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Intervista a Francesco Mai,artista digitale

Ultimo Aggiornamento: 04/10/2007 14:16
04/10/2007 12:46
 
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da www.cgitalia.it/2007/01/05/intervista-a-francesco-mai-artista-d...

(le opere digitali sono coperte da copyright)

di Marco Andrea Fichera ∼ Nato a Roma nel 1973. Maturato a Monza, transitato ad Amsterdam e parcheggiato momentaneamente a Perugia. Art director e artista digitale è uomo di tante idee, tante parole, e tanta pigrizia. Abile cesellatore di parole, quanto di immagini, spazia nel suo operato - con intellettuale ironia - dalla teoria più rigida e concettuale alla produzione frivola e disincantata. ∼
∗ 5 Gennaio 2007, 1:26 pm.
Argomenti ⇒ arte, arte digitale, scultura, rendering, computer grafica, 3d, artisti, interviste in Artisti.
Puoi dirci qualcosa su di te ?

Nasco a Milano il due novembre 1972. La mia passione per i computer inizia attorno ai 13-14 anni per poi culminare a 15 quando sotto le mie dita e il palmo della mia mano scorreva il mouse di un Amiga 500. Fu lì che mi innamorai della grafica al computer. Da allora fu tutto un susseguirsi di aumento di interesse e passione (oltre che di potenza di calcolo fortunatamente) fino ad arrivare alla situazione attuale: tre computer, di cui uno quad CPU, una dual core e un portatile di fascia alta (e a volte me ne occorrerebbe un quarto!).



le tue opere rientrano in quello che potremmo definire il filone dell’astrattismo di sintesi, molto in voga nel decennio passato, qual è il tuo universo di riferimento, hai autori che sono stati per te fonte di ispirazione?

Tengo a precisare che sono un autodidatta come l’altra mia attività la fotografia anche quella iniziata da adolescente, accantonata per un periodo e poi ripresa dopo l’università. E’ stata sicuramente una visione artistica del corso di laurea in Biologia che andrà ad influenzare molte mie forme. Spesso mi piace definirle sculture aliene. Senza ombra di dubbio il mio universo di riferimento è l’universo stesso inteso come micro- e macrocosmo. Da questo punto di vista amo molto i libri scientifici sull’astronomia e biologia ovviamente. In particolare John D.Barrow che stimo molto. Un altro enorme riconoscimento lo devo al matematico Mandelbrot. Molti dicono che le mie opere ricordano il grande maestro HR Giger. In effetti è l’artista moderno che preferisco e stimo. Anzi è l’unico.



In una tua mail, per ricordarmi chi eri, ti sei definito come “quello dei rendering“. Ribaltando il concetto vorrei chiederti quali aspetti fanno in modo che i tuoi non siano semplici rendering ma opere d’arte ?

Se concepiamo l’opera d’arte come qualcosa in cui c’è anima e corpo dell’artista le mie immagini possono essere considerate Arte per il semplice fatto che rispecchiano una parte più o meno inconscia della mia anima. Nel mio caso c’é solo l’anima dato che la parte manuale é un banale scorrere di mouse. Informaticamente parlando mi permetto di dire che non esistono mai “semplici” rendering: anche la più banale sfera rossa posta sul pavimento con la sua ombra richiede tanto di quel calcolo da far paura (ne so io qualcosa 15 anni fa, ora lo fai in tempo reale grazie al cielo). In fondo il rendering è una simulazione di fisica ottica. Mi piace questa branca dell’informatica che fa confluire matematica, fotografia e arte sotto un unico aspetto.



Ho visto che la finalizzazione ultima del tuo lavoro è la stampa a tiratura limitata. Consideri le stampe un mero supporto per esporre le tue opere digitali o consideri le tue creazioni digitali dei semplici cliché per creare le tue opere “fisiche”? Semplificando, l’opera è il file o la stampa numerata ?

E’ il file. Unico e puro.

Se l’opera è unicamente il file che senso ha poi allora fare una tiratura limitata delle stampe ? E soprattutto quando qualcuno compra uno dei tuoi multipli, e mi pare di aver visto alcune tue stampe in vendita a 900 euro, cosa compera, se non sta acquistando un’opera d’arte?

Bella domanda Marco. Va a toccare la presunta immaterialità del file. Immateriale perché, come ama dire Negroponte è fatto di bit, ma ben atomi ben palpabili una volta trasmigrato su tela o carta. Dunque essenzialmente il problema del pezzo unico nasce dal digitale, o meglio dalla potenziale infinita clonazione che ogni codice binario ha. La scelta della tiratura limitata è dettata dal fatto che nessun acquirente penserebbe che esiste solo una copia in circolazione (la sua). In questo modo non solo riesco a tenere i prezzi più bassi del pezzo unico, ma riesco ad avere una maggior diffusione delle mie opere. E l’acquirente compra sì un’opera d’arte originaria dal file madre, solo che è trasferita dai solchi metallici dell’hard disk (stato bit) alle più confortevoli morbide strutture della tela per un limitato numero di volte (stato atomo). Non posso certo vendere il file nudo e crudo. Poi sarebbe il cliente a farsi la tiratura (il)limitata.



In quali aspetti del tuo lavoro pensi di avere maggiori margini di miglioramento e in quali pensi di aver raggiunto una maturità completa ?

Nessuno, sia esso tecnico, artista o scienziato, sarà mai soddisfatto dei risultati raggiunti e cercherà sempre di superare i suoi limiti. Ed è proprio qui che nasce il miglioramento dal quell’irrefrenabile impulso a far di meglio (mi viene in mente l’Inferno di Dante; fatti non foste a vivere come bruti ma per seguire virtude e conoscenza…)

Qualche consiglio per un aspirante artista che volesse lavorare con mezzi digitali ?

Studiare i manuali, seguire i tutorial e soprattutto sperimentare il più possibile!



Un motto o una citazione che ami particolarmente dire?

“Il caso aiuta le menti preparate“. Poi direi “amiamo chi ci fugge e fuggiamo chi ci ama” e anche la bellissima: “E’ molto meglio tacere e far finta di essere scemi piuttosto che aprire bocca e togliere ogni dubbio“.

Commenti finali?

Ti ringrazio per il tempo e lo spazio da te dato per l’opportunità concessa.

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04/10/2007 14:16
 
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Re:
Devo dire che alcune opere le trovo interessanti
la definizione di ''...aliene'' la vedo azzeccata, pur trovandoci
rammemorazioni storiche avventurose, episodi di qualcosa...che dall'informe aquistano sensazione, trovo straordinario lo spunto che si puo trovare per la scenografia teatrale

come dicevo...interessante,

e poi chi dice che la matematica è fredda...nienteaffatto.

grazie
ciao
lucy



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