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Il nuovo comitato nazionale di bioetica (CNB)

Ultimo Aggiornamento: 06/03/2007 10:44
05/03/2007 13:39
 
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dal link www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/Libri/grubrica.asp?ID_blog=54&ID_articolo=655&ID_sezione=81&sezi...

posto l'articolo.



La bioetica in confessionale



La scelta del governo di centrosinistra: sono cattolici il presidente e la maggioranza dei membri. Proprio mentre l’offensiva della Chiesa diventa più martellante


TELMO PIEVANI

Dai primi giorni di dicembre del 2006 l’Italia ha finalmente un nuovo Comitato nazionale di bioetica. Si era accumulata una certa tensione impaziente e sospettosa attorno al rinnovo di questo organismo, sia per i lunghi mesi di attesa (e di trattativa?) trascorsi dopo la scadenza del mandato del precedente Comitato sia per il rilievo assunto nel frattempo dai temi «eticamente sensibili» all’interno della maggioranza di governo. Il Comitato nazionale di bioetica (d’ora in poi per brevità Cnb) nel nostro Paese è infatti una diretta emanazione della presidenza del Consiglio dei ministri. Possiamo dunque legittimamente sintetizzare che si tratta della fedele espressione di come il governo Prodi interpreta il pluralismo delle visioni bioetiche in Italia e di come vuole indirizzare il dibattito nei prossimi mesi e anni. In una fase di offensiva a tutto campo delle gerarchie ecclesiastiche e di profonda spaccatura del mondo cattolico tra fondamentalisti e moderati, l’attenzione è alta. Scorriamo dunque l’elenco dei nuovi membri.

Stando all’annuncio ufficiale dell’esecutivo, il nuovo Comitato è stato selezionato sulla base di quattro criteri prevalenti: la riduzione del numero dei componenti da 52 a 40; una presenza più massiccia di donne, che salgono a 15; l’abbassamento dell’età media; un discreto ricambio nella composizione dell’organismo. Si tratta, a prima vista, di principî di scelta condivisibili e positivi. Tuttavia, in questa metodologia balza all’occhio un’assenza macroscopica: la competenza nel merito. Per quanto edificanti, i quattro criteri formali adottati non hanno alcuna relazione logica stringente con i contenuti delle decisioni del Comitato e con il metodo di discussione per raggiungerle. La riduzione del numero, il genere, l’età anagrafica e il ricambio non sono di per sé garanzia né di pluralismo né di qualità. Nei fatti sicuramente andrà tutto bene, ma in linea di principio questi criteri non fugano i dubbi. Così, se andiamo a scavare nei profili accademici e disciplinari dei nuovi membri incontriamo una realtà leggermente meno neutrale: non è che i criteri reali di scelta del nuovo Comitato, dietro quelli di facciata sbandierati al pubblico, siano stati di tenore completamente diverso?

Vediamo. La rappresentanza di personalità provenienti dal mondo cattolico è sempre stata preponderante nei nostri Comitati di bioetica, fa parte delle tradizioni non scritte. Controlliamo però precisamente a quanto assomma tale rappresentanza in quello appena nominato e insediatosi il 26 gennaio 2007. Analizzando il curriculum, le pubblicazioni, le interviste e le prese di posizione dei nuovi membri su questioni dirimenti come lo statuto dell’embrione e il controllo delle nascite, possiamo fondatamente attribuire al variegato mondo della bioetica cattolica ben 24 membri su 40: una maggioranza assoluta, schiacciante. Stando in questi termini la composizione interna, ed essendo stato un fervente cattolico il presidente nei due precedenti mandati, ci si aspetterebbe di trovare, come bilanciamento, un presidente di orientamento diverso. Ebbene, no. A quella maggioranza assoluta va infatti aggiunto l’ex presidente della Corte costituzionale e attuale presidente dell’Istituto dell’Enciclopedia italiana, Francesco Paolo Casavola, professore di Diritto romano. Egli potrà esercitare la sua influente funzione di cattolico democratico e conciliante in qualità di nuovo presidente del Cnb.

Il primo criterio reale di selezione consiste dunque nel fatto che la pluralità delle concezioni bioetiche italiane è rappresentata, secondo l’attuale governo di centro-sinistra, da una maggioranza assoluta (non relativa, assoluta) più il presidente - che storicamente ha sempre avuto un ruolo di rilievo nelle decisioni del Comitato - assegnati d’ufficio a esponenti di area cattolica. Non vi è alcuna possibilità democratica, di fronte alla coesione della maggioranza o a richiami all’obbedienza che hanno ormai cadenza quotidiana, che una mozione o un documento contrari ai valori forti della bioetica confessionale italiana siano approvati da questo Cnb. L’unica speranza, paradossale, è che il presidente, per un moto soggettivo di coscienza, da moderato si faccia garante di un minimo rispetto del pluralismo etico.

Dentro la folta pattuglia di maggioranza troviamo naturalmente intellettuali non soltanto di tutto rispetto, ma anche piuttosto eterogenei per sensibilità e attitudini. Troviamo cattolici adulti e meno adulti, moderatamente progressisti e conservatori, uomini della Cei, sacerdoti, giuristi e medici. Conosciamo bene quali siano le nobili doti di indipendenza dei cattolici democratici italiani, ma in una fase storica in cui le pressioni della gerarchia spiccano per aggressività e perseveranza ci domandiamo quale effetto avranno, al momento di prendere decisioni cruciali su punti specifici di dibattito, i richiami all’ordine.

Il turbamento aumenta se contiamo il numero di esponenti del movimento «Scienza e vita» e di altre associazioni accreditate presso le istituzioni pontificie presenti nel nuovo Cnb. Vi troviamo alcuni dei più agguerriti sostenitori di quel cattolicesimo conservatore e antiscientifico che ha trasformato i recenti dibattiti bioetici italiani in campagne ideologiche violente e intolleranti. Vi troviamo puntualmente gli autori degli scurrili turpiloqui su eugenetica nazista, scienza della morte, tirannia della tecnica, manipolazione della vita. Molta «vita», insomma, e poca scienza. La maggioranza già assoluta dello schieramento cattolico conta pertanto al proprio interno una solida componente di oltranzisti. Ne deduciamo che il secondo criterio è stato quello di dare adeguata rappresentanza, purtroppo, all’involuzione intransigente e retriva di una parte del mondo cattolico: una minoranza, perché di questo si tratta nella società italiana, ma straordinariamente rumorosa e influente.

Mio commento
C'e' poco da starsene allegri,in un paese dove il vaticano e' una presenza ingombrante e pressante ne vanno di mezzo secondo me anche le garanzie di pluralismo etico.Credo che il Vaticano sia riuscito in qualche modo ad influenzare le decisioni dei politici nel scegliere il nuoco CNB.

Paolo

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[Modificato da pcerini 05/03/2007 13.41]

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Insopportabili comitati di bioetica.
Insopportabili.

Ho appena sostenuto un esame in merito.

Sono 37 anni che discutono e ancora non hanno preso una decisione nemmeno sul LINGUAGGIO da usare per parlare di certe cose.
Per non parlare delle decisioni di fine vita, dell'aborto, dei trapianti, dello statuto dell'embrione ecc ecc

Totalmente inutili.

Sul mio blog ho postato un intervento in merito: Carpe Diem

Ciao a tutti,

[Modificato da PsYkoT|k 05/03/2007 14.33]




PsYkoT|k

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05/03/2007 17:15
 
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Si,ho letto la discussione del tuo blog!

Sono venuto a conoscenza del bioetico Maurizio Mori,che avanzo' una proposta legislativa in merito alla carta dell'autodeterminazione,rimasta inascoltata per alcune resistenze nel CNB dell'epoca dettate credo anche dal pressioni di vario tipo,politiche e religiose!

Un'esempio che se fosse andato in porto dal punto di vista legislativo io e la mia famiglia lo avremmo sfruttato per far risparmiare a nostro padre l'ultima settimana immane di sofferenze atroci dovute alla nota "fame d'aria" tant'e' vero che soffriva anche in regime sedatorio,tant'e' vero che lui medesimo ci chiese a voce molto molto bassa (che non aveva nemmeno la forza di parlare) di fare qualcosa.

Paolo

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X Paolo
Strano!!!! Io sapevo che CNB volesse dire C[SM=x1061929] Non Buoni.
Nonostante la mia ignoranza però c'ero andato vicino lo stesso [SM=x1061946] [SM=x1061946] [SM=x1061946] omega [SM=x1061920] [SM=x1061959]



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05/03/2007 18:58
 
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Eh si,Norberto,direi che personalmente lo ritengo un'ottimo motivo per odiare il fanatismo religioso di ogni sorta!

Ricordo quando negli ultimi 3 giorni il parroco' del posto passava a vedere mio padre proferendo le solite parole del "paradiso",del "cristo che soffre",del "cristo che accoglie in cielo chi soffre".....soltanto che a mio padre,se davvero queste parole venivano dal cielo,avrebbe dovuto sentirle,recepirle,o percepirle in qualche modo,invece,cio' che mio padre in quei momenti sentiva,era l'incredibile e disumano affanno respiratorio!Capimmo che cio' che voleva era farla finita immediatamente!

Taluni principi,dogmi,comportamenti dettati da talune credenze sono cosi' lontani anni luce dalla realta' individuale,dalla reale sofferenza e dalla reale coscienza di chi soffre che in taluni momenti chi proferisce o chi si fa portavoce di certe "idee" diventa insensibile e incredibilmente feroce!

La coscienza che chiede di farla finita in quelle circostanze irrimediabili da cui non si torna piu' indietro,va ascoltata,protetta,"liberata",non la si puo' ingabbaire in dogmi illusioni o speranze da eroi quando la coscienza in quel momento non vuole proprio saperne di mettersi a fare da eroina!

In quel momento la mia famiglia conobbe quanta ferocia e quanta distanza ponesse il credo di allora dalla vita di nostro padre a cui non servivano consolazioni illusorie di quel tipo ma solo pieta' pieta' e ancora pieta',una richiesta di aiuto e di pieta' incredibilmente stravolgente!

Paolo

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Sono venuto a conoscenza del bioetico Maurizio Mori,che avanzo' una proposta legislativa in merito alla carta dell'autodeterminazione,rimasta inascoltata per alcune resistenze nel CNB dell'epoca dettate credo anche dal pressioni di vario tipo,politiche e religiose!



Sin dalla creazione dei comitati e centri di studio sulla bioetica negli anni '70, primo di tutti il famoso "Kennedy Institute of Ethycs" (Hellegers, 1971), si è notata una certa tendenza al "ritorno alla spiritualità".

Detto in parole povere, la maggiorparte dei fondatori di queste scuole e comitati sono dei teologi. Ci sono ovviamente anche atei. Ed è proprio per questo che secondo me non c'è un dialogo, e non sarà mai possibile crearne uno su queste basi.
Ad esempio, vorrei riassumere alcuni punti di vista di questo furbone, famosissimo teologo e bioetico, Stanley Hauerwas:

- il compromesso è negativo;
- il linguaggio neutrale (linguaggio comune da usare per discutere tra la parte conservatrice e quella innovatrice) è un'eresia;
- i valori che la società dovrebbe avere sono tutti presenti nel linguaggio della religione;
- non ha senso aspirare a valori comuni perché non esistono altri valori oltre a quelli della comunità religiosa, sarebbe una contaminazione;
- alla ragione non è dato di giungere autonomamente a definire gli obblighi della morale, essa deve essere guidata dalla fede.

E questo è uno di quelli che decide della nostra vita e della nostra morte, quando saremo su un letto in attesa di tirare l'ultimo respiro.

Vi sentite meglio ora?

Vorrei però puntualizzare una cosa. Ho detto prima che secondo me su queste basi non ci sarà mai un dialogo. Questo perché entrano in gioco sia teologi credenti che atei.
Se ci fosse presente una sola parte il dialogo ci sarebbe sicuramente (tranne nel caso in cui ci fossero solo i teologi: litigherebbero tra una religione e l'altra, quindi forse per dialogare in modo costruttivo dovrebbero essere di una sola confessione).

Ciao a tutti,



PsYkoT|k

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06/03/2007 09:55
 
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"Se ci fosse presente una sola parte il dialogo ci sarebbe sicuramente (tranne nel caso in cui ci fossero solo i teologi: litigherebbero tra una religione e l'altra, quindi forse per dialogare in modo costruttivo dovrebbero essere di una sola confessione)."

Che piacere dialogare in questo ambito.
Pienamente condivisibile il tuo messaggio,gli assolutismi fanno male alla societa',specie in quello che si riconosce in affermazioni del tipo che "non vi possono essere altri valori comuni all'infuori della comunita' religiosa",come a dire,che le visioni etiche dell'ateo o dell'agnostico non hanno validita' secondo un tale dettame!

Comincio a credere, che,ripensando al post di Norberto dal titolo "Chiesa Cattolica e assassini",che anche un tale ostracismo assolutista possa costituire una sorta di "crimine" lesivo della liberta' individuale di scegliere per esempio come morire in situazioni estremamente irreversibili!Come se in sostanza quest'ostracismo etico facesse altre vittime del senso morale e della coscienza individuale!

Dico questo perche' mi sono letto il libro di Umberto Veronesi "Il diritto di morire" che denota una visione aperta e priva di preconcetti a mio avviso!

Paolo

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06/03/2007 10:25
 
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re x Paolo
Sono d'accordo con te. omega [SM=x1061963] [SM=x1061963] [SM=x1061963] [SM=x1061956]



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Questo succede soprattutto nel caso di religioni "aggressive", cioè la cui base e precetto è il "convertire" tutta l'umanità al proprio credo.

In questo momento mi trovo nell'aula pc della mia università, ho appena sostenuto l'esame di psicologia sociale e sto aspettando gli esiti (era scritto), che avrò tra mezz'ora circa.

Molto interessanti le teorie del mio professore riguardo alle prospettive multiple.

Ne parlerò presto, appena avrò occasione.

Nel frattempo vi saluto cordialmente,



PsYkoT|k

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