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22/03/2008 09:55 | |
La strumentalizzazione può essere sia passiva che attiva, nel senso che può essere sia subita (autoplagio o autocondizionamento) o agita (impiegata per le proprie finalità, allo scopo di trarne un vantaggio).
Chi la subisce in genere non è consapevole di subirla, mentre chi la agisce, in genere, è consapevole di agirla, magari anche in buona fede, -in quest'ultmo caso (buona fede) subendola ed agendola nel contempo- (le cose ti vanno male perchè hai disubbidito ... se avessi fatto come dice questo o quella regola oggi non avresti avuto nulla di cui rimproverarti ... se oggi, che è domenica, tu fossi andato in chiesa come dev'essere abitudine del buon cristiano, non saresti incappato in questo evento spiacevole ... se non avessi letto materiale ateo oggi la tua fede non sarebbe logorata dai dubbi ... ecc. ecc. --- in tutti questi casi dovrebbe risultare evidente la nascita del conflitto, che è quella cosa che ci mette in guerra con noi stessi ... intelligenti i tizi che hanno compreso come farci guerra senza farci guerra di fatto [pensate alle guerre sante]).
E' chiaro un fatto:
Sia che si agisca,
sia che si subisca,
sia che si agisca e si subisca nel contempo,
appare chiaro che la regola o l'autorità che ha emesso quella regola sono visti al di fuori del sè, come non appartenenti a sè, ovvero al di fuori del proprio discorso e del proprio pensiero, esistenti di per sè, in autonomia, indipendentemente dalla propria esistenza e dal proprio discorso.
Per illustrare mi piace riportare l'esempio dell'artigiano biblico che , abbattendo un albero di lauro, decide di ricavare da quel legno diverse cose: legna da ardere, un tavolo, un idolo.
In tutti questi casi egli agisce le sue decisioni, nel senso che è il fautore di tutte quelle azioni. Fin qui ad essere strumentalizzato è l'albero di lauro.
Però poi accade che l'artigiano decide di scegliere, fra le cose che ha fatto, l'idolo come delegato alla sua salute fisica e psicologica, alla sua felicità presente e futura, come guida e punto ultimo di riferimento.
Avviene così che, l'oggetto della sua arte, prima passivo, diventa attivo nella sua mente, non solo attivo, ma anche capace di sostituirlo nelle decisioni, al punto che, da quel momento in poi, egli dipenderà da quell'idolo.
E' accaduto che un pezzo di tronco di albero di lauro, da oggetto strumentalizzato, strumentalizza e decide le sorti dell'artigiano, il suo futuro ed il suo presente.
E' accaduto anche che l'artigiano ha smesso di pensare, per alcuni o per molti versi, ed ha delegato l'idolo a pensare al posto suo.
Le classi religiose da sempre e da subito han capito questo strano meccanismo e l'hanno sfruttato a proprio tornaconto:
-Agendo, ovvero strumentalizzando di proposito.
-Agendo e subendo nel comtempo, ovvero strumentalizzando ed essendo strumentalizzati (paura dell'idolo).
-Subendo, ovvero strumentalizzandosi, in questo modo rinunciando alle proprie facoltà mentali (autocondizionamento).
L'idolo può essere qualunque cosa o qualunque essere a cui si attribuisce autorità indiscussa sulla propria esistenza e coscienza, persino la droga o il calcio o, se volete, la moda.
Accade che non è più importante ciò che pensiamo noi, ma ciò che pensa l'idolo (autorità al di fuori di sè), cosa questa che rende inevitabili i conflitti interiori e le lotte.
Quando si delegano gli altri alla propria felicità va da sè che si perde di vista, in parte od in toto, la stima di sè.
Pe recuperarla sarà indispensabile andare a ritroso nel proprio modo di pensare e captare il momento in cui abbiamo costruito l'idolo e dire a se stesso, come avrebbe dovuto dire l'artigiano che non capì: "Ma com'è possibile che io impieghi in modi diversi il tronco dell'albero e che poi una mia fantasia, che è stata quella di fare l'idolo, mi abbia portato ad attribuire a qualcosa fuori di me potere ed autorità su di me, al punto che quell'iniziale tronco oggi decide delle sorti della mia vita?"
Conquistare la stima di sè significa anche riportare nel suo significato originale l'idolo di legno.
Tanti saluti
Pyccolo
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