| | | | Post: 297 Post: 296 | Registrato il: 03/09/2010 | Città: VENARIA | Età: 90 | Sesso: Maschile | Utente Junior | | OFFLINE |
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02/08/2011 14:28 | |
Si tratta dell’ennesima persona che va ad ingrossare l’emorragia di coloro che tutti gli anni abbandonano la setta. Dopo più di 45 anni di appartenenza, stanca di ingoiare falsità alla tavola di Geova, per i comportamenti non molto corretti da parte della congregazione, delusa ed amareggiata da tutto questo dà l’addio al paradiso spirituale!
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......... (TO)
Al corpo degli anziani della congregazione di ....... (TO)
Cari fratelli,
Considerando il comportamento irrispettoso assunto nei miei confronti dai fratelli spirituali, nonché da quelli che, oltre ad essere tali, sono pure parenti, vengo, con questa mia a denunciare, con profondo rincrescimento come sia possibile da parte di coloro che, pur definendosi cristiani, che facciano comunella nell’accusarmi di chi sa quali infamie io abbia commesso ai danni morali e spirituali della congregazione. Ora, l’Apostolo ci insegna che: “…l’amore…non si comporta indecentemente…non si rallegra dell’ingiustizia, ma si rallegra della verità…(l’amore) crede ogni cosa…”. (I Corinti 13:4-7). Aggiungo a questo che l’amore non è sospettoso né maligno, né pettegolo. Ed è proprio su questa base che poggia questo mio scritto.
Se dovessi raccontare tutte le mie disavventure per filo e per segno, i problemi, le umiliazioni passate nella congregazione, dovrei impegnarmi a scrivere molte pagine e a dirvi la verità non ne ho la voglia né il tempo per farlo, e credo non convenga neppure a voi che lo faccia. Basta dirvi che la cooperativa edilizia gestita da fratelli, mi defraudò dell’alloggio, per il quale avevo versato una mia cauzione e altro denaro che al fallimento di detta azienda non mi fu per nulla restituito, denaro guadagnato con tanti sacrifici e sudore. Certo non mi era possibile contare su mio marito che trascorreva più tempo a casa che al lavoro o cercarsi un’occupazione per sostenere la sua famiglia, lo sanno bene molti fratelli. Tutto pesò, purtroppo, sulle mie spalle anche nel periodo durante il quale i figli erano piccoli.
Da sola ho dovuto, con tanta fatica, solo Dio lo sa, barcamenarmi e affrontare la vita con i miei molteplici dolorosi problemi che spesso incontravano l’insensibilità della congregazione, specialmente da parte di coloro che coprono incarichi di responsabilità nella vita dei fratelli.
Sono ormai molti anni che vivo separata dal marito. La convivenza con lui non è stata delle migliori, molte erano le problematiche che ci dividevano e che spesso erano motivi di liti e incomprensioni, in special modo quello che, come padre, mancava sia sotto il profilo educativo dei figli sia quello, al contrario della sottoscritta, di mancare ai fondamentali bisogni materiali della famiglia.
Ma a prescindere da tutto ciò, il grave problema dove sta ora che vivo da sola? Cosa significa questo per voi? E’ sintomatico che, andare a far la spesa, o recarsi al lavoro, o andare a qualche divertimento, tempo permettendo, si fanno incontri, amicizie nuove con donne e uomini, ed è del tutto naturale che ci si frequenti e qualche volta si pranzi pure assieme. L’amicizia è un peccato?
Alcuni fratelli e sorelle mi hanno visto in compagnia di un uomo, ebbene dove sta il problema? Dov’è l’immoralità? Qualcuno, forse, mi ha sorpreso a letto con costui? Sì, faccio le pulizie nella sua casa, come da altri, e allora, dove sta il male? Di quello che faccio nella mia vita privata e di come la conduco, chi ha il diritto di giudicarmi, Dio o voi? E’ vero che l’Apostolo dice ‘noi giudichiamo quelli di dentro’, ma quando? E’ indice di comportamento cristiano quello di pettegolare e, addirittura, spiare ciò che avviene nel privato di una persona? Invece di spargere menzogne ai danni altrui, ascoltassero le parole di Gesù in Matteo 18:15-17 che di conseguenza eviterebbero equivoci e problemi.
Dove sono andate a finire le parole di Gesù che: “…se tuo fratello commette un peccato, va e metti a nudo la sua colpa fra te e lui solo …”? Mi ero proposta di denunciare a chi di dovere i responsabili delle calunnie che nella congregazione sono divenute di dominio pubblico, reato penalmente perseguibile, non lo faccio per rispetto di ciò che Gesù insegna, cioè il perdono e la misericordia verso chi procura male e dolore.
Dopo le delusioni, i calci in faccia, i vari problemi sofferti all’interno della congregazione e dopo aver scoperto il vero volto e presa coscienza di questa organizzazione, che di cristiano ha solo le apparenze, mi affretto senza indugio a presentare la mia dissociazione da essa, nella consapevolezza delle conseguenze alle quali dovrò andare incontro: dai fratelli, per la loro dottrina, non sarò più salutata, né degna di un loro semplice sguardo. Saranno infranti tutti i legami di amicizia, anche i legami con i parenti che frequentano la sala del Regno. Ma una cosa è certa, che il rapporto che mi lega a Gesù Cristo sarà più solido di prima, in quanto la fede che nutro per Lui è finalmente libera da ogni condizionamento umano come ho constatato, purtroppo, che avviene nei testimoni di Geova.
Ed è proprio questa fede autentica che, con le mie piccole e fragili forze cerco di rafforzare e, credo, che sia la cosa più saggia da fare. Oggi più che mai ho la coscienza che osservando il vostro giudizio e il vostro disprezzo nei miei riguardi, di vivere l’esperienza delle parole di Gesù che i nemici dell’uomo sono quelli della sua famiglia.
Alla fine sono anche convinta della sua promessa di trovare nel mio cammino altri fratelli e sorelle, altre madri e altri padri e questo mi è di meraviglioso conforto.
Pure se sarò evitata come una lebbrosa per questa mia libera scelta, sappiano i testimoni dei Geova, anche se mi hanno arrecato molto male e dolore, da parte mia sono sempre fratelli, essendo Dio padre di tutti. Infine, vi auguro tanto bene e che Dio vi dia la forza di aprire gli occhi.
Alla prigione, addio!
.... (TO), 17 luglio 2011
Con affetto fraterno
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Mentre da una parte abbiamo testimoni di Geova che scrivono alla Chiesa cattolica per cancellarsi da essa, dall’altra abbiamo testimoni di Geova che chiedono di essere cancellati quali componenti della chiesa di Geova, con una differenza comportamentale fra i due gruppi. Mentre i cattolici salutano quelli che abbandonano la propria chiesa, i tdG invece, secondo il comando dei dirigenti, danno l’ostracismo a coloro che abbandonano il gruppo. Tanto è vero, che i dissociati, da loro sono considerati come morti, sicché i loro defunti vengono sistemati con l’epitaffio: “mentalmente malati”!
Tanti Saluti
Alla prossima!
Adriano Baston
(sono stato autorizzato dalla persona autrice della lettera a pubblicarla senza però menzionarne il nome per motivi legati a difficoltà e disagi incontrati nella famiglia. Adriano Baston)
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