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PROPOSTA SERIA: FINI FOR PRESIDENT!

Ultimo Aggiornamento: 19/02/2009 13:03
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Postato su: Repubblica.it il 16 dicembre 2007
www.repubblica.it/2007/10/sezioni/politica/centrodestra-partito-unico/cd-proposta-fini/cd-proposta-f...

"GIANFRANCO FINI PROPONE: DOPO SILVIO, LUCA CORDERO DI MONTEZEMOLO" - Parte Prima
www.repubblica.it/2007/10/sezioni/politica/centrodestra-partito-unico/cd-proposta-fini/cd-proposta-f...


"NELLA EX CASA DELLE LIBERTA' E' SCONTRO SUL LEADER DI AN"

ROMA - Gianfranco Fini infrange un tabù e come era comprensibile le prime reazioni non sono positive.

In un'intervista su Libero il leader di An parla della possibilità di creare una forza unitaria di centrodestra a prescindere da Silvio Berlusconi, ma al momento in pochi sembrano credere nella fattibilità del progetto.

"Non penso sia possibile e non voglio neppure che sia tentato", dice l'ex ministro Claudio Scajola.

"Dobbiamo cercare invece ogni motivo di unità e di coesione, aggiunge. Voliamo alto, le regole sono tutte da scrivere insieme".

"Non si può pensare - insiste l'esponente di Forza Italia - che Berlusconi voglia rompere con An, Udc e Lega. Per essere sinceri Berlusconi ha preso atto per ultimo e non per primo che l'esperienza della Cdl era finita. Per mesi non ha potuto convocare vertici perché Casini dichiarava che non avrebbe partecipato. Sono stati gli alleati per primi a definire la Cdl finita, non Berlusconi".

Nell'intervista Fini affermava esattamente il contrario:

"La Cdl è stata demolita da Silvio. Ma un sistema di alleanze alternative al Pd o all'Unione è possibile con o senza il demolitore. Il monopolio della politica non è previsto".

L'ex vicepremier chiariva quindi con chi pensava di realizzare la sua proposta: "Semplice, con tutti quelli che ci stanno. Con chi ha idee e principi da condividere con noi".

Francesco Storace, ormai in polemica con Fini su qualsiasi cosa, si chiama subito fuori e dispensa sarcasmo.

"E' interessante - commenta - la proposta di Fini di costruire un'alternativa alla sinistra senza Berlusconi: è interessante soprattutto per Prodi, che rischiamo di ritrovarci ancora per altri 50 anni".

Ma da chi il leader di An si aspettava forse un pò di entusiasmo in più è l'Udc, che si è limitato invece a un'apertura condizionata.

"Agli amici di An - spiega il segretario Lorenzo Cesa - voglio dire con chiarezza che se convergiamo sul sistema tedesco (in realtà fortemente avversato da An, ndr), noi siamo pronti ad un accordo sull'indicazione preventiva delle alleanze e del premier".






"L'OSSERVATORIO INTERNAZIONALE IMPLODERA' PRESTISSIMO, PERCHE' GLI ANGELI BRICCONI SONO APOSTATI E TALEBANI" - Dal vangelo di Bruno Berescitte
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"COMITATI GIUDIZIARI SPECIALI CCT/WTS = TERRORISMO ALLO STATO PURO!"





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[Modificato da Vito.Pucci 16/12/2007 16:24]
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"VELTRONI SANTO SUBITO: CON LE PRIMARIE HA FATTO CADERE IL GOVERNO PRODI, CON LE POLITICHE HA CACCIATO I COMUNISTI DAL PARLAMENTO, CANDIDANDO RUTELLI HA PERSO ROMA"


Pubblicato da: Repubblica.it 28 aprile 2008
www.repubblica.it/2008/04/sezioni/politica/elezioni-2008-sei/giannini-roma/giannini-r...

"DUE PADRI PER UNA SCONFITTA"
di Massimo Giannini


Lo tsunami del 13 aprile sommerge la Capitale.

Com'era prevedibile, l'onda lunga della destra italiana travolge anche l'ultima, flebile "resistenza" romana.

La vittoria a Sondrio o a Vicenza è un pannicello caldo, che non lenisce ma semmai acuisce la ferita profonda patita dal centrosinistra, prima a livello nazionale e poi, dopo i ballottaggi, a livello locale.

Con la trionfale marcia su Roma di Alemanno la sconfitta del Pd diventa disfatta.

Una disfatta che non è orfana, ma stavolta ha almeno due padri.

C'è un padre, sul piano della proiezione politica romana.

Si chiama Francesco Rutelli.

Nonostante l'ottimo passato da sindaco negli ormai lontanissimi anni '90, stavolta Rutelli è stato un handicap, non una risorsa.

Non è un giudizio politico, ma numerico.

Il candidato alla provincia del Pd Zingaretti, nelle stesse circoscrizioni in cui si votava anche per le comunali, ha ottenuto 731 mila voti contro i 676 mila ottenuti da Rutelli.

Vuol dire che quasi 60 mila elettori di centrosinistra, con un ragionato ancorché masochistico calcolo politico, hanno votato "secondo natura" alla provincia, mentre hanno fatto il contrario per il Campidoglio.

Piuttosto che votare l'ex vicepremier del governo Prodi, hanno annullato o lasciato bianca la scheda.

In molti casi hanno addirittura votato Alemanno.

Dunque, a far montare la "marea nera" della Capitale che ha portato alla vittoria il candidato sindaco del Pdl ha contribuito un'evidente "pregiudiziale Rutelli" a sinistra.

Soprattutto nelle aree più radicali.

Che magari non ne hanno mai apprezzato "l'equivicinanza" tra le disposizioni della Curia vaticana e le posizioni della cultura laica.

E che forse, punendo Rutelli, hanno deciso di dare una lezione al Pd, colpevole di aver "cannibalizzato" la sinistra nel voto nazionale di due settimane fa.

Con una campagna elettorale imperniata su un principio giusto (l'autosufficienza dei riformisti) ma declinato nel modo sbagliato (il principale "nemico" è la sinistra).

Così Veltroni, salvo che negli ultimissimi giorni, ha finito per perdere di vista il vero avversario, cioè Berlusconi.

Adottando nei confronti del Cavaliere una forma di parossistica "pubblicità involontaria", con la trovata non proprio geniale del "principale esponente dello schieramento a noi avverso", ripetuta ossessivamente, fino all'assurdo, e così trasformata in un boomerang.

Di questa disfatta, quindi, c'è un padre anche sul piano della dimensione politica nazionale.

Quel padre si chiama Walter Veltroni.

Il leader del Pd ha scontato un deficit oggettivo: nella partita sulla sicurezza, determinante nel giudizio degli elettori in tutta Italia e nelle singole città, ha dovuto inseguire il Pdl.

E da sempre, in quello che Barbara Spinelli sulla Stampa definisce il "populismo penale", la destra eccelle storicamente sulla sinistra.

Semplicemente perché, nella percezione dei cittadini impauriti (giusta o sbagliata che sia) "does it better": può farlo meglio.

Ma il leader del Pd ha pagato anche un errore soggettivo: non ha capito che la sfida su Roma avrebbe richiesto un altro "metodo di selezione", più consono all'idea del Partito democratico costruito "dal basso", che gli elettori avevano iniziato a conoscere e ad apprezzare con le primarie.

La candidatura di Rutelli, al contrario, è il frutto dell'ennesima alchimia di laboratorio (o di loft).

Una collocazione di "prestigioso ripiego", per un dirigente che è già stato sindaco due volte, che ha corso e perso un'elezione politica nel 2001, che è stato vicepremier nel 2006 e che ora, nel nuovo organigramma del Pd sconfitto il 13 aprile, rischiava di ritrovarsi senza un "posto di lavoro".

L'opinione pubblica, di sinistra ma anche di centro e di destra, ne ha tratto la sgradevolissima impressione di una nomenklatura che usa le istituzioni come "sliding doors".

Porte girevoli, dalle quali si entra e si esce secondo opportunità pratica personale, e non secondo utilità politica generale.

Ora, sul terreno di questa incipiente Terza Repubblica, per il centrodestra si aprono le verdi vallate del governo nazionale e locale, da Milano a Roma, con la fine di quello che Ilvo Diamanti definisce il "bipolarismo metropolitano".

Per il centrosinistra, al contrario, non restano che macerie.

Risultati alla mano, è difficile contestare l'irridente sberleffo di uno striscione della destra che, in serata, inneggiava a "Veltroni santo subito", lungo la scalinata del Campidoglio:


"CON LE PRIMARIE HA FATTO CADERE IL GOVERNO PRODI, CON LE POLITICHE HA CACCIATO I COMUNISTI DAL PARLAMENTO, CANDIDANDO RUTELLI HA PERSO ROMA".


L'analisi è rozza, ma ha un suo fondamento.

Ora il Pd corre un rischio mortale.

All'indomani della disfatta, un regolamento di conti al vertice sarà inevitabile.

Ma a un anno dalle elezioni europee, nelle quali si voterà con il proporzionale, un possibile ritorno al passato (cioè alla vecchia e agonizzante divisione Ds-Margherita) sarebbe imperdonabile.




******



Estemporanea di Pino Lupo/Luigi Fallacara/Emo-Marco Piccioni e di tutti i singoli ostracizzati rispetto alle minacciose Istituzioni civili e religiose che, per la loro stessa sopravvivenza, tendono illegalmente a negare i diritti umani fondamentali dei singoli fedeli/cittadini



[Modificato da Vito.Pucci 29/04/2008 15:11]
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01/05/2008 08:43
 
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"29/4/08 - LETTERA APERTA ALl'ON.LE ROBERTO MARONI, FUTURO MINISTRO DEGLI INTERNI: COME I TESTIMONI DI GEOVA, ANCHE I COMUNISTI ED I FASCISTI SONO NOSTRI FRATELLI!"
freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=6114601&p=2


Postato da: Vito Pucci l'8/10/2007 19.26
freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=6114601

Mi permetta, gentilissimo Presidente,

... Mi rendo perfettamente conto della gravità della precisa richiesta oggetto della presente -"RICHIESTA DI DIMISSIONI VOLONTARIE DELL'ON.LE GIORGIO NAPOLITANO E DELL'INTERO GOVERNO PRODI"- ma, mi creda, mai come oggi, sono animato da uno spirito oltremodo positivo e altruistico al cento per cento perché, questa mattina, la mia diletta figlia Silvana, dopo aver appreso il contenuto drammatico della prima delle due lettere minacciose innanzi riportate (“NON TI RESTA ALTRA SCELTA MIGLIORE CHE FARE LA STESSA SCELTA” - Suicidio mediante un colpo di pistola in bocca - Anonimo, Bari 28/9/2007), ha testualmente affermato: "Papà, è vero che, in fatto di denunce, non ti fai pregare ma, questa volta, se non denunci subito quello che ti sta succedendo, provvedo io a farlo!". Lode a Dio/Geova/Allah!.

-Vedi L'espresso 11/10/2001, pagina 7.



Gentilissimo On.le Roberto Maroni, ministro degli Interni della Repubblica italiana,

Non desidero aspettare altro tempo per segnalare alla sua concreta attenzione i casi disperati di Emo e Marco PICCIONI e di tutti gli altri dimessi/dissociati/disassociati/ostracizzati d'Italia, per motivi religiosi.

Emo Piccioni, ministro di culto addetto alla congregazione locale dei Testimoni di Geova di Borgomanero/No, è stato misteriosamente "sequestrato", e verosimilmente ucciso, la sera di Halloween 31/10/05.

Suo figlio Marco, dopo essere stato "ostracizzato" dai Testimoni di Geova perché si era avvalso della facoltà, statutariamente accordata, di dimettersi semplicemente dalla posizione di "socio aderente senza diritto di voto" dell'Ente giuridico CCT/WTS, è stato oltremodo vilipeso e discriminato perché, coerentemente alla sua scelta operata nel settembre 2006, si è sempre dichiarato "credente" nonché "cristiano" Testimone di Geova con la "mentalità aperta al pluralismo", cioè rispettoso delle diverse posizioni altrui.

A mio modesto avviso, nonostante le apparenze, i veri vincitori morali di questa lunga -deludente per molti- e appassionata stagione elettorale sono stati il "comunista" Fausto BERTINOTTI, Presidente emerito della Camera dei Deputati e il "fascista" Gianfranco FINI, Presidente designato alla stessa funzione.

Sempre "nonostante le apparenze", i veri sconfitti non sono i singoli cittadini italiani credenti o non credenti, Laici, Atei, Cattolici, Testimoni di Geova, Protestanti o altro, quanto i pericolosissimi -perché antidemocratici e ostinatamente contrari ad ogni riforma dal basso- vertici spiritualmente corrotti degli Enti giuridici facenti capo tanto al Vaticano quanto alla CCT/WTS.

I fatti attestano che, fino a questo giorno, a far data dalle storiche elezioni del 18/4/1948, mediante una serie infinita di governi di centro-destra e di centro-sinistra, quali veri burattinai, sono stati i cosiddetti ABC-Angeli Bricconi e Corrotti, ossia gli oscuri funzionari catto-geovisti che, all'ombra del Papa e del Corpo Direttivo, nel presunto nome di Dio, hanno fatto e disfatto i propri comodi (il pensiero corre a don Pierino Gelmini, alle torbide vicende del Sex crimen and Vatican, al fiume di miliardi dell'otto per mille, allo Ior, al delitto Calvi, ecc. ecc.).

Oggi gli italiani hanno deciso di voltare pagina: hanno sonoramente battuto e mandato a casa l'infelice accoppiata Veltroni & Rutelli, riabilitando i tanto esecrati "fascisti" e "comunisti" che, ai miei tempi, fine anni cinquanta, qui in Puglia, avevano la triste fama di "mangiare i bambini".

Più di altri, un dato mi ha colpito davvero: le masse dei lavoratori del Nord Italia che, dando un forte segnale di discontinuità a tutta la nazione, non hanno votato i soliti partiti dei lavoratori ma la Lega Lombarda.

In tal modo, di fatto, hanno imposto la priorità del diritto alla dignità ed alla stessa vita (leggi: sopravvivenza) di ogni singolo lavoratore e/o pensionato.

E' sempre più evidente che le sterili discussioni accademiche non servono più: basta con i bizantinismi, in senso classico, non hanno più ragione di esistere nè destra nè sinistra, chi ha ragione ha ragione, chi ha torto ha torto, ne prenda atto e ... se ne torni a casa.

Secondo la mia modesta opinione, questa è la netta lezione che Veltroni & Rutelli non hanno voluto capire: mettendo insieme il diavolo e l'acqua santa, ancora una volta, hanno tentato di ingannare le masse sempre più affamate e maltrattate: le quali hanno capito (almeno così sembra!) e non ci sono cascate!.

Come noto, oltre l'emergenza economica, più di altre, la "questione sicurezza" ha rappresentato il cavallo di battaglia "vincente" del Presidente Fini e dell'intero schieramento del Popolo delle Libertà.

Valuto molto positivamente tale dato perché, come d'incanto, in tutta la sua gravità, quale simbolico emblema, è sono destinati essere opportunamente rivalutati i gialli irrisolti di Emo/Marco PICCIONI, innanzi indicati.

A partire dal mese di novembre 2006, l'On.le Giuliano AMATO, Ministro degli Interni uscente, è stato dettagliatamente informato, per filo e per segno, dei fatti gravi accaduti ad Emo Piccioni: sappiamo con certezza che ne ha preso atto e, di conseguenza, nel giugno 2007, ha istituito l'Alto Commissario per le persone sequestrate.

Fino a questo giorno, però, il Commissario Rino MONACO (nè altri per lui) nulla ha fatto per alleviare le atroci sofferenze di Emo/Marco Piccioni e dei loro familiari innocenti.

In precedenza, subito dopo la prima denuncia del novembre 2006, il Ministro Amato istituì altresì la mitica SAS-Squadra Anti Sette che, i fatti lo attestano, fino a questo giorno è servita solo a raccogliere i dati ed a tener buoni i denuncianti, così aggravando -le evidenze lo attestano- le precarie condizioni psico-fisiche di Marco e di tutti i suoi familiari innocenti.

Tutto ciò è assolutamente inaccettabile e perciò deve aver fine al più presto!.

In conclusione, oggi più che mai, le simboliche "dimissioni volontarie" del Presidente Giorgio NAPOLITANO (e dell'intero governo Prodi) a suo tempo specificamente richieste, assumono il significato positivo del monito più pregnante.

Per comprensibili ragioni di immagine, è verosimile che tale prospettiva (le dimissioni volontarie del Presidente Napolitano) non si realizzi: in tal caso, quale monito per le generazioni future, la sua stanca figura assumerà il valore di un residuato del passato.

Di vero cuore, mi auguro che, nel massimo rispetto dei principi di eguaglianza e di libertà costituzionalmente garantiti, insieme al futuro Presidente Gianfranco FINI, l'intera nuova classe dirigente italiana dimostri fino in fondo che oltre ai Comunisti e i Fascisti, anche i Testimoni di Geova sono "nostri fratelli"!.

Con la massima osservanza.

Vito Pucci

Documento allegato: Richiesta 8/10/07 di dimissioni volontarie dell'On.le Giorgio Napolitano e dell'intero Governo Prodi.


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"8/10/07 - RICHIESTA DI DIMISSIONI VOLONTARIE DELL'ON.LE GIORGIO NAPOLITANO E DELL'INTERO GOVERNO PRODI"
freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=6114601


Gentilissimo Presidente Napolitano,

in coscienza, ho l'obbligo morale di rammentarle che, fin dalla data del Suo discusso insediamento (maggio 2006, se mal non ricordo), Lei siede su una polveriera chiamata "Sistema Italia" ("Libero Staterello in Libera Chiesa!", scrisse efficacemente qualcuno!) ed è un mandatario, i fatti ormai lo attestano con la massima evidenza, non del popolo italiano ma dei governi catto-geovisti che, dopo aver dilapidato il patrimonio ideale di un altro "santo e martire vero" (Aldo MORO, nato a Maglie/Le il 23/9/1916, ucciso a Roma il 9/5/1978) e di un "peccatore reo confesso e altrettanto martire vero" (Bettino CRAXI, nato a Milano il 24/2/1934, fatto morire in "odioso isolamento" ad Hammamet/Tunisia il 19/1/2000), sempre sostanzialmente uguali a se stessi, ormai si susseguono da oltre vent'anni, ovvero dalla introduzione nell'ordinamento costituzionale italiano della malfamatissima Legge 222/1985 introduttiva del meccanismo perverso dell'otto per mille che, questa affermazione è inconfessabile ma è reale, ha riconsegnato l'Italia nelle "mani capienti" del mio amico Card. Camillo RUINI, tuttora capo indiscusso della casta privilegiatissima dei preti corrotti che da lui "dipendono", e della corte infinita dei politici nostrani, ma soprattutto stranieri, noti con l'espressione eufemistica di "LACCHE'" (per il francesismo, chiedo scusa al ministro Clemente MASTELLA e all'intero Governo Prodi!).

www.repubblica.it/2007/09/sezioni/cronaca/conti-della-chiesa/conti-della-chiesa/conti-della-chi...
www.adistaonline.it/index.php?op=articolo&id=19321&PHPSESSID=90edca1fdadbba589ad7e215...
www.repubblica.it/2007/09/sezioni/spettacoli_e_cultura/libri-113/libri-113/libri-...

Mi rendo perfettamente conto della gravità della precisa richiesta oggetto della presente -"RICHIESTA DI DIMISSIONI VOLONTARIE DELL'ON.LE GIORGIO NAPOLITANO E DELL'INTERO GOVERNO PRODI"- ma, mi creda, mai come oggi, sono animato da uno spirito oltremodo positivo e altruistico al cento per cento perché, questa mattina, la mia diletta figlia Silvana, dopo aver appreso il contenuto drammatico della prima delle due lettere minacciose innanzi riportate, ha testualmente affermato:


"Papà, è vero che, in fatto di denunce, non ti fai pregare ma, questa volta, se non denunci subito quello che ti sta succedendo, provvedo io a farlo!". Lode a Dio/Geova/Allah!.
- Vedi L'espresso 11/10/2001, pagina 7.


Non tema, Presidente, parlo per esperienza ultraventennale:

A) sia nell'ipotesi assai probabile in cui questa accorata supplica, come tutte le altre precedenti, non dovesse giungere a destinazione;

B) che nella concorrente del tutto fantastica ipotesi (mica tanto, però!) in cui, per forza delle evidenze a disposizione anche delle pietre, dovesse essere accolta,

non succederà assolutamente nulla né al sottoscritto, né all'Italia, né al mondo intero!.

La presente richiesta ha un semplice valore simbolico, ma effettivo al cento per cento, ed è finalizzata ad assicurare un futuro più sereno non solo a Lei e alla Sig.ra Clio, Sua gentile consorte, ma anche a tutti coloro che idealmente si riconoscono nell'ALUS-Associazione Laica di Utilità Sociale non a caso denominata "AMMAZZATECI TUTTI!" e nel programma politico che, simbolicamente, pienamente convinto in scienza e coscienza, io stesso ho sottoscritto lo stesso giorno in cui, per l'ennesima volta, sono stato minacciato di morte!.

www.ammazzatecitutti.org/il-movimento-2.php

A tale riguardo, cortesemente, La prego di verificare la firma telematica n. 3726/60296 apposta in calce all'Appello per la Pace sociale, la Giustizia e la Legalità che, ad ogni effetto e conseguenza di legge, qui deve intendersi integralmente richiamato e trascritto a beneficio di tutti:
www.petitiononline.com/mod_perl/signed.cgi?040407rc&56501

In serena buona coscienza, sono assolutamente certo della positività della richiesta di cui sopra:

A) sia perché, in tempi non sospetti, esattamente lunedì 11/12/2006, dopo essermi dovutamente consultato con quei santi uomini -parlo mosso da sincerità- che corrispondono alle nobili persone di don Lorenzo MINUTI di Roma e di don Giovanni Battista CADEI di Bergamo, accompagnando le nobilissime Persone dei sigg.ri Emo/Marco PICCIONI di Borgomanero/No e Luigi FALLACARA di Bitonto/Ba, prima di recarmi nella sede del ministro degli Interni On.le Giuliano AMATO, ho bussato anche alla porta letterale (non solo simbolica) del suo/nostro Quirinale, accertandomi personalmente del rilascio di opportuna (mezzo chilo di manoscritti!) documentazione probante!.

B) sia perché, in precedenza, non solo a Lei, ma anche e soprattutto ai suoi illustrissimi predecessori, Oscar Luigi SCALFARO e Carlo Azeglio CIAMPI, avevo ripetutamente, quanto inutilmente, sottoposto la gravissima questione della "VIOLAZIONE SISTEMATICA DEI DIRITTI UMANI FONDAMENTALI" e del conseguente "MICIDIALE OSTRACISMO PERENNE E ASSOLUTO" dei singoli fedeli/cittadini/sudditi rispetto alle istituzioni politico-religiose, tutte rigorosamente catto-geoviste, pittorescamente denominate CCT-WTS/"OPUS dei" TdG/CCR/GRIS/CESAP/VASODIPANDORA/RADIOMARIA/INFOTDGEOVA/SAS/SOS ANTIPLAGIO/ARIS/ONAP/MBC, ecc. ecc.

D'altro canto, poiché è noto che la vita, oltre che bella, è anche breve, non si dispiaccia se, da buon cultore della civiltà contadina, ricordo a me stesso che persino i cimiteri sono stracolmi di persone illustri come i Giudici/Bandiera, testimonials di eccezione, Paolo BORSELLINO, Rachele SCICOLONE, Riccardo SAPELLI, Emo/Marco PICCIONI e Giovanni FALCONE, come Lei e, soprattutto, come tutte le altre nobili persone innanzi indicate, di cui -quando erano in vita- "non si poteva farne a meno".

Tanto doverosamente esposto, infine, mi permetto di precisare che quanto sopra evidenziato è strettamente collegato, quale causa ad effetto, ai deleteri giudizi politici/religiosi/disciplinari a carico delle nobili persone dei dott. Luigi TOSTI di Rimini, Mariano LOMBARDI e Luigi DE MAGISTRIS, rinviati rispettivamente alle udienze del 7 e del 17/12/2007 della Commissione disciplinare del CSM-Consiglio Superiore della Magistratura, di cui Lei è Presidente.

www.ammazzatecitutti.org/news/ecco-come-abbiamo-portato-la-calabria-a-...

Sono assolutamente certo che, a causa delle conclamate inefficienze dei suoi/nostri costosissimi segretari/dipendenti, molte sono le domande che già si affollano nella sua mente: dica ai suoi investigatori di indagare pure sulle affermazioni, solo apparentemente audaci, innanzi riportate che, per definizione (nella vita civile faccio l'avvocato da oltre ventott'anni!), io stesso non esito a dichiarare discutibili!.

Un'avvertenza preziosa, però, non posso fare a meno di aggiungerla: a tutti coloro che vorranno saperne di più, suggerisca di non rivolgersi direttamente al sottoscritto perché ho necessità di curare e proteggere la mia famiglia ormai da anni assediata dall'indifferenza delle istituzioni, pubbliche e private, che pure pullulano in questa "terra di nessuno" che è ormai diventato l'intero "Regno delle due Sicilie" (Puglia-Campania-Calabria-Sicilia), di cui la vicina Basilicata ai miei occhi tuttora appare come un' "ISOLA FELICE" dimenticata da Dio e dagli uomini!.


Gli stessi improbabili investigatori di cui al capo che precede otterranno notizie fidate, degne della massima attenzione e considerazione, oltre che dai tre sant'uomini innanzi generalizzati (don Lorenzo MINUTI, Giovanni Battista CADEI, rec. tel. 035/213089, e Zeno F. MARINETTI, rec. tel. 071/7931486), anche dagli Avv.ti Antonio STRAGAPEDE, Valle di Noè 71, Ruvo di Puglia/Ba (rec. tel. 080/3601561); Renato BUCCI, Via Andrea Doria 111, Corato/Ba (rec. tel. 080/8721954); Luigi e Dante DE MARCO, Via di Villa Severini 52-54, Roma (rec. tel. 06/36298184) ma, soprattutto, da due inarrivati "fuoriclasse di serie A" che corrispondono ai nomi di Pino LUPO, Corso Cincinnato 222, Torino (rec. tel. 011/19713552) e Luigi FALLACARA, Borgo San Francesco 39, Bitonto/Ba (rec. tel. 329/8358803).

Un caloroso grazie di cuore per l'attenzione prestata a Lei e a tutti coloro che hanno avuto la pazienza di leggere fin qui.

Con la massima osservanza.


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Vito Pucci


POST SCRIPTUM

La caserma dei Carabinieri di Bari Santo Spirito (rec. tel. 080/5336010, chiedere del mar. Pancrazio DI NOI), la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bari (chi è interessato, se ne ha la compiacenza, anziché al procuratore capo dott. Emilio MARZANO, si rivolga direttamente al sostituto procuratore dott. Emanuele DE MARIA ovvero al procuratore aggiunto dott. Marco DINAPOLI, titolari delle annose indagini nate dalle puntuali e gravose denunce sporte con spirito di fede a partire dal 9/11/2001 e dal 7-20/6/2003) e la stessa Questura di Bari (rec. tel. 080/5291111, chiedere dell'Ispettore Mauro CARADONNA o, in mancanza, della dott.ssa Barbara STRAPPATO) sono letteralmente inondate di atti e documenti di massimo interesse per il benessere prossimo venturo dell'ormai malconcia Repubblica italiana, annessa in data 18/2/1984 allo Stato Monarchico Vaticano con la firma del cosiddetto protocollo Casaroli-Craxi, e di tutti i disillusi cittadini che, con esemplare compostezza, a ritmo serrato (verifico il contatore e mi accorgo che, nel giro di un tre-quattro ore, le firme sono aumentate di ben 365 unità, passando da 60296 a 60661!), continuano a riconoscersi nel "programma civile" dell'ALUS-Associazione Laica di Utilità Sociale non a caso denominata "AMMAZZATECI TUTTI!", innanzi generalizzata.




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Estemporanea di Pino Lupo/Luigi Fallacara/Emo-Marco Piccioni e di tutti i singoli ostracizzati rispetto alle minacciose Istituzioni civili e religiose che, per la loro stessa sopravvivenza, tendono illegalmente a negare i diritti umani fondamentali dei singoli fedeli/cittadini



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"30/4/08: ECCO IL PRIMO VERO DISCORSO DI GIANFRANCO FINI, PRESIDENTE DI TUTTI GLI ITALIANI!"


"FINI CELEBRA IL 25 APRILE E AVVERETE: "LA MINACCIA E' IL RELATIVISMO"
di Claudia Fusani

Pubblicato da: Repubblica.it il 30 aprile 2008
www.repubblica.it/2008/04/sezioni/politica/camere-riaprono/fini-presidente/fini-preside...

Il leader di An eletto presidente della Camera con 335 voti.

Schede bianche dal Pd. Un discorso lungo undici pagine.

"Sono un uomo di parte ma garante di tutti"

Bisbigli in aula per l'omaggio al Pontefice.

D'Alema: "Peccato gli sia sfuggito di citare l'antifascismo".

Bossi: "Discorso moderato, vista l'occasione"


ROMA - Un uomo "di parte" che saprà essere garante della "assoluta parità dei diritti tra tutti i deputati".

Un laico che saluta con "un deferente omaggio" il Pontefice Benedetto XVI.

Il regista di una legislatura costituente "per superare il bicameralismo perfetto e fare della nostra democrazia una più rappresentativa e più governante".

Un Presidente della Camera che mette i fila i simboli di riferimento, "La nazione", "il tricolore", "la Libertà", "le istituzioni della Repubblica".

E che omaggia il 25 aprile come "festa della Libertà" e il Primo maggio, la festa del Lavoro.

Gianfranco Fini rientra in aula come il tredicesimo presidente di Montecitorio a mezzogiorno in punto.

Era uscito quando era cominciato lo spoglio della quarta ed ultima chiama, quella decisiva, che lo acclamerà terza carica dello Stato con 335 voti (ancora scheda bianca dai banchi del Pd come nelle tre precedenti chiame).

Ha consumato l'attesa nelle stanze della presidenza che affacciano nel corridoio che porta all'aula fumando una sigaretta dietro l'altra.

Anche oggi, come ieri, indossa la cravatta rosa con piccoli disegni colorati, deve essere il suo portafortuna, il suo piccolo amuleto.

E così, neppure due anni dopo, il compagno Fausto passa il segno del comando dell'aula all'ex segretario nazionale del Fronte della Gioventù.

Ma se Bertinotti aveva avuto illustri precedenti "compagni" - da Ingrao a Nilde Iotti - è la prima volta che un uomo della destra sale sullo scranno più alto di Montecitorio.

Qualcuno la potrebbe anche vedere come un cerchio che si chiude, un segno della storia che va avanti e supera gli steccati.

Un discorso di quattordici minuti.

Fini legge undici pagine a lungo limate e pensate.

Un discorso che non scontenterà nessuno, "ecumenico" è l'aggettivo più usato, interrotto da sedici applausi (Bertinotti ne ebbe solo otto) di cui almeno sei bipartisan.

Un discorso che anche Massimo D'Alema, alla fine, giudica "apprezzabile anche se poi da misurare nei fatti": "Peccato - aggiunge - che nel contrastare tutti i totalitarismi gli sia sfuggito di citare l'antifascismo".

"La minaccia del relativismo culturale".

C'è un passaggio che farà molto discutere nelle prossime ore e che ha fatto sgranare gli occhi ai deputati seduti tra i banchi dell'opposizione.

A metà circa del suo intervento, tra la pagina 6 e la 7, Fini parla dei rischi e delle minacce che ancora esistono per la nostra Libertà.

"La minaccia - scandisce bene la parole il neo eletto Presidente della Camera sapendo di affrontare un passaggio delicato - non viene dalle ideologie antidemocratiche del secolo scorso che sono ormai sepolte nella quasi totalità delle coscienze del nostro popolo con il Novecento che le ha generate.

L'insidia maggiore viene dal diffuso e crescente relativismo culturale e morale, dalla errata convinzione che libertà significhi pienezza di diritti e assenza di doveri e finanche di regole".

La libertà, aggiunge, "è minacciata nel momento in cui nel suo nome si teorizza la presunta impossibilità di definire ciò che è giusto e ciò che non lo è".

Quindi il relativismo culturale visto come minaccia e gli assolutismi, invece, sepolti.

Il professor Giovanni Bachelet, matricola di Montecitorio, che pur condivide alcuni passaggi del discorso di Fini, la giudica "una papera culturale" perché forse "sono stati confusi i diritti con il relativismo etico":

"E' vero che le democrazie non sono fatte solo di diritti ma attenzione a confonderli con il relativismo etico".

Gli omaggi al Pontefice.

Sono tanti gli omaggi e i ringraziamenti che Fini sceglie di rivolgere all'inizio del suo discorso.

Così dopo il Presidente Napolitano, la Corte Costituzionale, i suoi predecessori fino a Luciano Violante, le altre cariche dello stato e lo staff della Camera, Fini pronuncia "un deferente omaggio al Pontefice Benedetto XVI guida spirituale della larghissima maggioranza del popolo italiano ed indiscussa autorità morale per il mondo intero".

Dopo il Papa arriva l'omaggio alla religione cristiana "per il ruolo fondamentale che ha avuto e ha tuttora nella formazione e nella difesa della identità culturale della nazione italiana".

Questa volta applaude la pattuglia teodem del Pd.

Anche se la matricola Carrubi poi preciserà: "L'ho fatto per obbligo istituzionale.

In realtà ho trovato il discorso retorico, prima il papa, poi le radici cristiane, poi il relativismo etico... puzza di strumentalizzazione".

Le riforme e la casta.

E' il primo passaggio programmatico del discorso, questione che sta molto a cuore a Fini.

"I deputati non sono una casta di privilegiati" dice mettendo in chiaro che la XVI legislatura avrà l'obiettivo di ridurre le spese della politica e di avere bilanci trasparenti e sarà "costituente".

Le riforme sono necessarie per "dare efficienza alle istituzioni" e "qualità alla democrazia".

Quindi superare il bicameralismo perfetto, "rafforzare con equilibrio il ruolo dell'esecutivo", "realizzare un federalismo unitario e solidale".

Fini indica un punto di partenza: la proposta Violante che aveva già ottenuto l'approvazione nella Commissione Affari Costituzionali.

Su riforme e federalismo Bossi avrebbe preferito un discorso "meno moderato ma vista l'occasione...".

Ma per essere chiari, aggiunge il senatur, "la bandiera d'Italia è il tricolore ma quella della Padania è bianco-verde e il testo di legge per il federalismo esiste già ed è quello approvato dalla Regione Lombardia".

"Celebrare il 25 aprile e il 1 maggio".

Fini dedica la parte centrale del suo discorso alle due date simbolo che incorniciano l'avvio di questa legislatura.

"Celebrare - dice il leader di An - la ritrovata libertà del nostro popolo e la centralità del lavoro nell'economia è un dovere cui nessuno può sottrarsi".

E' il passaggio più applaudito dall'aula.

Certo la Liberazione diventa Festa della Libertà, ma "queste sono giornate in cui si onorano valori autenticamente condivisi e avvertiti come vivi e vitali da tutti gli italiani".

Dopo la festa della Libertà, "quella del Lavoro ne è il suo naturale corollario in termini ideali".

Celebrando "il diritto del popolo di lavorare e generare ricchezza" e di "garantire concordia tra capitale e ricchezza", Fini punta il dito sulle morti bianche, "una tragedia che offende la coscienza di ognuno".

Pacificazione.

Per Fini "sono pochi e isolati nella coscienza civile degli italiani coloro che si ostinano ad erigere steccati di odio o a negare le infamie dei totalitarismi".

La questione comunque è chiusa "grazie alla sincera pacificazione nazionale nel rispetto della verità storica tra i vincitori e i vinti" operazione di cui si sono fatti carico soprattutto Francesco Cossiga e Carlo Azeglio Ciampi.

Resta il tempo per rendere onore ai cittadini caduti per servire la patria, dalle forze dell'ordine ai magistrati passando per i militari.

Di indicare "la famiglia e la scuola come i luoghi dove si formano i cittadini di domani".

Di definire il Mediterraneo "epicentro del pianeta" luogo di nascita e d'incontro delle tre religioni monoteiste e per questo il punto da dove far ripartire la pace o farla precipitare "nel baratro di quello scontro tra civiltà evocato e invocato dagli integralisti".

Alla fine applausi bipartisan e in piedi.

Dall'Austria il presidente Napolitano fa arrivare la sua soddisfazione: "Intervento non di parte, adesso spero in un confronto costruttivo in Parlamento".

La seduta è sciolta. L'aula è riconvocata per martedì.

Resta il tempo per un brindisi - rigorosamente Ferrari - tra vecchio e nuovo, Fini, Berlusconi, Bertinotti, D'Alema (Veltroni è in clinica per un problema di calcoli) alzano insieme il calice.

Resta il tempo anche per qualche battuta (Bossi incontra Casini e gli dice: "Te l'hanno messo in quel posto?". "No, l'ho evitato" sorride l'altro) e di inviti a cena: D'Alema sarà "volentieri" ospite del senatur in Padania perchè "dobbiamo parlare insieme di federalismo.

Lo ha detto Fini...".




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"ITALIA DEI VALORI: E' ANTONIO DI PIETRO L'ANTI-FINI, IL BARACK OBAMA ITALIANO, IL SUCCESSORE POLITICO NATURALE DI FAUSTO BERTINOTTI?"


Dichiarazione testimoniale di Sergio Rosati, ex portavoce ufficiale della Betel italiana:
freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=6114586&p=1

"VITO, TE LO ASSICURO. DI TUTTI I LEADERS POLITICI CHE HO INCONTRATO, FAUSTO BERTINOTTI E GIANFRANCO FINI SONO I MIGLIORI PERCHE', IN PRIVATO, SONO GLI STESSI CHE APPAIONO IN PUBBLICO.

TUTTI GLI ALTRI, INVECE, IN PRIVATO, ASSUMONO UN ATTEGGIAMENTO FORMALE, FREDDO E DISTACCATO, CHE TI METTE A DISAGIO.

FINI, IN PARTICOLARE, HA LETTO IL LIBRO FAMIGLIA E MI HA DETTO CHE HA APPREZZATO MOLTO IL CONTENUTO".

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NOTA IMPORTANTE
(Vito Pucci) - La migliore garanzia di "FINI FOR PRESIDENT" è rappresentata, però, dal saldo potere del governo del nostro Belpaese nelle mani del Centrosinistra.

Concordo con Sergio ROSATI: la Presidenza della Camera dei Deputati nelle mani di quel simpaticone 'radical scic' di Fausto BERTINOTTI è sinonimo di libertà e democrazia!.


"LA CONCLUSIONE DELL'ARGOMENTO, AVENDO UDITO OGNI COSA, E': TEMI IL VERO DIO E OSSERVA I SUOI COMANDAMENTI.

POICHE' QUESTO E' L'INTERO OBBLIGO DELL'UOMO.

POICHE' IL VERO DIO STESSO PORTERA' IN GIUDIZIO OGNI SORTA DI OPERA IN RELAZIONE A OGNI COSA NASCOSTA, IN QUANTO A SE E' BUONA O CATTIVA".
Ecclesiaste 12: 13, 14, Traduzione del Nuovo Mondo.



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“Cambia le cose prima che le cose Ti cambino” … “I Tuoi pensieri, le Tue idee, il Tuo coraggio, le Tue battaglie e le Tue azioni serviranno a cambiare il mondo” - Adolfo Parmaliana - Anime Libere di So.Spi Onlus
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"DIPIETRO DIFENDE IL FIGLIO CRISTIANO: NULLA DI PENALMENTE RILEVANTE, LE INTERCETTAZIONI SERVONO AI GIUDICI COME IL BISTURI AL CHIRURGO"

Pubblicato da: Repubblica.it il 24 dicembre 2008
www.repubblica.it/2008/12/sezioni/cronaca/arresti-napoli-2/di-pietro-figlio/di-pietro-fig...




Antonio Di Pietro con il figlio Cristiano



ROMA - Il leader dell'Italia dei Valori torna sull'inchiesta che ha sfiorato la sua famiglia.

Cristiano DI PIETRO non ha fatto nulla di diverso da quanto fanno la maggior parte degli italiani.

Nelle telefonate finite sotto la lente degli inquirenti che indagano sugli affari sospetti dell'imprenditore Alfredo ROMEO si è limitato a dire "che a Bologna ci sono dei bravissimi professionisti che conosce e se ce ne è bisogno si possono dare dei lavori a loro".

Parola di Antonio DI PIETRO, tornato oggi in un'intervista a Sky Tg24 sulla vicenda giudiziaria che ha sfiorato il figlio Cristiano, per ribadire che "se questo venisse considerato un fatto penalmente rilevante dovremmo mettere il recinto intorno a tutto il Paese".

"Un buon padre - sostiene il leader dell'Italia del Valori - non può far finta di non vedere se una certa cosa riguarda il figlio.

Il mio non ha fatto niente di penalmente rilevante e se vogliamo niente da rimproverargli chissà cosa".

"E' un consigliere provinciale - aggiunge - che ricordava al Provveditore della Repubblica la necessità di ultimare la costruzione di alcune caserme dei Carabinieri e fin qui mi sembra che abbia fatto una cosa doverosa di cui sono orgoglioso.

Poi però - prosegue - ha anche detto in un paio di telefonate che a Bologna ci sono dei bravissimi professionisti che conosce e se ce ne è bisogno si possono dare dei lavori a loro.

Se questo venisse considerato un fatto penalmente rilevante dovremmo mettere il recinto intorno a tutto il Paese".

Che le intercettazioni possano essere usate per creare un polverone attorno a una persona innocente, secondo Di Pietro, non è però motivo sufficiente per ridurne il ricorso, come vorrebbe la riforma proposta da Silvio BERLUSCONI.

"Le intercettazioni - spiega l'ex pm - stanno all'attività giudiziaria come il bisturi alla sala operatoria: sono strumenti utili e necessari.

Io sono contrario alla loro limitazione e sono anche convinto che debbano essere pubblicate".


"La colpa di ciò che sta accadendo sul fronte della giustizia - precisa ancora Di Pietro - non è né dei magistrati che fanno le indagini, né dei giornali che pubblicano le intercettazioni.

La colpa è dei parlamentari che non si decidono a fare una legge che stabilisca di non candidare più i condannati, di non consentire a chi è stato rinviato a giudizio per reati gravi di fare l'amministratore pubblico e di non permettere più alle imprese con rappresentanti legali che sono stati condannati di partecipare alle gare di appalto.

Basterebbe questa semplice legge per avere un ricambio generazionale in Parlamento e nel sistema delle imprese".


"Per il Paese - sottolinea ancora il leader dell'Idv - la vera emergenza non è solo la giustizia in senso lato, ma la giustizia sociale".

Il governo, prosegue Di Pietro "si decida e, invece, di togliere ai poveri per dare ai ricchi, cerchi di togliere agli evasori fiscali, che sono aumentati, per sostenere, invece, il reddito di chi rimane senza lavoro e di chi non sbarca il lunario pur avendocelo, a partire dall'incremento del fondo per gli ammortizzatori sociali.

Vedrà che su questa strada a collaborare, per una volta, troverà anche l'Italia dei valori".




[SM=j1609194]




"COME E' SEXI DI PIETRO"
di Marco Damilano

Pubblicato su: L'espresso.it il 23/12/2008
espresso.repubblica.it/dettaglio/Come-sexy-Di-Pietro/2054127&...


Piace agli arrabbiati. Ai delusi di destra e sinistra. Ai giovani.

E l'ex pm si organizza. Ma è davvero lui il futuro dell'opposizione?


Appena entra nel suo ufficio alla Camera, dotato di terrazza con vista sul Cupolone, da settimane Antonio Di Pietro è inseguito dallo stesso messaggio: "Ha chiamato Marco RIZZO ...". Rizzo chi?

L'eurodeputato dei comunisti italiani noto per la pelata, i gessati e le comparsate televisive? Proprio lui.

Fino a poco tempo fa sull'ex pm sparava a zero: "Di Pietro è di destra nella sua voglia di protagonismo, nel suo disprezzo per la politica e per i partiti".

Ma ora che si avvicinano le elezioni europee si è messo a corteggiare Tonino in modo insistente. E non è l'unico.

"Amico mio, ho la fila fuori", si gasa il leader di Italia dei valori.

Lontani i tempi in cui per fare le liste si riduceva a offrire una candidatura agli 'antoni di pietro' trovati sull'elenco telefonico per intercettare qualche voto in più.

Dopo il successo in Abruzzo, 15 per cento, il suo è il partito più trendy del momento.

Quello che tutti i sondaggi danno in ascesa in vista delle elezioni del 2009, amministrative ed europee.

Impegnato nella sfida per l'egemonia nel centrosinistra con il Pd di Walter Veltroni, sotto tiro per le inchieste giudiziarie.

La prima Tangentopoli lanciò il personaggio Di Pietro.

Quella che sta coinvolgendo il Pd potrebbe consegnare all'uomo di Mani pulite il ruolo di protagonista.

Il leader è consapevole della grande occasione.

"Dobbiamo fare il salto", ripete.


Sul suo tavolo c'è uno studio commissionato prima delle elezioni abruzzesi e degli arresti in Campania.

Nelle intenzioni di voto Idv è data al 7,8 per cento, ben al di sopra del 4,4 raccolto il 13 aprile.

Più che le intenzioni, contano i voti potenziali.

Gli elettori "fortemente attratti" o "simpatizzanti" per Idv, che non l'hanno votato ma potrebbero votarlo, sono il 40 per cento: di questi, uno su due ha scelto alle ultime elezioni il Pd. Una prateria.

Per intercettare i nuovi elettori, il leader da solo non basta più.

In Idv Di Pietro è padre-padrone assoluto: lo statuto gli affida i pieni poteri in vista di un congresso che non c'è mai stato.

Ma ora l'ex pm sente il bisogno di organizzare meglio le sue truppe.

Una settimana fa ha riunito l'esecutivo nazionale del partito nella sala del Refettorio di palazzo San Macuto, le stanze in cui nel Seicento il tribunale dell'Inquisizione pronunciava le sue sentenze e dove Galileo fece abiura.

In questo luogo evocativo Tonino senza toga ha letto la sua requisitoria: "Il consenso impone una classe dirigente all'altezza.

Dobbiamo stare attenti a non diventare un ricettacolo di transfughi o di cercatori di sistemazione".


Applausi dei notabili di Idv, eccitati dal vento in poppa.

Ha applaudito forte il deputato Gabriele CIMADORO, sigaro spento in bocca, meglio noto come 'il Cognato', di Di Pietro, si capisce.

Quando cambiò casacca politica per seguire Tonino nell'Asinello, Clemente MASTELLA fu comprensivo: "È un affare di famiglia".

Si è spellato le mani il coordinatore regionale di Idv del Lazio, Claudio BUCCI, un altro che di trasumanze se ne intende: ex Rete, poi consigliere regionale di Forza Italia, in transito nello Sdi e finalmente in Idv.

A fare la radiografia dell'attuale gruppo di comando di Idv con il metodo Di Pietro i risultati sono impietosi.

Fedina penale immacolata, d'accordo. Fedina politica, molto meno.

Nei gruppi parlamentari di Idv trasformisti, riciclati e capibastone sono ben rappresentati.

Il senatore Aniello DI NARDO, per esempio, ha cominciato a fare politica a Castellammare di Stabia, nella Dc di Antonio Gava.

Eletto deputato nel Ccd di Casini, ha traslocato nell'Udeur di Mastella, ottenendo in cambio la poltrona di sottosegretario all'Interno e la protezione civile in Campania con Antonio Bassolino.

Stesso percorso del suo collega a palazzo Madama, Giacinto RUSSO: assessore mastelliano all'Industria, lascia l'Udeur e passa con Di Pietro l'8 febbraio 2008, quando alle elezioni mancano poche settimane, ricompensato con un seggio al Senato.

A personaggi così Di Pietro chiede di lasciare le giunte in Campania: gli affetti più cari.

Casi isolati? Macché.

Alla Camera c'è Antonio BORGHESI, l'uomo della commissione Bilancio, il Tremonti di Di Pietro, che da presidente della Provincia di Verona con la Lega si professava secessionista.

Oppure l'eterno Aurelio MISITI, che per due anni mantenne il doppio incarico di assessore ai Lavori pubblici in Calabria nella giunta di destra di Chiaravallotti e di presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici nominato da Pietro Lunardi, alla faccia delle incompatibilità e dei conflitti di interesse.

E poi il tarzan David FAVIA, deputato marchigiano.

Un forzista della prima ora, un pasdaran berlusconiano.

Al punto che nel 2000 nei suoi volantini chiede agli elettori: "Volete l'Italia di Berlusconi o quella di D'Alema e di Di Pietro?".

Lui non ha dubbi, sta con il Cavaliere e viene eletto consigliere regionale. Fino al 2004, quando passa ai mastelliani.

Il 27 febbraio di quest'anno, a poche ore dalla chiusura delle liste, altra conversione: Clemente addio, "Idv è il partito più vicino al mio modo di intendere i valori".

E questa sì che è un'abiura, altro che Galileo.

"Non ci servono gli estremisti, dobbiamo rappresentare quei moderati che hanno a cuore la legalità.

Un elettorato perbenista", teorizza il deputato barese Pino PISICCHIO, uno che alla Camera per la prima volta è stato eletto più di vent'anni fa, nella Dc e che ha appena pubblicato un libro sull'Idv. Sarà.

Ma non è esattamente il tipo di personale politico che gli elettori si aspettano di trovare.

"Siamo un partito che non è ideologicamente ingabbiato, ma programmaticamente evoluto", si difende Tonino.

Traduzione: prendere voti a tutto campo. Strapparli alla Lega al Nord, alle liste civiche, all'elettorato legalitario di An e soprattutto al Pd.

Con qualche new entry mirata come lo storico Nicola TRANFAGLIA, nell'ultima legislatura deputato Pdci.

E i nuovi dipartimenti affidati a figure di prestigio, tutte legate al Pd: l'ex senatore dell'Ulivo Paolo BRUTTI parlerà di infrastrutture, al sociologo Pino ARLACCHI, esperto dell'Onu sulla droga, sarà affidato il dipartimento internazionale.

E di riforma delle istituzioni si occuperà il giurista Stefano PASSIGLI, ex repubblicano, ex senatore ulivista, tra i fondatori del Pd, deluso del partito veltroniano. Altri sono in arrivo.

Nomi che nei piani di Di Pietro dovrebbero consentire di fare il famoso salto, almeno di qualità.

Per la quantità bisogna lavorare sulle fasce di elettorato più attratte dal verbo dell'ex pm: i ragazzi tra i 18 e i 34 anni sono al primo posto tra gli elettori potenziali, seguono le donne.

I giovani si organizzano via Facebook, fanno i banchetti per raccogliere le firme contro il lodo Alfano davanti alle discoteche.

Il coordinatore Massimo ROMANO è il prototipo del nuovo dipietrista: uomo di legge (studia da avvocato), ambizioso (sogna di fare il sindaco di Campobasso) e molisano come il leader.

A reclutare le donne ci pensa la senatrice Patrizia BUGNANO, rappresentante della sparuta quota rosa di Idv (due deputate su 28, due senatrici su 14).

Con una modalità originale: dalle colonne di 'Gioia' Di Pietro ha chiesto di spedire un curriculum, l'idea è piaciuta, sono in corso i colloqui.

Obiettivo: conquistare l'Italia della protesta. Il monopolio dell'opposizione.

E non solo sulla giustizia: la questione morale e il referendum sul lodo Alfano restano i cavalli di battaglia, ma serve anche rafforzare il messaggio sulle questioni economiche e sociali che sono al primo posto delle preoccupazioni degli elettori.

Di Pietro studia: tabelle, grafici, carte, emendamenti.

Passa da una trasmissione all'altra, infreddolito, febbricitante, combattivo.

Con un sogno non confessato: il 10 per cento alle elezioni europee.

Per raggiungerlo è disposto anche al supremo sacrificio: cancellare il suo nome dal simbolo elettorale di Idv, per dare vita a "una grande lista civica nazionale".

La leadership val bene un pò di umiltà.

Anche per un uomo della Provvidenza come Antonio DI PIETRO.



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[SM=j1609194]

ESTEMPORANEA DI "PINO LUPO DELLA MADONNA/PRONTO SOCCORSO SPIRITUALE ONLUS" E DELLA MINACCIOSA PROCESSIONE DEI VERTICI/CARRARMATI DEGLI ANGELI BRICCONI E CORROTTI DI TUTTE LE ORGANIZZAZIONI PIRAMIDALI DI TUTTE LE SPONDE POLITICHE E RELIGIOSE"


[Modificato da Vito.Pucci 26/12/2008 12:25]
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"L'ITALIA, LA CHIESA E UNA LAICITA' POSITIVA" - di Gianfranco Fini

Pubblicato da: Repubblica.it il 19 febbraio 2009
www.repubblica.it/2009/02/sezioni/politica/stato-chiesa-fini/stato-chiesa-fini/stato-chiesa-f...


Caro direttore,

una singolare casualità della storia ha voluto che la ricorrenza degli ottant'anni del Concordato cada proprio a venticinque anni dalla stipula della revisione del Concordato stesso.

Ma, soprattutto, tali ricorrenze cadono in una fase in cui più viva che mai è la questione del rapporto fra il pensiero della Chiesa cattolica e l'azione politica, ed in cui riemergono periodici conflitti tra laici e cattolici impegnati in politica.

Per tentare di fare il punto su tale questione, mi sia consentito trarre ispirazione da un concetto pronunciato dal Santo Padre, GIOVANNI PAOLO II, in un momento di alto valore storico e simbolico quale il discorso tenuto nell'Aula di Montecitorio il 14 novembre di sette anni fa.

In quel discorso colpirono, soprattutto, la sottolineatura del rispetto dovuto dalla politica alla centralità della persona umana, accompagnata dall'invito rivolto al nostro Paese ad "incrementare la sua solidarietà e coesione interna per poter meglio esprimere le sue doti caratteristiche e valorizzare la sua ineguagliabile ricchezza e varietà di culture".

Si tratta di una bussola, fatta di entrambi i concetti, che ci deve guidare proprio in questa fase in cui fenomeni epocali quali la globalizzazione, accoppiati al mutamento della struttura stessa delle nostre società, possono mettere in dubbio quelli che debbono essere i valori fondamentali di riferimento per una società.

Una società che richiede una nuova e forte "dimensione etica", oggi offuscata dalla labilità con cui spesso vengono percepiti i valori fondamentali.

In questo quadro si colloca anche il forte incremento della presenza nella società italiana di nuovi movimenti religiosi di diversa origine culturale e geografica, resa più complessa dal fatto che manca a tutt'oggi una legge di carattere generale che garantisca la libertà religiosa, pur nel quadro del multiculturalismo e del pluralismo religioso indubbiamente in atto.

Una tendenza destinata inevitabilmente a crescere, e rispetto alla quale la società italiana, per fortuna, non ha vissuto tensioni interetniche, avendo manifestato una accoglienza nei fatti positiva per le minoranze religiose, ben più di quanto abbiano saputo fare altri grandi paesi europei.

Un fenomeno al quale la stipulazione di Intese con culti non cattolici potrebbe recare un utile contributo, sempre ovviamente nel rispetto fondamentale delle garanzie dei diritti umani di libertà e di uguaglianza.

Mi ha colpito molto che il Presidente della laicissima Francia, Nicolas SARKOZY, nel suo discorso pronunciato a San Giovanni in Laterano nel 2007, abbia introdotto il concetto di "LAICITA' POSITIVA", volendo così evidenziare la fine della sostanziale indifferenza dello Stato francese nei confronti del fenomeno religioso, vissuto, oltralpe, nell'ambito di una dimensione tutta personale e privata, completamente separata da quella pubblica.

Ebbene, quel concetto di "laicità positiva" era già ben presente nell'ACCORDO CRAXI-CASAROLI DEL 1984 di modifica del Concordato, con conseguente abbandono di quell'atteggiamento di "difesa" nei confronti dello Stato tipico dei Concordati tradizionali.

Un nuovo "Concordato-quadro" a maglie larghe, che rimandava la disciplina concreta dei singoli settori a successivi accordi, o a intese attuative tra il Governo e la Conferenza episcopale italiana, sulla base della "reciproca collaborazione per la promozione dell'uomo e per il bene del Paese" (articolo 1 dell'Accordo).

Un concetto del resto ripreso dal Presidente della Repubblica, Giorgio NAPOLITANO, quando in occasione della visita di Papa Benedetto XVI al Quirinale, ha sottolineato, tra l'altro, "conosciamo e apprezziamo la dimensione sociale e pubblica del fatto religioso".

È in questo quadro che si colloca quel riconoscimento dell'importanza delle radici ebraico-cristiane dell'identità culturale europea, in cui si sono riconosciuti sia il governo precedente che quello attualmente in carica, indipendentemente dalle concezioni religiose ed ideali di ognuno, così come si riconoscono nell'importanza dell'azione di coesione e di sostegno svolta dalla Chiesa nella società italiana.


Tutto questo non stride con il progressivo disvelamento di quel principio di "LAICITA' DELLO STATO", sostanzialmente racchiuso, anche se non formulato con queste parole, nella Carta costituzionale.

Una laicità non certo aggressiva nei confronti della religione, aliena da degenerazioni laiciste ed anticlericali, aperta al riconoscimento del ruolo attivo e positivo della Chiesa nella società italiana.

Una laicità dello Stato che deve però tenere conto che viviamo in un Paese la cui storia è inestricabilmente intrecciata alla vicenda del Cristianesimo e della Chiesa romana, perché si possa minimamente immaginare un reciproco disinteresse.





[SM=j1609194]

Incredibile, ma vero: se solo lo vuoi, questo Uomo puoi essere tu!


Video: www.youtube.com/watch?v=9-nXT8lSnPQ&eurl=http://freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=765...



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