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Viaggiare fuori dal proprio corpo:esperienza ricreata in laboratorio

Ultimo Aggiornamento: 25/08/2007 22:28
23/08/2007 23:41
 
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da www.repubblica.it/2007/08/sezioni/scienza_e_tecnologia/cervello-viaggio/cervello-viaggio/cervello-viag...

L'esperimento è stato condotto da due equipe. I risultati pubblicati su Science
I ricercatori: la percezione che una persona ha di sè può essere manipolata
Viaggiare fuori dal proprio corpo
un'esperienza ricreata in laboratorio
Gran parte dei volontari ha avvertito la dissociazione dal proprio corpo

ROMA - Distaccarsi dal proprio corpo e guardare se stessi dall'esterno. Una sensazione spesso riferita da quanti assumono stupefacenti o da chi ha vissuto lo stato di coma. Adesso, per la prima volta, un esperimento scientifico condotto da due gruppi di ricerca internazionali ha ricreato in laboratorio questo fenomeno. E così un gruppo di persone sane e sveglie ha potuto vivere un'esperienza extracorporea o "Oobe" (dall'inglese out of body experience).

Le conclusioni dello studio, il primo di questo genere, condotto da Bigna Lenggenhager, della Scuola Politecnica Federale di Losanna e da Henrik Ehrsson dell'University College di Londra, sono descritte in due articoli pubblicati su Science.

L'esperimento. I partecipanti all'esperimento hanno indossato occhiali per visioni tridimensionali attraverso i quali hanno visto, proiettata a una distanza di due metri, la propria immagine mentre era simultaneamente ripresa da una telecamera posta dietro di loro.

Durante la proiezioni, la schiena dei volontari è stata più volte toccata con una bacchetta, così che essi hanno potuto vedere ciò che accadeva "in diretta" sull'immagine virtuale.

Quando poi ai partecipanti è stato chiesto dove si trovassero quasi tutti hanno indicato la posizione virtuale. Gran parte dei volontari, quindi ha avvertito la dissociazione dal proprio corpo.

Le conclusioni. Secondo gli autori lo studio fornisce una spiegazione scientifica del fenomeno, alla base del quale "potrebbe esserci una disconnessione fra i circuiti del cervello che elaborano le informazioni sensoriali".

Gli esperimenti, ha commentato Peter Brugger, dell'University Hospital di Zurigo, dimostrano che la prospettiva visuale e la coordinazione fra sensi e visione sono importanti per la sensazione di trovarsi dentro il proprio corpo.

Insomma, concludono i ricercatori, la percezione che una persona ha di se stessa può essere manipolata usando una serie di stimoli multisensoriali. Perchè l'unità spaziale e la coscienza del corpo dipendono dai meccanismi del cervello.

Una scoperta che apre la strada a nuovi studi sulla percezione della persona. E intanto già si intravede la prima applicazione pratica della ricerca. Potrà aiutare i programmatori di realtà virtuali a disegnare ambienti che facciano davverso sentire gli utenti in un'altra dimensione.

(23 agosto 2007)
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24/08/2007 13:04
 
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interessante... [SM=x1061927]
ma io non parteciperei mai ad un esperimento simile , la sola ideea mi angoscia [SM=x1061951]






Nounou
*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*
Il cuore ha delle ragioni che la ragione non conosce.
Blaise Pascal


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24/08/2007 13:26
 
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Nel 2050 saremo immortali?



Poco tempo fa ho letto un romanzo di Richard K. Morgan, intitolato Bay City. Un buon libro, non c’è che dire, sulla scia di Blade Runner e Neuromante. Immaginate il mondo fra 400 anni, un mondo in cui i pensieri, la coscienza e tutto quello che definisce un essere umano sono racchiusi in un chip. Chi possiede denaro e ricchezze non muore mai: è sufficiente far impiantare il proprio chip nel corpo di qualcun altro e il gioco è fatto.

Sulla scia di Blade Runner e Neuromante, Bay City presenta un futuro inquietante e per certi versi attuale, ma pur sempre percepito come “remoto”. Andiamo, quanti di noi pensano veramente che fra 400 anni riusciremo ad essere immortali?

Evidentemente qualcuno lo pensa sul serio ed è addirittura ottimista. Secondo il responsabile del dipartimento di futurologia di British Telecom, Ian Pearson, infatti, nei prossimi 45 anni la potenza dei computer potrà immagazzinare ed elaborare abbastanza informazionni da poter gestire quelle contenute in un cervello umano.

In sostanza attorno al 2050 potrebbe esser possibile scaricare il contenuto di un cervello umano in un computer, conservando così tutti i ricordi, i pensieri e le sensazioni che vengono elaborate e memorizzate lungo l’arco di tutta una vita. Ovviamente il viatico per l’immortalità è il vil denaro.

“Chi è abbastanza ricco”, afferma Pearson, “potrebbe diventare immortale attorno al 2050. Le masse dovranno invece attendere il 2075/2080 per un abbattimento dei costi e perché questa tecnologia raggiunga la completa efficienza”.


Tale traguado sarebbe a portata di mano grazie al rapido e costante aumento delle capacità di calcolo dei pc. Un esempio? “La nuova PlayStation”, sostiene Pearson, “ha capacità di elaborazione pari all’1% del cervello umano, ma è un grande passo avanti rispetto alla primissima PlayStation. Continuando nell’evoluzione con la stessa velocità, si potrebbe azzardare che la PlayStation 5 sarà potente quanto il cervello di un uomo”.

Le conclusioni, a mio avviso, sono 2:
1) Chi si ostina ad annoverare la letteratura fantascientifica fra i generi di serie B vive in un mondo che non comprende.
2) Ci sono cose che cambiano, altre invece non cambieranno mai: un tempo a garantire l’immortalità ci pensavano i preti e un po’ di indulgenze acquistate a caro prezzo; nel futuro tutto dipenderà dalle multinazionali e qualche microchip. In entrambi i casi, basta avere la grana.


www.controrete.com/2005/06/01/nel-2050-saremo-immortali/





[Modificato da ®@ffstef@n 24/08/2007 13:27]
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Solito Paolo che trova sempre qualcosa di interessante!!

[SM=x1061919]

Trovo che ci sia una bella differenza tra il vivere una simile esperienza autonomamente e indossare un paio di occhiali che falsano la prospettiva reale.
Personalmente ho cercato di riprodurre il fenomeno un' infinità di volte ma, giunta alla fase di distacco, sono sempre venuta faccia a faccia con i miei timori.
Diversamente, mia figlia ha vissuto l' esperienza integralmente e non sotto allucinogeni o simili.
Spesso la scienza è un limite, non uno sviluppo alle possibili potenzialità della mente.
Non affermo che tutte le esperienze extrasensoriali assurgano a verità insindacabili ma, con certezza, posso spingermi a asserire che nulla del potenziale umano è stato ancora reso operativo.
Sono passata più volte su un tappeto di carboni ardenti senza alcuna scottatura, cosa che non è capitata a tutti i miei compagni di avventura.
Con la concentrazione ho piegato tondini da cemento armato con il punto più delicato della gola, cosa che, fatta a freddo, creerebbe problemi non da poco.
Non stento a credere che vi siano molte altre possibilità di sviluppo per il nostro potenziale.
Anche, probabilmente, quella di uscire dal corpo senza droghe ne occhiali.
Il giorno che mi riesce, ve lo dico!!!



Marina
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