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Storia di donne: "Vita da Strega".

Ultimo Aggiornamento: 21/04/2007 17:03
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La caccia alle streghe (1450-1750).


Tra il 1450 e il 1750 una cifra presumibilmente vicina alle 150.000 unità di individui, furono condannati da tribunali religiosi e civili in tutta Europa con l' accusa di stregoneria.
A differenza di quanto generalmente si crede, non tutti gli accusati erano donne. [SM=g27991]
Ma la stragrande maggioranza di essi era di sesso femminile.
Le origini del fenomeno furono poli-causali: economiche, sociali, religiose.
Le tensioni del periodo storico, il pesante divario tra la classe colta e la manovalanza contadina, l' ambiente di sviluppo della Riforma e della Controriforma, gettavano nella confusione più totale i meccanismi di potere e di controllo.
Per contro, l' ambiente popolare scatenava nella persecuzione, i sentimenti di rabbia che l' incertezza e l' estrema povertà, provocavano all' interno della classe contadina.
La diffusa idea che il Diavolo influenzasse il corso delle vicende umane si era radicata negli animi : le numerose calamità della fine del ' 300, la "Morte Nera", la profonda crisi economica pre-Rinascimentale e le innumerevoli guerre avevano convinto uomini di cultura che il Diavolo fosse particolarmente attivo e interessato agli affari umani. [SM=x1061913]
Le cifre statistiche ci dicono che la stregoneria era un crimine connesso col sesso femminile, e questo è vero, in larga misura.
Generalmente, dai documenti storici, risulta la credenza che le donne fossero moralmente più deboli degli uomini e soggette a cedere alle tentazioni Demoniache.
In particolare tale convinzione venne sostenuta dal trattato sulla stregoneria denominato "Malleus maleficarum", che è un' opera profondamente misogina : esso mette in rapporto la pretestuosa debolezza femminile con l' inferiorità intellettuale della donna, e con la sua sensualità.
Mentre nel ' 700, l' idea della donna subì una trasformazione culturale che la collocava in una dimensione di passività sessuale, nel ' 300 e dintorni venne definita "di insaziabile lussuria", di "bestiale cupidigia". [SM=g27999]
In realtà si paventava la potenza del potere sessuale femminile come elemento di disfacimento dell' ordine patriarcale e clericale costituito, in special modo in riferimento ai riti pagani che caratterizzavano la stregoneria.
In generale, perfino i mestieri delle donne erano collegati al timore maschile di essere sopraffatti dal rito occulto praticato dalle donne : così venivano accusate di stregoneria le cuoche, poichè potevano contaminare i cibi con riti magici, le guaritrici, le levatrici, accusate di cannibalismo o di presiedere riti di sacrificio umano.
Si credeva che le donne, per soppiantare il potere politico degli uomini, utilizzassero la stregoneria quale mezzo di protezione e di vendetta, per tale motivo principalmente, la strega, divenne un capro espiatorio per i mali della società e una vittima da immolare, per preservare l' ordine costituito.
Il processo, rappresentava uno strumento per contrastare una forma di potere femminile che poteva minare le basi stesse di una Società gestita e strumenzalizzata in maniera assoluta e totale, dagli uomini. [SM=x1061927]
La maggioranza delle donne accusate di stregoneria erano nubili, specie se indipendenti e non soggette all' autorità della famiglia, generalmente povere : le paure profonde che gli uomini nutrivano nei confronti delle donne sole erano aggravate dal mutamento sociale e demografico in atto e dalla preoccupazione che la povertà di queste creature potesse rappresentare un serio problema sociale.
Le streghe coniugate, altresì, erano accusate generalmete in seguito a conflitti col marito o con i figli, specie in conseguenza a questioni di proprietà, lavoro o locazione.
Concludendo questo primo accenno al problema che ha portato al rogo ed alla tortura migliaia di donne innocenti, la strega era vista dall' autorità come un' indomita ribelle: un' apostata nei confronti di Dio e una cospiratrice nei confronti dell' ordine politico, sociale e morale dell' uomo.
E quindi una piaga da estirpare alla radice.
Col fuoco.
[SM=x1061985]
[SM=x1061977]

Se desiderate approfondire o conoscere meglio l' argomento, l' attività vera e propria della caccia, lo svolgimento dei processi, o l' applicazione pratica della tortura e della costrizione alla confessione, le problematiche della chiesa in opposizione al paganesimo, ovvero, se desiderate chiedere o aggiungere qualcosa di vostro interesse
, sarebbe un piacere collaborare con voi tutti.

La conoscenza è un bene di infinito valore da condividere con tutti.

Un bacio.

[SM=x1061917]



Marina
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re x Marina
Molto brava!!! Grazie!!!! [SM=x1061917] omega [SM=x1061969]



O=============O===========O

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X OMEGA

Superlove Omega...
[SM=x1061967]

Ogni visita di un uomo sul "Pianeta" è un onore ed un piacere!!!!

[SM=x1061959] [SM=x1061960]



Marina
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Complimenti nikitha!

Grazie [SM=x1061956]

ciao



Maria La bidella!
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Indro Montanelli e Roberto Gervaso, quando scrissero, in 20 volumi, la storia d'Italia, fecero alcuni cenni storici che riguardavano le donne, in epoche in cui, da un punto di vista antropologico, le donne venivano considerate, quasi come degli animali.
Mi sembra che nel"L'Italia dei secoli bui" di Montanelli e Gervaso, viene riportato qualche episodio inerente alle donne considerate streghe.
Appena avrò tempo, riporterò una ricerca didattica che feci nel 2003, quando, fra le materie che insegnavo, parlavo delle "pari opprtunità" delle donne.

Complimenti, Marina!

Pino



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L’emancipazione delle donne in Italia e nel mondo nel ‘90

-Andrea Marazziti-Désirée Riccitelli-
-Jennifer Poeti-Viviana Fabiani-

Le donne sono padrone di se stesse e godono dell’eguaglianza giuridica e di tutti gli stessi diritti degli uomini. Grazie alle loro battaglie e al loro impegno. Possono accedere a tutte le professioni e a tutti gli uffici (tranne che nel clero e nell’esercito, per ora). Non è sempre stato così però…

Grazie infatti alla intensa vita culturale che ha da sempre caratterizzato il nostro Paese, si sono verificati in modo sporadico atti di avanguardia.

Ma diamo uno sguardo ai secoli precedenti:

1678

Lucrezia Cornaro, giovane di vastissima cultura (parla correntemente 6 lingue ed è studiosa di teologia e filosofia), diventa, per incarico della Repubblica di Venezia, la prima professoressa universitaria…

1758
La bolognese Anna Morandi, occupa la cattedra di anatomia all'Università di Firenze.
Nei moti carbonari del 1821 si distingueranno le donne chiamate in codice "giardiniere", ma si tratta soltanto di casi isolati, in generale, nelle donne si continua a vedere solo qualcuno da destinare alla cura della casa e dei figli, da tenere lontano dalle attività politiche e sociali…

Il sistema sociale vigente è quello della famiglia patriarcale, in cui l'uomo è la fonte di reddito della famiglia perché è l'unico che porta a caso lo stipendio. Al mantenimento di tale realtà sociale contribuiscono anche leggi in vigore e norme del codice civile. Al capofamiglia si deve obbedire e sottostare senza nessuna opposizione. La subalternità è ribadita in tutti I suoi aspetti e nella tradizionale predominanza del marito che viene visto dotato di grande potere perché dispone del reddito per la famiglia.
Anche le prime famiglie industriali sono a carattere patriarcale in quanto in fabbrica le donne vengono assunte se già lì il marito è occupato e il marito è responsabile del loro comportamento sul posto di lavoro.

L'ideologia della famiglia borghese era detta "ideologia delle sfere separate" (lavoro à sfera maschile, casa à sfera femminile) a cui si cercava di dare una spiegazione ed una giustificazione con presunte motivazioni di carattere religioso, etico, morale e anche giuridico. Questa divisione della sfera pubblico/privato nella dicotomia uomo/donna ebbe anche delle ripercussioni nel campo giuridico, non a caso la legge americana a metà del XIX secolo affidava ai mariti poteri molto ampi: "Il marito e la moglie sono una sola persona. Questa persona è il marito". (Blockstore, 1853)

Nel Codice di Famiglia del 1865 le donne non avevano il diritto di esercitare la tutela sui figli legittimi, né tanto meno quello ad essere ammesse ai pubblici uffici. Le donne, se sposate, non potevano gestire I soldi guadagnati con il proprio lavoro, perché ci? spettava al marito. Alle donne veniva ancora chiesta l’"autorizzazione maritale" per donare, alienare beni immobili, sottoporli a ipoteca, contrarre mutui, cedere o riscuotere capitali, né potevano transigere o stare in giudizio relativamente a tali atti. Tale autorizzazione era necessaria anche per ottenere la separazione legale. L’articolo 486 del Codice Penale prevedeva una pena detentiva da tre mesi a due anni per la donna adultera, mentre puniva il marito solo in caso di concubinato.

Nel periodo Risorgimentale in Italia il dibattito sui diritti delle donne, la loro educazione ed emancipazione fu assai provinciale. Molti degli "illustri pensatori" del Risorgimento italiano si limitarono a ribadire la soggezione della donna. Secondo Gioberti: "La donna, insomma, è in un certo modo verso l’uomo ci? che è il vegetale verso l’animale, o la pianta parassita verso quella che si regge e si sostentata da sé". Per Rosmini: "Compete al marito, secondo la convenienza della natura, essere capo e signore; compete alla moglie, e sta bene, essere quasi un’accessione, un compimento del marito, tutta consacrata a lui e dal suo nome dominata".

Si passa da famiglie ampie e patriarcali a strutture più nucleari in cui la donna riesce a strappare al marito una cera libertà di manovra e di scelta.
Nonostante Anna Maria Mozzoni avesse fondato nel 1879 una Lega promotrice degli interessi femminili - che si batteva per il diritto di voto alle donne -, le prime femministe italiane si interessarono molto di più delle questioni sociali, anche per influenza del neonato Partito Socialista.

Questo passaggio non fu certamente indolore, ma richiese dure lotte e trovò molti ostacoli negli uomini alcuni dei quali sostenevano anche che la struttura psichica e fisica delle donne non fosse in grado di sostenere lo sforzo dell'insegnamento e dell'attività intellettiva. Quindi il voler istruirsi oltre che inutile veniva considerato anche dannoso per le donne.
Il passo successivo fu il voler svolgere le stesse professioni degli uomini, ossia le donne vollero praticare le stesse attività intellettuali degli uomini sostenendo di essere completamente in grado di fare ciò.

1889

Viene fondato a Varese il primo sindacato femminile che difende I diritti delle tessitrici.

Sul versante dei diritti civili e politici, erano nate frattanto l’Associazione nazionale per la donna a Roma nel 1897, l’Unione femminile nazionale a Milano nel 1899 e nel 1903 il Consiglio nazionale delle donne italiane, aderente al Consiglio internazionale femminile.
Nel 1900, risultano comunque iscritte all’università in Italia 250 donne, 287 ai licei, 267 alle scuole di magistero superiore, 1178 ai ginnasi e quasi 10.000 alle scuole professionali e commerciali. Quattordici anni dopo le iscritte agli istituti di istruzione media (compresi gli istituti tecnici) saranno circa 100.000…

Siamo nel ‘900…

Nel 1910 il Comitato Pro-Suffragio chiese al Partito Socialista di pronunciarsi sulla questione del suffragio femminile. Turati si pronunci? contro il voto alle donne fintanto che "la pigra coscienza politica e di classe delle masse proletarie femminili" finisca con il rafforzare le forze conservatrici. .

Anna Kuliscioff, compagna di Turati, gli rispose dalle pagine di "Critica Sociale" difendendo il suffragio femminile. Al Congresso socialista del 1910 per? Kuliscioff fin? con il sostenere che "il proletariato femminile non pu? schierarsi col femminismo delle donne borghesi [...] Per la donna proletaria il suffragio politico è un’arma per la propria emancipazione economica".

Maggio del 1912

Durante la discussione del progetto di legge della riforma elettorale, che avrebbe concesso il voto agli analfabeti maschi, I deputati Mirabelli, Treves, Turati e Sonnino proposero un emendamento per concedere il voto anche alle donne. Giolitti per? si oppose strenuamente, definendolo "un salto nel buio". Secondo Giolitti il suffragio alle donne doveva essere concesso gradualmente, a partire dalle elezioni amministrative: le donne avrebbero potuto esercitare I diritti politici solo quando avessero esercitato effettivamente I diritti civili…

…Con la Prima Guerra Mondiale I posti di lavoro persi dagli uomini richiamati al fronte vennero occupati dalle donne, nei campi, ma soprattutto nelle fabbriche. Circolari ministeriali permisero infatti l’uso di manodopera femminile fino all’80% del personale nell’industria meccanica e in quella bellica (da cui le donne erano state escluse con la legge del 1902). Con la fine della guerra per?, le donne, accusate di rubare lavoro ai reduci, persero questi posti di lavoro…

Marzo 1922

Modigliani present?a una semplice proposta di legge, il cui articolo unico recitava: "Le leggi vigenti sull’elettorato politico e amministrativo sono estese alle donne". Tale proposta, ancora una volta, non poté essere discussa ed in ottobre vi fu la Marcia su Roma.

Il fascismo in verità concesse il diritto di voto passivo ad alcune categorie donne per le sole elezioni amministrative. Mussolini stesso, intervenendo al congresso dell’Alleanza internazionale pro suffragio aveva detto che il fascismo aveva intenzione di concedere il voto a parecchie categorie di donne. La legge Acerbo (ironicamente chiamata del "voto alle signore") concedeva infatti il voto alle decorate, alle madri di caduti, a coloro che esercitassero la patria potestà, che avessero conseguito il diploma elementare, che sapessero leggere e scrivere e pagassero tasse comunali pari ad almeno 40 lire annue.

Il fascismo per? paura abolì subito dopo quelle stesse elezioni amministrative a cui aveva ammesso le donne. L’Associazione per la donna fu sciolta,
Nel frattempo il fascismo inaugurava una sua politica sul tema dei diritti delle donne. Le donne vennero spinta, per quanto possibile, entro le mura domestiche, secondo lo slogan: "la maternità sta alla donna come la guerra sta all’uomo", scritto sui quaderni delle Piccole Italiane. Le donne prolifiche venivano insignite di apposite medaglie.

Nel libro "Politica della Famiglia" del teorico fascista Loffredo, si legge: "La donna deve ritornare sotto al sudditanza assoluta dell’uomo, padre o marito; sudditanza e, quindi, inferiorità spirituale, culturale ed economica"

Le donne vennero poste in uno stato di totale sudditanza di fronte al marito che poteva decidere autonomamente il luogo di residenza ed al quale le donne devono eterna fedeltà, anche in caso di separazione…


1945

Nascono il Centro Femminile Italiano (CIF) che si propone di ottenere la ricostruzione della Patria, devastata dalla guerra e impoverita già precedentemente dalla politica ambiziosa di Mussolini, attraverso la giusta valorizzazione delle risorse femminili, e l'Unione Donne Italiane (UDI), propaggine del Partito Comunista, che si propone di coinvolgere attivamente le donne nella vita del Paese.

1946

Un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri Ivanoe Bonomi concesse anche alle donne il diritto di voto. Esso fu esercitato per la prima volta a livello nel referendum istituzionale, nelle elezioni amministrative e politiche per l'Assemblea Costituente avvenuto il 2 giugno 1946. Ma di fatto restavano in vigore tutte le discriminazioni legali vigenti durante il periodo precedente, in particolare quelle contenute nel Codice di Famiglia e il Codice Penale.

1950

Viene emanata la prima legge che garantisce la conservazione del posto di lavoro per la lavoratrice madre L’emancipazione comunque andava avanti, anche se a piccoli passi, spesso ambigui. Nel 1951 viene nominata la prima donna in un governo (la democristiana Angela Cingolani, sottosegretaria all’Industria e al Commercio).

1958

Viene approvata la legge Merlin, che abolisce lo sfruttamento statale della prostituzione e la minorazione dei diritti delle prostitute. Nel 1959 nasce il Corpo di polizia femminile, con compiti sulle donne e I minori…

1961

Sono aperte alle donne la carriera nel corpo diplomatico e in magistratura…

1963

Alle casalinghe viene riconosciuto il diritto alla pensione di invalidità e vecchiaia…

1970

Nel documento costitutivo si propone di informare sui mezzi anticoncezionali anche nelle scuole e ottenere la loro distribuzione gratuita, liberalizzare e legalizzare l’aborto, eliminare nelle scuole I programmi differenziati fra I sessi (educazione domestica e tecnica). Frattanto nel 1970 era stato concesso il divorzio…

1975

Era stato infine riformato il diritto di famiglia, garantendo la parità legale fra I coniugi e la possibilità della comunione dei beni…

1976

Per la prima volta in Italia una donna, la democristiana Tina Anselmi, assume la carica di Ministro di un settore piuttosto difficile: quello del Lavoro.

Situazione attuale

Sempre di più furono le donne impegnate in politica (anche se, a parte l'on. Nilde Iotti, Pci, Presidente della Camera dei Deputati per 13 anni, dal 1979 al 1992, gli incarichi affidati a delle donne furono relativamente pochi) nell'insegnamento e negli studi accademici.
Anche la diffusione della televisione ha contribuito in massa ad una migliore presentazione delle donne che hanno potuto dimostrare anche al grande pubblico di non essere da meno dei propri colleghi maschi.

In Italia la situazione è stata a lungo ed è tuttora molto insoddisfacente. Vediamo alcuni dati al riguardo:

* la composizione del Parlamento italiano è stata composto, in media, da meno del 4 % di donne;

* solo 2 presidenti di assemblea sono state donne (Iotti 1979-92, Pivetti 1994-96);

* il primo ministro donna lo si ebbe nel 1976 (20 dopo la proclamazione della Repubblica) e fu la democristiana Tina Anselmi. I ministeri assegnati alle donne (mai più di una fino al 1991) furono sempre di carattere sociale, mai politico o economico. Sanità, Lavoro. Affari sociali, Pubblica Istruzione erano questi e non gli Esteri o il Tesoro I campi d'azione ritenuti validi per le donne;

* solo a partire dal VII Governo Andreotti ebbe 2 donne (Rosa R. Jervolino agli Affari sociali e Margherita Boniver all'Immigrazione). Nel 1993, governo Ciampi, le donne salirono a tre (Rosa R. Jervolino alla Pubblica Istruzione, Fernanda Contri agli Affari sociali e Maria Pia Garavaglia alla Sanità);

* solo nel 2000 è stata eletta una donna alla guida di una regione italiana. Si tratta di Rita Lorenzetti, Presidente della Giunta regionale della regione Umbria;

* solo alla fine degli anni '90 una donna è entrata a far parte della Corte Costituzionale. Si tratta di Fernanda Contri, nominata dal Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro;

* nel 1995, nel governo di Lamberto Dini, la sig.ra Susanna Agnelli ebbe un ministero di grande peso, quello degli Esteri. Un'altra donne, Rosa Russo Jervolino, ebbe un ministero di altrettanta importanza nel I Governo D'Alema (1998) in cui ricoprì l'incarico di Ministro dell'Interno. In tale gabinetto comparivano ben sei donne ministro, un vero record.

Legge 19 Maggio 1975, n. 151

La riforma del diritto di famiglia sostituisce il vecchio codice fascista in materia e introduce alcune innovazioni che riconoscono un modello di unità familiare basato sull’uguaglianza giuridica.
Le modifiche all’articolo 143 del codice civile eliminano la dipendenza giuridica e morale della moglie nei confronti del marito che era in vigore prima della riforma. Le nuove disposizioni prevedono che con il matrimonio il marito e la moglie acquistino gli stessi diritti e gli stessi doveri. Nel matrimonio vi è obbligo reciproco alla fedeltà, all’assistenza morale e materiale, alla coabitazione e alla collaborazione, con la suddivisione dei compiti all’interno della famiglia.

Entrambi i coniugi sono tenuti a contribuire ai bisogni della famiglia, ciascuno in relazione alle proprie sostanze e alla propria capacità di lavoro professionale o casalingo. La riforma parifica il valore del lavoro casalingo e quello che dà reddito, riconoscendo che si contribuisce alle necessità della famiglia anche con le attività casalinghe. Viene riconosciuto, in tal modo, tangibilmente, il contributo, della donna alla famiglia con il lavoro svolto fra le mura domestiche.
L’art. 143 prevede anche che con il matrimonio la moglie aggiunga al proprio cognome quello del marito e lo conservi durante lo stato vedovile, fino a che passi a nuove nozze.

La potestà esercitata sui figli non è più solo del padre, ma spetta ad entrambi I genitori. L’innovazione più rilevante della riforma è costituita dall’introduzione della comunione legale dei beni fra I coniugi. Tutto quello che viene acquistato dopo il matrimonio è considerato di proprietà comune di entrambi I coniugi in parti uguali.

Riferimenti alla Costituzione

La riforma del diritto di famiglia avvenuta con la legge 151/75 da applicazione ai princìpi definiti dall’art. 29 della Costituzione che stabilisce: “ La Repubblica riconosce I diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sull’uguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con il limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare”.
Come madre, insieme al padre, la donna ha il diritto-dovere di mantenere, istruire, educare I figli anche se nati fuori dal matrimonio (art. 30 Cost.)

Morale della favola…

Come si è visto molto è stato fatto, ma molta strada dobbiamo
Ancora percorrerla per contribuire a realizzare e a costruire
Una reale società integrata tra uomo e donna in base a principi
Di reale uguaglianza e rispetto.
Ciò che va assolutamente evitato è una sorta di "vendetta" da
Parte maschile che, sentendosi frustrata per il potere in parte
Perduto, potrebbe interpretare e applicare un'uguaglianza che
Non tiene conto delle diverse strutture fisiche di un uomo e di
Una donna.



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Re:
non dimentichiamo, ci crediate o meno, che esistevano persone, per lo più donne in quanto hanno una sensibilità maggiore, che erano scomode alla chiesa proprio per il fatto che erano davvero "streghe"..oggi giorno diremmo "sensitivi..medium...etc...". Tutt'oggi questo è un argomento molto scomodo alla chiesa (e non solo), anche se si è fatto spazio. [SM=x1061929]
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Re: Re:

Scritto da: @Salila@ 12/04/2007 18.04
non dimentichiamo, ci crediate o meno, che esistevano persone, per lo più donne in quanto hanno una sensibilità maggiore, che erano scomode alla chiesa proprio per il fatto che erano davvero "streghe"..oggi giorno diremmo "sensitivi..medium...etc...". Tutt'oggi questo è un argomento molto scomodo alla chiesa (e non solo), anche se si è fatto spazio. [SM=x1061929]



Cara Klaudia,
Credo tu abbia molto da dire ancora, su questo tema.....
Un caro Saluto
Pino



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Re: Re: Re:

Scritto da: parliamonepino 12/04/2007 22.00


Cara Klaudia,
Credo tu abbia molto da dire ancora, su questo tema.....
Un caro Saluto
Pino


mi affascina molto questo argomento, da quando sono nata. Ho studiato quanto mi basta, x ora e sono in continua ricerca. Ma ho imparato che non sono i libri a darmi le risposte, ma piuttosto un aiuto ad ampliare le mie prospettive.
A parte questo, ancora oggi le persone dette "sensitive" sono piuttosto discriminate e viste come delle visionarie. Certo, non vengono + dichiarate eretiche ma cmq, vengono additate in qualche modo. Fortunatamente la società sta evolvendo anche se il lato negativo porta con sè truffatori..gente maligna che coglie la disperazione altrui x fare danaro! questo è inaccettabile ma non significa che ogni "sensitivo" sia falso!
[SM=x1061958]
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