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Carlo Galli:Alterità e Cristianesimo

Ultimo Aggiornamento: 28/09/2007 10:11
28/09/2007 10:09
 
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Conosco l'autore e devo dire che mi piace,e' professore ordinario di Storia delle dottrine politiche ,Università di Bologna,mi imbattei in un suo dibattito sull'etica della responsabilita' in cui si citava Eichmann,Tien Anmen.

Su Alterità e Cristianesimo

da www.griseldaonline.it/galli_carlo.htm

2. Alterità e Cristianesimo


La percezione del problema dell'alterità nel mondo cristiano è molto diversa, perché qui l'alterità a stretto rigore non c'è. Per tutti - l'Arabo, il Parto, il Siro - c'è la Pentecoste, per tutti lo Spirito parla nella lingua di ciascuno: la comunicazione universale della Verità rivelata dequalifica l'identità fino all'irrilevanza. Ciò che conta è anzi la fratellanza, in quanto tutti i cristiani hanno un unico Padre. Nel lungo periodo di tempo che denominiamo Medioevo, tale fratellanza è fondamento di un'identità abbastanza stabile, quella della res publica christiana. Ad esempio, c'è un divieto deuteronomico dell'usura, nel XXIII capitolo, che è il divieto di prestare ad usura ai fratelli, che nel medioevo viene interpretato come divieto di ogni forma di traffico finanziario dentro la cristianità, perché la cristianità è formata da fratelli.

La cristianità non è un'identità politica, ma solo culturale, dato che conosce conflitti di ogni tipo. Sono celebri alcuni Concili Ecumenici in cui si afferma che ci sono armi che non possono essere usate contro i cristiani ma solo contro gli infedeli.

Ma è da notare che la res publica christiana, è cattolica, cioè universale, e si estende in linea di principio a tutti gli uomini, anche a quelli che la momento sono infedeli. Non a caso Dante colloca Maometto fra gli eretici, cioè lo qualifica come qualcuno che rompe l'unità cristiana tendenzialmente presente nel genere umano.

Insomma, l'altro in senso radicale in un'ottica cristiana non c'è più: a rigore nemmeno Dio è Altro, perché ha preso figura umana. E non a caso nel grande dibattito di Salamanca tra Ribadeneira e Sepúlveda su come classificare gli indigeni dell'America, vince la tesi che sono essere umani esattamente come noi, cioè non sono pre-adamiti e devono quindi essere battezzati.



Dello stesso autore riporto uno stralcio del dibattito che ho gia' citato sull'etica della responsabilita' in cui si parla di Tien Anmen

da www.emsf.rai.it/grillo/trasmissioni.asp?d=648

STUDENTE: Abbiamo trovato in un sito Internet la famosa foto che ritrae il ragazzo cinese che blocca i carri armati in Piazza Tien An-Men a Pechino, durante la repressione del movimento studentesco di protesta democratica. Qui si profilano tre ordini di responsabilità. Anzitutto, una responsabilità individuale dello studente, che, bloccando i carri armati, si ribella alla legge. In secondo luogo, una responsabilità del milite, che, fermando il carro armato davanti allo studente, disobbedisce a un ordine. In terzo luogo, una responsabilità insita nell’azione violenta, che significa la responsabilità della violenza. Lei ritiene questi tre aspetti necessari, nella moderna accezione di responsabilità?


GALLI: Lo studente cinese della foto ha mostrato un coraggio, una fermezza, e una dignità, che sfiorano davvero l’eroismo. La responsabilità individuale dello studente, che risponde soltanto a sé stesso o ai propri ideali, una volta tanto si esprime nella forma dell’eroismo, e non in quella del terrore disumano. Si riscontra un secondo senso di responsabilità, in quanto calcolo prudenziale delle conseguenze, nel pilota del carro armato, il quale, invece che schiacciare lo studente, ha voluto aspettare per vedere che cosa succedeva. Nel comportamento del ragazzo si ripropone una etica dell’intenzione, in quello del pilota del carro armato una etica della responsabilità. Irresponsabili si sono dimostrati coloro, in particolare in Occidente, che si sono goduti lo spettacolo, facendo il tifo ora per l’uno, ora per l’altro, senza trarne alcuna riflessione né alcuno spunto critico. Purtroppo questi drammi sono all’ordine del giorno ovunque ci siano regimi o sistemi politici che invitino alla irresponsabilità, ovvero alla obbedienza senza una ragione, che è precisamente quella che rende la vita inutile nonché irresponsabile.



Puntata registrata il 18 gennaio 2000

[Modificato da pcerini 28/09/2007 10:11]
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