DICO: ROMA SUONA LA 'SVEGLIA' DEI DIRITTI
ROMA - Una festa per i Dico, con bandiere, colori e musica. Con un po' di rabbia, ma senza violenza, con migliaia di uomini, donne, bambini, giovani e anziani riuniti a piazza Farnese e dintorni, nel cuore di Roma, per ascoltare le ragione di una politica, una parte del governo, che ha chiesto a gran voce i diritti per le coppie di fatto. Con "l'orgoglio" di chi vuole portare l'Italia in Europa, anche per i diritti. Due ore di confronto serrato, una tensione che è cresciuta fino alla "sveglia" alla politica che è suonata alle 18, con gli 80 mila manifestanti (secondo una stima degli organizzatori) che hanno fatto suonare telefonini, fischietti e quant'altro, per chiedere al Parlamento di approvare il ddl sui Dico.
Ministri, sottosegretari, parlamentari, si sono seduti a turno sul palco con lo sfondo viola, per parlare con le coppie di fatto, etero e omosessuali, che senza pudore hanno raccontato le loro storie, normali o drammatiche, e che hanno chiesto alla politica di non rimanere sorda alle richieste della società civile. "E' stata una grande festa civile - ha detto uno degli organizzatori, Alessandro Zan - che ha portato in piazza la maggioranza silenziosa di questo paese. Alcuni paventavano una manifestazione contro, invece non è stata né contro il governo, né contro la famiglia, ma per allargare i diritti". Un evento senza incidenti o provocazioni, a parte un centinaio di volantini lanciati dal terrazzo di un palazzo dalla "Lista no pacs" contraria "al matrimonio tra omosessuali".
Tra lesbiche in vestito da sposa, finti preti e vescovi che criticavano il Vaticano, drag queen dagli spacchi vertiginosi, sono arrivati i politici: i ministri Barbara Pollastini ("madrina" del Ddl con Rosy Bindi), Paolo Ferrero e Alfonso Pecoraro Scanio; i sottosegretari Chiara Acciarini (della Famiglia), Paolo Cento, Luigi Manconi, e poi, tra gli altri, Franco Giordano, Marco Rizzo, Wladimir Luxuria, Franco Grillini, Enrico Boselli. Sul palco anche un esponente della Cdl, Benedetto Della Vedova di Forza Italia, che ha portato la sua solidarietà ai gay, ricevendo però la contestazione della piazza che l'ha accolto al grido "Zapatero, Zapatero".
Altri fischi, che in generale non sono stati molti, sono stati rivolti dal ministro della Giustizia, Clemente Mastella, favorevole al Family Day che da Cortina d'Ampezzo ha risposto con un "pernacchio" secondo la tradizione dei Sanniti. Mastella si è anche rammaricato di un manifesto appeso alla statua di Giordano Bruno in Campo dei Fiori con un fotomontaggio di Che Guevara 'incinto' e la didascalia: "Ti Dico, il padre è Mastella concepito a sinistra".
"Una grande manifestazione sui diritti - ha detto Ferrero - come prevedeva il programma dell'Unione. Se fosse stata prima delle elezioni sarebbe stata considerata una manifestazione pro-Ulivo: non capisco perché non possa essere così oggi". Pollastrini ha ricordato che i Dico riconoscono i doveri e i diritti delle persone "a cui teniamo molto. Persone che si vogliono vedere regolarizzate, che non vogliono essere perseguitate. Si tratta di una base di partenza, saggia ed equilibrata costruita insieme alla collega Bindi e voluta dalla gran parte del governo. Può e deve essere migliorata dal Parlamento".
"Una manifestazione colorata, pacifica e positiva - ha detto Pecoraro Scanio - per allargare i diritti ai conviventi. Un'evento di grande civiltà". E la voce contro il Vaticano è stata di un sacerdote sospeso a divinis, Franco Barbero, che ha parlato di una piazza "che non è contro la fede, ma contro i poteri ecclesiastici che opprimono". Alla fine è stata una vera festa con esponenti del mondo dello spettacolo e con un' assenza: Alessandro Cecchi Paone che non è salito sul palco per protesta contro le pressioni ricevute, ha spiegato, perché non criticasse il Vaticano.
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“Non esiste delitto, inganno, trucco, imbroglio e vizio che non vivano della loro segretezza. Portate alla luce del giorno questi segreti, descriveteli, rendeteli ridicoli agli occhi di tutti e prima o poi la pubblica opinione li getterà via. La sola divulgazione di per sè non è forse sufficiente, ma è l'unico mezzo senza il quale falliscono tutti gli altri”.
Joseph Pulitzer (1847-1911), Fondatore Premio Pulitzer