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18/09/2007 22:51 | |
Abbracciare una religione!
Professare una religione!
Rinnegare una religione!
Che relazione c’è tra uomo e religione?
E’ un rapporto di dipendenza cosciente?
Senza morale, significa senza religione?
Se non è religioso, l’uomo non è completo?
Appartenere ad una religione ci rende migliori?
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Mie considerazioni!!!
Far parte di un gruppo religioso può essere una cosa esaltante ed in alcuni casi prestigiosa.
Tutto diventa meraviglioso, le amicizie, le adunanze, il senso di appartenenza, la sensazione di fare veramente la volontà di Dio.
Ma è facile passare dal sogno all’incubo.
Basta cominciare a pensare con la propria testa e a poco a poco si affacciano i primi dubbi.
Anche perché non ne puoi più di sentirti sempre colpevolizzato. L’azione di repressione psicologica, di deresponsabilizzare l’individuo, dicendogli che è tutto nelle mani di Dio e dell’organizzazione religiosa di appartenenza, ad un certo punto diventa insopportabile.
Ci rendiamo conto che dobbiamo assolutamente toglierci da questa influenza di oppressione.
Mi ricordo che improvvisamente sono passato da fervente e attivo soldato della WTS ad insofferente e nervoso individuo cui erano stati sottratti (in parte) i connotati nobili dell’identità umana.
Di colpo mi sentii ingannato e tutto precipitò vertiginosamente.
E’ tutto chiaro, dopo averti fatto sentire in colpa ben bene, dopo averti spaventato con la distruzione, si diventa facilmente manipolabili.
<<Dannazione!>>, mi dissi, adesso basta.
Pensavo di cavarmela con una lettera di dimissioni e di autoesclusione da ogni appartenenza che mi obbligava a riempire dei moduli, dare riviste, fare rapporti ecc. ecc. ……………………magari fosse stato così semplice!
Avevo "sgarrato rispetto alle ferree regole stabilite dalla WTS, perciò, dalla sera alla mattina, fui annoverato fra i malvagi “apostati” e, per l'effetto fui, quindi, meritevole della più grave delle punizioni, la DISASSOCIAZIONE.
Una delle cose più umilianti, per una persona innocente, è trovarsi di fronte a degli accusatori che gli dicono: <<Pentiti dei tuoi peccati>>.
Ancora adesso, quando mi incontrano i testimoni di Geova della mia zona, dopo che sono passati 15 anni, mi guardano come si guarda un criminale della peggior specie.
Tutto questo non ha niente di umano.
Siamo stati inchiodati e crocifissi, poi innalzati alla vista di tutti.
Abbiamo subito come un flagello la discriminazione.
Però c’è una sostanziale differenza.
Gesù Cristo si è sacrificato per tutto il genere umano, questo era il suo incarico, unico ed irripetibile.
L’apostolo Paolo, quando era stato arrestato, non ha lasciato fare come è successo a Gesù.
Ma ha fatto appello a tutte le opportunità legali perché gli fosse resa giustizia.
Noi non abbiamo l’incarico di sacrificarci come ha fatto Gesù.
Abbiamo l’incarico di essere cristiani, in un mondo ostile.
Come Paolo, tuttavia, dobbiamo far valere i nostri diritti, perché siano rispettati.
Dio ci ha dato gli strumenti per combattere e per pretendere onore e dignità.
Infatti, non siamo pecore cristiane ma solo uomini dotati di dignità e onore che non vanno violati.
Saluti
Pino
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