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Consiglio d’Europa - Raccomandazione 1804 (2007

Ultimo Aggiornamento: 01/10/2007 18:19
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Stato, religione, laicità e diritti umani

assembly.coe.int/Mainf.asp?link=/Documents/AdoptedText/ta07/EREC...

(Traduzione non ufficiale – a cura di Simonetta Po)

1. L’Assemblea Parlamentare fa notare che la religione è una caratteristica importante della società europea. Ciò a causa del fatto storico che certe religioni sono presenti da secoli e a causa della loro influenza sulla storia dell’Europa. Al giorno d’oggi le religioni si stanno ancora moltiplicando nel nostro continente, con un’ampia varietà di chiese e credenze.

2. Le religioni organizzate come tali sono parte integrante della società e devono essere considerate come istituzioni costituite da, e che coinvolgono, cittadini che hanno il diritto alla libertà di religione, ma anche come organizzazioni che fanno parte della società civile, con tutto il loro potenziale per fornire una guida su questioni etiche e civiche, e che hanno un ruolo da giocare nella comunità nazionale, sia essa religiosa o laica.

3. Il Consiglio d’Europa deve riconoscere questo stato di cose e per conto dei cittadini europei accoglie e rispetta la religione, in tutta la sua pluralità, come una forma di espressione etica, morale, ideologica e spirituale, tenendo presente le differenze tra le religioni stesse e le circostanze del paese interessato.

4. L’Assemblea riafferma che uno dei valori condivisi dall’Europa, che trascende le differenze nazionali, è la separazione tra chiesa e Stato. Si tratta di un principio generalmente accettato che prevale nella politica e nelle istituzioni dei paesi democratici. Nella Raccomandazione 1720 (2005) su educazione e religione, ad esempio, l’Assemblea faceva notare che “la religione di chiunque, compresa la scelta di non avere una religione, è questione strettamente personale”.

5. L’Assemblea fa notare che, nel proteggere la libertà di espressione e la libertà di religione, la Corte Europea dei Diritti Umani riconosce il diritto dei paesi individuali a organizzare e attuare una legislazione in merito ai rapporti tra lo Stato e la chiesa, in accordo con le clausole della Convenzione Europea sui Diritti Umani, e fa notare che oggigiorno gli Stati membri del Consiglio d’Europa mostrano situazioni con un grado variabile di separazione tra governo e istituzioni religiose, in pieno accordo con la Convenzione Europea sui Diritti Umani e le Libertà Fondamentali.

6. In Europa nel corso degli ultimi venti anni il culto religioso è significativamente diminuito. Meno di un europeo su cinque partecipa al servizio religioso almeno una volta a settimana, laddove vent’anni fa la cifra era più che doppia. Contemporaneamente stiamo assistendo alla forza crescente delle comunità islamiche in praticamente tutti gli Stati membri del Consiglio d’Europa.

7. Come conseguenza della globalizzazione e del rapido sviluppo di nuove tecnologie di informazione e comunicazione, alcuni gruppi sono particolarmente visibili. Ciò che è tuttavia innegabile è che la religione è di nuovo diventata, in anni recenti, argomento centrale del dibattito nelle nostre società. I Cattolici Romani, i membri della Chiesa Ortodossa, gli Evangelisti e i Musulmani sembrano i più attivi sul campo.

8. L’Assemblea riconosce l’importanza del dialogo interculturale e la sua dimensione religiosa ed è disponibile a collaborare per studiare una strategia globale del Consiglio d’Europa in questo settore. Essa ritiene, tuttavia, alla luce del principio di separazione tra chiesa e Stato, che il dialogo interreligioso e interdenominazionale non sia materia per gli Stati o per il Consiglio d’Europa.

9. Nella Raccomandazione 1396 (1999) su religione e democrazia, l’Assemblea affermò che esisteva “un aspetto religioso in molti dei problemi [che la] società contemporanea [stava affrontando], come ad esempio… i movimenti fondamentalisti e le azioni terroristiche, il razzismo e la xenofobia, e i conflitti etnici”. Tale affermazione è più rilevante che mai.

10. Governo e religione non dovrebbero mescolarsi. Religione e democrazia non sono tuttavia incompatibili e a volte le religioni giocano un ruolo sociale profondamente benefico. Indirizzandosi ai problemi che la società sta affrontando, l’autorità civile può, con il sostegno delle religioni, eliminare molto di ciò che genera estremismo religioso, ma non tutto.

11. I governi dovrebbero tener conto della particolare capacità delle comunità religiose di promuovere la pace, la collaborazione, la tolleranza, la solidarietà, il dialogo interculturale e la diffusione dei valori mantenuti dal Consiglio d’Europa.

12. L’educazione è la chiave per combattere l’ignoranza, gli stereotipi e i malintesi delle religioni e dei loro leader, e gioca un ruolo centrale nel forgiare una società democratica.

13. Le scuole sono un forum essenziale per il dialogo interculturale e gettano anche le fondamenta del comportamento tollerante; esse possono combattere efficacemente il fanatismo insegnando ai bambini con misura e obiettività la storia e la filosofia delle religioni principali. Anche media e famiglia possono giocare un ruolo importante.

14. La conoscenza delle religioni è parte integrante della conoscenza della storia umana e delle civiltà. È diverso dal credere, o dal venerare, una particolare religione. Anche i paesi in cui una religione è prevalente hanno il compito di insegnare le origini di tutte le religioni.

15. In Europa coesistono diverse situazioni. In alcuni paesi una religione è ancora predominante. I rappresentanti religiosi potrebbero giocare un ruolo politico, come nel caso del vescovo che siede alla House of Lords del Regno Unito. Alcuni paesi hanno proibito l’esibizione di simboli religiosi nelle scuole. La legislazione di diversi Stati membri del Consiglio d’Europa contiene ancora anacronismi risalenti ad epoche in cui la religione giocava un ruolo più importante nelle nostre società.

16. La libertà di religione è protetta dall’Articolo 9 della Convenzione Europea sui Diritti Umani e dall’Articolo 18 della Dichiarazione Universale sui Diritti Umani. Tali libertà non sono tuttavia illimitate: una religione la cui dottrina o pratica si scontri con altri diritti fondamentali sarà inaccettabile. Ad ogni modo, le restrizioni che possono essere applicate a tali libertà sono quelle “previste dalla legge e sono necessarie in una società democratica nell’interesse della sicurezza pubblica, per la protezione dell’ordine, della morale, e della salute pubblici, o per la protezione dei diritti e delle libertà altrui” (Articolo 9.2 della Convenzione).

17. Gli Stati non possono nemmeno permettere la diffusione di principi religiosi che, se applicati, violerebbero i diritti umani. Se a questo proposito esistessero dubbi, gli Stati devono richiedere ai leader religiosi di prendere una posizione non ambigua in favore della precedenza dei diritti umani su qualsiasi principio religioso, come statuito dalla Convenzione Europea sui Diritti Umani.

18. La libertà di espressione è uno dei diritti umani più importanti, come l’Assemblea ha ripetutamente affermato. Nella raccomandazione 1510 (2006) sulla libertà di espressione e il rispetto delle credenze religiose essa esprime il punto di vista che “la libertà di espressione come protetta dall’Articolo 10 della Convenzione Europea sui Diritti Umani non dovrebbe essere ulteriormente limitata per soddisfare le crescenti sensibilità di certi gruppi religiosi”.

19. Mentre abbiamo il compito riconosciuto di rispettare il prossimo e dobbiamo scoraggiare gli insulti gratuiti, la libertà di espressione non può, inutile dirlo, essere limitata per deferenza a certi dogmi o alle credenze di una particolare comunità religiosa.

20. In merito ai rapporti tra il consiglio d’Europa e le comunità religiose, sono stati intrapresi certi passi per promuovere relazioni più strette.

21. A questo proposito sarà ricordato che in passato leader religiosi si sono rivolti all’Assemblea in diverse occasioni, e che a sua volta l’Assemblea ha accettato di partecipare a importanti convegni organizzati dalle comunità religiose. Inoltre decine di organizzazioni religiose e umanistiche sono già rappresentate al Consiglio d’Europa in virtù dello status partecipativo delle organizzazioni non governative.

22. L’Assemblea accoglie la proposta del Comitato dei Ministri affinché “scambi annuali sulla dimensione religiosa del dialogo interculturale” siano organizzati su base sperimentale tra rappresentanti di religioni tradizionalmente presenti in Europa e della società civile.

23. L’Assemblea raccomanda pertanto al Comitato dei Ministri:

23.1 di assicurare che le comunità religiose possano esercitare senza ostacoli il diritto fondamentale alla libertà di religione in tutti gli Stati membri del Consiglio d’Europa in accordo con le condizioni dell’Articolo 9 della Convenzione Europea sui Diritti Umani e l’Articolo 18 della dichiarazione Universale dei Diritti Umani;

23.2 di escludere qualsiasi interferenza negli affari religiosi, ma di considerare le organizzazioni religiose come parte della società civile e di invitarle a giocare un ruolo attivo nel perseguimento della pace, della collaborazione, della tolleranza, della solidarietà, del dialogo interculturale e per la diffusione dei valori del Consiglio d'Europa;

23.3 di riaffermare il principio dell’indipendenza della politica e della legge dalla religione;

23.4 di continuare a riflettere sulla dimensione religiosa del dialogo interculturale, in particolare organizzando incontri tra leader religiosi e rappresentanti dei circoli umanistici e filosofici;

23.5 di escludere dalla consultazione qualsiasi raggruppamento che non sostenga chiaramente i valori fondamentali del Consiglio d’Europa, in particolare i diritti umani, la democrazia e la regola della legge;

23.6 di identificare e diffondere esempi di buona pratica in relazione al dialogo con i leader delle comunità religiose;

23.7 di considerare l’istituzione di un istituto che metta a punto programmi, metodi di insegnamento e materiale didattico per lo studio dell’eredità religiosa degli Stati membri del Consiglio d’Europa; tali programmi dovrebbero essere stilati in stretta collaborazione con i rappresentanti delle diverse religioni tradizionalmente presenti in Europa;

24. L’Assemblea raccomanda inoltre che il Comitato dei Ministri incoraggi gli Stati membri:

24.1 a promuovere formazione iniziale e in servizio per insegnanti con attenzione particolare all’insegnamento obiettivo ed equilibrato delle religioni come esse si presentano oggi e delle religioni nella storia, e di richiedere formazione sui diritti umani a tutti i leader religiosi, in particolare a quelli con un ruolo educativo che sono in contatto con i giovani;

24.2 a rimuovere gradualmente dalla legislazione, se ciò è la volontà del popolo, elementi con probabilità discriminatorie dal punto di vista del pluralismo religioso democratico.


1 Assembly debate on 29 June 2007 (27th Sitting) (see Doc. 11298, report of the Committee on Culture, Science and Education, rapporteur: Mr de Puig). Text adopted by the Assembly on 29 June 2007 (27th Sitting).
***************

Vitale





La giustizia di ogni luogo é l'ingiustizia di ogni luogo.
Martin Luther King
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01/10/2007 18:19
 
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Mi pare tutto molto chiaro, in particolare la posiziond sulle libertà religiose individuali e sull'attenzione che le religioni devono porre nel non limitare le libertà di espressione, diversamente si collocherebbero come discriminanti, ed in ciò infrangerebbero la legge e la carta costituzionale dei diritti umani fondamentali.

Si dice anche che le religioni devono essere chiare e non ambigue, fingendo di capire ed in realtà aggirando l'ostacolo lasciando tutto invariato.

Tutto bene:
Speriamo solo che si dica e si faccia una volta per tutte.
Sarebbe ora che cessasse la persecuzione contro dissidenti e peccatori. [SM=g28002]

Pyccolo [SM=x1061915]
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