del sacrificio era arrivato fino in cielo.
“Caino, dov’è Abele?” chiese Dio.
“Boh?” rispose Caino.
“Boh?! Qua stiamo facendo la Bibbia e tu dici boh? Forza, fai sentire, come si deve dire?”
E Caino: “Uff… Che palle, e va bene. Sono forse io il guardiano di mio fratello?”.
“Bravo” disse il Signore “lo vedi che quando ti applichi non sei poi così cretino?”.
E il Signore punì Caino per l’omicidio del fratello, e disse: “Donna, tu partorirai con grande dolore, uomo, tu lavorerai con grande sudore… Ah no! Questo l’ho dato come un compito a casa l’altra volta. Allora scegli: dire, fare, baciare, lettera o testamento?”.
E Caino rispose: “Proviamo testamento…”.
“Antico o Nuovo?”
“Uffa, fai un po’ tu…”
E il Signore disse: “Per punizione farete la partenza intelligente ad agosto, e vi alzerete alle due di notte per non trovare traffico, e vi accorgerete che tutti sono partiti alle due di notte per non trovare traffico, e vi troverete con quattro milioni di intelligenti al casello dell’autostrada, e gli unici cretini saranno i ladri che in città ripuliranno gli appartamenti…”.
“E’ terribile” disse Caino, ma Dio non aveva ancora finito.
“E vi dovrete fare tutti gli anni i regali di Natale. E dopo aver girato tre settimane per trovare un pigiama di flanella da regalare ai vostri parenti, riceverete in regalo diciannove pigiami di flanella, e sarete condannati a una catena di Sant’Antonio di pigiami di flanella…”
“Basta, ti prego!” esclamò Caino, ma Dio non aveva ancora finito.
“E quella volta su duecento che una donna vi si concederà, a condizione di usare il profilattico per paura delle malattie, ci sarà lo sciopero della farmacie, e non troverete in casa neanche il Domopak, per risolvere la faccenda artigianalmente…”
“E poi?” chiese Caino, ma questa volta Dio aveva veramente finito, e disse:
“Te l’avevo detto, Caino: fate l’amore, non fate la guerra!”
“E con chi?” urlò Caino. “Che qua ci stavamo solo io e quell’altro rimbambito?!”
“Uè, Caino, abbassa la voce, eh! Dio ci sente perfettissimamente, in cielo, in Terra e in ogni luogo. Egli non è sordo. Ho detto.”
E Dio fece per incrociare le braccia, ma così facendo gli scappò un fulmine che incenerì Caino sul posto.
“Perbacco” disse il Signore “speriamo che non abbia visto nessuno.”
Poi si rese conto che in realtà non c’era nessuno che potesse vedere.
E il giorno dopo, riposato da un bel sonno, ma ancora con un gran mal di testa, il Signore creò Ciro e Luisa.
Ed essi furono i veri progenitori dell’umanità.
La verità non è qualcosa di statico ma è basata su una conoscenza progressiva, in grado di mettere in discussione anche i precedenti concetti raggiunti usando il modello del metodo scientifico |