dal link
www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/Libri/grubrica.asp?ID_blog=54&ID_articolo=655&ID_sezione=81&sezi...
posto l'articolo.
La bioetica in confessionale
La scelta del governo di centrosinistra: sono cattolici il presidente e la maggioranza dei membri. Proprio mentre l’offensiva della Chiesa diventa più martellante
TELMO PIEVANI
Dai primi giorni di dicembre del 2006 l’Italia ha finalmente un nuovo Comitato nazionale di bioetica. Si era accumulata una certa tensione impaziente e sospettosa attorno al rinnovo di questo organismo, sia per i lunghi mesi di attesa (e di trattativa?) trascorsi dopo la scadenza del mandato del precedente Comitato sia per il rilievo assunto nel frattempo dai temi «eticamente sensibili» all’interno della maggioranza di governo. Il Comitato nazionale di bioetica (d’ora in poi per brevità Cnb) nel nostro Paese è infatti una diretta emanazione della presidenza del Consiglio dei ministri. Possiamo dunque legittimamente sintetizzare che si tratta della fedele espressione di come il governo Prodi interpreta il pluralismo delle visioni bioetiche in Italia e di come vuole indirizzare il dibattito nei prossimi mesi e anni. In una fase di offensiva a tutto campo delle gerarchie ecclesiastiche e di profonda spaccatura del mondo cattolico tra fondamentalisti e moderati, l’attenzione è alta. Scorriamo dunque l’elenco dei nuovi membri.
Stando all’annuncio ufficiale dell’esecutivo, il nuovo Comitato è stato selezionato sulla base di quattro criteri prevalenti: la riduzione del numero dei componenti da 52 a 40; una presenza più massiccia di donne, che salgono a 15; l’abbassamento dell’età media; un discreto ricambio nella composizione dell’organismo. Si tratta, a prima vista, di principî di scelta condivisibili e positivi. Tuttavia, in questa metodologia balza all’occhio un’assenza macroscopica: la competenza nel merito. Per quanto edificanti, i quattro criteri formali adottati non hanno alcuna relazione logica stringente con i contenuti delle decisioni del Comitato e con il metodo di discussione per raggiungerle. La riduzione del numero, il genere, l’età anagrafica e il ricambio non sono di per sé garanzia né di pluralismo né di qualità. Nei fatti sicuramente andrà tutto bene, ma in linea di principio questi criteri non fugano i dubbi. Così, se andiamo a scavare nei profili accademici e disciplinari dei nuovi membri incontriamo una realtà leggermente meno neutrale: non è che i criteri reali di scelta del nuovo Comitato, dietro quelli di facciata sbandierati al pubblico, siano stati di tenore completamente diverso?
Vediamo. La rappresentanza di personalità provenienti dal mondo cattolico è sempre stata preponderante nei nostri Comitati di bioetica, fa parte delle tradizioni non scritte. Controlliamo però precisamente a quanto assomma tale rappresentanza in quello appena nominato e insediatosi il 26 gennaio 2007. Analizzando il curriculum, le pubblicazioni, le interviste e le prese di posizione dei nuovi membri su questioni dirimenti come lo statuto dell’embrione e il controllo delle nascite, possiamo fondatamente attribuire al variegato mondo della bioetica cattolica ben 24 membri su 40: una maggioranza assoluta, schiacciante. Stando in questi termini la composizione interna, ed essendo stato un fervente cattolico il presidente nei due precedenti mandati, ci si aspetterebbe di trovare, come bilanciamento, un presidente di orientamento diverso. Ebbene, no. A quella maggioranza assoluta va infatti aggiunto l’ex presidente della Corte costituzionale e attuale presidente dell’Istituto dell’Enciclopedia italiana, Francesco Paolo Casavola, professore di Diritto romano. Egli potrà esercitare la sua influente funzione di cattolico democratico e conciliante in qualità di nuovo presidente del Cnb.
Il primo criterio reale di selezione consiste dunque nel fatto che la pluralità delle concezioni bioetiche italiane è rappresentata, secondo l’attuale governo di centro-sinistra, da una maggioranza assoluta (non relativa, assoluta) più il presidente - che storicamente ha sempre avuto un ruolo di rilievo nelle decisioni del Comitato - assegnati d’ufficio a esponenti di area cattolica. Non vi è alcuna possibilità democratica, di fronte alla coesione della maggioranza o a richiami all’obbedienza che hanno ormai cadenza quotidiana, che una mozione o un documento contrari ai valori forti della bioetica confessionale italiana siano approvati da questo Cnb. L’unica speranza, paradossale, è che il presidente, per un moto soggettivo di coscienza, da moderato si faccia garante di un minimo rispetto del pluralismo etico.
Dentro la folta pattuglia di maggioranza troviamo naturalmente intellettuali non soltanto di tutto rispetto, ma anche piuttosto eterogenei per sensibilità e attitudini. Troviamo cattolici adulti e meno adulti, moderatamente progressisti e conservatori, uomini della Cei, sacerdoti, giuristi e medici. Conosciamo bene quali siano le nobili doti di indipendenza dei cattolici democratici italiani, ma in una fase storica in cui le pressioni della gerarchia spiccano per aggressività e perseveranza ci domandiamo quale effetto avranno, al momento di prendere decisioni cruciali su punti specifici di dibattito, i richiami all’ordine.
Il turbamento aumenta se contiamo il numero di esponenti del movimento «Scienza e vita» e di altre associazioni accreditate presso le istituzioni pontificie presenti nel nuovo Cnb. Vi troviamo alcuni dei più agguerriti sostenitori di quel cattolicesimo conservatore e antiscientifico che ha trasformato i recenti dibattiti bioetici italiani in campagne ideologiche violente e intolleranti. Vi troviamo puntualmente gli autori degli scurrili turpiloqui su eugenetica nazista, scienza della morte, tirannia della tecnica, manipolazione della vita. Molta «vita», insomma, e poca scienza. La maggioranza già assoluta dello schieramento cattolico conta pertanto al proprio interno una solida componente di oltranzisti. Ne deduciamo che il secondo criterio è stato quello di dare adeguata rappresentanza, purtroppo, all’involuzione intransigente e retriva di una parte del mondo cattolico: una minoranza, perché di questo si tratta nella società italiana, ma straordinariamente rumorosa e influente.
Mio commento
C'e' poco da starsene allegri,in un paese dove il vaticano e' una presenza ingombrante e pressante ne vanno di mezzo secondo me anche le garanzie di pluralismo etico.Credo che il Vaticano sia riuscito in qualche modo ad influenzare le decisioni dei politici nel scegliere il nuoco CNB.
Paolo
www.animelibere.net[Modificato da pcerini 05/03/2007 13.41]