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NO AL CATTOLICESIMO

Ultimo Aggiornamento: 28/12/2006 19:19
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Il 1° marzo 1978 portai questo mio contributo ad un congresso evangelico. Cosa è cambiato da allora? Nel mondo nulla; nel mio cuore lo spirito con il quale fu pronunciato ,battagliero,animoso.
Allora ero animato da forti risentimenti perché erano pochi anni che avevo acquisito attraverso la ricerca una nuova identità spirituale,quella che ho tuttora. Oggi,a distanza di tanti anni,pur non cambiando nella sostanza,mi sento di proporlo con uno spirito di amore per la verità e per dar modo ai foristi giovani e non, dei momenti di riflessione. Buona lettura.

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Sarebbe facile porre il NO assoluto al cattolicesimo analizzando le varie dottrine che lo compongono;ma adesso si parla di nuovo cattolicesimo,di una forma di cattolicesimo disincarnata dalle vecchie tradizioni e a dare l’avvio a questa nuova forma di cattolicesimo fu il Concilio Vaticano II,con le sue implicazioni e con le sue ,diciamo pure,complicazioni.
I canoni di questo concilio ecumenico vengono citati adesso come la Bibbia e si dice che addirittura il Concilio V. II darà i suoi frutti rigogliosi in un prossimo futuro,però, perdonate lo scetticismo, guardando ora alle asciutte,alle aride,alle fredde statistiche,diciamo che non è nato neppure l’albero che dovrebbe produrre questi rigogliosi frutti.
Anzi,accanto questo seme vediamo addirittura sorgere delle erbacce ,delle ortiche,delle zizzanie,e la misura e i termini di tanta impetuosa alluvionale contraddizione che ogni giorno notiamo nella chiesa cattolica si possono ricavare da recentissimi dati di fatto,da avvenimenti che ogni giorno noi possiamo constatare;riforme, aggiornamenti,prese di posizione definitive che ribadiscono in maniera chiarissima dentro quale mare di guai si è andata a buttare la chiesa cattolica e sempre in onore e obbedienza o anche,diciamolo pure,in disobbedienza al C.V. II.-
Alla luce del buon senso,la chiesa cattolica è caduta in questa confusione ecumenica che ormai travolge,corregge,sconvolge,riforma,annulla ,cancella, riti di liturgia,messe e anche musica sacra.
Avete sentito parlare certamente della nuova musica sacra,della musica beat, nelle chiese e non è ancora da escludere che il prete che dice messa si faccia accompagnare prossimamente da una schiera di suore che danzano la loro danza sacra.
In moltissime chiese cattoliche apostoliche romane dell’Africa,questo è già un dato di fatto,un recente documentario televisivo ha fatto vedere alcune suore che ballano la cosiddetta danza sacramentale. Quindi ,nulla di strano se in questa nuova cornice ,in questa nuova visione del cattolicesimo fra poco ci sia anche la danza sacra,elevata,è il caso di dirlo,agli onori degli altari.
E’ tutto un tentativo di abbordare il materialismo consumistico col trascendentale: Cristo e nello stesso la politica. Consentitemi ora di fare una digressione storico –politica per inquadrare meglio la situazione di questo nuovo cattolicesimo;perché se noi diciamo NO al cattolicesimo c’è anche una ragione sociale oltre che una ragione religiosa e quindi anteponiamo,non per ragioni d’importanza,ma semplicemente per appianare,per distendere il terreno della nostra discussione,anteponiamo dicevamo questa ragione politico-sociale del nostro “no” a questo cattolicesimo moderno.
E’ proprio la posizione della chiesa cattolica nei confronti della politica italiana.
Una definizione più giornalistica che storica,facilona e imprevedibile nello stesso tempo,ha fatto il giro degli ambienti politici in tono di frase fatta e questo intorno
alla nuova concezione di “chiesa” scaturita dal Concilio Vaticano II e la notiziola è questa:
che il Tevere simbolicamente che dovrebbe essere quella striscia d’acqua che divide Roma dal Vaticano,il Tevere con l’apertura internazionale della chiesa cattolica si è fatto più largo come per dire che dal 1870 ,cioè l’anno dell’unità d’Italia fino all’anno 1970, il vaticano si è disinteressato ,si è distaccato da ogni interferenza condominiale nel campo politico italiano e si è dato tutto e completamente alla ricerca della verità religiosa della quale sarebbe stato il coronamento magnifico il C.V. II.---.Nulla è stato mai detto di più falso e di più opposto alla verità della realtà diplomatica della chiesa cattolica di questi ultimi secoli da Pio VI a Pio XII.
Già Benedetto Croce,noto illustre filosofo,in una delle sue postille rilevava nel cattolicesimo del suo tempo che non aveva niente a che vedere col cattolicesimo politico di oggi,aveva scritto che la massiccia grandezza giuridica del cattolicesimo tradizionale,assai simile alla statale,ha sempre pretesa,il cattolicesimo, di essere sotto il sospetto della concorrenza e rivalità con lo stato italiano.
Per quanto riguarda Roma non si tratta di geografia,di delimitazioni nello spazio di confini , il Vaticano stà dentro la Capitale con piazza S.Pietro a un tiro di schioppo da Montecitorio o da Palazzo Madama e se i deputati strillano o gridano alla Camera o a Palazzo Madama l’eco delle loro voci giunge subito alla Cancelleria Apostolica assai prima di una notizia di agenzia o addirittura prima ancora di una telefonata. Per gli storici che la sanno abbastanza lunga vale oggi,come valeva ieri,la verità enunciata da un grande storico tedesco,Leopoldo von Ranke , il quale diceva che la storia in Italia è sempre stata materia di rapporto della lotta tra la chiesa cattolica contro lo stato italiano. La politicizzazione ecumenica della chiesa è ormai evidente,persino a coloro i quali vogliono seguire la politica dello struzzo che mette la testa sotto la sabbia per non vedere il pericolo. Tale politica in Francia,in Germania, in Olanda e altrove ha delle punte unicamente teologiche e sermoni di carattere morale,o diciamo pure immorale,riguardante il costume ,specialmente il costume sessuale dei preti in calzoni,oggi vessilliferi delle lotte di classe e persino dell’anarchia con prediche trasformate in comizi insidiosi,talvolta pieni di bestemmie allumacate ,le quali lasciano la striscia proprio come fa la lumaca con la propria bava.
Mi piace ripetere un pensiero di Benedetto Croce “Etica e politica” cap.9 pag.11 :
“Si trova una profonda ripugnanza quando uomini della chiesa cattolica assumono la parte di politici e di violenti,di trafficanti,di intriganti,degli sbirri e dei carnefici. Ci si domanda perché si siano dati il nome di sacerdoti quando i loro atti e le loro parole li assegnano a tutt’altra categoria.”
La verità è che al contrario di quanto si dice politicamente e equalmente,il Tevere non si è allargato ma si è fatto molto più stretto soprattutto nel fluire di questi ultimi anni.
Anche se all’ideale di Cavour “libera chiesa in libero stato” è stata ispirata la nostra convenzione del 1948 con la famosa formula della reciproca indipendenza e sovranità della chiesa e dello stato.
Nell’ultimo ventennio la chiesa ha cambiato costume ,ha cambiato linguaggio,ma il corpo,la sostanza è sempre quella anche con la schitarrata beat che si fa oggi a volte durante la messa.
Oggi vediamo un Vaticano preoccupatissimo non di estendere i propri confini religiosi ma di estendere la sua pretesa ;lo vediamo preoccupatissimo di farsi voler bene a ogni costo,un Vaticano tutto ecumenico che sotto nuova forma cerca di conseguire il medesimo fine di sempre,cioè la potenza. La politica ecumenica e lasciamo da parte la trascendenza che ormai l’hanno buttata in cantina e se ancora si parla di trascendenza nel C.V. II ,è tutta una parola priva di significato infatti la politica ecumenica,mettendo da parte la trascendenza,ha una programmatica di alleanze e di compromessi che riguardano persino coloro i quali fino alla scomparsa di Pio XII rappresentavano i discepoli del diavolo,o addirittura il demonio in persona. (i comunisti).
Ebbene,oggi c’è questa convergenza nella chiesa cattolica verso questo materialismo ateo e basterebbero questi “particulari”,come direbbe il nostro Macchiavelli,per dare la misura della rivoluzionaria trasformazione della chiesa nel corso di questi pochi anni.
Ciò corrisponde ad una evoluzione della religione ,ridotta ormai solamente ed unicamente al servizio sociale. Ne deriva che la presenza politica della chiesa cattolica nella vita italiana,rimanendo fermi all’esame in sintesi di questo ultimo periodo non può più essere contingente,pesata e misurata negli stessi termini di una volta;adesso tutto è cambiato: prima c’era Mussolini ora c’è Breznev, il vaticano guarda a sinistra,punta sul rosso,si è spogliato del nero che aveva prima col partito fascista e oggi,anche a costo di compromessi punta sul rosso; in questa atmosfera si concluse il tanto decantato C.E.V. II.
In una atmosfera di compromessi unicamente politici.
Vediamo alcuni punti essenziali, soltanto alcuni ne possiamo esaminare,della dogmatica cattolica e cerchiamo di esplorare il sottofondo che, malgrado i mutamenti esteriori del vestito, è rimasto sempre uguale.
Cioè noi dimostreremo il nostro “no” al cattolicesimo non attraverso i vecchi schemi della polemica tradizionale ,ma attingendo a piene mani a quello che è ora il nuovo corso ecumenico con il C.E.V.II.- E ci soffermeremo principalmente su 3 punti principali sui quali il V.II ha cercato di dare una veste nuova purtroppo a corpi vecchi: i punti sarebbero la gerarchia,la mariologia e l’ecumenismo.
Concluderemo poi nel dire perché Roma non si è convertita ma ha cambiato talora in peggio i suoi panni. Passiamo alla gerarchia e al magistero.
Il lettore non cattolico che si accinge alla lettura del 1° capitolo della costituzione “De Ecclesia” del C.V.II trova una gradita sorpresa e nello stesso tempo inaspettata,cioè sorpresa di respirare quasi un’aria evangelica,invece del linguaggio scolastico e giuridico di sempre che era stato finora la regola nei testi cattolici tradizionali il lettore non cattolico si trova difronte a un linguaggio biblico che procede sulla base di continue citazioni di versetti del NT. Non so,queste citazioni appaiono incastonate in un tessuto di schemi e di formule che richiamano incontestabilmente alla memoria certe espressioni classiche della teologia della Riforma.
Però,con la solita sottigliezza della teologia cattolica, questi riferimenti sono piuttosto prudenti e inquadrati con tanta cura tanto che lo studioso sosta piuttosto perplesso e un po’ disorientato e spingendo l’indagine oltre le prime impressioni superficiali ci si accorge che le linee di sviluppo del capitolo “De Ecclesia”,sono controllate quasi parola per parola dai testi del Magistero e della Tradizione su cui poggiano le espressioni neotestamentarie ; in altri termini,questo linguaggio non sgorga dalla Bibbia,non viene dal NT,ma dal Magistero e dalla Tradizione,rimanendo ancorato a fondamenti teologici e quindi non biblici ai quali rimane saldamente legato.
Per esempio noi abbiamo sempre predicato che nella chiesa che Cristo fondò il sacerdozio è universale,cioè tutti i membri della chiesa sono chiamati a partecipare al sacerdozio di Cristo.
Ebbene,voi prendete lo schema del C.V.II e vedrete che il sacerdozio di tutti i credenti non viene più condannato come veniva condannato una volta,però si fanno delle prudenti riserve e difatti leggiamo da “De Ecclesia”:”La uguaglianza riguardo alla dignità e all’azione comune a tutti i fedeli nell’edificare il Corpo di Cristo è riconosciuto” ma proprio nella stessa pagina in cui si afferma il sacerdozio di tutti i credenti si incontrano delle affermazioni contrastanti che perlomeno lasciano interdetti.
E si incomincia a stabilire (i soliti distinguo della teologia cattolica),si comincia a stabilire che uguaglianza non esclude distinzione,anzi implica una distinzione fra i sacri ministri e si aggiunge ,distinzione voluta dal Signore e questa distinzione non è solo di grado ma soprattutto di “essenza”.
Sono parole dello schema del capitolo “De Ecclesia”;da qui la struttura organica della gerarchia tradizionale.
Al vertice il Papa, Vicario di Cristo per eccellenza che il Signore pose in Pietro e nei suoi successori,ha posto dice lo schema, come pietra e clavigero della chiesa e lo ha considerato pastore di tutto il suo gregge, principio visibile e fondamento dell’unità dei vescovi e dei fedeli la cui autorità e potestà,piena,suprema e universale può esercitare ovunque e sempre liberamente.
Lo stesso Concilio Ecumenico non può,secondo lo schema, interferire assolutamente nelle decisioni di questa autorità pontificia, anzi non ha neppure il diritto , non ha la possibilità di riunirsi per promuovere un libero dibattito nella chiesa se il detentore di questa autorità,il clavigero cioè, non lo ritiene opportuno.
E così viene preclusa la via ad una eventuale riforma promossa dal basso e a questo proposito il Vaticano II, ha sanzionato il famoso canone 227 del codice di diritto canonico,annullando la possibilità di una revisione di questo punto fondamentale della progettata nuova formulazione del Codice. Mai,dice lo schema, può esserci un concilio ecumenico che come tale non sia confermato o almeno ricevuto dal successore di Pietro ed è prerogativa del Romano Pontefice, convocare questi concili,presiederli e confermarli.
Già Lutero aveva dichiarato che una delle tre muraglie edificate dai Romanisti per proteggersi contro la riforma della chiesa era la convocabilità di un concilio esclusivamente da parte del Papa,a colui che è investito da questa suprema autorità,a costui è attribuito il primato di giurisdizione universale ed è conferito il dono di un magistero infallibile,non è soggetto a giudizio di appello,ed è quindi per sua natura insindacabile. Il Concilio di Trento non era stato così forte nelle sue espressioni e neppure il Concilio Vaticano I non fu così forte per inculcare e definire l’autorità del Papa.
Alle dichiarazioni e definizioni Pontificali è dovuto un religioso assenso anche quando il papa non parla “ex cathedra”. Come si vede niente di nuovo sotto il sole; i canoni del Vaticano I non solo sono stati confermati ma addirittura scavalcati in pieno con esplicazioni chiarificatrici là dove potessero sorgere dei dubbi che il protestantesimo nella sua lotta continua contro il papato,contro la gerarchia cattolica,in qualche modo aveva fatto sorgere.
Ma a questo punto della discussione in seno al C.V. II un gruppo di vescovi si ribellò perché non accettava questa autorità assoluta da parte del Sommo Pontefice e si parlò di collegialità . Il secondo gradino della gerarchia romana,dei vescovi cioè,cercavano di inserire nei canoni del V. II l’autorità collegiale dei vescovi,se non uguale a quella del papa,almeno unita a quella del papa.
Ebbene,di questa collegialità ci interesseremo semplicemente per esaminare questo nuovo principio emerso e poi soffocato nel dibattito conciliare. Il paragrafo 22 dello stesso schema dice:” Il collegio o corpo episcopale non ha autorità se non lo si concepisce insieme col Pontefice Romano.”
D’altra parte l’ordine dei vescovi il quale succede al collegio apostolico nel magistero e nel regime pastorale è continuazione del corpo apostolico con a suo capo il Romano Pontefice. E mai,senza questo capo,eppure soggetto di suprema e piena potestà su tutta la Chiesa,sebbene questa potestà non possa essere esercitata se non consenziente il Romano Pontefice.
Fra i padri conciliari si accese una violenta polemica. Venne sostenuta da parte di alcuni Padri,cosiddetti progressisti, una eguaglianza giuridica della “potestas pontificia”,ma venne fuori subito una nota esplicativa. Quando questi vescovi incominciarono a dire “noi vogliamo l’eguaglianza giuridica, l’Osservatore romano tamponò subito e in data 25 novembre 1964 venne pubblicata una nota esplicativa che si dice addirittura sia stata fatta di pugno nell’originale latino da Paolo VI,con la quale si evidenziavano non i diritti ma i doveri di dipendenza dei Vescovi dal Papa.
La nota pontificia per rispondere ai dubbi dottrinali espressi da molti Padri spiega con ogni chiarezza che il termine ed il concetto di “collegio” non deve essere inteso in senso giuridico come se si trattasse di un collegio di uguali,ma in senso teologico in quanto struttura ecclesiastica a carattere permanente fondata sulla Rivelazione.
E cerchiamo questo fondamento sulla Rivelazione!!!!
Potrete cercare per tutta la durata della vostra vita da una pagina all’altra della Bibbia ,non troverete mai questo concetto di dipendenza da parte dei vescovi delle congregazioni da un sommo Padre,Capo, chiamato esso Pontefice,Papa o come volete voi.
E proprio a questo punto che casca l’asino perché voglio citarvi alcune espressioni di alcuni vescovi per la definizione dogmatica della collegialità. Cito il caso del cardinale Pellegrino,arcivescovo di Torino,che era uno dei promotori di questa collegialità. Essi dicevano che la collegialità è fondata sulla Rivelazione. Per quanto si dettero da fare non trovarono un solo versetto per stabilire come la Bibbia potesse autenticare il loro criterio di collegialità. Ad un certo punto il cardinale Pellegrino si alza in piena assemblea e dice:”Bene confratelli,non preoccupiamoci di quello che può dire la Bibbia,approviamo la collegialità,lasceremo ai teologi il compito di risolvere il problema con qualche loro schema.” –Sono parole testuali che furono prese da pubblicazioni dei lavori del Concilio. Perciò questo collegio,secondo il Concilio V. II deve avere un capo e questo capo,in quanto tale,deve avere l’esclusiva prerogativa di esercitare la sua potestà in ogni tempo e a suo piacimento.
Naturalmente,quello di compiere degli atti che in nessun modo potranno essere competenza dei vescovi,i quali ultimi non possono mai agire indipendentemente dal loro capo,e se l’azione del capo venisse a mancare per una malattia o per qualsiasi altra incidenza,ebbene,questi vescovi ,anche in tal caso non potrebbero mai esercitare il loro potere di agire come collegio.
La ventata di libertà che il gruppo progressista capitanato dal cardinale Suenant ,Pellegrino ecc,cadde come era venuta. Il Papa col suo stivale di ferro soffocò, prima che nascesse, questo vento di fronda in un governo democratico della chiesa.
E sono questi i testi conciliari che dovrebbero avere una portata teologica veramente grande ma,hanno questa portata teologica?. La risposta non è difficile; vi sono pochi punti di contatto con il pensiero non cattolico anche volendo accettare il punto di vista del gruppo progressista il quale voleva sostituire l’autorità del papa con una autorità collegiale,restiamo interdetti di fronte alle affermazioni del card. Pellegrino il quale dice:”lasciamo stare la Bibbia,ci penseranno i teologi a risolvere il problema.”
Non possiamo trovare dei punti di contatto tali da poter giustificare molte prese di posizione del C.V. II. Il primo elemento risulta evidente dal fatto che interpretare la tesi della collegialità applicando gli schemi democratici che si volevano mettere in evidenza,equivale a precludersi la possibilità di comprendere quello che era veramente questo schema sulla collegialità.
Purtroppo,perché addolora vedere come tante menti illustri si impantanano così presto nell’entusiasmo di qualche meteora che appare;innumerevoli commentatori protestanti,non cattolici e laici hanno orchestrato sulla stampa mondiale il tema del decentramento e della democratizzazione della chiesa cattolica ehh no, si tratta di considerazioni prive di qualsiasi fondamento ,come è stato poi clamorosamente dimostrato dalla iniziativa presa dal papa alla chiusura della 3° sessione del Concilio quando impose il suo punto di vista sullo schema della libertà religiosa.
E’ troppo semplicistico attribuire questi fenomeni a delle menti contingenti ad urto di tendenza,ad errori psicologici. Fermarsi alla cronaca episodica,alla anedottica quotidiana significa soltanto mancare di prospettiva storica e nello stesso tempo mancare di prospettiva teologica.
Dietro le parole,dietro ad alcuni fatti,dietro ad alcune posizioni,dietro la cronaca, dietro la sociologia,dietro la psicologia non bisogna dimenticare che c’è qualcosa di più per la chiesa cattolica ,c’è il DOGMA. La chiesa cattolica il dogma non lo lascia,non lo abbandona mai e nel cattolicesimo la costituzione gerarchica della chiesa,col papa al vertice,la piramide gerarchica è un dogma di fede,appartiene cioè a una di quelle definizioni infallibili che sono oggetto di fede in quanto manifestano decisioni divine che provengono direttamente da Dio e mettono in contatto con l’autorità stessa di Dio.
Questa costituzione non si può considerare sul piano del diritto ecclesiastico perché se così fosse sarebbe suscettibile di modifica,ma sul piano dogmatico e come tale appartiene all’essenza immutabile della chiesa perché di divina istituzione e la scomunica che il C.V. I° aveva comminato a coloro i quali non credevano ,si rifiutavano di credere all’autorità pontificia,il Vaticano II non ebbe il coraggio di toglierlo. Quindi confermò in pieno quello che il V. I° aveva stabilito.
Per questo noi siamo costretti a dire NO al cattolicesimo ancora una volta!.

Il 2° punto è la MARIOLOGIA.
Il sintomo più evidente che la chiesa cattolica non si è convertita,come oggi molti vogliono dire,con tutti questi cambiamenti che noi vediamo,il sintomo più evidente è che è rimasta pagana e paganeggiante noi lo vediamo in un fenomeno molto indicativo,cioè nel fenomeno del culto a Maria. La cosiddetta Mariologia,o dottrina,discorso su Maria ,non è come hanno detto
alcuni protestanti che si sono tanto avvicinati alla chiesa cattolica dopo questo C.E.V. II non è un fenomeno più o meno trascurabile di latitudine geografica ,e qui si è fatto il nome della Sicilla dicendo che laggiù il culto a Maria è qualcosa di straordinario .
Dimostrerò che non è questione di latitudine geografica; la latitudine conferisce alle espressioni della fede,modi appariscenti di più o meno vasto folclore,infatti ci sono spari,mortaretti,luminaria,tutte manifestazioni popolari che ricordano i ludi antichi dei Romani, ma qui non si tratta di folclore, di temperamento delle popolazioni, non è qui il problema.
Nella solenne chiusura,e questo dico a coloro i quali con tanta leggerezza continuano a dire che il fenomeno mariano è un fenomeno di latitudine geografica,nella solenne chiusura della 3° sessione,la geografia mariologica,in S.Pietro a Roma era rappresentata non dalla Sicilia o dalla Sardegna o dalle altre isole,ma era rappresentata su scala universale nelle persone di 24 Padri conciliari che concelebrano col Pontefice e questi 24 Padri conciliari erano titolari o contitolari dei maggiori santuari del mondo; da Lourdes a Loreto,da Fatima a Guadalupe.
Qui non è più questione di latitudine geografica,nelle discussioni lo schema è stato criticato come troppo poco mariano e sapete chi ha detto questo? : i signori cardinali progressisti,quelli che non volevano più il papa.
Bisogna rendersi conto che la mariologia è connessa con l’essenza del cattolicesimo, è l’espressione dell’anima del cattolicesimo. In un discorso tenuto pochi giorni dopo le prime discussioni sullo schema su Maria, Paolo VI disse che la Vergine è al centro più cosciente della fede e della pietà cattolica; quindi al centro e non alla periferia,alla rude periferia,alla arretrata periferia.
Perchè questo? . Perché questa coscienza cattolica della fede su Maria ?. perché maggiormente nella chiesa cattolica si comprende e si coltiva la devozione mariana,perché nessuno è più devoto di Maria Santissima come lo è il Papa. In quanto i Papi sanno che a motivo del loro ministerio sono al vertice in virtù del mistero di Maria e la chiesa vive in virtù del mistero di Maria. Questo è quanto scriveva l’Osservatore Romano il 9 ottobre 1964.
In un altro discorso lo stesso papa ha affermato che il dogma mariano è il dogma centrale del cattolicesimo e riassume simbolicamente tutta la dottrina cattolica offrendo la sintesi del dogma stesso della Chiesa. Questa è dunque la ragione per cui Paolo VI disse:” La conoscenza della vera dottrina cattolica su Maria,costituirà sempre una chiave per la esatta comprensione del mistero di Cristo e della Chiesa.”.
I redattori dello schema su Maria si sono sforzati di dare un fondamento biblico alle affermazioni tradizionali,erano animati da buone intenzioni,quella di compiacere i fratelli separati,gli osservatori protestanti che erano al Concilio, nella speranza di condurli al riconoscimento della fondatezza biblica della dottrina su Maria. Senonchè il metodo seguito ,non portò a formulare la dottrina in ubbidienza al Vangelo,sfondando tutti gli sviluppi arbitrari ma spesso li portò a coprire l’autorità del Vangelo; anzi vorrei dire che si sono serviti del Vangelo per coprire una dottrina già costituita anche quando è in maniera evidente che detta dottrina mancava e manca di fondamento come nel caso dell’Immacolata Concezione,della Assunzione oppure nel caso in cui i sacri testi dicono esattamente il contrario di quello che si vuole sostenere. Su questo argomento possiamo leggere i celebri passi di Marco 3 in cui si parla della famiglia di Gesù,di Luca 11 e via dicendo.
Tutti gli attributi della tradizione cattolica, o che la tradizione cattolica ha conferito a Maria e che nella loro maggioranza non sono altri che doppioni degli attributi che il messaggio cristiano conferisce a Cristo, tutti questi attributi hanno ricevuto la approvazione e la sansione conciliare: verginità perpetua di Maria,impeccabilità di Maria, Assunzione, la contrapposizione con Eva,funzione di salvezza e di redenzione,proclamazione di Regina del Mondo, Mediatrice ecc ecc.-
Tutte queste affermazioni in una concatenazione grandiosa,le une con le altre non rappresentano che una copia mitologica della figura e dell’epoca del Cristo; esprimono una precisa e consapevole concezione dogmatica. Paolo VI con lucida coscienza ha dichiarato che tutte queste formulazioni corrispondono allo scopo centrale che si è prefisso il Concilio e cioè quello di manifestare il volto della Santa Chiesa,perciò costituiscono il vertice ,il coronamento della intera costituzione dogmatica “De Ecclesia”.
Vogliamo vedere Cristo più esautorato di così? Non penso che possiamo trovare parole migliori di quelle che ha trovato Paolo VI .
La ragione dogmatica che ispira tutte queste affermazioni e che fissa il rapporto fra il tema di Maria e il tema della chiesa sta tutto in questo: Maria è figura della Chiesa. Il testo della costituzione dogmatica a questo riguardo è piuttosto esplicito e il discorso del Papa al momento della proclamazione ufficiale non è che la conferma,anzi vorrei dire il commentario più evidente.
Difronte alle posizioni di una chiesa che ritiene di agire nella persona di Cristo,che dice di agire nella persona di Cristo,che proclama se stessa Mater et Magistra,che esalta la propria bellezza,la maestà della propria istituzione che viene portata dalla stessa chiesa alle stelle, difronte a questa chiesa che glorifica se stessa invece di confessare il proprio peccato, che richiede sottomissione alla propria legge invece di sollecitare udienza al Vangelo, che proclama il proprio nome invece del nome del Signore, noi restiamo ancora una volta interdetti, facciamo ancora un passo indietro, ci attacchiamo al Vangelo, non intendiamo sostituirlo in nessuna maniera con mistiche moderne mariologie e diciamo ancora una volta NO al cattolicesimo.
Quando questo cattolicesimo tenterà di coordinare le proprie energie e riscoprirà il messaggio di Cristo,se ciò le sarà dato, allora e allora soltanto ,e solo a questa condizione ,si potrà cominciare a parlare di dialogo perché questo possa avvenire senza confusioni o divisioni ideologiche e possa avere un senso, possa avere un mordente cristiano.
Ad una chiesa cattolica che per secoli con preoccupante sicurezza ha proclamato che Dio è dalla sua parte e ne ha elaborato la misteriosa oggettivazione dottrinale ed ecclesiologica,noi non contrapponiamo altro che l’universalità del Cristo e l’universalità della paternità di Dio .
Oggi la chiesa cattolica concede,bontà sua, che Dio può trovarsi anche fuori dalla chiesa cattolica,e alla polemica di ieri ci sostituisce il tranquillante ecumenico di oggi e dei tempi poi , che purtroppo si sta diffondendo con rapidità epidemica, però anziché farsi contagiare da questo virus ecumenico, non sarebbe meglio forse farsi vaccinare e cominciare a chiedersi se Dio per caso non sia né da parte cattolica né da parte protestante e non sia per caso il Signore che mette in questione gli uni con gli altri per le loro dottrine, con le loro sicurezze teologiche?
Non è il caso invece di entrare in uno stato di confessione, di ravvedimento e recitare il mea culpa?
Il terzo punto che ora esamineremo per il nostro NO al cattolicesimo è l’ecumenismo. Parlare di ecumenismo e di ecumenismo cattolico, significa esaminare in ogni sua sfumatura il decreto su tale argomento perché il Concilio ha formulato un decreto sull’ecumenismo.
E non mi ritengo affatto settario, pessimista o negativamente polemico se già prima di concludere affermo che questo decreto sull’ecumenismo è il documento più bello della chiesa cattolica però, badate bene, il più bel documento diplomatico perchè in esso io non trovo altro che dolciastre sviolinature intorno a un tema ormai vecchio di secoli e la chiesa cattolica non vuol far perdere di vista; che la chiesa cattolica è l’unica, santa, vera chiesa di Cristo Gesù.
Ed infatti proprio su questo documento si riafferma con propria chiarezza ed energia e con tutte le specificazioni necessarie che l’unica chiesa di Cristo è la chiesa apostolica, cattolica, romana. E siccome Cristo è l’unico mediatore, l’unica via della salvezza e Cristo e di mente è presente soltanto nel suo Corpo che è la chiesa cattolica governata dal successore di Pietro; ne risulta che l’appartenenza a questa chiesa è necessaria e indispensabile alla salvezza;
La rigida logica di questa affermazione non deve essere dimenticata per valutare apertamente l’ecumenismo cattolico e le sue prospettive lontane. L’unico gregge sotto un solo pastore; perché la chiesa di Roma è l’unica grande chiesa guidata dal vicario di Cristo e l’aggregazione a questo gregge è facilitata dalla presenza di alcuni elementi obiettivi fondamentali che i non cattolici non ce l’hanno o se ce l’hanno alcuni in comune ma semplicemente in parte, perché l’obiettività cristiana di questi elementi è valida esclusivamente alla condizione del loro completamento nel contesto dogmatico, culturale e disciplinare della Chiesa di Roma.
In altri termini “tornate da noi e questi valori avranno un vero valore”.
Non si può fare a meno di restare perplessi di fronte a tante ambiguità del decreto sull’ecumenismo e ciò è dato soprattutto dal fatto che questo documento è permeato tutto dalla presenza dogmatica che la chiesa di Roma è l’attuale unico vero Corpo di Cristo.
Potrei fare molti esempi, in altri termini, della chiesa cattolica, il linguaggio del decreto è interpretato in base alla premessa cristologica ed ecclesiologica; esso, il decreto, è inteso come l’incertezza da parte non cattolica;, posizione di crisi quindi nelle chiese non cattoliche, ma che diventano posizioni di verità se queste minoranze, che queste frange rientrassero nella disciplina della chiesa di Roma,; in altri termini la chiesa di Roma dice che i non cattolici si sono creati una specie di complesso freudiano: loro sanno che si trovano male lontano da Roma, non lo vogliono confessare, ma essi hanno un’aspirazione nostalgica alla riunione con la chiesa di Roma; quindi noi ci saremmo creati un complesso mentre la chiesa cattolica è in possesso di tutta la verità rivelata da Dio e di tutti i mezzi della grazia quali sono i sacramenti. Per esempio i non cattolici, noi, poveri ignoranti, poveri reietti, non abbiamo che dei frammentucci, abbiamo delle briciole di verità, abbiamo dei beni però dispersi lontano da lei, lontano dalla chiesa cattolica, questi non cattolici non possono che abbandonare il loro stato anormale di dispersione, rientrare nella normalità.
Dobbiamo riunirci al tutto perché il loro valore deriva ,dice il testo ,dalla stessa pienezza della grazia e della verità che è stata affidata alla chiesa cattolica, difatti, solo per mezzo della chiesa cattolica,chiesa unica di Cristo,che è lo strumento generale della salvezza,si può ottenere tutta la pienezza dei mezzi di salute; in realtà col solo Collegio Apostolico con a capo Pietro,crediamo che il Signore abbia affidato tutti i tesori della nuova alleanza per costituire l’unico corpo di Cristo sulla terra al quale bisogna che siano pienamente incorporate tutti quelli che già,in qualche modo,con le briciolette dicevo,appartengono al popolo di Dio. Questo al paragrafo 3 dello schema sull’ecumenismo.
Poveri illusi,dicono loro, gli concediamo il posto di parenti poveri ma non abbiate la pretesa di chiamarvi Chiesa perché chiesa siamo soltanto noi, perché la chiesa è solo quella Romana.
Allora cosa consiste questo vantato ecumenismo? Ve lo dico subito con una frase scultorea di Paolo VI nella visita che egli fece a Ginevra quando parlò al Segretariato Generale delle Chiese.
Il povero segretario fece un bellissimo discorso,era uno di quelli che non aveva capito un gran che sull’ecumenismo vero,e parlava di questo ecumenismo della chiesa cattolica e delle chiese protestanti. Il papa disse: “Il nostro ecumenismo si riduce a due punti, all’elemosina e alla politica”. Sono parole testuali di Paolo VI. “Mettiamoci d’accordo e in Italia e all’estero; all’estero voi protestanti dove noi siamo in minoranza ci potete essere utili, in Italia dove noi siamo in maggioranza e voi in minoranza possiamo esservi utili noi.”
Ecco in cosa consiste il tanto decantato ecumenismo cattolico. Non occorre scomodare le fonti della Rivelazione, la Bibbia per affermare che la Chiesa Romana non si è né rinnovata,né liberata come alcuni affermano ,ma si è aperta soltanto a nuove istanze sociali. Noi non predichiamo un vangelo sociale ,noi predichiamo il Vangelo, potenza di Dio per la salvezza degli uomini. Noi abbiamo detto che il mondo cattolico si trova in un momento di materiale confusione circa la propria fede in quanto rimane ancorata a vecchi principi dogmatici.
Quando uscì il tanto contestato Catechismo d’Olanda, Paolo VI disse espressamente quello che era il principio della chiesa cattolica. “ Noi siamo coscienti della inquietudine che agita alcuni ambienti moderni in relazione alla fede. Essi non si sottraggono all’influsso di un mondo in profonda trasformazione,nel quale un gran numero di certezze vengono messe in contestazione o in discussione. Vediamo anche dei cattolici che si lasciano prendere da una specie di passione per i cambiamenti e per le novità. Senza dubbio la chiesa ha costantemente il dovere di proseguire nello sforzo di approfondire e presentare in modo sempre più confacente alle generazioni che si succedono,gli imperscrutabili ,misteri di Dio,fecondi per tutti di frutti di salvezza; al tempo stesso ,pur nell’adempimento dell’indispensabile dovere di indagine è necessario avere la massima cura di non intaccare gli insegnamenti della dottrina cristiana,perché ciò vorrebbe dire,come purtroppo spesso oggi avviene, ingenerare turbamento e perplessità in molte anime di fedeli. Ci sembra che a noi incomba il dovere di adempiere il mandato affidato da Cristo a Pietro e di cui siamo i successori, sebbene l’ultimo per meglio ,di confermare nella fede i nostri fratelli.”
Quindi ribadita l’essenza del cattolicesimo tradizionale!. Ci potevano essere parole più chiare di queste?. Non penso si possa tergiversare sulle parole del Papa,la sua interpretazione della fede deve essere vincolante per tutti i cattolici e,se voi leggete l’atto di fede a chiusura dell’anno petrino o dell’anno della fede che il Papa fece,vedrete tutti i principi della dogmatica tradizionale ,ristabilì e ancora una volta proclamò.
A noi pare di poter concludere che questa confessione di fede del papa data a tutto il mondo in piazza S.Pietro non sia altro che il motivo principale per cui, disincantati dalle inutili visioni di un cattolicesimo riveduto e corretto,di un cattolicesimo che va verso il cristianesimo,disincantati da questa visione,ancora una volta siamo costretti a tornare indietro, al Vangelo di Cristo, potenza e sapienza di Dio per la salvezza di ogni credente e dire NO al cattolicesimo, si a Cristo Gesù.
Vostro omegabible

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28/12/2006 14:11
 
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Caro Norberto,
Ho letto questo lungo trattato dal titolo: "NO AL CATTOLICESIMO".

Il NO! indica una posizione contrapposta, col NO! si respinge, si rifiuta, il NO! non da la possibilità di un dialogo.

Infatti, in questo scritto si esprimono pensieri che squalificano la Chiesa Cattolica Apostolica Romana.

Non sono cattolico, ma oggi come oggi non confronterei la mia posizione di fede con quella Istituzionale della Chiesa Cattolica, al massimo mi posso confrontare con un'altro mio simile.

Lascerei a Dio il compito di intervenire nel suo giudizio e a lui che bisogna rimettere queste cose.

Il nostro incarico è di non perdere la fede e di provarla ogni giorno.

Ho grande stima della tua persona e riconosco in questo scritto un grande lavoro di ricerca, mi permetto di esprimere la mia opinione, un po' diversa, proprio per il rapporto di stima reciproca.

Concludo, con l'ultima battuta che scrivi alla fine del tuo intervento, che mi trova perfettamente d'accordo: "Sì a Cristo Gesù!".
Un abbraccio
Pino



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re x Pino
Caro Pino,
leggo: [infatti in questo scritto si esprimono pensieri che squalificano la Chiesa Cattolica Apostolica Romana ].

Più che altro ho espresso dei fatti; poi ognuno può fare le riflessioni che vuole.
Infatti non ce l'ho con i cattolici o con i TdG bensì con le rispetive gerarchie che si impersonano come comandamenti!!!come canali di Dio per la guida degli uomini.!!!
Vedi Pino, il dire "si a Cristo Gesù", mi obbliga automaticamente quindi al rifiuto di tutto il resto che è soltanto una farsa grottesca e per niente spirituale.

Confermandoti la mia stima ti saluto caramente Norberto [SM=x1061971]
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28/12/2006 17:38
 
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Caro Norberto,
Concordo con quello che scrivi!
L'unica persona che ha diritto di salire sul podio e parlare con libertà di parola è Gesù Cristo.
Ci sono sempre più "giudici" e pochi "imputati".

Citerò un racconto che spero faccia riflettere:

“Prigioniero”, proclamò il Grande Inquisitore, “siete accusato di aver incoraggiato la gente a violare la legge, le tradizioni e le usanze della nostra santa religione.
Siete colpevole o innocente?”
Colpevole, Vostro Onore”.
“E in quanto a frequentare la compagnia di eretici, prostitute, pubblici peccatori, esattori delle imposte, colonialisti ed oppressori della nazione, in breve tutti gli scomunicati?”
“Colpevole, Vostro Onore”.
“Infine, siete accusato di aver modificato, corretto e messo in questione i sacri dogmi della nostra fede. Colpevole o innocente?”
“Colpevole, Vostro Onore”.
“Come vi chiamate, prigioniero?”
“Gesù Cristo, Vostro Onore”.

La vera differenza nella religione
non è fra chi pratica il culto
e chi non lo pratica,
ma fra chi ama e chi non ama.


Un abbraccio
Pino



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28/12/2006 19:19
 
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Re x Pino
Beccati due abbracci. Norberto [SM=x1061971] [SM=x1061952]
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